Doctor Freud, md.

freud

Nel momento in cui ci si chiede il significato ed il valore della vita, si è malati.

S. Freud

L’ho visto sullo scaffale, ieri pomeriggio, e non ho saputo resistere. Con tutto che è un volumazzo di quasi duemila pagine, e solo per sollevarlo ci vuole l’aiuto dell’Incredibile Hulk. Ma era lì, mi guardava come se stesse proprio aspettando me, Sigmund Freud 1886-1921, Opere. E l’ho dovuto prendere, per una sorta di riflesso condizionato cui non so oppormi, una patologia che il vecchio Sigmund avrebbe fatto bene ad indagare.

Siamo vecchi amici, io e lui: la prima volta che ho preso in mano l’Interpretazione dei sogni avevo forse quindici anni, ed è stato amore a prima lettura. Mi sono chiusa in camera per tre giorni, riemergendone, alla fine, solo per uscire ed andare a comprami il resto: la Psicopatologia della vita quotidiana e Totem e tabù. Me li scammellai al mare, sotto l’ombrellone, con le mie cugine che mi guardavano preoccupate, offrendomi in cambio qualche romanzo di spionaggio.

Ma non vuoi un Bond?” chiedevano.

No, no, Vuoi mettere questo, quanto tiene più col fiato sospeso?Poi non fa che parlare di sesso…”

L’ho riaperto ieri, tirandolo fuori dal cellofan della libreria, e l’effetto è stato lo stesso. Freud a me ha sempre preso più di qualsiasi romanzo, ma forse è perché come un romanzo l’ho sempre letto e come uno scrittore l’ho sempre valutato. Ciò che mi cattura, quando m’immergo nei suoi scritti, non sono, in fondo, le teorie psicanalitiche e probabilmente nemmeno le esegesi cliniche, di cui non capisco una cippa, ma l’immagine di quel suo mondo che se ne ricava.

M’ha sempre affascinato questo uomo asciutto, dalla prosa precisa e tagliente, che non ha mai cedimenti al patetico o al sensazionalistico, o come molti suoi epigoni, al misticheggiante. È un medico, uno scienziato, non ha un attimo di defaillance, un momento in cui se ne scordi, uno svarigolo verso il poetico, l’enfasi, l’emozione. Pura prosa positivista di un tizio convinto, come solo un bel positivista poteva essere, che il caos del mondo va domato. O per lo meno spiegato nelle sue linee generali. Ci vuole una bella fede nella razionalità per andarsi a mettere contro l’Inconscio, ed essere tenacemente certi di riuscire a squadernalo e renderlo intellegibile nei suoi meccanismi più nascosti. Per mettersi alla ricerca delle regole che stanno dietro all’apparente pazzia, all’isteria, ai comportamenti patologici, o a tic inoffensivi, per smontare i sogni intuendo che sono congegni precisi come orologi, per quanto sembrino parti senza senso della più sbrigliata e assurda fantasia. Più estremo di uno Sherlock Holmes, le sue deduzioni razionali si spingono là dove nessun investigatore prima aveva mai osato: dove persino Platone e gli antichi s’erano fermati, arrendendosi dinanzi al limite della sacra follia.

E interessante, sociologicamente interessante, il mondo che lui descrive attraverso i suoi casi clinici. Una società apparentemente così ordinata all’aspetto, un’epoca che non era mai stata così bella, con le signore elegantemente vestite, gli uomini incravattati, i borghesi che parevano sempre sul punto di entrare in un tabarin o ad una prima d’opera. Un mondo che immaginava se stesso come privo di preoccupazioni se non secondare le magnifiche sorti e progressive, ma che invece Freud racconta corroso da nevrosi segrete, inspiegabili isterie. Non sono i suoi malati, quelli che fanno paura, ma le famiglie sane da cui provengono, in cui i bambini vengono abitualmente molestati da bambinaie e precettori, picchiati e seviziati da padri e insegnanti, i fratelli esercitano sulle sorelle violenze sessuali, le giovani spose si rifugiano nelle fobie per sfuggire ad una vita sessuale e di coppia cui sono del tutto impreparate, e il rimosso non è un meccanismo di difesa ma quasi uno stile di vita.

Sono un grande affresco collettivo, i suoi saggi, in cui anche lui si rivela uomo del suo tempo: lui che i contemporanei accusavano di essere un immorale spregiudicato per la libertà con cui trattava gli argomenti riguardanti il sesso, si rivela nei suoi scritti bacchettone come i suoi contemporanei nei confronti degli omosessuali, della masturbazione, delle pratiche sessuali che giudica “non convenzionali”, tanto pudico che non sa trovare le parole per indicare un orgasmo clitorideo e ricorrere a perifrasi che oggi farebbero ridere qualsiasi spettatrice di Sex and the City.

Caro vecchio Sigmund, che apre le porte dell’inconscio credendo di esserne immune, così come si affida alla cocaina, pensando non dia assuefazione: esattamente come Holmes, che forse è un suo gemello letterario inconscio, o un magnifico caso di convergenza evolutiva.

Come sempre nei geni, ciò che affascina in Freud è la sua capacità di essere dentro e fuori dal suo tempo: di averne tutte le manie e i vezzi e saperlo anche guardare e analizzare in maniera distaccata. Le nevrosi degli altri sono anche le sue, e lui rimuove e sublima come e quanto i suoi pazienti. Al pari di loro è imprigionato in quella Belle Epoque che è una sfera di cristallo leziosa, decorativa e pronta ad andare in frantumi al minimo alito di vento, come i ninnoli di Nonna Speranza, o i fragili arabeschi dell’art deco. Un mondo che ha cercato la felicità vivendo di superfici, di vetrate, di ferri traforati che si arrampicano in griglie a vista, e chiude ostentatamente gli occhi di fronte a ciò che non vuole vedere; in cui tutto è troppo manifesto ed ordinato perché sotto e ai margini non covi qualcosa di tremendo ed indicibile; una società che si pensa e si autorappresenta come “normale”, anzi, come la più normale da che il tempo è tempo, e proprio da questa sua hybris nasce la sua rovina, quel costante terrore che la mina dall’interno, la rosica e la corrode. I tortuosi cunicoli dell’inconscio sono simili al reticolo nascosto che rimane alle spalle e sotto i grandi viali alberati e illuminati delle città, e come quelli sono pronti ad eruttare ogni genere di imprevisto, assediano il centro, gli premono attorno, ne fanno sfocare i contorni e le sicurezze, come le pennellate dei ritratti di Boldini, che sfumano nell’indefinito man mano che s’allontanano di lineamenti classici del volto.

E anche Freud è così: scrive razionalmente ma in trasparenza ci senti qualcosa, il suo malessere, oltre a quello dei suoi pazienti. Un malessere cui tenta di porre freno con la razionalità, e che nega disperatamente affidandosi alla luce della analisi, ma c’è, costante, sordo.

Amo Freud per il suo inconscio.

43 Comments

  1. Anche io, che ho una cultura scientifica, quando mi sono avvicinato a Freud sono stato soprattutto colpito e affascinato di trovare un rigoroso e asciuttto pensiero da scienziato là dove credevo di trovare fumo e chiacchiere.
    Con la citazione iniziale, però, hai colpito duro.

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  2. “la prima volta che ho preso in mano l’Interpretazione dei sogni avevo forse quindici anni, ed è stato amore a prima lettura. Mi sono chiusa in camera per tre giorni, riemergendone, alla fine, solo per uscire ed andare a comprami il resto: la Psicopatologia della vita quotidiana e Totem e tabù”.

    Beh allora molte cose si spiegano. Sarà il discutere di crocefissi, ma mi prende un moto di pietà, non so quanto cristiana. Ma le fesserie scritte su Ida Magli e sull’antropologia in generale, quelle non possono essere taciute.

    Ma restando al tema, ieri mi è capitato di leggere quel che diceva Togliatti, politico notoriamente fesso: “quando si parte da Freud, si può andare a finire molto lontano, in una casa Merlin o in un manicomio, ma non certo a Carlo Marx…” Io aggiungerei in un Qualcovunque.
    In gamba, Galatea.

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  3. @->red cac: Infatti Marx non mi ha mai acchiappato più di tanto, e Togliatti non mi sembrava granché come critico letterario o chiosatore di filosofia… Invece noto che per Lei devono essere stati punti di riferimento imprescindibili, negli anni della sua formazione, ancorché ora rimossi, dopo la volta leghista…lo sospettavo da tempo, a dire il vero. Il vecchio Sigmund direbbe che Lei rimuove, red, e poi si tradisce nella foga di attaccare gli altri. E’ una forma di transfert, red, lo sa?
    Eh, l’inconscio che brutti scherzi fa! Lei è sempre più divertente.
    In gamba, mi raccomando, mio caro.

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  4. Signrina, Togliatti era un uomo politico, e come Lei ha appreso da Platone (non necessariamente dalla lettura del Politico) il vero politico sta al di sopra di qualsiasi altro essere umano. Detta così, suona bene, no?
    Ora, per una volta, Le parlerà serioamente (ma forse è la seconda). I miei punti di riferimento non hanno nulla a che vedere con i Suoi, che io conosco benissimo, essendo culturalmente “salito”, mentre Lei si trova dov’è sempre stata. Io non sono mai stato comunista, come oggi non sono leghista; ho imparato molto presto a votare per “punire”, che è l’unico modo decente di votare, sempre che ci si vada, ed io credo di essermi astenuto più di Lei. Io non ho mai avuto svolte, se dio vuole, e la frase di Togliatti l’ho letta poco fa sul foglio online, si figuri che dimestichezza con le sezioni comuniste e il passato splendore. Posso vantarmi di non aver mai votato fascista e democristiano, questo sì, ma poco altro: neppure di non aver votato, mi vanto, e meno ancora dell’aver votato leghista. Poi ognuno capisce quello che può, con le sinapsi che ha.
    Ma, per tornare al faceto, che poi è ciò ch’è veramente serio (e in questo mi spiace ma Lei sembra davvero ottusa) le dirò che potremo parlare di transfert, sì, ma anche di sublimazione.
    Non finga di divertirsi: non Le crede nessuno… e se c’è qualche fesso tale da crederLe, dopo la sbadilata su Ida Magli, spariranno anche quelli.

    p.s.
    L’ho salvata da tempo: non si faccia venire in mente di modificarla… o l’ha già fatto? ahi ahi ahi…

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  5. Mi scusi, ho letto come sempre di corsa, e mi ha strappato un sorriso con “la foga”. L’unica mia foga, quando scrivo qui nei buchetti, in particolare nel suo, visto che ci tiene, è quella di fare in fretta. Spero che almeno questo lo abbia capito…
    Vada giuliva, Gala.

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  6. Lei sarebbe capace di non credere al fatto che i miei “dialoghi con Galatea” (ma sarebbe stato meglio con Leucò) vivono di improvvisazioni subitanee. Legga dunque:
    “Siccome poi i comunisti sono persone sagge, girano e svoltano, democratici di sinistra e democratici senza sinistra, svoltano e girano, ormai quasi danzatori sufi più che militanti politici, ma dietro sempre si trascinano una risaputa nostalgia e un certo rimpianto – nulla, si capisce, neanche lontanamente avvicinabile alla psicanalisi, ché come ebbe a dire il compagno Togliatti, “quando si parte da Freud, si può andare a finire molto lontano, in una casa Merlin o in un manicomio, ma non certo a Carlo Marx e alla nostra dura lotta socialista”. E del come eravamo belli e del come fummo bravi – e hanno voglia a negare antichi libertini mutati in ferventi baciapile, rivoluzionari di professione convertiti in professionisti della moderazione, persino arditi fascisti modificati in tremuli liberali – ne è testimonianza e sintesi, memoria e compendio, codesto libro di Francesco “Ciccio” Cundari: “Comunisti immaginari. Tutto quello che c’è da sapere sul Pci” (Vallecchi, 16 euro).
    Ecco perché mi è venuto in mente Togliatti. Smonti la carapace, signorina… o, se vuole, sorregga ancora a lungo.

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  7. @->Gentile red cac, ma perché mai eraderla, quando ad ogni commento sputa sempre più veleno e diventa sempre più divertente? Su, però, ora si calmi, che è già tutto rosso, le si ingrossano le vene del collo, s’è già arrampicato sulla libreria per recuperare qualche volumetto o meglio recuperare la scatola dove tiene le schede in cui annota le citazioni prese di seconda mano da qualche recensione del Foglio… Via, non è un bello spettacolo.
    Un giorno poi mi spiegherà perché per Lei farsi eradare dal mio blog è di così vitale importanza: continua a chiederlo, quasi a pietirlo, s’incazza e strepita perché non lo faccio. E’ una cosa curiossissima che non mi spiego: è offeso del fatto che io non mi offenda e non la censuri. Ma, le ripeto, per quanto mi riguarda, Lei può pensare di me tutto quello che vuole. Non è un problema mio e non mi riguarda. 🙂

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  8. M’hai fatto ricordare la mia visita al suo studio, a Vienna, nel ’96. Una casa con un bel cortile, la scala stretta, il divano coperto da tappeti orientali. I quadri appesi al muro, gli oggetti archeologici ed un’arcigna signora che non aspettava altro che questi curiosi turisti se ne andassero.
    Ero al penultimo anno di psicologia ed era quasi un pellegrinaggio sui luoghi sacri. Più che l’emozione di trovarmi in quel luogo dove i libri di cui parli nacquero, ricordo una presenza, un sussurro amico che a me, ancora piena di tutti i problemi di una giovinezza molto travagliata, disse: “Meine freundin, non ti preoccupare, tutto si aggiusta.”
    Fu vero.

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  9. Signorina, era il Foglio di ieri. Lo avevo accanto al suo splendido blog. Lei e Stefano di Michele, vuol mettere?
    Sa a che punto si capisce che Lei non crede a se stessa? Quando, proprio come un qualsiasi sig. Train, descrive qualcosa come… a me Freud non piace. Lei sente arrivare veleno, vede vene ingrossarsi… sarà.
    Quanto all’essere raschiato, Le sto solo garantendo che non me la prenderei, perché cambia le carte in tavola, anche qui come il sig.Train? Mi sa che il quadrumane sia portatore di somarica.
    Vabbè, ripeto: se vuole, mi raschi pure… e giù veleno (mio, ovvio). Come le ho detto invece niente raschino per Ida Magli: è già stato archiviato, in forma inconfutabile, nella versione di due mesi fa.
    Ricambio il suo sorriso, e ancor non è acqua limpida.

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  10. su freud, troppo ci sarebbe da dire, perchè è importante quanto omero, quanto nietzsche, quanto hegel, quanto dante, insomma uno dei 10/15 più grandi della storia del pensiero

    invece, venendo al bel thread, nel finale, in questo sguardo sulla città, sulla primo novecento, hai evocato in me l’infanzia berlinese di benjamin, che certamente qualcosa a che vedere con la psicanalisi ce l’ha

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  11. @-> Certo che questa idea che non appena lei mi avverte che criticherà il mio post su Ida Magli io mi precipiti a correggerlo o rieditarlo o farlo sparire è divertentissima! Mio caro rec cac, mi sa che veramente Lei pensa di essere una specie di ombelico del mondo, o una divinità saettante modello Zeus, che se solo annuncia di star per alzare il sopracciglio tutti se la fanno in braghe.. red, via, su, se crede veramente una cosa del genere, sta combinato peggio di Berlusconi. Fra un po’ comincerà a parlare in terza persona e credersi Napoleone…per carità, nel blog un troll come lei è divertente, anima le domeniche in cui non si può uscire, fa fare quattro risate, ma non mi faccia stare in pensiero per la sua reale salute mentale, dài. 🙂

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  12. Tu lo sai di che piede vado zoppo, vero? 😉
    Ecco perché ti rinvio a questo:
    “Come se il mondo non avesse già abbastanza enigmi, ci tocca anche capire come quegli altri poterono contrarre la fede in un essere divino e donde questa fede tragga il suo immenso potere, capace di sopraffare ragione e scienza” (Sigmund Freud, Opere, vol.11, Boringhieri, Torino 1979, p.440). Una delle parti più belle e illuminanti dell’opera di Freud (almeno per me).
    Grazie per essere tornata a darci una solita bella badilata sulla testa! (Bastonaci, o Galatea: sempre meglio te, che il Signore.) 😀

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  13. E’ bellissimo il modo in cui lo hai descritto, il modo in cui lo hai raccontato….con molta umanità, sentimento….ho letto con piacere quello che hai scritto, davvero complimenti.

    Buona serata.

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  14. Il sig. red. cac. ha una salute mentale di ferro ed è il miglior blogger del consiglio da 150 anni a questa parte. L’idea che la sig.na Galatea non tremi all’idea (quest’ultima idea, così definita per l’innata generosità del sig. red. cac., è in realtà una fantasia dell’Es della sig.na Galatea) che il sig. red. cac. possa fare a pezzi il post su Ida Magli è un’idea che non passa neppure per la testa di red. cac. Nel caso il sig. red. cac. non provvedesse nel giro di poche ore a triturare il suddetto post, che è alla sua attenzione ormai da vari mesi, l’inadempienza del suo contratto con i bloggeriani si dovrà addebitare solo ed esclusivamente a turbe emotive che, sempre in agguato, potrebbero essergli scatenate contro dalle opposizioni bloggeriane.
    “Contro di me odio e invidia” (Berlusconi, il sig. Train ed ora anche red. cac.)

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  15. Non sapevo che questa potesse essere “una solita bella badilata”. Però gente così presenta un vantaggio: è necessariamente di bocca buona.

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  16. Anch’io ho letto Freud, l’ho letto molto, i testi che citi, ma alla luce del pensiero scientifico non ne rimane niente, solo episodi curiosi. La sua pochezza filtra anche atraverso la citazione sopra: “Come se il mondo non avesse già abbastanza enigmi, ci tocca anche capire come quegli altri poterono contrarre la fede in un essere divino e donde questa fede tragga il suo immenso potere, capace di sopraffare ragione e scienza” (Sigmund Freud, Opere, vol.11, Boringhieri, Torino 1979, p.440)”. Basta la parola adattamento (C. Darwin) per spiegarlo. Se esiste, e’ adattativo. Pensare solo con la ragione e’ come rinunciare ad usare meta’ del proprio cervello (e pancia). Lo so di essere in apparente contraddizione con la prima riga, ma cosi’ e’. Freud e’ un pensatore (non posso non essere affezionato ad uno che ha fatto la tesi di laurea su un nervo cranico nei pesci) ma non e’ uno dei 10-15 piu’ grandi del pensiero umano, forse neanche uno dei primi 1000.

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  17. @->sagredo: Nel caso non te ne fossi reso leggendo il testo, qui si lodavano le sue doti come scrittore e come testimone ed interprete di un mondo.

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  18. Me ne sono reso. Posso concordare solo fino ad un certo punto, non avendolo letto in lingua originale. Direi, per come e’ tradotto, che e’ il principe dell’evocazione e dell’ambiguita’ linguistica e simbolica. E per come interpreto io il concetto di evocazione, penso che abbia fatto un sacco di danni pedagogici (visti con i miei occhi, sentiti con le mie orecchie). Se questo e’ cio’ che rimane di Freud, un bravo scrittore ed evocatore di spiriti ed archetipi, allora possiamo essere d’accordo

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  19. Quoto (si dice così?) il sig. Sagredo. Lo stesso Jung, che come pensatore era più visionario e perciò meno contingente e pignolo di Freud, si rese conto di doversene andare per suo conto. Ma quoto soprattutto quel “non avendolo letto in lingua orginale”. Lo trovo indiscutibile: speriamo che la sig.na Galatea ne tragga un minimo di insegnamento, anche sull’utilità e il danno non della storia per la vita, ma di certe letture per i 15 anni. Meglio, soprattutto in traduzione, cosette come I pascoli del cielo e Vicolo Cannery, e persino E le stelle stanno a guardare. Non ti segnano per sempre, com’è capitato alla signorina con Freud per sua stessa ammissione (“siamo vecchi amici io e lui”).
    Mi creda, signorina: stringi stringi le sue son tutte Sbadilate. Meglio, allora, quando si manifesta per quel che è nativamente, come quando si produce in fasulle ironie sull’isola e sul Qualcovunque.
    Spero che la mia franchezza la diverta come sempre.

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  20. @->red cac: Ma certo! Lei, mio caro red, più insulta e più diventa divertente. E’ sempre molto divertente vedere qualcuno che si arrampica sugli specchi per trovare argomenti per distruggere una cosa, senza neppure saper lui il perché. Evidentemente lo infastidisce, ma chissà per quale ragione. Direi che la sua è una continua richiesta di attenzione, anche se fatta in modo infantile: come il bambino che all’asilo tira le trecce dalla compagna di banco, perché vuole che lo guardi a tutti i costi…per questo suo lato infantile è incredibilmente divertente.
    Perchè, mio caro red, lei non è un fesso, no: è una macchietta e delle macchiette si può solo ridere. Di gusto. 🙂

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  21. @–>Galatea
    Un vecchio detto attribuito a Confucio, insegna che, se ci si ferma a parlare con un cretino, i cretini diventano due.
    Anche il Sommo Poeta la pensava così. Infatti, mise in bocca a Virgilio l’oltremodo abusata frase: “Fama di loro il mondo esser non lassa;/ misericordia e giustizia li sdegna:/ non ragioniam di lor, ma guarda e passa.”
    Ti ricordi quando ti perseguitava quel tale Giamba? Non c’era verso di salvarsi.
    Purtroppo, a volte ritornano.

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  22. Visto che il sig. lector, oltre che a me, come ovvio, dà della cretina anche a Lei, che da un po’ di tempo si ferma a parlare con me, signorina, ripetendo un concetto che per definizione non dovrebbe essere ripetuto, altrimenti non Le crede più nessuno a parte i sigg. lectores (chissà però… lui ricorda che in definitiva il giambaegregio è sparito dopo essersi dimostrato più furbo almeno del dottor Malvone, dell’Adipolfo e di Lei).
    Da quassù in cima agli specchi agilmente saliti, riquoto il sig. Sagredo e, per rimarcare le primogeniture, l’ex collega Teddy.

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  23. @->lector: Bah, Giamba, in realtà continua a tentare di tanto in tanto a postare dei commenti deliranti, ma il filtro di wordpress lo blocca a priori:anche quello era un bel soggetto, ma lì avevo l’impressione che fossimo davvero davanti a qualche forma di seria patologia, perché era in grado di postare venti commenti (uguali, su diversi blog e tutti off topic), in venti minuti, solo per cercare di ingorgare la piattaforma. Rec cac e la combriccola dei Topigonzi, confesso, li trovo invece dei casi interessanti da studiare per le dinamiche che mettono in atto. Sono sicuramente un gruppo di persone intelligenti, hanno un loro blog ed il loro intento dichiarato pare essere quello puramente satirico: hanno puntato tre o quattro obiettivi fissi (Malvino, Jazztrain e, per ora solo di striscio e saltuariamente, me). I loro bersagli vengono quasi ogni giorno presi di mira con post in cui si ripropongono con commenti pesantemente irridenti i loro “errori”, di sintassi o di ragionamento. E fin qui, per carità, è un comportamento abbastanza normale, sul web, non diverso da quello che tengo anche io in alcuni miei post fortemente critici.
    Quello che colpisce è la selezione degli obiettivi (dopo un po’ leggere il loro blog diventa noioso perché si parla ossessivamente in pratica solo di questi quattro/cinque tizi), ma soprattutto la strategia messa in atto al di fuori del blog, che è quella di essere costantemente presenti nel commenti dei blogger prescelti.
    L’obiettivo chiaro è quello di farsi cacciare dal gestore del blog: i commenti, se si segue per esempio l’evoluzione di quelli di red cac su questo blog, diventano via via più offensivi e pesanti, sempre più off topic e privi di reali obiezioni. Si trasformano, insomma, da allegra presa per il culo in una forma di attacco sempre più personale che arriva all’insulto diretto. E’ una dinamica interessante: a livello conscio probabilmente viene giustificata come forma di irridente provocazione, una sorta di gioco al rilancio per costringere il blogger che si proclama “democratico” ad arrendersi ed esercitare sui commenti la moderazione, quindi una forma di censura; dall’altra, però, è interessante come fenomeno psicologico: il troll, per giustificare il suo operato, ha bisogno del riconoscimento del gestore del blog: se non riesce ad avere la sua attenzione continua ad infastidirlo in maniera sempre più pressante per ottenerla.
    Siccome da qualche tempo sto raccogliendo materiale sul fenomeno del “commentatore fastidioso” nei blog, rec cac mi è oltremodo prezioso.
    In pratica è il mio Topogonzo da laboratorio.

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  24. Galatea, non censurare che non ne hai bisogno. Tutto fa brodo (e scuola). Coi topigonzi basta solo un po’ d’autoironia e si risulta immediatamente vaccinati. E adesso che ti ho detto la soluzione rischio di diventare un loro bersaglio.

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  25. @->sagredo: E poi, come disse quel vecchietto disperato perchè la moglie, notoria rompiballe, alla fine l’aveva lasciato vedovo: in fondo, faceva tanta compagnia…
    Chi s’incazza è perduto. 🙂

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  26. Dato e non concesso che sia necessario vaccinarsi, il consiglio di Sagredo suona come quello che si dà da sempre a generazioni di timidi: sii te stesso. Ottimo consiglio, davvero eccellente. Ma non così semplice da porre in pratica.
    Prima di passare ai vaccini, ritengo però che sia importante una diagnosi corretta. Innanzitutto, i nostri fessi non sono solo quelli menzionati. Manca Adinolfi, e manca quello che dà il nome al blog. In secondo luogo, non è vero che si parli solo di loro. Dalle statitiche del nuovo blog emerge che oltre il 70% dei post non è dedicato ai quattro fessi principali, anche se questi ultimi vi possono essere occasionalmente citati, in qualità di paradigmi. Ed è proprio questa ultima la chiave: non si tratta di inseguimento ozioso di quattro poveri cristi che vorrebbero solo esibirsi sul loro blog. Noi abbiamo individuato quattro archetipi che danno uno spaccato significativo della società italiana attuale. Scrivo “spaccato” e mi accorgo che riporta a concetti di profondità e stratificazione. No, non è corretto. Qui si tratta piuttosto di qualcosa che galleggia e pervade, come quando si produce una falla nella chiglia della petroliera. Insomma, per farla breve: i nostri fessi sono campioni rappresentativi di questa coltre di fessaggine che ricopre la socità italiana, e la nostra, quindi, oltre che satira, è sociologia.

    Quanto alla nostra presenza fuori dal blog, a te sembrerà assai pervasiva e magari invadente, perché la stai sperimentando. Ma devi sapere di essere praticamente l’unica privilegiata. Sui blog dei nostri fessi facciamo interventi saltuari (ed erano saltuari anche da Malvoino, prima che, precisamente per via la nostra saltuaria presenza, iniziasse a moderare i commenti). Al contrario, abbiamo ricevuto migliaia di repliche sul nostro blog, in genere con linguaggio non da Dame di S.Vincenzo, da parte dei nostri fessi. Quando dico migliaia non esagero. La nostra stima è di oltre 5.000 in tre anni, con i nick più diversi (ma con uguale IP). Lascio alla tua obiettività giudicare chi sia il troll. Naturalmente, i 4/5 sono da far risalire a colui che qui sotto dirà la ringhiosa sua.

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  27. @->Erasmo:Ognuno reagisce in base al carattere che ha. Io, personalmente, ho messo in conto, aprendo un blog, di poter diventare oggetto di critiche, anche feroci, o di prese per il culo: chiunque assuma pubblicamente, e il blog è uno spazio pubblico, una posizione sa che può essere oggetto di attacchi, ed è pure fisiologico, quando si scrive o si parla, che si possano anche dire cose che non solo sembrano solenni cazzate a chi ti legge con malevolenza, ma lo sono magari anche, delle volte, oggettivamente. Ed è parimenti legittimo che a qualcuno non piaccia non solo quello che scrivo, ma anche come lo scrivo. Pazienza, chi fa sbaglia, chi non si espone non sbaglia mai. Ma vale anche per i censori: in fondo siete anche voi un archetipo italiano, l’ideale del “vendicatore solitario” che si proclama al di sopra delle parti, ma che quasi mai poi lo è, essendo un uomo come tutti: per certi versi ha dei tratti in comune con un Beppe Grillo, questo archetipo, e non credo che il paragone vi faccia piacere, o sbaglio?
    Per quanto mi riguarda, in genere non rispondo alle provocazioni, considerandole per ciò che sono, cioè un gioco, anche se qualche volta potete essere un po’ sfibranti.
    Sono intervenuta sul vostro blog solo una volta, quando mi erano state attribuite delle idee che non avevo mai espresso, aggiungendovi delle illazioni piuttosto pesanti sulla mia vita e il mio passato, del tutto gratuite e fatte con tono offensivo. Feci notare all’autore del post che si a mio avviso si era comportato in maniera scorretta e cercai di rispondere nel merito alle sue obiezioni, ma mi parve che la cosa non gli interessasse: evidentemente l’attacco era a prescindere, o doveva sfogare malumori tutti suoi. Per cui ho deciso di non perdere neppure più tempo a replicargli nulla. Per il resto, voi scrivete pure quello che volete, e io qui faccio lo stesso, ignorando o mazzolandovi nei commenti, a seconda del caso e dell’estro: in linea di massima penso di sapermi difendere da sola, e se non ne sono capace, vinca il migliore e finita là.
    Ah, a red cac di’ pure, da parte mia: Plutarco, Vita di Pericle 5, 2-3. Vedrai che capisce. :-),

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  28. Ma vedi: Beppe Grillo è un comico di grande talento. Io lo guardo sempre, e a volte ho pagato pure il biglietto. Il problema è quando qualcuno linka il suo blog definendolo: “il miglior segretario di partito”. Questo è un fesso, che non ha saputo distinguere il guitto dal politico. Idem quando Nanni Moretti va in piazza, e subito si costituisce un movimento, poi si ritrovano in tanti a San Giovanni, e si lasciano con lo slogan, pronunciato da lui, il neocapo: “non perdiamoci di vista“. E chi l’ha più visto, il Nanni, dopo? Sono rimasti in giro i suoi orfani, che, pallosi come gli orfani di Dickens, si dedicano a fare polverone, ossia a confondere la politica italiana, che di confusione non sentiva la mancanza. A noi, di questi, ne svolazzano un paio sotto il naso: ma vuoi che non ne approfittiamo? L’uomo è cacciatore, Galatea. E pure la donna.

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  29. Nel mio vecchio blog ho pagine intere di commenti provocatori di colui che si fa chiamare Erasmo. La sua ricostruzione non sta in piedi.

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  30. Non le bastano, Signor Erasmo, le quotidiane porcherie che attribuisce a me? Non le basta scrivere insulti nei confronti del giocatore francese di dama internazionale?

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  31. Per quanto la piega che sta prendendo la discussione sia per me esilarante, non credo che Galatea sia contenta che essa si sviluppi qui.
    Tuttavia, devo almeno smentire di avere insultato qualsivoglia cittadino francese nelle ultime 72 ore, ovverossia dopo il primo tempo di Inter-Roma, quando, efettivamente, ho lanciato un paio di improperi a tale Patrick Viera.

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  32. Solo gli sciocchi ridono di queste cose, e il signor Erasmo non fa alcuna eccezione. Sa benissimo a cosa mi riferisco. So bene che a Galatea non piacciono queste discussioni, ma non sono io a iniziare, siete voi che continuate e vi comportate da mascalzoni.

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  33. @->Jazztrain ed Erasmo: vi ricordo che avete entrambi un blog: se volete polemizzare, usate quello, per favore. Anche perchè a me non frega un beneamato, scusate il francesismo, di giocatori di dama e non so chi sia Patrick Vierà. Quindi su, ognuno a casuccia sua, ragazzi! 🙂

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  34. Noi, Galatea, siamo più corretti di quanto credi (questo non vale per me hic et nunc, ma la redazione ne è incolpevole). Se avessi avuto la fortuna di leggere il niblog dall’inizio avresti trovato – accanto a thread davvero esilaranti, nei cui commenti brillavano un collaboratore di una comicità paradossale fuori del comune (purtroppo contumace), e i capolavori improvvisati lì per lì del nostro compianto Marco- anche post decisamente seri e in alcuni casi di un certo valore. Alcuni, modestia a parte, me li attribuisco; ad Erasmo ne attribuisco molti di più, e ad essi egli sa aggiungere invenzioni umoristiche magistrali, come quella (sai che non ho bisogno di elogiare qui il collega) di topogonzo, dio e la torah, quasi agli esordi. A differenza di Erasmo, io non visitavo altri blog se non quello dei due fessi principali, dove ora ormai c’è ben poco da raccogliere, e quello di Adinolfi, e lì basta leggere poche righe e dare un’occhiata a due commenti a caso. Non costava niente, e sapevo che alla lunga il sussiegoso si sarebbe abbassato a rispondermi. Tutto qui, a parte i blog di alcuni amici, che in genere visito in silenzio per non disturbare con le mie tentazioni (Sagredo e Marcoz, ad es.). Poi son capitato qui, dove il valore della scrittura, quando non te ne compiaci troppo, compensa ampiamente alcuni di quegli errori che, come dici sopra, facciamo tutti.
    Invece è stato un errore più importante la risposta a Teddy, correttamente di là pubblicata; se hai buona memoria ricorderai che prima della tua replica io stesso ero intervenuto a “limitare” alcune affermazioni del collega, senza immaginare che tu avresti letto e risposto. Questo per amor di verità. La tua risposta, a moi avviso, avrebbe dovuto tener conto di quanto avevo scritto in risposta a Teddy, che secondo me rendeva superflua quella che è stata la parte più antipatica (e meno importante nei contenuti) della tua replica. E’ stato un errore perché hai dato ragione proprio a quanto io stesso a Teddy avevo contestato. Se vuoi pensarci sine ira et studio vedrai che forse non ho tutti i torti. I miei interventi successivi? Abbi pazienza, nessuno di noi è così stupido da includerti nella categoria dei fessi; perciò i commenti “ostili” –provocati talora dagli ammiratori più che dal tuo post, richiedono un certo impegno, con quel che ne consegue in termini di contenuto. Credo, non sapendo in quante cose ho sbagliato, di poterti citare due altri tuoi errori: uno è quello di non aver distinto tra me e il sig. Train, obbligandomi così a continuare il gattotopismo (credimi, non osando avances, il sig. Train viene qui perché spera di ripiccare con noi senza incrementare le nostre visite; il tuo blog sta facendo per lui le vedi del nostro. Per ora modera i toni: ma di là è arrivato a scrivere cose che abbiamo raschiato per pietà e pudore nei suoi confronti. Ma anche qui, dal momento che continua a replicare dopo i tuoi inviti a farla finita, sapendo che se passo controreplico, è vicino a superare i limiti della decenza; perciò ricordo sempre che il raschio non sarebbe immotivato.
    Il secondo errore è stato, sempre per me, quello di non aver capito che alcune delle cose dette da Teddy prima e poi da me, erano verosimili (vere sarebbe parola ridicola, qui nei buchetti). Il collega ti ha giudicato, per suo conto, irrecuperabile; io ti ho stuzzicato, e devo ammettere che ti si è difesa molto bene, con il solo limite di essere troppo impegnata con i post seri per passare immediatamente alla risposta salace e pungente ma simpatica. Dico sul serio: il linguaggio del sig. Train è diventato una tentazione. Infine, più di recente, ti sei concessa congetture psicanalitiche con un che di serietà, anche in questo assimilandoti, pur con l’abisso che vi separa, al sig. Train. Infine (di’ pure “veggo terra”), secondo me alcune stilettate malignette, cui non ho risposto se non ultimamente, le hai tirate. Io ho più spesso detto cose palesemente inverosimili, e credo sia stato il tuo entourage a farle ritenere credibili: ma non lo erano. A quel punto ho esagerato un po’, ma non ho mai pensato, e non penso, che tu sia davvero offesa (mi pare di aver letto la parola “offensive”) per quanto è palesemente falso.

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  35. Ahia! Non avevo letto “topogonzo da laboratorio”. Vabbè, ma Le consiglio prudenza, signorina.

    p.s.
    Mi pare chiaro il repentino e doveroso mutamente di registro linguistico rispetto al precedente post, che pare destinato a rimanere un’eccezione. Una onesta eccezione. Quasi quasi me la raschio da solo.

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