Croci e delizie. Esame di una proposta per il Crocifisso in classe, targata PD.

Per uscire dall’impasse del crocifisso in classe, Il Pd ha pronta una soluzione. I senatori Ceccanti, Chiti, Chiaromonte, Del Vecchio, di Giovan Paolo, Giaretta, Lumia, Maritati, Tonini e Treu han quindi depositato una proposta di legge di godibilissima lettura, perché coniuga magistralmente due virtù sommamente piddine: il non dire nulla e, quel poco che si dice, dirlo in maniera da scontentar tutti.

Il testo della legge è piuttosto breve, e consta di un articolo  solo, diviso in tre commi. Leggiamoli, perché sono spassosi.

In considerazione del valore della cultura religiosa, del patrimonio storico del popolo italiano e del contributo dato ai valori del costituzionalismo, come segno del valore e del limite delle costituzioni delle democrazie occidentali, in ogni aula scolastica, con decisione del dirigente scolastico, è affisso un crocifisso.

Già l’inizio, lasciatemelo dire, è un po’ impacciato e vago. Mi avessero detto In considerazione del valore della cultura religiosa cattolica, la cosa, almeno avrebbe avuto un senso, ma così no. Non mi risulta che altre culture religiose sentano come necessaria l’esposizione del crocefisso, né mi risulta che in Italia il cattolicesimo sia la unica ed esclusiva cultura religiosa presente (maggioritaria sì, ma non esclusiva). Inoltre non mi è neppure ben chiaro cosa voglia dire “cultura religiosa” in maniera così generica: se io credo genericamente in Dio, vuol automaticamente dire che pretendo di entrare in una classe in cui vi sia esposto un crocifisso o mi sento offesa? Mah.

Altrettanto vaga la menzione al patrimonio storico del popolo italiano. Il crocifisso in classe fa così poco parte del patrimonio storico del popolo italiano che per stabilire che andava là esposto ci volle una legge del periodo fascista; prima le classi non avevano crocifissi appesi, ed il popolo italiano non mi risulta abbia mai sollevato per detto motivo alcuna protesta. Quanto al fatto che una cosa debba stare esposta in classe in quanto facente parte del patrimonio storico di un popolo, è curiosa. Allora devo appendere al muro anche un ritratto di Garibaldi oppure una foto del Colosseo? Perché quanto ad opere d’arte e personaggi celebri, il popolo italiano ha un patrimonio ricchissimo: se devo metterceli tutti mi dovrò attrezzare di aule con molti più muri.

Fa poi letteralmente scompisciare l’affermazione che il crocifisso deve star lì per il contributo dato ai valori del costituzionalismo: mi giunge nuovo che il Crocifisso, povero caro, abbia fisicamente partecipato ai lavori della Costituente (semmai ci parteciparono i deputati cattolici); se invece si vuol dire che han diritto di esporre i loro simboli in classe tutti coloro i cui valori hanno contribuito ad ispirare la Costituzione (nostra, o più in generale le Costituzioni, non mi è chiarissimo cosa si intenda qui per “costituzionalismo”), allora sui muri appiccichiamo anche una bella falce e martello, visto che la Costituzione Italiana fu scritta anche dai membri del PCI, o un bel ritratto di Montesquieu, Voltaire, Diderot ,Toqueville e chi più ne ha più ne metta, dato che la riflessione su come si possa scrivere una Costituzione e su cosa sia il Costituzionalismo prende più le mosse dai loro scritti che non dal Vangelo.

Che cazzo poi significhi che il Crocefisso va appeso come segno del valore e del limite delle costituzioni delle democrazie occidentali, ecco, be’, questa è meravigliosa: non si capisce infatti cosa diavolo voglia dire, ma ciò che si intuisce non è bello: il Crocefisso sta lì a ricordare che, anche nello spazio pubblico, la Costituzione ha dei limiti, la religione no; quindi lo Stato è libero solo fino a che riconosce come ordine superiore quello di una Chiesa. Bel colpo.

L’ultimo punto, poi, è un capolavoro di logica: in ogni aula scolastica, con decisione del dirigente scolastico, è affisso un crocifisso. Con decisione del dirigente scolastico? Scusatemi un attimo, cari i miei senatori: non state legiferando voi, per dire che il Crocifisso va messo in classe? Il povero preside, che autonomia ha? Deve firmare forse una circolare, in cui ordina che venga esposto? E se non la firma, che rischia?Se decide che non ci va messo, i genitori gli sventolano sotto il naso il vostro articolo 1, quindi che cazzo decide, il poverino? Cos’è, questa, la solita scappatoia “Fatta le legge, trovato l’inganno”? Se un Preside ordina che venga esposto, la responsabilità è sua, perché c’è una sua circolare esplicita in merito; se si dimentica o non vuole emetterla, la circolare, la legge gli intima che in classe sia esposto un crocifisso. Cornuto e mazziato, insomma.

Credete sia finita qui? No, il meglio deve ancora venire. Passiamo al comma due:

Se l’affissione del crocifisso è contestata per motivi religiosi o di coscienza dal soggetto che ha diritto all’istruzione, ovvero dai suoi genitori, il dirigente scolastico, sulla base del princìpio di autonomia scolastica, nel rispetto dei princìpi di tutela della privacy e di non discriminazione nonché tenendo conto delle caratteristiche della comunità scolastica, cerca un accordo in tempi brevi, anche attraverso l’esposizione di ulteriori simboli religiosi.

Non mi è ben chiaro cosa possa entrarci, qui, la tutela della privacy: se io chiedo che in un luogo pubblico, quindi anche mio, non vi sia un simbolo religioso che mi dà fastidio, non è una faccenda di privacy, ma di diritto e principio. Curioso poi come chi abbia diritto a sollevare eventuali proteste siano esclusivamente gli alunni e le loro famiglie. I docenti no. Ai solerti legislatori non passa nemmeno per il capo che un professore o un maestro possano sentirsi infastiditi da un simbolo religioso che pende sopra il loro capo come una spada di Damocle, magari mentre spiegano Darwin. Vabbe’.

Torniamo a bomba: se in classe un rompiballe di alunno dotato di genitori ancor più rompicoglioni chiede la rimozione del crocefisso, il Preside che può fare? Deve cercare un accordo in tempi brevi, tenendo conto delle caratteristiche della comunità scolastica. La comunità scolastica che, se non erro, dovrebbe reggersi sui i valori della Costituzione. La quale dice che tutti i cittadini sono uguali per lo Stato, indipendentemente dall’orientamento religioso; quindi, quando sono in un edificio dello Stato, trovar lì appeso il simbolo di una religione sola è un modo per farli sentire un po’ meno uguali agli altri, e quindi discriminati. Non mi pare che i valori della Costituzione si applichino tenendo conto delle caratteristiche delle comunità. Altrimenti, chessò, a Napoli potremmo avere l’applicazione in toto di alcuni articoli, a Trento di altri, a Roma di altri ancora. E magari anche differenti da un quartiere all’altro. Sarà questo che intendono, quando dicono di rivedere in senso federalista la Costituzione?

Insomma, il Preside si deve arrabattare per chiudere la faccenda il più in fretta possibile, e senza troppo casino, lasciando possibilmente il crocifisso appeso in classe. In tal senso la chiusa dell’articolo è geniale: il Preside può trovare il famoso accordo attraverso l’esposizione di ulteriori simboli religiosi. Cioè, in soldoni: il Crocifisso non si tocca manco con i guanti, ma in compenso ci si può mettere accanto, e meglio sotto, un piccolo Buddha, che, così paffuto, serve anche come monito contro l’anoressia… resta però un problema. E se l’alunno rompicoglioni e la di lui rompicoglionissima famiglia sono di una religione, tipo l’Islam, che non ammette la presenza di immagini di Dio? O se, come nel caso Lautsi, la famiglia è atea, per cui non ammette immagini religiose tout court?

Sono cazzi del Preside, pare, a leggere il comma 3:

Qualora non venga raggiunto alcun accordo ai sensi del comma 2, nel rispetto dei princìpi di cui al medesimo comma 2, il dirigente scolastico adotta, previo parere del consiglio di circolo o di istituto, una soluzione che operi un giusto contemperamento delle convinzioni religiose e di coscienza di tutti gli alunni della classe coinvolti e che realizzi il più ampio consenso possibile.

Già, dunque, pensiamo un po’ cosa potrà succedere: se l’alunno o gli alunni che protestano e chiedono di togliere il crocifisso sono due o tre, in pratica se la pigliano in saccoccia, perché non sono la maggioranza. Se gli alunni che non vogliono il crocefisso in classe sono, metti caso, la maggioranza – esistono classi in cui la maggioranza dei ragazzini vengono da famiglie atee o indifferenti – basta che ce ne sia uno che chiede il crocifisso e gli altri saranno invitati, per buona creanza, a sopportarlo; ma anche fossero tutti concordi nel non volerlo, c’è sempre il problema dell’articolo 1: se il Preside ha firmato una circolare che impone l’esposizione del crocefisso, quello ci deve stare. E se non l’ha già firmata, dovrebbe però averla firmata per legge, quindi il Preside come se la cava? Rischia una denuncia per omissione di atti d’ufficio? Abroga con una circolare quello che prevede una legge dello Stato? Può agire in deroga? Ma non è detto esplicitamente. Povero Preside, come fa sbaglia e rischia grane, il che mi fa sospettare che, per quanto ben disposto, finirà con il considerare chi chieda la rimozione del crocifisso un rompicoglioni a priori, con tutte le conseguenze del caso per lo sventurato alunno.

Insomma, contando che sono solo tre commi e che per scriverli ci si sono messi in dieci, verrebbe da proporre sì un emendamento, ma alla ben nota frase di Cicerone: sbagliare è umano, ma per incasinare davvero tutto ci vuole il PD.

31 Comments

  1. neanche una parola su chi religioso non è.
    e sì che è proprio da quelli che è nata la querelle.
    buffa, ‘sta gente.
    e dovrebbero rappresentar la sinistra?

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  2. Le parrà strano, signorina Galatea, ma riconosco che Lei ha ragione su tutto. E ancora una domanda: hanno scritto proprio così, “princìpio”?

    Naturalmente, il primo commentatore chiosa con rapida stultitia a proposito di chi religioso non è. Ora, sperando che non voglia arrampicarsi su specchi hegeliani discettando di chi religioso non è e di chi è non religioso, dovremmo ricordargli che chi religioso non è non vuole neppure essere preso in considerazione, e dei simboli religiosi se ne sbatte, sempre che non ne tragga giuliva gaiezza, quibus malis ipse careas quia suave est, e desideroso di nec ledere nec violari (è Lucrezio, signorina, si fidi).

    Il problema Suo, signorina, è che Lei è religiosa quanto i credenti e praticanti. Ceede e pratica a modo Suo (non è un merito: significa “come capita”), ma questo non la fa meno religiosa.

    Il problema è che nessuno prende il toro per le corna in nessuna delle due fazioni. La maggioranza, de qua Galatea ipsa, perché non ha ancora ben capito di quale problema si tratta; una minoranza (preti e politici) perché non conviene. Naturalmente esiste la terza categoria, quella dei fessi che non prendono il toro per le corna ci si buttano sopra (le corna). In questo occorre riconoscere che i pidieinni sono maestri.

    O predicano contro il crocefisso o si stiano zitti, che da quella parte non ne recuperano più voti, tanto meno a questo modo e a questo punto.

    Brava signorina, di meglio non poteva fare.

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  3. MI scusi signorina, mi è scappato l’infinito della prima citazione, il cernere… lo ha mica visto in giro, quel delinquente?

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  4. Per gli atei e gli agnostici una bella cornice vuota.

    @red.cac. Inutile infarcire di parole ridondanti opinioni approssimative. Sempre approssimative rimarrano.

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  5. e la pizza? e il mandolino? e le gondole? e l’olio e il vino?
    il piddì è una scatola vuota, purtroppo. come le teste di quei geni che hanno scritto queste scemenze.
    che viene quasi da dire “meno male che stanno all’opposizione”.
    ma io voto piddì, nonostante tutto, perchè penso che la base sia così tanto più avanti della dirigenza che prima o poi quest’ultima si guarderà intorno e non troverà più nessuno.
    vedi le primarie in puglia, tanto così come esempio.

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  6. Questo Pd è degno della peggior demagogia acefala ed eunuca! Come siamo caduti in basso! Dov’è finita la coscienza?
    Ciò che dev’essere chiaro è che nessuna istituzione, se vuole essere pienamente democratica (in un’epoca in cui la mescolanza tra diversi non è un pericolo ma un fatto), ossia se intende rispettare davvero i diritti di tutti, può essere contraddistinta dai simboli di una sola cultura religiosa.

    Fanno sorridere quelli che immaginano il volto contrariato e offeso di quei bambini o ragazzi che, appartenenti ad un’altra religione si sentono avviliti e messi nell’angolo dalla presenza ingombrante di quel simbolo della religione cristiana che starebbe lì solo a sancire la loro ingiusta esclusione. Dall’altra parte sono ridicoli anche coloro, forse più dei primi, almeno in Italia, che credono che gli alunni educati cattolicamente siano rincuorati dal cospetto del loro primo modello di vita. Dove si trovano quegli occhi così vigili ed attenti al crocifisso? Chi ha solcato quei campi di battaglia chiamati aule scolastiche sa bene che quel simbolo affisso alla parete, se c’è non si vede, e se non c’è, pochi se n’accorgono. Il tempio dell’apprendimento è infestato dai mercanti della frivolezza e dell’indifferenza. Lo sguardo aduso allo tsunami mediatico non distingue tra la folla l’emblema sacro. E se lo scorge, lo prende per ciò che non è, per un cartello che marca il territorio, come fa l’urina dei cani, o per un ringhio canino che protegge il territorio privato (questo sì davvero sacro), come quello che si nota sui cancelli di certe ville. Incomprensibile apparirebbe il verso del poeta Carducci, che gli si rivolgeva scrivendo “Tu di tristizia l’aer contamini”. Nessun alunno italiano si sente osservato, nessuno modera i toni, il linguaggio o il comportamento perché si trova di fronte al simbolo della morte del Dio incarnato. Nessuna tristizia e nessuna devozione, l’aere scolastico è preda della vanità, della volgarità e dell’esibizionismo, è contaminato solo dalla fanatica lotta per la riduzione di ogni fatica atta alla conoscenza ed allo studio.
    A ricordare invece che si tratta di un simbolo potente e profondo, dalla doppia natura, fisica e trascendente, capace anche di imporre una reazione alle coscienze, sembra giungere, paradossalmente, proprio la Corte europea dei diritti umani, che ha svegliato quei credenti che prima non notavano neanche il crocifisso ed ora lo degradano ad icona identitaria, svilendone il senso. Ora anche questo povero Partito demagogico si affanna per esibire la sua bravura nel de-cristianizzare il crocifisso e nel vaneggiare di una tradizione che avrebbe una sua cogenza intrinseca. Anche il miliardario di Arcore fa parte della tradizione italiana da vent’anni. Vogliamo vederlo appeso al muro?

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  7. Si, vabbè, ma che cosa sono, consigli per gli acquisti?
    Intendo, la pena è solo pecuniaria o si va a finire nel penale?
    Qui bisogna essere molto severi altrimenti si continua a legiferare per poter scandire ogni secondo della vita del nostro valoroso bobbolo e poi questo invece continua a fare il cazzo del commodo suo.
    E’ questo a mio avviso il punto che dovrebbe essere preso di vista da una sinistra intraprendente.

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  8. Ben detto Signorina, ma se la cosa andasse avanti vorrei rimarcare due robe:
    1) non vale, manca l’apporto cristiano-critico della Binetti;
    2) per FSM, sempre lodato sia il suo nome, si possono mettere due simboli (Lui stesso e il Pesce Pirata)? Altrimenti la comunità pastafariana non si ritroverà.

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  9. Sig. demodemens, vedrò, eccezionalmente, di non ridondare.
    Togliere il crocefisso da aule scolastiche et similia significava una cosa nel 1984, significa altro, molto diverso, oggi. I problemi cui si allude stanno nella storia, che in questi 26 anni ne ha prodotto, di cambiamenti.
    Non sarò certo io a chiarirLe in che cosa consistono. Nessuna approssimazione: è un fastidioso postulato. Ne faccia quel che Le pare.

    p.s.
    Ma guardi un po’, signorina, se debbono disturbarmi anche quando La approvo in toto…

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  10. Conoscendo due dei firmatari di questa fesseria, posso dire che sono tutt’altro che scemi. Il che depone a loro sfavore, e a sfavore del loro partito.
    Penso che la cosa più assurda sia, a parte la smania di concertazione estesa agli arredi scolastici, il poco rispetto per il “soggetto che ha diritto all’istruzione“. A questo (che per ragioni ignote non viene chiamato “studente”) vengono attribuiti “motivi religiosi o di coscienza“. Poiché non vedo limiti di età, devo supporre che si concepisca che anche i bambini delle elementari siano religiosamente intruppati. Così, naturalmente, piace a Bagnasco: e, del resto, un parallelo documento di Fare Futuro (Fini) parla espressamente di “piccoli musulmani”, che è una delle definizioni più disgustose che io abbia sentito dopo “piccoli giudei”.
    La religione insegnata (ossia imposta) ai bambini è sempre, ammettiamolo, una carognata: ma che lo Stato avalli per legge la classificazione dei minori per religione va addirittura più in là dei dettami degli articoli 7 e 8 della Costituzione (non i più azzeccati, come si sa).
    Se invece i firmatari avessero voluto dire che i “soggetti che hanno diritto all’istruzione” possono esprimersi solo se maggiorenni, mentre per i minori vale il parere dei genitori, sarebbe ancora peggio, perché cadrebbe anche la (del resto remota) ipotesi di volontà formatasi spontaneamente. Difficile pensare che i genitori ciellini siano contrari al crocifisso, e chiedano al figlio che ne pensa in merito. Mi pare, simmetricamente, improbabile che un genitore musulmano sia favorevole al crocifisso e/o lasci libertà in materia alla prole.
    Ma non vorrei essere accusato di generalizzare, visto che questa è l’accusa dei fessi, e temo di averne identificato qualcuno.

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  11. Insomma, per il PD il crocifisso ci può stare … ma anche no.
    Tutti che han paura di scontentare il curato e perdere i voti dei parrocchiani.
    Con una Sinistra così, c’è da chiedersi come mai Berlusconi non sia già stato consacrato Imperatore d’Italia.

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  12. Non ho mai votato PD (in nessuno dei nomi che abbia avuto in precedenza) né lo voterò mai: ogni volta che penso che per una volta potrei farlo, avviene una cosa come questa. L’esistenza del Pd è il motivo delle fortune di BS, che effettivamente è il miglior PdC che possiamo oggi qui permetterci (singhiozzate da parte, per favore).
    Caro Marcoboh, non penso che la dirigenza in questione si guarderà mai intorno… se non quando si ritroveranno soli del tutto: ma quelli che continuano a votarli, mi spiace, li ritengo corresponsabili e del comportamento di tale dirigenza e di BS come PdC. Quanto a pizza, mandolino, olio, vino etc., li va esaltando come vere misure dell’eccellenza italica, altro che il PIL (non scherzo) il divino Giulio bis nella sua azione presso l’Aspen Institute: e farebbe solo ridere se questi altri non dimostrassero ogni volta di essere ancora peggiori di lui.

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  13. Aggiungo: ho letto solo adesso Erasmo, e concordo con tutto quanto ha detto salvo la prima frase: due che abbiano firmata una cosa simile non possono essere che scemi. L’ipotesi che firmare possa essere stata una furbata per vantaggi di altro genere non regge, perché per il partito evidentemente non lo è, come dice anche Lector (e lo vedremo presto), e per vantaggi loro interni al partito neanche può esserlo, perché non ha senso avanzare dentro un partito che affonda, meglio abbandonarlo. Quindi SONO scemi, almeno per quanto riguarda la loro azione politica; se poi in altri campi dimostrano capacità superiori, meglio per loro, ma allora si concentrino in queste altre cose ed abbandonino la politica: ciò sarà di vantaggio a loro ed a tutti noi.

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  14. Ceccanti e amici, hanno fatto la supercazzola. Antani,sbiriguda della sbrindolona,tarapia tapioco,antipodi, scappellamento a destra,sono i punti qualificanti della supercazzola che ancora mancano nel testo presentato. Noi dobbiamo spingere perché questi siano inseriti, grazie ad emendamenti al testo base,già nel lavoro di commissione .La supercazzola, senza la sbiriguda della sbrindolona,non funziona.

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  15. @rogra: attento, che se gli citi la supercazzola, non capendo cosa sia, questi sono capaci di metterla nello statuto del partito…

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  16. La norma riguarda l’esercizio di una potestà amministrativa; questa può essere discrezionale o vincolata (nei suoi presupposti di fatto ai fini dell’adozione dell’atto finale).
    Ora questa norma prevede, se letta nella sua sostanza, che occorre sentire tutti (infatti l’opposizione di taluno, secondo la legge sul procedimento, dovrebbe essere preventiva, cioè previo avviso per consentire deduzioni, rispetto alll’adozione dell’atto del dirigente), ma che poi si decide sostanzialmente a maggioranza, il che in fatto di libertà di coscienza è una contraddizione in termini.
    La cosa interessante è che, tendenzialmente, è una maggioranza di adulti che decidono (ma già lo dovrebbero aver fatto in ambito familiare)per dei bambini, ovviamente quasi irreversibilmente condizionabili.
    Il risultato può essere divergente a seconda che, come dovrebbe essere in base alla stessa legge sul procedimento, siano sentiti, e compongano la maggioranza,anche gli insegnanti, componenti a pieno titolo della comunità interessata e portatori di un autonomo diritto alla libera determinazione in materia religiosa.
    In pratica la decisione finale deriverebbe dalla effettiva libertà di ciascuno di esprimere il proprio punto di vista senza condizionamenti (di condanne morali, prospettive di carriera, clamore mediatico sollevato da chi, pur essendo in minoranza, ha più facile accesso ai mass media ecc.,). Non credo che sia una intenzione cosciente dei proponenti, ma in pratica si rimette la decisione ad un piccolo referendum in ogni classe; solo che il voto non sarebbe segreto e perciò i predetti condizionamenti fortemente esercitabili. Almeno fino a che sostanziali e prevedibili mutamenti demografici non risolvano la cosa da sè, ma non necessariamente senza storture, anzi con possibili esiti ritorsivi (il tmepo lo direbbe).
    Insomma, un referendum democratico generale sarebbe più idoneo, salvo prendere atto che, poichè lo stesso andrebbe periodicamente aggiornato (in una perversa logica di attesa di mutamenti culturali e demografici), la regola laica per cui lo Stato è aconfessionale rimane la migliore e la più garantista della sensibilità religiosa, che è un fatto privato.

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  17. Tutto giusto, sig. louba, sia pure con 26 anni di ritardo (cetrto non per Sua colpa), fino all’ultima relativa: la sensibilità religiosa dipende invece dalle contingenze storiche. Per questo dovrebbe ora essere chiaro che 26 anni fa sarebbe stato tutto molto più facile, e i concordi interessi di tutti i partiti ci hanno lasciato in eredità questa situazione.

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  18. In realtà la norma fa emergere quello che è stato sempre a disposizione di tutti, cioè l’intendimento ragionevole e corretto delle previsioni costituzionali, non solo in tema di religione ma anche in materia di decisioni amministrative nell’ambito di un “giusto proccedimento”, 26 anni fa così come oggi. Anzi 26 anni fa la legge sul procedimento (n.241 del 1990) non esisteva ancora e meno che mai la sua consolidata applicazione.
    Nella mia succinta esposizione, infatti, evidenzio due ricadute che quasi certamente non sono state considerate dai proponenti; la necessità, legalmente sancita e non aggirabile, della preventiva acquisizione del parere di tutti gli interessati e l’estensione della relativa platea ad un numero non trascurabile di insegnanti. Le conseguenze sarebbero comunque distorsive anche in tal caso, come evidenziato alla fine, ma gli esiti potrebbero essere inaspettati per la finalità ambiguamente pro-Chiesa dei proponenti stessi; ciò, tanto da far pensare che se avessero previsto le piene conseguenze legittime dell’azione amministrativa ipotizzata forse non avrebbero formulato la proposta

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  19. Ripeto: sono d’accordo. Ho solo fatto un rilievo riguardante l’ultimo enunciato, quello per cui la religiosità sarebbe un fatto privato. Magari fosse così, ma accade raramente: e come tutto ciò che non è davvero privato ricade inevitabilmente nella politica. Aggiungo solo che, nella sua attuale ed evidente impotenza, la politica cerca spesso una sua ragion d’essere nel privato. Mi pare difficile che possa rimanere esclusa da questo fenomeno la religiosità. Anzi, da questo punto di vista c’è da augurarsi che la chiesa cattolica resista ben salda: se domani dovesse esistere una politica laica avrebbe pur bisogno di un interlocutore politico (non di un compare, come accade oggi).

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  20. Sig. Janko, mi fido dell’ex collega Erasmo, in quanto collega e in quanto Erasmo. Mi fido anche perché non solo è possibile, ma quasi normale che persone non sceme agiscano politicamente da scemi. Il fatto è che a un certo punto ci si trova in una specie di vortice dove l’intelligenza personale non basta più, e da fuori tutto sembra opera di stupidi.
    Il collega osserva come ciò deponga a loro sfavore e a sfavore del loro partito; io aggiungo che depone a sfavore della politica in generale, almeno di quella “partiticamente” intesa.

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  21. Faccio notare che i vari senatori, avendo solide e fondate opinioni personali nel merito, si sono limitati a copiare pari pari la legge bavarese sull’educazione e l’istruzione pubblica, Bayerisches Gesetz über das Erziehungs – und Unterrichtswesen (BayEUG), approvata il 23 dicembre 1995 dal Parlamento del Land Baviera ed entrata in vigore il 1º gennaio 1996, in seguito alla sentenza della Corte costituzionale federale del 16 maggio 1995 (BVerfG, 1 BvR 1087/91 «Kruzifixurteil»).
    Come si evince dalla relazione introduttiva.
    E poi siccome “i conflitti restano comunque limitati non sembra ragionevole allontanarsi eccessivamente dalla normativa attuale, ma limitarsi ad alcune correzioni incrementali.”

    Da far cadere le braccia…

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  22. @Frap: La legge bavarese, per altro, ha causato numerosi ricorsi in sede europea proprio perché è accusata di essere incompatibile con le linee guida dell’Europa in tema di laicità.

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  23. dà la misura dello stato confusionale non solo del PD ma della classe dirigente in generale di questo povero paese.

    in un paese civile, invece, sarebbe bastata una riedizione ex novo della circolare ministeriale relativa agli arredi scolastici in cui si fosse semplicemente omesso dall’elenco il crocifisso.

    il resto sarebbe venuto da sé.

    comunque mi pare che i preti si stiano dando da fare in proprio nell’opera di demolizione dei vecchi istituti:

    http://diciottobrumaio.blogspot.com/2010/01/langelo-azzurro.html

    http://diciottobrumaio.blogspot.com/

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  24. La copiatura della normativa bavarese del 1995, peraltro anteriore all’entrata in vigore del Trattato di Lisbona e dell’incorporazione dei principi CEDU nel diritto europeo, è interessante; dimostra l’arretratezza culturale (che è già una traccia di cultura, non volendo pretendere troppo dalla classe politica)dell’opposizione, tardivamente volta all’indietro nel leggere la realtà ordinamentale in divenire in cui ormai l’Italia è collocata in chiave europea. Magari, fatti opportuni sondaggi e compreso come pochi facinorosi non portino i voti della maggioranza di buon senso, la norma verrà, al limite, ripescata dal governo come soluzione salvifica, dimostrazione di cultura pseudo laica da rivendersi in clima elettorale (con le lodi delle principali testate). Salvo poi che la CEDU dirà inevitabilmente (come credo abbia fatto sulla legge tedesca) che la scuola non può essere la sede per imporre le rispettive dichiarazioni confessionali, da mettere in archivio, e fare la conta degli eserciti “santi” in attesa di scontrarsi. MA se la CEDU pronunziasse una tale decisione, ci sarebbero reazioni violente con vibrati insulti televisivi, salutati da ovazioni di tronisti e veline e facce ossequiose dei conduttori presenti.
    Ma che ve lo dico a fà? Mi sà che l’uso della cultura, dei processi cognitivi logico-critici, sarà dapprima censurato con dei beep televisivi, poi reso reato ed eccettuato dalle norme sul processo a morte breve, un pò come l’illecito di immigrazione clandestina che, a ben vedere, è strettamente collegato al tema (della rimozione di ogni traccia di cultura). Mannaggia, ora vado alla posta e faccio in fila questo discorso; mi stanno trasformando in un mostro!

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  25. “patrimonio storico del popolo italiano.” Forse intendevano “patrimonio suppellettile del popolo italiano”. Allora si spiega la legge. Se uno vuole muovere un mobile in una classe lo si fa a maggioranza: tu vuoi la cattedra a dx o a sx? Si vota!

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