Marco Aurelio, l’imperatore che non amava il potere

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Eh, Marco Aurelio.

E’ giusto parlarne, di lui. Di Marco Aurelio, l’imperatore buono, l’imperatore filosofo, come lo chiamano. O, come più giustamente sarebbe da dire, l’imperatore triste.

Quando uno pensa all’impero ed alle sue massime cariche, quello che viene in mente è uno sfolgorio d’ori e di sete: le regge, le cacce, i palazzi, le toghe bordate di porpora, le principesse che, anche se brutte, sono sempre riscattate da un corteggio di ancelle niente male. Il potere sarà anche impegnativo, ma è una cosa che diverte da matti. Il potere è quella cosa per cui puoi tutto. Lagnatene, Sant’Iddio, se hai coraggio.

Ecco, Marco Aurelio no che non se ne lagnava. Era stoico, del resto, perciò di farsi uscire un mugugno neanche a parlarne. Ma non gli piaceva. Può non piacere il potere? Sì, quando è come lo studio da notaio. Avete presente quei ragazzini che hanno il babbo notaio con lo studio avviato? Fin dalla culla sanno che devono diventare notai. E non è che non lo vogliano divenire, in fondo, perché sono bravi ragazzini, e anche intelligenti: non sarebbero capaci di deludere mamma e babbo, per di più studiare da notai, ecco, non pesa loro neanche più di tanto. Così si laureano, ereditano lo studio, e per tutta la vita fanno i notai, bravi bravi, ligi ligi, e sono precisi, attenti, pignoli, d’un meticoloso che lévati, da diventare stimati e ammirati. Ma felici no.

Marco Aurelio era così. Fosse stato per lui si sarebbe rinchiuso in una biblioteca a studiare e scrivere meditazioni di filosofia. Stoica, per giunta. Invece lo nominarono erede al trono, diciassettenne, con una procedura un po’ contorta, per cui Adriano, che era imperatore, adottava Antonino Pio, che era già in là con gli anni, ma a condizione che lui adottasse a sua volta Marco Aurelio, e, già che c’era, anche Lucio Vero, allora poco più che un bimbetto. Per uno che, da stoico, pone il dovere al centro di ogni cosa, se ti nominano erede al trono non puoi dire di no. Accetti di portare la croce, impegnandoti al massimo delle tue forze. E Marco Aurelio chinò il capo e iniziò a sgobbare.

Non si divertiva. Ma proprio per nulla. Odiava le feste, i conviti, peggio che peggio le lunghe giornate al circo. Faceva anche divertire poco gli altri, perché doveva essere una bella pizza stare tutto il santo giorno ai ludi gladiatori, in mezzo al marasma degli scontri, con tutti che schiamazzavano, tifavano, gridavano e volevano vedere il sangue, e lui, la barba con i riccioli a posto, lo sguardo severo, che leggeva con aria molto annoiata qualche trattato di filosofia in mezzo al casino. Doveva essere dura organizzare i banchetti per uno che non amava mangiare, ballare, bere, spettegolare, e aveva sempre la faccia di chi non vede l’ora che finiscano per andarsi finalmente a rintanare in una biblioteca. E non doveva nemmeno essere piacevole vivere con un imperatore che faceva tutto, e bene, e con meticolosità, e ne pretendeva altrettanta da chi gli stava vicino, ma viveva ogni cosa come un obbligo, e quasi una condanna. Non era mica cattivo, chiariamo. Anzi, era pure buono. Mai che gli scappasse un rimprovero, mai che sbottasse. Sopportava, stoicamente sopportava. Cara persona, Marco Aurelio, ma, ammettiamolo, simpatico un’ostrega ad averci a che fare.

Di tutt’altra pasta, Lucio Vero. Allegro, tanto per cominciare. Caciarone. Di quelli che amano la vita, le donne, il bere. Un simpatico mascalzone. Mica stupido, no, anzi. Ma un po’ farfallone, un po’ superficiale. Diversi come il giorno e la notte, i due, anche se non si saprà mai se questo essere così differenti fosse un caso, o una scelta inconscia. Povero Lucio Vero, venire su con un fratello adottivo simile deve scatenare i peggiori istinti. Uno che è sempre perfetto, e non fa mai una cazzata; uno che è sempre attento, e misurato, e per giunta è anche protettivo e buono. Uno che non gli trovi mai un difetto. Lucio Vero, invece, ne combinava una dietro l’altra. O meglio, non è che ne combinasse poi di tremende: ma ad avere sempre come pietra di paragone il fratello, che quando straviziava beveva mezzo bicchiere d’acqua di fonte in più, fai presto a farti la fama di viveur. In buona sostanza, era un bravo ragazzo: non geniale, ma nemmeno troppo stupido. Non fu un grande generale, ma nemmeno tanto pessimo da non capire che doveva delegare il far la guerra a quelli che ne capivano più di lui; non grande politico, ma abbastanza corretto da sapere che era meglio lasciar fare l’imperatore a Marco, appunto, e lui restare nelle dorate retrovie, dove si trovava il tempo per divertirsi di più, fra le altre cose. Quando guardavano i due, tutti pensavano: come è buono Marco Aurelio, a scusare sempre il fratello un po’ cretino, come è generoso Marco Aurelio, a non fargli pesare di essere una mezza calzetta, come è saggio Marco Aurelio, che sopporta ‘sta disgrazia che si è ritrovato come collega sul trono. Nessuno che abbia ringraziato mai il povero Lucio Vero perché, nonostante avesse maggior carisma e riscuotesse presso le truppe più simpatie, non provò mai a usare tutto ciò per far le scarpe a Marco Aurelio, e neanche pretese, a dire il vero, di non essere trattato sempre come un imperatore di seconda scelta, mentre avrebbe dovuto stare alla pari. Tutti i lodare Marco Aurelio, tanto che persino quando muore, Lucio Vero, passabilmente giovane, per un infarto improvviso, quasi quasi tirano un sospiro di sollievo, come a dire: “Meno male, adesso ce lo siamo tolti di torno, ‘sta zecca, che se non ci pensava il destino era un guaio, perché Marco Aurelio sarebbe stato troppo buono per farlo fuori da sé.”

Marco Aurelio, invece, non so, penso che si sia sentito molto solo. Perché al di là dello stoicismo, doveva essere buono davvero, di animo. Per tutto il peso dell’impero si era sempre sentito sinceramente inadeguato, e dividerlo con qualcuno, un fratello più piccolo, vitale e allegro, doveva essere stato un sollievo. Pianse? No, era stoico. Forse nemmeno si disperò, né in pubblico né in privato, perché era l’imperatore e perché lo stoicismo, a furia di praticarlo, rende anche un po’ incapaci di provare sentimenti realmente forti. Era buono, Marco Aurelio, ma prigioniero oramai della sua compassatezza e del suo mito di imperatore filosofo, che non sbotta, non si adira. Passeggiò per i lunghi corridoi delle regge, con sotto braccio i suoi libri di meditazioni e i fogli su cui prendeva appunti. Appunti tristi in cui meditava con pacatezza sugli obblighi che la vita gli aveva imposto e lui si era rassegnato a portare a termine. Quando i barbari, le prime schiere di quelli che alcune centinaia d’anni più tardi stroncheranno l’impero, arrivano, lui, che non è un generale, va a contrastarli, alle frontiere. È suo dovere, ci mancherebbe. Non li sconfigge, ma li riesce a contenere, perché è preciso, meticoloso, e questo, alla lunga, serve a far da argine ai barbari più che le sfolgoranti vittorie sul campo. Ma portano la peste, ‘sti barbari: e i microbi si spandono fra le truppe, perché lì non c’è confine o esercito che possa far barriera. I suoi soldati si ammalano, e lui, che è il loro comandante, e stoico, s’ammala, credo per solidarietà. Siccome fa le cose seriamente, da stoico, ci muore. Fa giusto in tempo a nominare erede il figlio Commodo, che si rivelerà sballato e incapace come pochi altri a regnare; poi si tira sul capo la coperta e spira, con la compostezza di un filosofo, dicono. O con la tristezza infinita di chi, durante tutta l’esistenza, avrebbe tanto voluto dire un vaffanculo, ma non ne ha avuto il coraggio.

7 Comments

  1. il mistero di MarcoAurelio è la nomina del figlio: nomina preparata negli anni e “antistoica”.
    Boh….forse era veramente uno stoico razionale, ma davvero avrebbe voluto dire qualche vaffa e magari far scorrere un po’ di sangue, chissà.

    Pezzo molto bello,come sempre.

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  2. Ciao,
    io sono uno di quelli che ti legge ma non commenta.

    Questo perché non trovo mai nulla da aggiungere ai tuoi post, preferisco tenermi qualche scialbo complimento che, per quanto possa far piacere, lascia il tempo che trova, non negandoti però la soddisfazione di trovare qualche visita in più tra le statistiche.

    Scrivo quindi il mio primo commento sotto questo post, se non altro perché ce ne sono pochi, per salutarti e per dirti che qui da te (sì, ho detto – qui da te – come se fossi venuto a casa tua, per di più senza invito, spero non ti offenda) mi rifugio tra pezzi davvero illuminati e illuminati e quella cultura che, diavolo, nel web è davvero ben nascosta se non trovi il canale giusto!

    Complimenti, continuerò a leggerti ogni giorno
    Leandro

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  3. Ciao!
    Mi collego al commento precedente perché in effetti, pur essendo un fedele e quotidiano lettore dei tuoi post, io pure non commento mai: un pò perché dopo la lettura sono ancora incantato e un pò perché mi sembra che i miei commenti non siano mai all’altezza – alla faccia dell’autostima 🙂
    Collegandomi anche alla tua domanda, penso che una parte di italiani abbia un grande desiderio di cultura in tutte le sue forme. Il problema è il modo di comunicarla: tralasciando Internet – in cui rarissimi sono i blog come il tuo – anche la televisione non propone certo perle di cultura: così, pur restando allibito di fronte alla reclusione degli spettacoli di Benigni in seconda serata ( e potrei fare molti altri esempi) non resta altro da fare che ricercare altrove un minimo di qualità. E vorrei specificare che chi scrive è un diciottenne.

    Così, non posso fare altro che ringraziarti per dedicare il tuo tempo alla scrittura delle “badilate di cultura” che adoro. E già che ci sono ti ringrazio anche per i commenti alla “politica” leghista: da tuo corregionale, non sai quanto li apprezzo :))

    Purtroppo non saprei dirti che editore potrebbe essere interessato alla pubblicazione dei tuoi scritti, fermo restando che sarebbero degli idioti a non esserlo. Se però troverai una buona proposta, ti prego di comunicarlo sul blog, in modo da potermi fiondare in libreria.
    Saluti

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  4. Ci sono delle piattaforme di auto-editoria, una credo di kataweb, e altre che adesso non ricordo. Carichi, impagini e promuovi il libro tutto da sola. Se ti interessa posso recuperare qualche link più preciso.

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