Il nemico che non si conosce è il peggiore. Ovvero, gli studenti, questi sconosciuti

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Dei tanti errori che si possono fare in politica, non capire che cosa ti stia succedendo davanti è forse il peggiore. Imperdonabile, perché la politica è quella cosa che guarda il mondo così com’è e cerca di cambiarlo: ma se lo sguardo è cieco, la soluzione proposta è zoppa.

Mi ha perciò colpito, e molto, l’articolo di Peppino Caldarola, ieri, sul Giornale. Articolo, tanto per cambiare, dedicato alle proteste studentesche, e scritto con pathos crescente da parte dell’autore. Pathos, certo, ma scarsa visione critica e, direi, poco fiuto da giornalista, o persino da cronista spicciolo. Caldarola si preoccupa e si agita, perché ‘sta benedetta Onda non si placa. Il Governo ha fatto una precipitosa retromarcia sui decreti universitari, annunciando – ma va’? – che era meglio discuterli prima di imporli; ma gli studenti, ‘sti impuniti, non mollano il colpo. Continuano a restare in agitazione, ad occupare aule, indire assemblee. E Peppino Caldarola entra in fibrillazione, perché questa cosa pare a lui assolutamente impossibile, oltre che inappropriata: via, sono ragazzi, e già è fastidioso che abbiano lasciato per qualche settimana l’ipod nel cassetto per ascoltare riunioni in cui si discuteva di politica e finanziamenti; ma adesso che il Governo ha annunciato di volerci – magari, forse, un tantinnello, vedremo – ripensare, è inconcepibile che questi fanciullini continuino a restare all’erta, e non tornino, come è giusto ed ovvio, a preoccuparsi per le cose proprie della loro età, vale a dire in che discoteca andare sabato e quanto zoccola è la morosa che t’ha lasciato.

Se i ragazzi perseverano, ragiona il Caldarola, ci deve essere dietro qualcosa di più: e da qui parte il suo accorato appello alla “Sinistra”: se gli studenti non la smettono, la colpa è certo dell’opposizione, che questo deve fare: dire a ‘sti bamboccini esagitati: ok, fanciulli, adesso basta, ritorniamo nei ranghi, alè.

Per giorni, sui fogli filogovernativi, hanno descritto questi ragazzi come una banda di imbecilli, pronti a cogliere ogni pretesto per far manca a scuola, capaci solo di indire assemblee per far casino, fumare qualche spinello, tentare l’abbordaggio della ragazza carina con la scusa di dover fare un lavoro di gruppo sulla Riforma Gelmini. Nella mia innocenza, pensavo che fosse malafede: i giornalisti certo sapevano che il movimento e la posta in gioco erano altro, che le istanze portate avanti – magari anche con molta improvvisazione – da questi studenti erano ben più serie; ma faceva comodo alla propaganda di partito e di schieramento dipingere questi giovani così: esagitati, velleitari, patetici epigoni dei padri (ormai quasi dei nonni) sessantottini. Invece no. L’articolo di Caldarola dimostra che nell’immaginarseli così, i giovani dell’Onda, i benpensanti non stavano giocando sporco. Semplicemente non si sono minimamente preoccupati di studiarli, di cercare di capirli, almeno di andarli a vedere. Non so onestamente quanti anni abbia, Peppino Caldarola, ma la sua analisi del fenomeno è sintomo di una mentalità vecchia, ma vecchia vecchia vecchia, di uno che ha aggiornato le categorie mentali l’ultima volta quando ancora era in piedi la cortina di ferro e poi deve essersi perso la password per fare i dowload. Nella sua testa i giovani sono una massa di fighetti la cui unica preoccupazione, fino all’altr’ieri, era comprarsi il pantalone trendy e programmare un week end, un cumulo di tronisti e veline in erba, a voler essere gentili, che si sono mobilitati contro la scuola con lo stesso spirito con cui ci si presenta ad un provino per il Grande Fratello. I giovani sono scemi, è questo quello che i vecchi pensano sempre e costantemente di loro: sono scemi e basta, perché nelle loro teste la gioventù è di per sé una scemenza indifferenziata. Se dunque questi giovani protestano e continuano a protestare è perché dietro – in Italia, si sa, ci deve essere sempre qualcuno “dietro” – c’è l’opposizione – quella fatta da adulti, è ovvio -che soffia sul fuoco, i giornali di sinistra che montano la rabbia, gli intellettuali di sinistra che si mobilitano e danno degli ordini.

Peppino, senti a me, svegliati. Vatti a fare un giro fra i ragazzi, ascoltane qualcuno, e ti renderai conto che l’opposizione oggi, anche se dicesse a tutti con i megafoni di tornare all’ovile, non se la filerebbe nessuno: ben che vada si prenderebbe una bella collezione di fischi. Tu ragioni come se fossimo ai tempi di Togliatti, quando il vecchio PCI impartiva ordini di scuderia, e tutti si allineavano senza fiatare, sia che si trattasse di scendere in piazza, sia che si dovesse rientrare in sezione. Ma oggi la vicenda è diversa, l’insofferenza trasversale, la protesta, per una volta, per nulla astrattamente “politica”, anche se può essere vagamente politicizzata in qualche frangia estrema. Non sono burattini manovrati dall’apparato capillare che un tempo gestivano i “Comunisti”, né soldatini obbedienti agli ordini di Veltroni, o di qualche altro nuovo caporione del Piddì: se vai fra loro a chiedere che pensino dei leader in campo ti sentirai rispondere, con desolante e desolata freddezza, che Berlusconi è un “vecchio che dice cose vecchie”, ma non credere che con Veltroni siano molto più teneri: lo vedono come uno zio buono ma un po’ intronato, che forse farebbe bene ad andare in Africa sul serio, ed una volta per tutte.

Questi giovani saranno anche giovani, ma non sono ragazzi: si sono mobilitati non per ordine di partito, e nemmeno per far casino un tanto al chilo. Si sono mobilitati perché si sono accorti, loro sì e noi dovremmo seguirli, che il presente fa schifo e il futuro rischia di non esserci, perché avranno anche nelle orecchie le cuffie dell’ipod, ma usano gli occhi per guardarsi attorno. Finché si continuerà a considerarli, loro come anche tanti altri settori della società, come pecoroni da poter intruppare in qualche gregge al servizio di questo o quell’interesse di partito, alla loro protesta non si daranno risposte serie, anzi non si daranno risposte e basta. E stavolta, invece, Peppiniello, credimi: se le meritano, come ce le meritiamo tutti. Vorremmo sentirne qualcuna.

16 Comments

  1. Peppiniello: ” Non stiamo vivendo il pre-68, l’opinione pubblica è preoccupata e spaventata, se ha l’impressione che stanno tornando gli anni 70, con il loro carico di violenza, punirà chi tace perché teme che acconsenta.”
    Cossiga : “Un’efficace politica dell’ordine pubblico deve basarsi su un vasto consenso popolare, e il consenso si forma sulla paura, non verso le forze di polizia, ma verso i manifestanti.”E ancora: ….”e cresca nella gente comune la paura dei manifestanti e con la paura l’odio verso di essi i loro mandanti o chi da qualche loft o da qualche redazione, ad esempio quella de l’Unità, li sorregge.” Sì, ma in concreto, come si procede? Semplice : “…dato che un lancio di bottiglie contro le forze di polizia, insulti rivolti a poliziotti e carabinieri, a loro madri, figlie e sorelle, l’occupazione di stazioni ferroviarie, qualche automobile bruciata, non è cosa poi tanto grave, il mio consiglio è che in attesa di tempi peggiori, che certamente verranno, Lei- consiglia a Manganelli- disponga che al minimo cenno di violenze di questo tipo, le forze di polizia si ritirino, in modo che qualche commerciante, qualche proprietario di automobili, e anche qualche passante, meglio se donna, vecchio o bambino, siano danneggiati…”
    Stanno preparando il terreno alla solita risposta, non ti pare?

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  2. Il ragno è un abile tessitore, nel tessere la raganatela, però basta che la massaia prende la scopa per distruggerlo, e spazzare via lasua ragnatela. Dopo tanti anni di silenzio l’onorevole Cossiga, ha fatto luce su una verità scottante, che nessuno immaginava lontanamente. C’è il sangue innocente pagato da quella giovane vita, che crida vendetta, spero che lo Stato Italiano faccia giustizia.

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  3. I nostri politici e quanti a loro si “appecorano”, sia di destra che di sinistra, sono ormai “vecchi”. Non mi riferisco, naturalmente alla loro età cronologica, ma a quella culturale. Pensano ancora che in Italia esistano ancora i giovani che “loro furono” e che essi che si schierino a partire da un’ideologia. E’ bene che la nostra classe politica si renda conto che ormai i giovani seguono l’unica cosa che a loro quotidianamente viene tolta: la speranza. Se ne vadana a casa tutti quanti, questi arroganti e presuntuosi ideologi del c… Ai giovani interessa sperare nel futuro e adesso che l’hanno capito lotteranno fino in fondo per realizzarlo.
    Una cinquantenne che crede nei giovani.

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  4. molti sono stati gli assassinii nel nome della Ragion di Stato durante il Regno di Cossiga tramite la Legge Oronzo Reale ad hoc amplificata.
    Non c’è stato nessun reppresentante delle Forze dell’Ordine,responsabili dirette della maggioranza di tali delitti,condannato.
    Io stesso rischiai la vita a Roma nei pressi della Piazza Santissimi Apostoli per colpa di una ” Auto Civetta” della Polizia.
    Fui “salvato” dal trattamento previsto a chi non si “piegava alla Ragion di Stato” dal “Pizzardone” che regolava il traffico a 5 metri dalla mia auto.
    Disse loro:”Nun ve preoccuate,a lui ce penso io!Jammollo 1 multone che nun sa scorda più sta giornata!”
    Andati via,mi chiese scusa e mi disse:”Lassali perde a quelli:so tutti matti”
    Fermò il traffico x farmi passare e mi salutò con 1 gioioso sorriso.
    Aveva fatto la sua buona azione quotidiana!

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  5. Voglio concedere al povero Caldarola una possibilità, e supporre che lui da giovane fosse effettivamente un perfetto idiota, e quindi non riesca neanche ad immaginare che si possa essere giovani in una maniera diversa. Per quanto mi riguarda, questa onda è quanto di più salutare e rinfrescante si sia visto sulla scena politica da molto tempo a questa parte. Spero che siano in tanti a seguirli, e a farsi guidare da loro per tentare di svecchiare un po’ questo paese dove, come ha detto brillantemente Galatea, “il presente fa schifo e il futuro rischia di non esserci”.

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  6. Galatea, il tuo analista è felice di vederti in fase positiva. Dice che non hai riportato il link della notizia, questo significa che hai violato una importante legge del perfetto blogger, a favore delle idee per cui combatti. È uno sblocco importante che, se ci lavorate bene, ti impedirà di consultare quotidianamente il sito del Giornale. Congratulazioni! 😛

    Nome: Peppino Caldarola
    Anni: 23
    Domiciliato: presso gli zii ricchi di mammà, a 50 metri dalla Sapienza (università romana, non qualità umana).
    Lavoretti: pezzi di propaganda pagati in nero.
    Pregi: gli abboccano tutti.
    Difetti: non gli abboccano le ragazze, si vocifera che sia portatore di tripla verginità cronica.

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  7. ” Voglio concedere al povero Caldarola una possibilità, e supporre che lui da giovane fosse effettivamente un perfetto idiota,”

    Da giovane? 😉

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  8. “Nella sua testa i giovani sono una massa di fighetti la cui unica preoccupazione, fino all’altr’ieri, era comprarsi il pantalone trendy e programmare un week end, un cumulo di tronisti e veline in erba, a voler essere gentili, che si sono mobilitati contro la scuola con lo stesso spirito con cui ci si presenta ad un provino per il Grande Fratello.” (cit.)

    Evidentemente ci vedono nel modo in cui vogliono (e uso l’indicativo ndr) plasmarci

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