I Templari c’entrano sempre: Roberto Giacobbo, L’Aquila e i misteri di Voyager

Se non ci fosse, bisognerebbe inventarlo. Roberto Giacobbo, intendo. Mentre il tempo avanza inesorabile e il vecchio Piero Angela invecchia, Roberto Giacobbo è lì, pimpante, pronto a raccogliere la sfida della divulgazione scientifica in tv. Anzi, non genericamente scientifica, precisiamo: è sulla storia che Giacobbo dà il meglio di sé: la Storia è la sua gran passione. Peccato che, come spesso succede ai grandi amori, la passione, dalla Storia, non sia minimamente ricambiata.

Proprio come capita a chi si prende una cotta adolescenziale per una bella fanciulla, il Giacobbo della Storia si è fatto una idea tutta sua, che non corrisponde alla realtà. Più che una branca della scienza, con le sue regole e le sue procedure di verifica, la considera un sottogenere del fantasy: i dati storici sono come le merci nello scaffale di un supermercato: la gente passa, li prende e li confeziona a piacere, creando bislacche ipotesi con la stessa allegra indifferenza con cui, sotto Natale, si impacchettano i cesti regalo, con le arance sotto spirito che vanno a finire accanto al cotechino con lenticchie precotto. In realtà i suoi programmi finiscono con l’essere non divulgativi, ma istruttivi di certo: andrebbero proiettati nelle scuole di giornalismo per mostrare cosa non si deve fare se si intende presentare al pubblico un reportage serio. Prendiamo la puntata di ieri: a seguirla passo per passo era una meravigliosa serie di chicche imperdibili.

Con gran colpo di scena, Giacobbo ha deciso di fare la puntata natalizia di Voyager dall’Aquila, perché la trasmissione doveva svelare i misteri dei Templari, e L’Aquila è, ha spiegato Giacobbo, città templare per eccellenza. Cioè, a dire il vero, non è che lo abbia proprio spiegato: lo ha lasciato intendere a priori, come se fosse un dato di fatto, senza chiarire bene in base a cosa fossa stata desunta l’idea. Glielo avrà confidato un Templare, chissà. Del resto, si sa che i Templari sono per i matti l’equivalente di Ratzinger o Berlusconi: non c’è psicolabile che non li consideri suoi amici.

Tanto per dare alla cosa un tocco di credibilità, Giacobbo ha cominciato però col dire che L’Aquila è città dove la numerologia ha, fin dalla fondazione, una importanza precipua. E questo perché, sostiene Giacobbo, la città è stata costruita con il preciso intento di diventare una copia, ma rovesciata, di Gerusalemme. Quale sia la fonte da cui trae questa informazione, Giacobbo non lo dice; ma che, le ipotesi storiche devono forse basarsi su uno straccio di fonte citabile? No, ovviamente. Porta però una serie di dati a caso: L’Aquila, come Gerusalemme, sta su una collina di circa 700 metri, e questo, lo ammetterete, è un fatto su cui meditare, giacché nel Medioevo e anche oltre, dovendo fondare una città che serva da rocca contro i nemici, è naturale che la si fondi in pianura, e magari si lasci anche sulla porta urbica uno stuoino con su scritto “Benvenuti” ai primi eserciti che passan di lì. Inoltre L’Aquila, come Gerusalemme, è fondata di fianco ad un fiume: prova delle prove, perché da che mondo è mondo le città le si posizionano nel mezzo del deserto, e lontano dalle fonti d’acqua, non fia mai. Solo che, sovrapponendo le mappe delle due città, Gerusalemme e L’Aquila non si somigliano punto: ma farà desistere Giacobbo, questo piccolo particolare? Ci mancherebbe. L’Aquila, infatti, spiega, è uguale a Gerusalemme, ma rovesciata: il nord al posto del sud, l’ovest al posto dell’est, il fiume a destra invece che a sinistra. Ah, vabbe’, con la testa al posto dei piedi torna tutto, nelle teorie scientifiche di Voyager.

Subito dopo Giacobbo torna a dare i numeri, e si fissa sul 99, cioè il numero dei borghi che costituiscono L’Aquila al momento della sua fondazione e delle bocche della fontana che è il monumento urbico per eccellenza della città. Che 99 sia considerato un numero magico nel Medioevo è cosa risaputa (9 è 3², 9+9=18 e 1+8=9), tanto che Federico II, nel fondare la città, barò un pochino, aumentando a 99, appunto, i castelli coinvolti nel sinecismo, che erano invece una sessantina: scoprire però che i medioevali avevano una passione per i numeri è rivelare l’acqua calda, spacciandola inoltre per aranciata. Non prova assolutamente in alcun modo che i Templari fossero coinvolti nella fondazione o nella progettazione della città, solo che Federico II e gli Abruzzesi a lui coevi sapevano contare e si dilettavano di esoterismo numerico. Siccome Giacobbo sa che la costruzione è debole, eccolo tirare fuori un asso nella manica: sommando i dati di longitudine e latitudine dell’Aquila, si ottiene nuovamente il numero 99, che è lo speculare di 66, il numero di Gerusalemme! Come prova delle conoscenze esoteriche dei fondatori dell’Aquila, lo ammetterete, è sublime: soprattutto perché, a parte i conti che non tornano (per far venire 99 come risultato bisogna tagliare i decimali ai gradi, e forse anche qualche grado intero!), presuppone che i fondatori dell’Aquila usassero già la longitudine e la latitudine misurata con i nostri meridiani e paralleli, cosa difficilmente sostenibile, dato che eravamo in pieno Medioevo e Greenwich fu scelto come punto di riferimento del sistema solo agli inizi del XIX secolo: i Templari avevano delle premonizioni piuttosto avanzate, però, si sa.

Ma Giacobbo trova anche un altro numero, il 111. Per dimostrare che trattasi di un numero squisitamente templare, cita la cattedrale di Chartres: qui la navata centrale è lunga, dice, 70 metri, e l’abside 37, quindi, sommando le due, ritroviamo le proporzioni 37+74 che riportano, come all’Aquila, al 111. Solo se hai bevuto, a casa mia, e a casa di chiunque sappia fare una addizione, e sempre con il piccolo problema che le misure sono date in metri, unità di misura che nel Medioevo doveva ancora essere inventata. L’Aquila, inoltre, si trova, assicura Giacobbo sempre più esaltato, su una linea retta che parte da Gerusalemme e va fino a Chartres. Pure casa mia, tirando rette a caso, potrebbe essere in linea d’aria con Calcutta, il che non implica che chi ha costruito il mio condominio volesse rifarsi alla mistica indiana. Inoltre c’è sempre il problema che la linea si può tirare sulle mappe odierne: su una mappa medioevale congiungere con uno stesso segmento Chartres e Gerusalemme la vedrei duretta: a seconda della carta usata (Nel Medioevo il concetto di “scala” era ignoto e la cartografia andava ad occhio), la retta potrebbe passare anche per Rovigo o Torino o Spalato, a caso, fate un po’ voi.

Abbandonate le prove numerologico-esoteriche, Giacobbo passa a quelle “storiche”. Anche qui, le fonti delle affermazioni sono sistematicamente taciute, ma diamole per buone e vediamo se così come sono proposte reggono ad un minimo di controdeduzioni della serva.

Fra Pier da Morone e i Templari, afferma Giacobbo, c’era un legame stretto, che risale al tempo del II Concilio di Lione (1274), quando Pier da Morone si recò in Francia per evitare che l’ordine da lui fondato, i Celestini, fosse abolito nel generale riordino caldeggiato dal Papa Gregorio X. Pier da Morone soggiornò in una stazione dei Templari durante tutta la durata del Concilio (del resto, dare ospitalità ai pellegrini era uno dei compiti dell’ordine) e i Templari intercessero presso il Papa per evitare che i Celestini fossero giubilati. È probabile che dei cavalieri templari scortassero poi a casa Piero, fino al suo eremo. Giacobbo dice dunque qualcosa di nuovo? No. Insinua però che i rapporti fra Templari ed il pio eremita fossero molto più stretti, tanto che i Templari avrebbero contribuito alla pianificazione urbanistica dell’Aquila. Non è ben chiaro come, dato che la città era stata fondata nel 1229 da Federico II e i progetti urbanistici vanno quindi fatti risalire a quei tempi, ma non risulta che fra Federico e i Templari vi fossero particolari rapporti. Al massimo i Templari potrebbero aver suggerito qualche progetto per S.Maria Di Collemaggio, basilica ricostruita per iniziativa di Piero nel 1275, di ritorno da Lione. Ma fonti che attestino qualcosa del genere non ve ne sono. Dunque? Dunque un cazzo: dal punto di vista storico i Templari c’entrano con L’Aquila quanto un automobilista c’entra con la fondazione di un autogrill.

Giacobbo, invece, è tutto un insinuare: i Templari accompagnano Piero indietro da Lione, e Piero di ritorno da Lione fonda una chiesa? La chiesa è stata fondata per tenere nascosto il tesoro dei Templari, fatto di santissime reliquie, nonché della reliquia più santa di tutte, il Santo Graal. Compare infatti una tizia, che viene indicata come “scrittrice”, la quale afferma che, in base ad un documento della massoneria tedesca del 1700, i Templari possedevano nel loro tesoro un dito di S.Giovanni Battista, e un dito del Battista è reliquia conservata anche all’Aquila. Questo prova, secondo Giacobbo che già ha la faccia soddisfatta di un gatto davanti alla ciotola, che Piero da Morone era il custode del tesoro dei Templari. A parte il fatto che nel Medioevo le dita e i crani del Battista si trovavano disseminati anche nelle cappelle di campagna (il Battista doveva aver avuto almeno sedici mani e due teste), mi sfugge come una lista massonica del ‘700 possa essere una fonte attendibile per ricostruire la consistenza di un presunto tesoro dei Templari (il cui ordine vede la fine nel 1314). Ammesso pure che i Templari, dopo averlo ospitato per il Concilio, possano aver regalato al pio eremita un dito di S.Giovanni da riportare a casa – neghereste ad un vecchietto spiritato un pezzo di falange, quando ne avete a dozzine? – non si capisce perché nel 1274, quando sono all’apice della loro potenza economica, i Templari dovrebbero aver affidato il loro “tesoro” in tutto o in parte ad un mistico sì piuttosto famoso, ma del tutto marginale, che viveva sulle cime della Maiella e aveva le stesse possibilità di divertar papa, all’epoca, di quante vent’anni fa Barack Obama ne aveva di ritrovarsi in Campidoglio. Ma Giacobbo non molla il colpo: mostra la Basilica, e dice che recenti scavi hanno portato alla luce uno strato più antico (eh, infatti Pier da Morone l’ha ricostruita!): qui, assicura, ci potrebbe essere una cripta che contiene il tesoro dei Templari affidato a Piero, cioè il Graal. Benissimo, quindi siamo in presenza di un servizio su una cripta inesistente che contiene un manufatto a quanto sappiamo del tutto immaginario: scusatemi, mi sono distratta: gli extraterrestri quando arrivano?

Ma il programma non si ferma qui. Giacobbo, sempre sulle tracce dei suoi Templari, ricostruisce il processo in cui i monaci guerrieri furono coinvolti, dal 1307 al 1324, per ordine, dice Giacobbo più volte, dell’Imperatore Filippo il Bello. Che a me risultava essere solo Re di Francia, a dire il vero, ma è peccato veniale, lasciamo correre. Nonostante quasi tutti vengano arrestati, qualcuno riesce a scappare: sono cose che capitano, nel casino di una operazione così articolata. Che saran riusciti a portarsi via, ‘sti tizi? Giusto qualche moneta nella bisaccia, rubata alla cassa comune della gendarmeria, dice il buon senso. Tutto il resto, immobili e denaro sonante, viene requisito dagli esattori di Sua Maestà. I quali, probabilmente, pensavano che le casse fossero più piene di quanto non risultarono alla fine, tanto che si cominciò a favoleggiare di un mitico tesoro dei Templari sfuggito alle ricerche. Qui gli psicolabili si sono sfogati per secoli, ipotizzando camere segrete con il Graal, manoscritti e mappe, conoscenze scientifiche. Giacobbo pare intenzionati a seguirne le orme, in giro per il mondo, prendendo ogni delirio per oro colato.

Cambio di scenario, non siamo più a L’Aquila, ma in Islanda. Un tizio che si presume sia un erudito locale, spiega che verso il 1200 (ma la data precisa non è chiarita) un capotribù locale arrivò alla localissima adunata dei capitribù scortato da 80 cavalieri stranieri, di cui nessuno sa nulla e che poi sparirono. Si manifesta quindi un altro tizio, italiano ed ingegnere, ma appassionato di storia ed archeologia e in grado di leggere Dante come i dantisti non sanno fare. Costui, mentre Giacobbo lo guarda estatico, dice di aver capito che le ultime terzine del Paradiso di Dante sono una mappa che porta in Islanda, dove i Templari hanno nascosto, per di capire, il Graal. Giacobbo dice che l’ingegnere italiano, tal Giancarlo Gianazza, è persona credibile, perché ha pubblicato su questa sua scoperta un libro presso una seria casa editrice. Giacobbo non la cita, e allora io vado a controllare in internet: che seria casa scientifica editrice sarà mai? Laterza? De Agostini? No, Sperling e Kupfer, specializzata in best seller per casalinghe e saggi di fantarcheologia. Difatti l’ingegnere che è meglio di un dantista sta in Islanda a scavare una radura in cui è convinto che Dante sia stato (durante un week end libero?) e che abbia descritto nella Rosa Mistica del Paradiso, tanto che nella radura ha rintracciato un sasso ricoperto di licheni che sarebbe lo scranno di Beatrice. Lo ha saputo identificare con certezza, l’ingegnere, perché in quanto ingegnere ha certo una mentalità scientifica meglio sviluppata di un qualsiasi dantista.

Il programma continuava, ma io mi sono fermata qua. Giuro che non ho inventato niente: andatevelo a cercare su You tube, o sul sito di Voyager, quando lo metteranno. Io di più non ho retto. Avevo bisogno di una boccata d’aria scientificamente corretta, e sono andata sul sito di Paolo Attivissimo, a vedere quali civiltà scomparse possono essere rintracciate sulle chiappe di Belen.

35 Comments

  1. Uff…che noia sti Templari. A scadenze regolari salta fuori un libro, o un fesso, che sostiene che avevano scoperto la fissione nucleare etc etc.

    E poi, in un modo o nell’altro ci infilano il graal: recentemente ho letto una colossale sciocchezza internettiana sulla terribile strage di Oradour, un borgo francese in cui nel 1944, le SS della divisione Viking fecero quello che avevano gia’ fatto a Lidice, Marzabotto e dovunque le armate del pirla caporale bavarese arrivarono a posare le loro zampacce criminali: una strage feroce e indiscriminata.

    Secondo sto pirla, stavano cercando nientemeno che il Graal; lo trovarono, e per occultare la scoperta clamorosa, passarono per le armi l’intera popolazione.

    Tutte cazzate, poiche’ gli storici veri hanno ricostruito l’evento e sanno benissimo che fu una operazione anti-maquis (partigiani) a puro scopo terroristico, come dimostrano gli ordini e le testimonianze di sopravvissuti ed esecutori.

    Comunque, a titolo di curiosita’, la numerologia e i significati magici, come saprai meglio di me, dei numeri, hanno sempre esercitato un fascino notevole sugli architetti del passato.

    Le chiese di Londra ricostruite dopo il grande incendio del 1666 (ti lascio immaginare la ridda di ipotesi sulla data…) da Sir Chistopher Wren e Nicholas Hawkmoor, ebbero una ispirazione neopagana, e i due architetti (matti come cavalli) disposero St Paul e tante altre chiese minori secondo criteri numerici ispirati alla Cabala etc etc.

    Ma era una loro fissazione, non e’ che nella sacrestia di Christchurch vi fosse il Graal….ed estraendo la radice cubica della cupola di St Paul, non scopri le origini dell’Universo…

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  2. Constatato che Giacobbo sta al rigore storico e archeologico come Berlusconi all’idea di democrazia, ieri sera, mentre tentavo di seguire quel pastrocchio di Voyager, mi chiedevo:” Ma su rai due, dove non c’è praticamente spazio per l’approfondimento culturale, come mai ci propinano questo programma di fantastoria?”
    Credo sarebbe stato più educativo ritrasmettere “La carica dei centouno” o “Biancaneve”.
    Il risultato è terribilmente simile a tutte le iniziative fatte dopo il terremoto: operazioni sensazionali con un buon ufficio stampa che non spiegano e soprattutto non risolvono i problemi in modo definitivo ma sono sensazionali. E cosi’, davanti a quel tesoro che era ed è l’Abruzzo, come l’Italia tutta del resto, se ne mostrano ben pochi monumenti e, invece di valorizzarli e sensibilizzare la gente spiegandone il pregio artistico e storico, li si inserisce in una planetaria ragnatela di complotti.

    Attendo con ansia e terrore una nuova puntata in cui Giacobbo ci svelerà che il terremoto del 6 aprile era stato predetto da Nostradamus o meglio dai Maya ( vista la somiglianza tra maia e maiella….sarebbe capacissimo ! )

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  3. Oddio, ma allora non ero l’unico a guardarlo! Lo ammetto, l’ho fatto un po’ come il celebre Pasquale della storiella di Totò, quello che racconta ad un amico di come uno sconosciuto lo avesse incontrato, abboffandolo di mazzate. ” E tu non gli hai detto niente?” chiede incredulo l’amico. ” No, volevo vedere fino a che punto voleva arrivare!”, ridacchia Pasquale. Ecco, dopo averlo sentito parlare dell’ “imperatore” Filippo il bello, anch’io come Pasquale volevo vedere fino a che punto intendesse arrivare Giacobbo.
    Del resto dice tutto Galatea, e lo dice benissimo come al solito. Aggiungo che tra le stringenti somiglianze fra L’Aquila e Gerusalemme, il Nostro porta come prova risolutiva anche l’essere le due città divise, udite udite, in quattro quartieri! Per il resto, la trasmissione è continuata senza grossi colpi di scena: Castel del Monte, le cui misure sono tutte contenute nella Grande Piramide di Giza ( bella scoperta, nella Grande Piramide di Giza ci sono anche le misure del mio pre-bagno) , le cattedrali gotiche dell’Ile-de-France sorte in una serie di “insignificanti borghi senza storia” (a parte il fatto che è pura cattiveria mettere posti come Amiens, Laon o Reims nell’Ile-de-France, ma chi glielo va a dire ai loro abitanti?). Ah, poi ha spiegato come i Templari non solo c’entrano sempre, ma hanno anche scoperto l’America, ci hanno sepolto uno dei loro ed il tesoro che si portavano appresso, e visto che c’erano hanno anche convertito i selvaggi al culto della croce, così che quando Cristoforo Colombo è sbarcato, due secoli dopo, gli indigeni sulla spiaggia gli dicevano “bentornato”. Che fra l’altro Cristoforo Colombo era un templare anche lui, e questo secondo Giacobbo dovrebbero saperlo anche i bambini.

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  4. Tutto sbagliato. L’Aquila non è altro che il nome al contrario di Aliuqal, figlia di primo letto di Xicotenga, re di Tlaxcala. Che, fra l’altro, si dice fosse molto, ma molto molto bruttissima: però sembra avesse la settima di reggiseno.
    Quando Hernán Cortés invase il Mexico, Aliuqal fuggì assieme alla nonna, alla cugina Samantha e altri pochi intimi e fondò una città in Italia: L’Aquila.
    Infatti, se si tira una linea retta fra Tlaxcala e L’aquila la linea passa esattamente sopra Tlaxcala e sopra L’Aquila.

    PS: spero che Aliuqal suoni abbastanza tlaxcalegno.

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  5. Io cerco di vedere Voyager, ci provo, mi sforzo, ma non ci riesco, parla sempre delle stesse cose (templari/santo graal/la fine del mondo/la sindone/gli alieni), e tutte le volte sembra che debba svelarci mille misteri, ma alla fine le sue scoperte non hanno nè capo nè cosa, e alla fine del servizio ci si chiede sempre: ma cos’avrà voluto dire?

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  6. @->Lesandro: No, chiariamo: Giacobbo lo seguo da anni…certo sull’uomo falena ha dato il meglio di sè. Ma ti sei perso lo speciale sulle piramidi. Imperdibile.
    E’ l’unico programma che ho vietato esplicitamente ai miei alunni. Ho detto loro che piuttosto guardino la de Filippi. Fa meno danni al cervello.

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  7. Giacobbo sta diventando troppo importante, se anche il Direttore de Le Scienze lo guarda, pur vomitando:
    http://cattaneo-lescienze.blogautore.espresso.repubblica.it/2009/11/03/sulle-tracce-delluomo-bufala
    Io posso solo dire che penso che trasmissioni del genere sono peggiori del Grande Fratello, perchè cercano di ammantarsi di “cultura” e anche di “scienza”, nonostante siano quanto di più antiscientifico sia possibile…

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  8. il mio professore di geometria un giorno è entrato in aula leggendo ad alta voce la prima parte di una puntata di vojager, se l’era trascritta tanto era scandalizzato.

    Su la7 il caro Tozzi si è messo a smentire la storia della fine del mondo nel 2012 dicendo che chi lo propaganda lo fa solo per un ritorno economico personale.
    Insomma tocca a una rete privata dover smentire un programma indecente che va in onda sul servizio pubblico.

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  9. @->vegetarian: Solidarizzo con l tuo professore di geometria. E va contro tutti i miei principi di laureata in lettere. 😉

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  10. Fantastico! Un articolo che meriterebbe di stare sul Corriere della Sera. State attenti, però: più guardate Giacobbo, più gli aumentate lo share, più lo rendete potente all’interno del sistema mediatico (che, com’è noto, è del tutto insensibile rispetto ai contenuti). Anche tu Gala: esprimendoti così nei confronti dei tuoi ragazzi, non hai fatto altro che sollecitare la loro curiosità per un programma senz’altro pernicioso per menti ancora in formazione. Un suggerimento: faglielo seguire per forza e poi coinvolgili in una discussione sistematicamente decostruttiva sul tipo del tuo post, con tanto di verifica scritta. Vedrai che dopo due o tre puntate di questa bella cura, addio Giacobbo. 😉

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  11. P.S.
    Purtroppo, dopo quanto detto da Paolo Attivissimo:
    “per non coprire di ridicolo una testata un tempo rispettabile come quella del Corriere, che fra ufologia e fanta-archeologia sta dando un massiccio contributo al rimbecillimento dell’Italia” , devo necessariamente rettificare l’indirizzo del quotidiano sul quale vorrei veder pubblicato il tuo articolo. Nello squallore generale della carta stampata nostrana, ho tuttavia perso qualsiasi riferimento credibile. 😦

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  12. Giacobbo…chi era costui? 🙂

    tanti complimenti per l’otimo post, avevo già apprezzato molto l’articolo sull’eneide…però quoto lector…probabilmente molti ragazzini se lo saranno guardato per “bastiancontrarietà” questo Voyager, che non ho mai avuto il piacere di vedere, ora anche meno.

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  13. “Se non ci fosse, bisognerebbe inventarlo”. Le piace eh, questa espressione, soprattutto come incipit, perentorio quasi quanto quelli petrarcheschi?
    Alla sig,ra Paola chiederei: chi in Italia, sta all’idea di democrazia meglio di quanto ad essa stessa idea stia Berlusconi? I leghisti? Il sig. Fini? La carovana degli sfigati della storia, i pidieinni? O il dipietro? Insomma, faccia il piacere la sig.ra Paola, quando si schifa, si schifi sul serio, non sempre nella stessa direzione… soprattutto quando si parla del terremoto de L’Aquila, non guasterebbe ricordare i terrememoti preberlusconiani del Belice e dell’Irpinia. Mi dirà, la sig.ra Paola, che Berlusconi è sempre in tempo a fare di peggio. Vero. Ma dovremo aspettare ancora un bel po’ di anni per aprir bocca su questo tema. Sig.ra Paola sono fino a questo momento arrivato soltanto al Suo commento, ma credo di poterle già consegnare il lauro della vittoria nell’agone odierno sul commento più fesso del thread.
    Non che Gan stia meglio, essendo il decimilionesimo a raccontare sulla rete la storiella di Pasquale, che il sig. Topo Gonzo, avendola raccontata dopo altri 6 milioni e mezzo, credeva lo distinguesse per originalità… ma mi spiace, la sig.ra Paola resta insuperata.
    Signorina Galatea: ha dato il meglio di sé, non di sè. Scusi, eh…
    In quale ordine di scuole esiste un professore di geometria che non sia anche professore di matematica? Confesso la mia ignoranza, ma non mi aspetto che qualcuno si prenda la briga di porvi rimedio.
    Come al solito, complimenti alla sagacia intellettuale del sig. lector.
    Concludo unendomi agli apprezzamenti del sig. brunaccio per l’otimo post. Ma mai, mai un cane che dica: scusa, Galatea, ma questo tuo di oggi è un pesimo post. Insomma, delle due l’una: o Galatea, invece di essere colei che ludit in undis per tormentare il sig. Train, è Pallade Atena sotto mentite spoglie, o tra i suoi commentatori prevalgono di gran lunga i cicisbei.

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  15. Galatea, mi fa piacere che sei intervenuta nel blog di Cattaneo…
    è un bel posto, con argomenti seri e con uno zoo di partecipanti piuttosto variegato, ma i “gonzi” sono una infima minoranza e sono sotto stretto controllo…
    😉

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  16. gentile sig. red. cac.,
    ognuno è libero, e lei ne è l’esempio, di avere opinioni ed esprimerle. Io sinceramente sono più felice di poter leggere venti righe, in cui lei espone il suo dissenzo e direi anche il suo disprezzo nei confronti di quello che scrivo, che di veder veicolata, come spesso succede, sempre la medesima idea. L’unica cosa da sottolineare è che la mia era una critica a certa informazione più che al governo. In effetti non trovo nel panorama italiano poltici scevri da critiche, ciò, tuttavia, non rende nessuno di loro immune da critiche legittime o illegittime. fessamente la saluto

    Paola

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  17. Sig.ra Paola, Lei si prende, e perciò mi prende, troppo sul serio. Posso però garantirLe, anche grazie all’età, che l’informazione italiota fa schifo almeno da 50 anni a questa parte.
    Sig. Generatore di nome Automatico, rettiifichi: quando mi faccio le seghe penso a Livia Turco, e non Le dico in quali atteggiamenti, né come paludata.
    Sig. lector, la mia identità non è più un segreto per nessuno da un pezzo, da quando l’archetipo dei fessi, il sig. Train, incapace di replicare alle cose serie quanto alle cazzate, pensò di ricorrere alla pubblicazione della mia identità. Se Lei pensa di poter aggiungere, o correggere, o precisare, sappia che è il benvenuto nel codazzo dal sig. Train capeggiato (con il sig. topo gonzo nel ruolo di mazziere): è l’ennesima prova della Sua sagacia intellettuale. Bravo.

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  18. Sig. mikekkekas: Lei è diffidato ufficialmente dall’usare l’aggettivo gonzo (anche come aggettivo sostantivato) con eccessiva disinvoltura. Morto, anzi, mummificato, è stato riportato a nuova e splendida vita dalla redazione coin un miracolo che Lazzaro lévati. Sappia che s’è pensato anche al copyright, quando abbiamo saputo che l’Accademia della Crusca aveva sentenziato che il termine era caduto in disuso.
    Saluti.

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  19. Ogni volta che sento la voce di Giacobbo ho degli attacchi di orticaria, a suo tempo, quando è passato in rai, mi sono chiesto chi fosse stato quel demente che ha voluto portarlo a condurre una trasmissione su una rete del servizio pubblico. Poi, comunque, devo concordare su una cosa, le sue trasmissioni sono proprio quello che una gran parte del pubblico desidera, continuare ad adagiarsi su una cortina fumogena dove tutto è possibile ma di cui niente è chiaro, giusto per conservarsi l’illusione di avere sempre una via d’uscita da certe limitazioni mentali.
    Perché, alla fine, quando spieghi le cose come si deve e prendi atto dei dati mancanti che impediscono di dare risposte certe non trovi più spazio per inserirci tutte le supposizioni più strampalate, se invece le rivesti di aggettivi come “misterioso, sensazionale, sconvolgente” e via dicendo senza definire niente (con la voce e il tono enfatico di Giacobbo ovviamente), ci puoi ricamare sopra tutte le divagazioni che vuoi, anche se sotto sotto non ci credi fino in fondo. E’ questo desiderio di illusione che diventa quasi necessità che mi da’ molto da pensare.

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  20. Io mi ero messo, giuro, con una grandissima dose di buona volontà a cercare di guardare una puntata del programma dell’ottimo Giacobbo, poi ha inizato subito, così, con un ingegnere (al Giac piacciono molto i laureati in ingegneria) di non so dove che affermava che tutta l’Odissea si era svolta tra il Mar Baltico e il Mare del Nord tirando fuori delle str… simpatiche trovate spettacolari quali giustificativi di questa scoperta che rivoluziona la filologia in toto; i miei scarsi neuroni dopo circa 8 minuti netti di trasmissione si sono ammutinati e mi hanno costretto a cambiare canale, mi dicevano che un simile programma andava in contrasto con la Convenzione di Ginevra sulle torture ai prigionieri.

    Cordialità

    Attila

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  21. giacobbo a forza di utilizzare come fonti tutta la merda che trova su internet, finirà per fare una puntata di voyager su you porn, accostandolo alle scie chimiche e ha john titor.

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  22. Complimenti per averlo seguito tutto. Personalmente mi sono limitato a chiedere perché i nostri soldi debbano servire per certi programmi e certi personaggi.

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  23. mi scuso profondamente per l’errore grammaticale del mio commento, dove la proposizione “a” diventa “ha”, scusate, mi odio profondamente. secondo me però è stata colpa dei templare e del raggio della morte.

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  24. Sig. Lorenzo, è chiara a tutti la differenza tra un refuso e un errore: per favore non faccia il contrito né il flagellante, ché Noi La si conosce bene, mascherina!
    Sig. Generatore Autormatico, speriamo che Lei sia sempre in forma e capace di offese sempre nuove e amene.
    Se non dovessimo incontrarci più di qui al 2010, stia in gamba e abbia un anno fecondo di generazioni di sempre più nuovi insulti.

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  25. Belin, sig. Generatore, mi sono distratto, e ho postato come redazione invece che come red. cac.
    Le chiedo scusa, ribadisco gli auguri, e colgo anzi l’occasione per aggiungere che non siano automatiche come quelle del sig. Train le trombate grazie alle quali automaticamente genera.

    p.s.
    sig. Lorenzo, per Lei resta tutto immutato.

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  26. Où, sig. Generatore?!?!? E che diavolo aspetta? Sto per telefonare a mia sorella, volevo informarla sugli ultimi auspici…

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  27. red. cac, topgonzo o non so che altro, sarò scemo ma capisco la metà delle parole che scrivi, di solito gli articoli e le congiunzioni. ma non capisco il resto che ci metti in mezzo… che è che mi resta immutato?

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