Figlie e nuore. Il luminoso futuro delle donne e della società tutta nei piani di Silvio.

Per un attimo, l’effetto è stato quello di essere capitata per sbaglio dentro una macchina del tempo: la voce che sentivo doveva provenire da molto lontano, da un imprecisato passato dalle parti degli anni ’50, meglio ancora dei ’30, fatto di signorine grandi firme che s’apprestavano a diventare signore bene appena indossato un anello.

Invece no, era la conferenza stampa con cui Berlusconi illustrava quanto il suo governo aveva fatto ed ancora farà per i giovani. Non una cartolina del passato, dunque, ma il racconto di un luminoso futuro da situare attorno al 2020. Che il nostro amato Premier, accompagnato dalla sorridente ministra delle Gioventù, Giorgia Meloni, ha così sintetizzato in un impeto di descrizione poetica: “Il patto intergenerazionale che vogliamo promuovere è una famiglia in cui la generazione dei nonni aiuta ad accudire i nipoti, per permettere ai neogenitori di rimanere sul mercato del lavoro. In cambio, figlie e nuore si prenderanno cura degli anziani quando diventeranno non autosufficienti”.

Dunque, ragioniamo un attimo, fatemi capire. Noi ci stiamo avviando verso un sistema economico globale, in cui saremo in diretta concorrenza con paesi molto più agguerriti di noi, che hanno investito da anni nella ricerca e nella qualificazione del personale a tutti i livelli somme ingenti; un mondo in cui le intelligenze saranno il bene più prezioso, e i cervelli in grado di fare innovazione contesi sul mercato: siano essi cervelli femminili o maschili, saranno cervelli in movimento. Un mondo in cui sarà sempre più importante per il singolo poter cambiare rapidamente città, paese, magari incarico, quindi essere slegato mentalmente ma soprattutto praticamente da tutti quei vincoli materiali che potrebbero penalizzarlo (tipo: “Oh, cazzo, potrei accettare un lavoro migliore a Firenze, ma non posso andarci perché non saprei come fare a gestire il pupo, se non ho mia madre vicina che me lo tiene!”). E la proposta di sviluppo che il Premier mi mette dinnanzi agli occhi, qual è? Asili nido, scuole con orario pomeridiano allungato, servizi sociali diffusi sul territorio e di facile accesso? No. Un universo chiuso in cui la giovane coppia a momenti fa fatica persino a cambiare quartiere, perché è legata alla figura dei nonni che devono fare da babysitter, dato che, se mamma e papà vogliono continuare a lavorare, devono avere a disposizione loro, gli anziani di casa, che vadano a scuola a prendere i pupi, li sorveglino nel pomeriggio, li accudiscano quando solo ammalati. Altrimenti salta tutto. Non è ben chiaro quando i nonni troveranno il tempo di farlo, peraltro, questo servizio sociale gratuito alle nuove generazioni: se lavoreranno anche loro fino a 65anni, infatti, i figli avranno bambini piccoli quando i nonni saranno ancora nel pieno dell’attività, e avranno disponibile, grasso che cola, forse la pausa pranzo. E allora, Silvio, spiegamelo un po’, il pupo chi me lo guarda?

Ma se dal punto di vista dei servizi a giovani siamo nella cacca fino al collo, è addirittura meraviglioso quanto si prospetta per gli anziani: a prendersi cura dei nonni ormai inservibili per fungere da baby sitter perché condannati al pannolone saranno, udite udite, figlie e nuore. Cazzo, meno male! Mi pare giusto! Figlie e nuore, infatti, sono donne, pardon, femmine: mica è pensabile che abbiano qualche lavoro di responsabilità, che facciano chessò, il medico, l’avvocato, l’imprenditrice, il libero professionista. I figli, maschi, non possono lasciare il loro lavoro per accudire i vecchi infermi, le figlie e le nuore sì, che cavolo avranno mai da fare d’altro nella vita? Potranno tranquillamente licenziarsi dai loro lavoretti part time, che tengono di certo solo per una forma di autogratificazione personale, mica perché in famiglia per tirare avanti ci vuole un doppio stipendio: a portare i soldi a casa ci pensa il marito, loro possono mollare tutto e fare l’infermiera o la badante al nonno che sbavacchia e abbisogna di cambiar catetere ogni dieci minuti! Se poi una è figlia unica e anche nuora, e rischia perciò di ritrovarsi ad accudire, magari contemporaneamente, i genitori del marito e quelli suoi, meglio ancora: avrà una vita piena di gratificazioni, volete mettere? E sapete l’enorme vantaggio che ne avrà la società tutta, quando magari stuoli di brave cardiologhe, architette, biologhe, imprenditrici, negozianti o anche solo diligenti spazzine dovranno piantare in asso i loro lavori ed i loro incarichi e licenziarsi per andare a badare a mamme e papà confinati a letto perché non c’è un cazzo di struttura pubblica che sia in grado di prendersi cura di loro! Economicamente parlando, una meraviglia: centinaia di lavoratori con competenze specifiche che vengono buttate nel cesso, perché il “patto fra generazioni” di Silvio ha della società una idea che dire solo arcaica è quasi un atto di ingiustificato ottimismo, dato la definizione più corretta sarebbe “al di fuori di ogni realtà”.

Preparatevi, questo vi prepara Silvio ed il suo illuminato Governo per il 2020. Fa così schifo, nonostante il sorriso della ministra Meloni, che c’è a sperare che i Maya sul 2012 ci abbian preso.

32 Comments

  1. Post ragionevolmente da collegare a quello delle famiglie di sinistra che “partoriscono” un figlio unico. Ora bisognerebbe razionalizzare la cosa. Facendo un po’ di ipotesi e di calcoli statistici, bisogna fare un figlio maschio e accodargli almeno due figlie femmine. Il che promette che quel figlio possa assicurarsi almeno una moglie, in più un’amante (il che non guasta) e che la moglie possa accudire ai vecchietti del marito mentre l’altra ai suoi. Ovviamente i vecchietti dovranno mantenerle fino a compimento del loro percorso terreno. Ma morti i vecchi che ne facciamo della femmina non ammogliata? La mandiamo suora? Oppure la facciamo battere la strada? In effetti non è bello vedere una moglie che fa certi mestieri. Per la verità neanche una sorella…
    Beh le teorie del caro Premier fanno sempre molta acqua, non capisco perchè le mie dovrebbero funzionare.
    😦
    Mi vergogno di essere italiana! Per quanto oggi non mi vergogno di essere veneziana! 😉
    Ross

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  2. un paio di mesi fa avevo mia madre in ospedale, e passavo tutti i giorni a trovarla. la sua vicina di letto un giorno mi disse: ‘certo che per lei dev’essere faticoso. Non ha una sorella (!) che potrebbe venire qui?’

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  3. Non è un caso poi che la maggior parte di quelli che sperano in un allungamento ad oltranza della vita siano uomini e non donne. Questa categoria di maschi dà per scontato che ci sarà sempre qualche donna, dalla figlia giù giù fino alla bis-nipote, disposte a sacrificarsi per accudirli nel momento del loro deperimento massimo.
    Che poi, se da questi progetti di avanzato welfare creativo dovessimo giudicare i valore di questo grande statista, avremmo l’ividia di tutto il mondo.

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  4. E si è trattenuto dal dire che stando in casa saranno anche libere di tenere il volto scoperto, anche se con lo sguardo basso, perchè il burqa sarà obbligatorio solo in strada.

    La verità, e oggi si vede meglio del solito, è che agli italiani, molti italiani, piace così. Se non ci piace possiamo sempre emigrare. Io penso sempre più spesso ad un metallo pesante, che non è nè il bronzo, nè l’oro, anche se anch’esso ha dato il nome ad un periodo recente della nostra storia.

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  5. Dobbiamo riprendere la lotta, culturale prima che politica…sono grata al femminismo storico, ma ora tocca a noi tutte riaccendere il fuoco della battaglia!

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  6. Ecco, speri nei Maya. Anzi, si voglia privilegiata, si auguri che l’ambaradan si abbatta soltanto su Spinola e sul Qualcovunque. Grazie.

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  7. Beh pare che la maggioranza degli italiani e delle italiane ieri abbia votato per la Lega e per questo quadretto.

    QUindi oltre che accudire figli e nonni dovremo farlo parlando dialetto.

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  8. Ma certo, sig.ra Elena, soprattutto al nord, dove tutti conoscono solo il dialetto del loro municipio, anzi, del loro rione.

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  9. @Asa_Ashel

    Il tuo discorso suona simile a quello del nostro Silvietto,la rigida categorizzazione dell’umanita’ in due sessi,in cui la parita’ e’ una pia illusione perche’ l’altro\a e’ peggiore\inferiore…
    …ma vabbe’.

    @Galatea
    Innanzitutto verrebbe da domandargli se chiedera’ a sua figlia di accudirlo nel momento in cui non avra’ piu’ possibilita’ d’essere autonomo.Il sospetto e’ che anche lo facesse la dolce Barbara lo manderebbe affettuosamente a quel paese.

    Secondariamente,il suo discorso e’ – come quasi ogni suo discorso – privo di alcun contatto con la realta’.Per un individuo con le sue possibilita’ economiche,abituato a frequentare persone con possibilita’ economiche sicuramente inferiori ma cmq sufficienti a garantire uno stile di vita agiato il problema di trovare una persona a cui affidare il pargolo o il genitore\trice non autosufficiente non sussiste.Ovvio che non abbia ben chiaro cosa una persona “normale” debba fare per ottemperare ai propri doveri di genitore\trice e figlio\a.

    Senza alcun giudizio di carattere qualitativo e morale sullo stile di vita che un individuo al giorno d’oggi e’ costretto a tenere per avere delle possibilita’ economiche sufficienti a garantirsi i beni primari piu’ qualche lusso modesto – oltre alla possibilita’ di formare un nucleo familiare – constato l’ovvio:e’ uno stile di vita affatto semplice.Uno stile di vita che richiede l’assunzione di responsabilita’ gravose e di rinunciare a qualsivoglia pretesa di stabilita’.
    Facile che molti ne siano spaventati e vagheggino di situazioni in cui possano diminuire il carico di responsabilita’ e decisioni e possedere un certo senso di stabilita’.
    Del resto la famiglia “ideale” dipinta dal caro Silvietto e’ un modello di stabilita’,sicuramente fossilizzante,ma cmq stabilita’.
    Cosi’ molti si lascian infinocchiare,perche’ han paura di guardare in faccia la realta’.Che quel genere di stabilita’ e’ ormai perduto e che bisogna rimboccarsi le maniche e puntare al mondo perche’ il proprio quartiere e’ divenuto troppo piccolo.
    La paura del diverso – l’immigrato – o del nuovo – la globalizzazione – o del doloroso – il cancro.Su queste paure Silvietto bello gioca,promettendo soluzioni semplici ma impossibili.

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  10. L’unico appunto che mi permetto di muoverti è: “dove dovrebbe essere l’effeto sorpresa?”. Il modello di società che viene promosso da questi loschi figuri è chiaro direi lapalissiano. Sono trent’anni che propongono gli stereotipi che descrivi benissimo …
    Un Sorriso

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  11. Scusa Gala, io mi sono sorbito i 24.14 minuti della conferenza (colpa tua), in cui peraltro la Meloni parla e straparla anche di ciò che hanno fatto la Gelmini (e non si capisce il perché) e Brunetta.
    Berlusconi in conferenza non ha detto le parole che scrivi.

    Peraltro dal link di Giornalettismo che riporti si fa riferimento a questo documento, Italia 2020, che a pag. 15 scrive invece:

    Sempre più numerose sono le famiglie nelle quali gli anziani, coabitanti o meno, offrono il loro aiuto nelle azioni di accompagnamento e di assistenza dei minori, assicurando così alla donna la possibilità di
    partecipare al mercato del lavoro, oppure mettono a disposizione la loro pensione nella vita familiare. E nello stesso tempo trovano nelle famiglie la risposta ai loro bisogni e alle loro paure.
    È questo il patto intergenerazionale che vogliamo promuovere.

    Che mi pare un tantino diverso da quanto sopra.

    Infine se apri la pubblicazione della Meloni a pag. 5 puoi leggere:
    “Tra le necessità primarie dei neo-genitori, specie quando il reddito è garantito dal lavoro di entrambi, è la possibilità di accedere agli asili nido. Ma questa necessità troppo spesso deve fare i conti con l’impossibilità materiale da parte del bilancio familiare di sostenere spese ulteriori. Per questo il ministro dell’Economia e delle Finanze, Giulio Tremonti ha deciso la detrazione Irpef del 19% delle spese sostenute dalle famiglie per sostenere la spesa della retta degli asili nido pubblici o privati, fino ad un massimo di 120 euro.”
    Che è una vera miseria, sia ben chiaro.

    E però scusa, ma di che stiamo parlando, allora?

    Piuttosto è parecchio triste l’invito finale di Silvio alla Giorgia affinché attraverso la PdC faccia adeguate campagne informative, con spot sulle televisioni, sulle azioni messe in campo dal Governo per i giovani.
    Un consiglio niente affatto interessato.
    In pratica, con un lieve giro di parole, ha provato a dirle: guarda che ‘sto tuo libretto non se lo fila proprio nessuno (il primo governativo e “crossmediale”, secondo la Meloni: te lo potrai leggere pure sull’ iPhone) !!

    Comunque è un periodo che le ministre fanno conferenze stampa per enumerare tutto quel che han fatto in questi due anni.
    Deve essere un’idea di Silvio.
    L’altro giorno è stata la volta della Brambilla, che ha sparato una serie di panzane clamorosa sul “Patto per il Turismo”.

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  12. Ovviamente sono d’accordo con te, Mariangela (non c’è neppure bisogno di dirlo).
    Grazie per la citazione, un grande abbraccio virtuale, e un saluto dopo lo scampato pericolo “Brunetta”
    🙂

    Carlo

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  13. “Asili nido, scuole con orario pomeridiano allungato, servizi sociali diffusi sul territorio e di facile accesso?”

    eh si… sembra solo un paio di anni fa 😉 quando io dicevo che bisogna creare una rete di asili come elemento prioritario al femminile(perchè esisterebbe anche il maschile su cui investire soldini) della pari opportunità e le femministe mi davano del sessista e del cattolico perchè non consideravo prioritario il “soffitto di cristallo” .

    cittadine comuni, arrangiarsi ora.

    e votare le carfagna o la femminista di turno che fate una deputata in più !

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  14. @frap: Ho messo il link all’articolo di Giornalettismo perché la frase, nella forma in cui è riportata, l’avevo trovata solo là, quindi mi pareva corretto citare la fonte e rimandare anche alla registrazione della conferenza stampa. Però, pur essendo il passo che citi tu, tratto dal rapporto 2020, mancante dell’accenno a “figlie e nuore” che è la parte più ridicola del tutto, il succo è lo stesso: per le famiglie in sostanza non si prevede altro che incentivare i servizi “gratuiti” forniti dalla famiglia di origine, non tenendo conto però che, con l’innalzamento dell’età pensionabile, ci saranno per giunta molti meno nonni con a disposizione tempo da dedicare ai nipoti. Quanto all’accesso agli Asili Nido, il problema non è solo di soldi, ma anche di mancanza di strutture a disposizione: quelli pubblici o convenzionati sono pochissimi (non solo i nido, anche gli asili normali) e per quelli privati 120 euro non servono a nulla). Quanto all’allungamento dell’orario scolastico e alla possibilità di lasciare i figli al pomeriggio a scuola, la Gelmini ha fatto il suo, tagliando tutto.

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  15. @maschile individuale: Ah, già, certo, sei stato tu l’unico che si è accorto che in Italia mancano gli asili! Se non ce lo dicevi tu, non ce ne accorgevamo…saranno vent’anni che la cosa si fa presente, ben arrivato, eh. Non ho ben capito cosa diavolo vorrebbe dire però “come elemento prioritario femminile”, perché in italiano la frase non ha alcun senso.
    Le cittadine (e i cittadini) comuni si arrangiano da quel dì, purtroppo, come sempre in questo paese: uomini o donne tocca fare i salti mortali per sopperire alle carenze che la politica si guarda bene dall’affrontare seriamente.
    Quanto alla Carfagna, eh guarda, hai certamente ragione: siamo state di sicuro in maggioranza noi donne a darle i 55voti di preferenza come consigliere regionale che s’è beccata l’altro giorno, e noi donne a farla diventare ministro a furor di popolo. Proprio sì, guarda, siamo state noi…
    (Senti, maschile individuale, ho capito il dente avvelenato col mondo e per te qualsiasi donna è un nemico a prescindere, nonché un’oca femminista, ma prima di venire qua a dire che appoggio la Carfagna o qualunque altra solo per il fatto che è una donna, fai un favore, almeno fai finta di leggere quello che ho sempre scritto sul mio blog. Su, dai, un piccolo sforzo per evitare di sparara cretinate a caso, almeno)

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  16. Sig. maschile, non vorrà lasciarsi maltrattare così alle 7.19 del mattino. Reagisca come si conviene ad un uomo.

    p.s.
    La Carfagna è bbona, lo ammetta. Credo però che mai la sig.na Galatea l’abbia votata e possa votarla, per molte ragioni politiche e alcune pure impolitiche, tra le quali il fatto che è bbona.

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  17. “Il patto intergenerazionale che vogliamo promuovere è una famiglia in cui la generazione dei nonni aiuta ad accudire i nipoti, per permettere ai neogenitori di rimanere sul mercato del lavoro. In cambio, figlie e nuore si prenderanno cura degli anziani quando diventeranno non autosufficienti”
    Giorgia “Catalano” Meloni ha parlato.

    E d’altra parte:
    È molto meglio essere giovani, belli, ricchi e in buona salute, piuttosto che essere vecchi, brutti, poveri e malati.
    È meglio lavorare poco e fare tante vacanze, piuttosto che lavorare molto e fare poche vacanze.
    È meglio innamorarsi di una donna bella, intelligente e ricca anziché di un mostro, cretino e senza una lira.
    (Massimo Catalano)

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  18. Commento fuori dal coro: mi fa un po’ specie pensare al progresso come qualcosa che mi spinge a rifilare i miei genitori vecchi e malati ad un estraneo.
    Forse una società giusta sarebbe quella che consentisse a chi lo desideri (maschio o femmina) di sospendere il lavoro per accudire un familiare nel bisogno.
    Ci sono momenti e situazioni in cui la realizzazione personale NON passa attraverso la carriera: fossi anche un premio Nobel, ma lasciassi morire da soli i miei genitori, mi sentirei solo una merdaccia. E, permettete, non me ne fregherebbe proprio niente che le mie preziose doti professionali per un po’ non fossero a disposizione della collettività.

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  19. @SILVIA,
    credo che il tuo ragionamento, legittimo e in gran parte condivisibile, dovrebbe proseguire con la distinzione tra ciò che attiene alla libertà individuale di scegliere il proprio modello di vita e di famiglia (che tu prefrisca l’accudire i genitori alla carriera è addirittura encomiabile, ma non può essere imposto ad altri) e ciò che compete allo Stato in termini di erogazione ed accesso ai servizi sociali; nel senso che se non si fanno asili nido e non si eroga asistenza agli anziani (il modo pio è ampiamente da discutere) non si lascia la scelta ma si impone un modello.
    Se posso permettermi di interpretare Galatea, pur nell’approssimazione di alcune sue espressioni, è proprio nella certosina e costante proposizione di un modello di società dove la donna è ricondotta al vecchio dualismo antitetico santa/puttana (o a casa a stirare o nei bordelli sollazzare i maschi), sempre e comunque sottomessa all’uomo ed ai suoi bisogni, sostituiti a quelli della società, che questo leader, questo governo, questa maggioranza mostra la corda.
    La cosa per me triste è che buona parte della società italiana condivide, o non condivedendo comunque accetta, questo modello e ne premia i rappresentanti, non casualmente con la benedizione della CEI, ma questo è un discorso molto più ampio.

    Fai bene tu, a pensare di dedicarti alla cura dei genitori anziani, e spero di poterlo fare anche io con mia moglie. Ho anche una figlia, però, che spero felice e realizzata, e non riesco a pensare che il mio futuro debba essere obbligatoriamente quello di pesare su di lei nella mia vecchiaia; però povertà ed assenza di servizi mi potrebbero costringere a subirlo, ed ecco cosa non mi piace di questa deriva.

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  20. @Silvia. Concordo con Ugolino. Nessuno vieta che ciascuno possa decidere volontariamente di accudire i genitori (o i figli con problemi, o i mariti ammalati, etc.). Ma un conto è se lo faccio perché è una mia scelta, e un altro se invece, per esplicita decisione governativa, si dice che quello è un mio compito e devo arrangiarmi a svolgerlo, perché tutti i servizi alternativi sono tagliati. E’ già successo con la scuola: eliminate il tempo prolungato alle medie, molte madri si trovano di fronte ad un problema: continuare a lavorare, ma pagare di tasca propria la babysitter per il bambino che non ha più il rietro pomeridiano (e quindi, in pratica, dare il proprio stipendio alla Baby sitter), oppure smettere di lavorare e rimanere a casa con il figlio. Tu mi dirai: a me piacerebbe di più rimanere a casa con il figlio. Già, ma non è più una tua scelta, è una cosa che sei costretta a fare perché non ci sono alternative: porta ad un senso di frustrazione che, alla fine, rischia di essere controproducente persino per il bambino.

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  21. L’errata corrige era assolutamente indispensabile, sig. ugolino. Grazie.
    Piuttosto, tra “a casa a stirare o nei bordelli a
    sollazzare i maschi” che cosa, mi dica mi dica, la indigna maggiormente?

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  22. p.s.
    Sig.na, con la questione del tempo pieno Lei dimostra per la centesima volta di non capire un cazzo di scuola e ne fa una questione di agi o disagi famigliari. Trovi modo di andare all’università, o di fare altro, perché, così giovane, avremo da lei ancora decenni di danni.

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  23. @red.cac: red cac. prenda le pillole, su. Certo che devo essere proprio una sua personale ossessione se manco ora che la Lega vince su tutti i fronti riesce a essere felice e resta sempre qua, a perder tempo in polemiche con una donnetta della sinistra al caviale… su, dai, Lei è un genio assoluto e conclamato tuttologo, vada a dare consulenze su come si gestisce l’Italia, la Padania, il Nord tutto! Come??? Non l’hanno ancor chiamata a fare da consulente globale? Un uom della sua sorte? Un intellettuale così fino che capisce di tutto, dalle politiche per l’istruzione alle istruzioni per l’uso dell’apriscatole, ed è in grado di tradurle pure in greco? Non le hanno già dato un cattedra universitaria, un posto da rettore? Ah, vili marrani! Per questo l’Italia va in rovina!

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  24. Scríve in zenéize ou l’è in casín de la madonna, se ün u voeu posâghe in te na mainéa o in te l’âtra u ségnu de dûve se déve posâ a vuxe. Perché fra stréite, cürte, larghe, lunghe, e accenti tônici nu se sá dûve belín mette tütti i ségni che andiéivan míssi. E poi? Fémmu cumme u Firpo, cu scrive cumme ghe pâ a lé*, o serchémmu de doeuviâ u franséize? Sciâ l’ammìe, u l’è pézu che u rüs-sciu. Óua gh’ò fêtu in mézu piaxéi, scignurin-na, ma sciâ nu se crédde che g’óu fasse due votte. E se sciâ me voeu rasc-ciâ, passiénsa, pe nu dî che me ne sbattu e cugge; me tucca doeuviâ a tastéa spagnolla – sciâ sá che i spagnolli nu van ninte perché sun molli, ma cumme belin dévu fâ pe fâ capî se na strêita a gh’á anche l’accentu, sa l’é cürta o lunga… e cumme fássu cun i dittonghi o cumme belín se ciamman? Ma sciâ stagghe in pô a sentî: chí a Zéna [eccu, sciâ m’óu dixe lé cumme se scrive “Zéna”?] a léga a se l’è sempre piggiôu in te quèllu pôstu, e alantû se ne sbattémmu u belín, chi, du Zaia, e anche du Côta. Ma se sciâ voeu che ségge sc-céttu fin-na in fundu, scià l’ammìe, a nuiàtri chi a ne va ben cuscí: che vinsan in Vénetu e sûvia u Pó, che u mèttan in te quellu postu ai mancín cumme au Berlüsca, che se mettan d’accordu lû e u pap-pa, che in Italia fassan quellu che voeuan, intantu nuiâtri chi gh’èmmu u mâ e fèmmu quellu che ne pâ cumme èmmu sempre fêtu.
    Sciâ me stágghe ben, che a scrìve ‘sta rôba â mê mainéa me sun fêtu in cü cuscí. Méggiu lasciâ perde. Viva e Galatée e abbassu i Zaia: sciâ l’ammìe in pô cum-me me sun redütu.

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  25. p.s.
    Solo genio assoluto, non tuttologo. Non mi hanno chiamato perché sanno che li manderei a quel paese come già tanti.
    Chiariamo un equivoco a beneficio dei cicisbei, che Lei già sa, ma che nessun altro sia così fesso da pensare che sto polemizzando con Lei. Ho fatto quel che dovevo: ridotta a’ termini debiti non la ben nota caterva di sciagurati ma una sciagurata soltanto, e meglio di niente, nessuno è più così sicuro che Lei sia il non plus ultra dell’antichità classica in blog (basto io a metterla al secondo posto).
    Vada giuliva, non scrivo mai senza prima aver preso le pillole, anche quelle che Lei mi consiglia, viagra compreso, ed esso viagra non a suo pro o, se vuole, come dice di volere, a suo danno o a suo poscitu êse che nu me n’imbarássu.

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