Carrierucce da segretaria. Ovvero le donne non sono esseri umani.

Eppure non dovrebbe essere così difficile da capire. Voglio dire, persino senza avere in dote una immaginazione in grado di creare universi paralleli in 3d modello Avatar, ci si dovrebbe arrivare quasi spontaneamente. Invece no. Sembra proprio che a certi maschi italici comprendere una cosa tanto ovvia e lapalissiana non riesca proprio. Perché quando cerchi di fargli notare che uomini e donne, al di là delle differenza di sesso, fanno sempre parte della categoria degli “esseri umani”, e come tali hanno, in buona sostanza, esattamente gli stessi tipi di emozioni, reazioni ed aspettative riguardo alla propria vita ed alla famosa ricerca della felicità, ecco, quelli ti guardano come se fossi Vulvia e stessi parlando degli Ufi: le donne? Le donne esseri umani “normali”? Suvvia, non scherziamo!

La senti in sottofondo, questa esclamazione, a tutto quel bell’articolo che Massimo Fini ha scritto per l’Antefatto ieri, e che già la mia amica Lameduck ha commentato da par suo. Le donne? Mica sono degli esseri umani “normali”, loro, parametrando la “normalità”, beninteso, su quello che secondo Fini significa essere “maschi”. E dunque giù a manetta con i luoghi comuni più vieti, quelli che ormai in qualsiasi paese del mondo, Zimbawe compreso oramai, nessun essere umano si sognerebbe di ripetere neppure in una telefonata fra ex commilitoni: razza nemica, dotata di lingua biforcuta e lacrime fasulle, ma anche, tanto per dare una spolverata di citazione alla Nietzsche che fa tanto intellettuale, orgiastiche e dionisiache, menadi scatenate ma istintive, irrazionali ed inaffidabili, pertanto incapaci per natura di fondare società o farle funzionare come si deve.

In un’Italia in cui da almeno trent’anni le donne orgiastiche e dionisiache, aliene alla razionalità cartesiana che contraddistingue il maschio e gli permette di comprendere appieno come far funzionare un paese, fanno ormai tutti i mestieri ed i lavori, gestiscono aziende, dipartimenti di fisica nucleare, fanno ricerca come biologhe molecolari, forniscono proiezioni statistiche per gli andamenti di borsa, elaborano dati informatici, governano città o regioni, sono avvocati, magistrati, poliziotti, soldati, medici, docenti universitarie, insegnanti, giornaliste, direttrici di giornali o di fabbriche, autisti di autobus e di metropolitana, persino gondoliere, la risposta a un simile articolo può essere, nel migliore dei casi, uno scuotimento di testa pieno di commiserazione.

Viene da chiedersi veramente in che razza di realtà virtuale e sconnessa da tutto viva un Massimo Fini, in che cavolo di mondo separato e chiuso fluttuino tutti questi uomini che continuano a blaterare e dare ritratti delle “donne” che non hanno in pratica più alcun aggancio con l’attualità. Paiono essersi pietrificati in un tempo indefinito, in cui le donne erano quelle dei telefilm americani anni ’50, la gonna larga, la bocca rosso rubino, e il seno generoso che sussultava di piacere quando il marito, tornando a casa stremato dal lavoro, la sera, annunciava che aveva regalato loro la lavatrice nuova di zecca. Massimo Fini, è chiaro da ogni suo scritto, e tutti quelli che lo osannano, pensano davvero che la massima felicità per una donna in quanto donna sia questa: un orizzonte limitato alla casa da tenere in ordine e alla famiglia, al marito da accudire come un bimbo un po’ troppo cresciuto, ai figli da mandare fuori con le camicie linde e il fiocco sul grembiule. Qualsiasi cosa le donne abbiano raggiunto oltre a questo o al di fuori da esso, è un tradire la loro vera natura, un bisogno indotto dal martellamento del femminismo, dalla deriva della società. Lo dice e lo scrive, Massimo Fini: Han perso, per qualche carrieruccia da segretaria, ogni femminilità, ogni dolcezza, ogni istinto materno nei confronti del marito o compagno che sia, e spesso anche dei figli quando si degnano ancora di farli.

Non viene nemmeno un dubbio, a Massimo Fini, che le donne siano esseri umani esattamente come lui, e come i suoi confratelli uomini. Non lo sfiora il sospetto che magari, povere donne, quella carrieruccia, magari anche solo da segretaria, possa essere per loro un modo di realizzarsi, di sentirsi felice. Chissà come si sentirebbe offeso, Massimo Fini, se a lui, maschio, avessero detto che il suo orizzonte, in fondo, si poteva ridurre a fare il semplice casalingo, invece che diventare giornalista. Immagino che neppure al peggior praticante maschio incrociato in vita sua, per quanto conscio che sarebbe diventato solo un penoso imbrattacarte, il bravo Fini abbia mai suggerito di lasciar perdere e limitarsi a stirare camicie e fare il bucato. Nella peggiore delle ipotesi, gli avrà detto di cercare un altro mestiere, ma di mollare il lavoro fuori nel mondo per dedicarsi a cambiar pannolini ai figli e rassettare il salotto, no. Per noi donne, invece, nella mentalità degli uomini come Fini e tutti i suoi epigoni, il lavoro fuori è sempre qualcosa di accessorio: noi non possiamo avere delle aspirazioni nostre, voglia di indipendenza, sete di metterci alla prova, creatività da spendere al di fuori delle mura domestiche e, se proprio ci teniamo, del corso di decupage. Se sogniamo di andare fuori, nel mondo, di avere una nostra attività e una nostra vita, che prescinda (non sia per forza alternativa) a quella del marito e dei pargoli, non siamo più donne, o lo siamo un po’ meno: perdiamo in dolcezza, non siamo più in grado di dedicarci alla famiglia come la nostra natura pretende, perdiamo i tratti orgiastici, istintivi, diventiamo virago e scassapalle. Se vogliamo realizzarci come esseri umani, insomma, non siamo più donne. E noi dobbiamo sempre ricordarci invece che donne siamo, non esseri umani.

47 Comments

  1. “Benvenuta A Bordo”.
    Oltre però a condividere il ritratto della donna moderna (ovviamente il tuo), la mia domanda è :
    “Di cosa ti stai meravigliando? in fin dei conti non è quello che vanno predicando da tempo!”

    Come il buon Luttazzi però ha detto al Paladozza, non è che se lo racconti poi non è più reato.

    Quindi, se mi consenti la chiosa, la reazione corretta dovrebbe essere il “mandarli a fare …. (riempire a piacere)” e non filarseli più di striscio questi che sarebbero gli opinionisti o addirittura “opinion maker”. D’altra parte se davvero faranno proseliti vuol dire che le nostre aspettative sui loro adepti erano banalmente esagerate.

    Un Sorriso

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  2. @ilpiùcattivo: Non mi meraviglio, a dire il vero. Però sono davvero molto stanca, diciamo spossata. E’ frustrante, soprattutto per una donna, come me, che non ha mai amato gli eccessi del femminismo, che crede assolutamente nella parità ed è stata abituata, per tutta la vita, a giocare ad armi pari, confrontandosi con gli uomini senza cercare mezzucci e scorciatoie, accorgersi che per tanti non riesci comunque ad essere considerata, in fondo, niente più che un arnese da letto o da riproduzione. Credo che sia difficile spiegare quanto ci si senta umiliate, ogni volta, da tutto ciò.

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  3. Io credo che non sia solo l’umiliazione a fare da traente a questo stato d’animo che articoli come quello di Massimo Fini, che peraltro molte donne condividono e praticano), ci fanno venir fuori. E’ la rabbia ed, a volte, l’impotenza. Perchè a qualunque donna che non faccia ‘una carrieruccia da segretaria’ verrebbe da dargli un sonoro ceffone, a questo tipo ed ai suoi sodali. Invece purtroppo la realtà è fatta di piccole e grandi discriminazioni quotidiane, sottese, striscianti…Col pensiero un po’ colpevole a non aver, prima di uscir di casa alle 6 e mezzo per tornarvi alle 9 di sera, rassettato il salotto…. 🙂 Besos

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  4. Per me abboccate troppo facilmente a provocazioni idiote. Io nel mio piccolissimo manco avevo letto il delirio onanistico di Massimo Fini. Ma dopo aver letto lameduck sono andato a cercarmelo. Stavo meglio prima. Oltretutto quei discorsi non li faceva manco mio nonno. Ne ho ricavato un senso di tristezza decrepita, peraltro molto attinente al clima di questo paese.
    Certo se sei convinta che quelle idee siano condivise da una maggioranza di uomini questo è un problema: ma è così?
    A me pare invece che i problemi degli uomini con le donne non siano poi troppo diversi da quelli delle donne con gli uomini, che hai trattato più volte.

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  5. Sig.na Galatea e sig.ra boh, non vi resta che augurarvi che arrivino tanti tanti islamici, che vi tolgano anche la funzione dell’arnese da letto e vi lascino solo la riproduzione. Magari è la volta che si vede se sapete davvero lottare contro qualcuno che stia a sua volta lottando, altro che maschietti beta.

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  6. Abboccano sempre alle provocazioni idiote. Davvero neanche suo nonno faceva quei discorsi, che non andrò certo a leggere, perché leggere Massimo Fini è come volersi martellare i coglioni, per chi li ha. Forse per questo loro vanno a leggerselo.

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  7. @paolo: Purtroppo, anche se Fini porta tutto all’esasperazione, fa parte di un clima generale molto diffuso, basti pensare alle continue battute di Berlusconi, ma anche a molti atteggiamenti che ogni giorno ci si ritrova a dover affrontare nella vita quotidiana. Hai ragione, è perfettamente adatto al tono di tristezza decrepita di questo paese, questo articolo: per questo penso che dia il polso di quanto tanti pensano.
    Che poi i problemi che uomini e donne si trovano davvero a affrontare nella realtà sia altri, sono d’accordo. Ma che molti in questo paese siano ancora tenacemente convinti – sia a destra che a sinistra – che le donne dovrebbero occuparsi solo della famiglia e siano sotto sotto degli esseri inferiori che si sono montati la testa è qualcosa di molto più diffuso di quanto non si pensi, eh.

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  8. Mi inquieta soprattutto navigare tra vari forum e blog (si sa, la maggioranza degli internauti è maschile) e notare che si trovano solo (o quasi) elogi all’articolo di Fini. Qualcuno timidamente ammette che è ‘provocatorio’ e ‘un po’ eccessivo’, ma sostanzialmente inopinabile. Ma davvero tanti uomini sono così rancorosi e frignoni? Davvero così tanti pensano alla donna come un essere inferiore, o cattivo, o ambiguo?

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  9. Lasciate in pace Fini, che è una delle poche persone intelligenti in giro, e soprattutto evitate di leggere nei suoi articoli ciò che non c’è. Di camicie e bucato non parla proprio; se avesse la mentalità di Berlusconi, poi, sarebbe ben contento di vedervi sculettare in bikini, tanga o mini.
    Il fatto che lamenta in generale (anche per gli uomini, come detto in altri articoli) è l’aver barattato una vita appassionata e istintiva, con una vita borghesuccia, fatta di soddisfazioni miserine e per lo più “suggerite” da modelli sociali alla moda.
    Il fatto poi che parli di “donne”, non solo di esseri umani, e attribuisca loro alcune caratteristiche “di categoria”, non mi pare così grave, tanto più che queste caratteristiche sono tutt’altro che banali o sdolcinate. E’ un fatto che ci siano donne particolarmente istintive, intuitive, vitali ecc ecc, e che gli uomini percepiscano in loro una forza straordinaria e “altra” rispetto a se stessi.

    Le baccanti non stavano in casa a fare il bucato, no?

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  10. @giuli: Mah, non so mai come valutare il fenomeno. Non so se sia perché in internet, complice il nick sul forum che garantisce un certo anonimato, si sfogano le frustrazioni di tanti uomini che sognerebbero davvero di nuovo un mondo in cui le donne stanno tra le pareti domestiche, così loro non devono subire fastidiose concorrenze nei posti di lavoro e nella società più in generale. A me delle volte fanno venire i brividi: sul sito degli uomini beta con cui ho polemizzato più volte vengono postati commenti davvero allucinanti, in cui le donne vengono trattate veramente, ed esplicitamente, come una razza inferiore e pericolosa: bello che si dichiarano pure di sinistra! Certo, una sulle prime si mette a ridere, però, onestamente, delle volte fanno venire i brividi quando ci si rende conto di quale sia la concezione della donna e dell’essere umano che ci sta dietro.

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  11. @Spillo: Se i “complimenti” che Fini fa alle donne sono questi, se li può tenere. E scusami tanto, ma non ho mai capito cosa ci sarebbe di positivo nell’essere considerata una “baccante”, cioè una deficiente che, perso ogni freno perché invasata da un dio, corre per i boschi e si fa talmente travolgere dall’irrazionalità che arriva a fare a pezzi e mangiare il suo stesso figlio, come avviene nella omonima tragedia. Per i Greci la baccante o menade non è un modello positivo: è un esempio di come gli dei possano punirti togliendoti ciò che l’essere umano ha di più prezioso, il raziocinio e la capacità di autodominarsi. Sinceramente, a me, quando dicono che le donne sono “istinto orgiastico” mi incazzo, e di brutto.

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  12. uomini, sono tutti uomini, di sesso femminile o maschile; gli uomini di sesso femminile sono superiori, in quanto più intelligenti, più capaci di affrontare la vita, più armonici nel rapporto con il mondo, più “al centro”, invece la versione maschile dell’uomo è più rozza, schematica, adatta in gioventù ad alcune funzioni muscolari, ma complessivamente più rimpiazzabile, meno ricca di qualità, meno capace d’adattamento, più inutile in vecchiaia; sono favorevole alla ginocrazia assoluta, per ferma convinzione; mia moglie dice che penso così perchè non voglio responsabilità, e ha ragione, noi maschi siamo anche più pigri

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  13. nel 1945 quindi 65 anni fa le donne italiane hanno avuto il diritto di votare… tutt’oggi ho litigato con una amica che sosteneva che non c’era ragione per perder tempo al seggio a votare gente che considera inaffidabile… 65 anni sono così tanti da dimenticare da quanti secoli le donne non avevano diritto di esser considerate esseri umani e quanto c’è voluto a conquistarlo?.. che il genere maschile della razza umana rimpianga il fatto che lo siamo diventate è sicuramente perché gli uomini hanno evidentemente una memoria più lunga della nostra e si ricordano perfettamente quanto era più rassicurante avere una schiavetta a disposizione invece di una pari… come si fa a prendersela con I maschi per questo? dopo tutto dimostrano che non sono masochisti… LORO…

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  14. Il sig. Fini (Massimo) è scemo, ma la sig.na Galatea è tanto intelligente che, pur sapendo di vivere in mezzo agli scemi, ne diffonde le scemenze convinta di fare pulizia.

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  15. Galatea, scusami, ma davvero offendi la tua intelligenza a commentare uno dei classici sproloqui privi di alcun senso logico di Massimo Fini?

    Ma dai, che il signor Fini (Massimo) l’ultima idea buona ed originale la ha avuta nel tema per l’esame di 5a elementare… il resto dei “pensieri” sono luoghi comuni triti e ritriti che emanano un odore di stantio tale da coprire la puzza della stampa del giornale su cui sono scritti.

    Cordialità

    Attila

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  16. Concordo sia con Paolo, che con riganera; temo che quei burka circolanti in Italia siano, fra l’altro, segnale dell’invidia di qualche maschio italico verso il potere sulla donna di quello islamico, spesso immigrato, clandestino, povero… e allora qualcuno cerca di riguadagnare punti, sempre sulla pelle delle donne, ovvio!

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  17. Ma lo sa, sig.ra Astrid, che Lei ha ragione? E’ un sentimento, anzi una sensazione molto sotterranea che circola davvero. E lo sguardo fiero che emerge, no sempre ma in alcuni casi sì, da sotto il velo islamico ne è la prova evidente.
    In effetti siete soprattutto voi donne che dovrete fare i conti con queste due componenti dell’immigrazione, quella islamica e quella dall’america latina. Sono inconciliabili, ma entrambe molto pro-femmina e anti-donna. E non sto scherzando.

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  18. Galatea, era giusto per spiegare che Fini non immagina la donna a fare la calzetta…

    Le baccanti? Da piluccatore di questi argomenti mi arrischio in un terreno minato. Forse il “socratico” Euripide poteva avere questa opinione della baccante. Ho letto da qualche parte (purtroppo non nell’originale) che a Delfi, secondo Plutarco, Dioniso era importante quanto Apollo (immagino non tanto ai suoi tempi, ma prima). Alla perdita della ragione era associata una conoscenza, una “sapienza” – un mistico non è (sempre) un’ubriacone o un drogato.

    Ma cavilli a parte, il tuo post mi pareva eccessivo. Gli articoli di Fini vanno letti come suggerimenti, spunti, confessioni. Se qualche poveretto li prende come la bibbia, è un’altra questione.

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  19. [ehm, visto che si parla di ortografia (veneta e non): “un ubriacone” si scrive senza apostrofo, of course…]

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  20. “E’ sconcertante assistere a quanto disprezzo ci possa essere nei nostri confronti nonostante, come diceva giustamente Alessandro, la stessa Galatea sia stata trattata in questa sede con il massimo del rispetto e sia stata anche sollecitata dal sottoscritto a tornare per esprimere serenamente la propria opinione. Cosa che ha potuto fare serenamente, interloquendo altrettanto serenamente con molti utenti del blog.
    Ho letto sia il suo commento sia gli altri post su quel blog e non si discostano dal solito repertorio di pessimo sarcasmo, meschinerie e beceri insulti che sono soliti vomitare addosso a chi non la pensa come loro: “sfigati”, “non ve la danno”, “siete vecchi”, “non avete il raggio traente” e altre menate del genere.
    Proprio non riescono ad andare oltre tutto questo pattume. Evidentemente non riescono a concepire che si possa comunicare in altro modo.
    Il tutto mi soprende un pochino, devo essere sincero. Anzi, diciamo pure che sono abbastanza deluso da Galatea. Avevo pensato (sinceramente) che la sua decisione di intevenire sul sito degli Uomini beta fosse in qualche modo animata dalla volontà di uscire dagli insulti (unilaterali) e di aprire comunque un confronto serio e ragionato. Cosa che avremmo accolto con soddisfazione.
    Evidentemente mi ero sbagliato. E va bè, andiamo avanti, troveremo altri interlocutori sulla nostra strada e anche ben altri avversari, statene certi.
    Tre soli messaggi per Galatea e i suoi amici, solo per la necessaria chiarezza, sia chiaro.
    Il fondatore del Movimento degli Uomini Beta è il sottoscritto e non Paolo Barnard, della cui collaborazione siamo onorati.
    La seconda cosa è che se volete capire realmente quali sono le nostre posizioni dovete far riferimento agli articoli sul sito e non ai commenti nel blog.
    Il blog è assolutamente libero, tutti possono esprimere la loro opinione e quindi non può essere considerato, per questa ovvia ragione, espressione della linea, dei valori fondanti e della strategia del Movimento.
    Terza ed ultima. Il Movimento degli Uomini Beta non ha legami di nessun genere con Massimo Fini (pur ritenendolo un intellettuale di rango), nè di natura personale, nè tanto meno (e soprattutto) di natura politica). Basterebbe insultare di meno e leggere con più attenzione gli articoli sul sito (e in particolare quello dal titolo “Destra e sinistra” sulla homepage a firma del sottoscritto) per capire quale sia la distanza fra il suo Movimento e il nostro.
    Fini vuole superare i concetti di destra e di sinistra. Noi, che siamo dichiaratamente di sinistra, riteniamo che ciò sia impossibile oltre che fuorviante.
    Fabrizio Marchi”

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  21. “UNA SFIDA TEMERARIA

    Saluto con aperto compiacimento l’iniziativa di Fabrizio Marchi, che si presenta ora nel web come un fatto nuovo e straordinariamente significativo nel panorama del movimento maschile italiano, sin qui
    parziale sul piano filosofico e monco su quello sociologico. L’assenza pressoché totale di una proposta di interpretazione e di azione nel conflitto tra i sessi proveniente da quella che ancora si chiama
    Sinistra, è la grande falla, il buco nero del MoMas. Ne vedremo le ragioni a suo tempo.

    La sola ipotesi che un’analisi non femminista e, peggio ancora, antifemminista possa muovere da posizioni di Sinistra è percepita come assurda, autocontraddittoria e irrazionale. Un’enormità. Un delirio.

    Poiché la Sinistra sta (o stava ?!) dalla parte dei deboli, deve stare ad ogni costo e sempre dalla parte delle femmine: questo è il dogma. Femmina=vittima e maschio=oppressore è l’equazione che incastra mezza società e ne paralizza pensieri, parole e azioni. Anche quella massa maschile che da tempo sente che i limiti dell’equità, della parità e dell’equilibrio sono stati abbondantemente superati, non osa pensare che sia giunta l’ora di riconsiderare l’intera questione. Una sofferenza sorda, un doloroso imbarazzo hanno sin qui chiuso la bocca a milioni di uomini.

    Ora la proposta di Marchi, esplicitamente rivolta agli uomini della base sociale, ai naviganti di Terza Classe, apre la breccia e buca il diaframma. Iniziativa al limite del temerario, lacerante e provocatoria,
    che può e deve fare a pezzi un tabù ed offrire agli uomini la prima delle libertà, quella psicologica. Il poter pensare che anche tu, maschio, hai il diritto di avere dei diritti. Primo dei quali quello di essere l’autore del tuo racconto.

    Nuova pietra dello scandalo nella quale uno dopo l’altro, milioni di silenti devono inciampare.

    A questa iniziativa il mio appoggio aperto e il mio contributo.

    State pur certi che ne vedremo delle belle.

    Rino Della Vecchia”

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  22. Il socratico Eurpipide? Quello di
    ἤδη ποτ᾽ ἄλλως νυκτὸς ἐν μακρῷ χρόνῳ
    θνητῶν ἐφρόντισ᾽ ᾗ διέφθαρται βίος.
    καί μοι δοκοῦσιν οὐ κατὰ γνώμης φύσιν
    πράσσειν κάκιον: ἔστι γὰρ τό γ᾽ εὖ φρονεῖν
    πολλοῖσιν: ἀλλὰ τῇδ᾽ ἀθρητέον τόδε:
    380τὰ χρήστ᾽ ἐπιστάμεσθα καὶ γιγνώσκομεν,
    οὐκ ἐκπονοῦμεν δ᾽, οἱ μὲν ἀργίας ὕπο,
    οἱ δ᾽ ἡδονὴν προθέντες ἀντὶ τοῦ καλοῦ
    ἄλλην τιν᾽.

    Questo, vero? Non si preoccupi per la traduzione, in privata sede gliele manda la sig.na

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  23. Cara Galatea,
    stamattina, di ritorno da una visita quatta quatta in stile lurker agli Uomini Beta stavo per scriverti: “ma chi te l’ha fatto fare di irrompere nel circolo del cucito armata di buon senso?”
    Poi non ho resistito e ci sono ritornata a prendermi i miei scalpi. 😉

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  24. @LukaCage: Se i signori Fabrizio Marchi e Rino della Vecchia hanno qualcosa da dire, abbiano almeno la cortesia di venirlo a dire di persona. Non che mi crucci se non vengono, ma fra persone civili si fa così.
    Come sarebbe utile, quando rispondete, controllare quanto ho scritto io e quanto ha scritto invece Lameduck, perché, nel caso vi fosse sfuggito, siamo due persone differenti, non una entità indistinta ed interscambiabile.
    Il mio post, nel caso non te ne fossi accorti, caro LukaCage – leggere è un’attività troppo complicata? – non faceva riferimento agli uomini beta, ma all’articolo di Massimo Fini. Siete Massimo Fini, voi? No. Ne condividete le idee? Cavoli vostri: siamo in un paese democratico, fate come volete. Liberi voi di osannarlo, e io di scrivere che per me dice cose assurde.
    Nei commenti ho detto che sul sito degli uomini beta vengono spesso postati commenti che sono offensivi nei confronti delle donne: basta leggere quello riportato da Lameduck per rendersene conto, ed è una perla fra le tante. Può non rispecchiare le opinioni del gestore del sito, ma è un commento ed è là, quindi non vi è stata alcuna imprecisione da parte mia.
    Quanto ai proclami di Marchi e Dalla Vecchia, mi astengo persino dal commentare. Sono certa che avranno, i due, il luminoso successo che meritano.

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  25. Premetto che sono un maschio.
    Sono andato a visitare questo incredibile sito degli “Uomini Beta” e non ci vado a postare perché sono convinto che ci perderei inutilmente del tempo.

    Cito dal sito in questione da quello che sembra il manifesto del movimento:

    ***
    Il paradosso a questo punto, ammesso e non concesso che le premesse del movimento femminista siano autentiche (e per molto tempo abbiamo avuto la certezza che lo fossero, oggi non ne siamo più così sicuri) e che la sua interpretazione della storia sia infallibile, è dunque questo. E cioè che le donne (…) abbattono la scure della loro vendetta storica sugli uomini “normali” (cioè i maschi beta non dominanti), coloro la cui colpa e la cui sfortuna è unicamente quella di essere nati uomini nel momento sbagliato, cioè in una fase storica nella quale, se non si appartiene alla elite dei maschi alpha dominanti, si è considerati meno di zero.
    Nel corso di questi ultimi decenni gli uomini beta sono stati martellati senza sosta dal punto di vista psicologico e culturale, le loro identità di uomini sono state distrutte con una raffinatissima tecnica di manipolazione psicologica e mediatica fino a farli addirittura sentire colpevoli di essere nati uomini.

    http://www.uominibeta.org/2009/11/29/movimento-degli-uomini-beta/#more
    ***
    Volevo soltanto testimoniare che, pur non appartenendo agli uomini alpha – maschio dominante – secondo l’allucinante struttura proposta dai movimentisti, non mi sono mai sentito considerato meno di zero, e neanche colpevole di essere nato uomo.

    Il sito degli uomini beta si lamenta tanto della mercificazione del sesso, come fosse una invenzione tutta femminile, ma sembra non accorgersi nemmeno che se non ci fossero milioni e milioni di uomini disposti a pagare per una scopata, riducendo con questo gesto la donna ad un semplice oggetto al servizio del proprio piacere, questo problema neanche esisterebbe.

    Che dire? Sono uomo, ma non sono alpha, non sono beta, sarò per caso gamma?

    Capisco che esperienze molto frustranti possano dar luogo a costruzioni mentali molto astruse da cui derivano poi, magari con un ottimo seguito, movimenti alquanto insoliti …

    Ciao ciao

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  26. L’odio cieco verso le donne che salta fuori da alcuni commenti che ha letto sul sito li devrebbe ricondurre ai singoli autori di tali commenti.Sarebbe più onesto da parte sua,quando cita gli Uomini Beta,separare il commento che l’ha fatta incazzare dalla linea del sito e dalle posizioni di tale Movimento,che oramai conosce.
    Se non altro è una “sottigliezza” che riserva per sè stessa quando mi insulta dicendo che non leggo attentamente.
    Tratti gli altri come vuole essere trattata,poi potrà insegnare come ci si comporta “tra persone civili”.
    Per quel che riguarda Fabrizio e Rino,mi sono preso la libertà di riportare i loro interventi per fare chiarezza su imprecisioni varie quali l’insistito accostamento fra noi e Fini e il ruolo di Barnard,che,per l’ennesima volta,non è il nostro “guru”.
    La ringrazio anticipatamente per gli ulteriori insulti con i quali mi risponderà (e che non verranno contraccambiati,preferirei piuttosto fingere di litigare con la mia nipotina di 4 anni).
    Saluti

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  27. @giosby: Credo che cercare di ragionare su questo argomento, con gli “uomini beta” sia totalmente inutile, a questo punto. E’ come cercare di ragionare con un fanatico religioso. In base a criteri loro (le esperienze personali, le osservazioni che hanno fatto e che magari loro ritengono anche oggettive) hanno deciso che le “donne” hanno, tutte e senza eccezioni, determinate caratteristiche: cioè cercano solo quelli che loro definiscono i “maschi alfa”, sono determinate a trarre il massimo vantaggio dai loro compagni, usano il sesso in maniera ricattaroria,sono tutte delle “femministe” esagitate,che vivono per “punire” i maschi, etc. etc. Sono un po’ l’equivalente dei “comunisti” di Berlusconi, insomma. Se si prova a ragionare con gli uomini beta dicendogli: “Ragazzi, state dicendo un sacco di assurdità!Le donne sono esseri umani come gli altri, quindi ne trovate di tutti i tipi!” dicono che li insulti; come i vari Cicchitto e Capezzone strillano non appena qualcuno dice loro “sciocchino!” dimenticandosi che loro hanno appena descritto tutte le donne, quindi anche te, come cretine o prostitute; sono sempre convinti di stare dalla parte delle vittime, di avere sempre ragione, e sostengono che le donne siano per natura subdole, cattive, sempre lì a tramare oscuri complotti manipolando l’intera società (azz, però, siamo geniali, peggio del partito di Repubblica!). Che vuoi che gli si risponda, a questo punto? Che si divertano fra loro, visto che ci trovano così gran gusto.
    Se ogni tanto occupo degli uomini beta è perché li considero un sintomo di quello che sta avvenendo nella nostra società: sono uno dei tanti rigurgiti reazionari di questi tempi, e della nostra Italia contemporanea, che ha sempre meno rispetto per gli individui, siano essi uomini o donne, purtroppo, e si dimostra sempre più arretrata, premoderna, chiusa e gretta, incapace di affrontare le sfide del futuro seriamente, ma solo di chiudersi a riccio vagheggiando un improbabile ed inutile ritorno al passato. E’ questo che fa cadere le braccia, non gli uomini beta, onestamente.

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  28. @ red.cac.

    questo è un esempio di pura e semplice arroganza.

    Cammuffarsi da intellettuale solo perché conosce una lingua che io non conosco, come chissà quanti altri, non la rende “SUPERIORE” ma soltanto infantile.

    Che pena!

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  29. No no, sig. giosby, no decontestualizzi dimenticando il socratico Euripide di non so più chi poco sopra. Ma è certo che Le sono comunque superiore, altrimenti non avrebbe scritto quel che ha scritto, e avrebbe atteso con pazienza la traduzione che la sig.na Galatea Le manderà via mail, come al sig. Euripide Socratico.

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  30. @ Galatea: Sono stata indirizzata qui dalla comune amica Lameduck. Ottimo post. Condivido tutto. Se permetti ti inserisco nel mio blogroll.

    @ Giosby: Non prendertela. Credono di essere tutti unici e speciali. Li conosco ormai da quando ho iniziato a ticchettare sulla tastiera e spacciano immancabilmente una cultura che, quando li incontri di persona e non hanno google o wikipedia sottomano, crolla miseramente sotto il peso delle loro cazzate.
    Ricorda che qui nel web piu’ che mai vale il detto: chi si loda s’imbroda. 🙂

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  31. Gentile red. cac., una piacevole vacanza mi ha impedito di risponderle prima.
    Lei è troppo erudito per ignorare che “socratico Euripide” era una citazione. Per altro, attribuire ad un tragediografo/drammaturgo le opinioni dei suoi personaggi è un esercizio pericoloso. Ma se anche Euripide non avesse condiviso l'”intellettualismo etico” di Socrate, che importa? Era socratico per altri motivi, è spiegato bene in quel libro.

    Ma lo sa che lei assomiglia proprio a certi cagnolini minuscoli, che si affannano ad abbaiare in tono sopranile e a saltellare pateticamente per attirare l’attenzione, non arrivando tuttavia all’altezza dell’ano degli altri cani?

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  32. Sig. spillo: è questione a lungo trattata. In Italia, con risultati modesti, ma non deludenti, dal sig. Di Benedetto; per l’estero, basti citare Dodds, Knox, già prima Jäger e Lesky, poi ancora Webster.
    E’ pericoloso attribuire opinioni a un tragediografo in base alle battute dei personaggi. Ma se conoscesse bene quella tragedia, saprebbe che le parole di Fedra sono decisive non solo per l’interpretazione di quel dramma, ma di Euripide in generale. Se vuole, può leggersi il commento di un cagnolino come il Barrett, che dà per scontato quanto dico, mentre si sofferma, proprio in quel passaggio, sull’interpretazione, in 383-6,
    (εἰσὶ δ᾽ ἡδοναὶ πολλαὶ βίου,
    μακραί τε λέσχαι καὶ σχολή, τερπνὸν κακόν,
    αἰδώς τε. δισσαὶ δ᾽ εἰσίν, ἡ μὲν οὐ κακή,
    ἡ δ᾽ ἄχθος οἴκων.)

    del termine αἰδώς, che è il vero problema irrisolto.

    Ora Le dirò perché si parla di un Euripide socratico. Le ragioni sostanziali sono due: l’accostamento che tra i due opera Nietszche nello splendido libro che Lei certamente conosce e ancora fa velo a livello divulgativo; il fatto che gli Ateniesi ebbero grosso modo lo stesso atteggiamento nei confronti dei due. Mi spiego con riferimento a Euripide, perché di Socrate dovrebbe sapere. Lei sa certo quante volte lo hanno voluto in gara agli agoni, e quante volte ha vinto. In altri termini, volevano vedere i suoi drammi, ma non lo premiavano mai.

    Sarei curioso di sapere in quale libro quale grande grecista può definire socratico un tragico. Vede, non è che Platone scriva dimentico di Socrate, quando scaglia i suoi anatemi proprio contro la tragedia, spesso per bocca dello stesso Socrate. Magari è uno di quelli ancora convinti che Platone condanni l’arte in quanto copia di una copia, vale a dire quelli che non hanno capito un cazzo neppure di Platone.

    Le ho dedicato un po’ del mio tempo per due ragioni: perché mi ha dato del cagnolino, e dovevo ringhiare come ogni botolo che si rispetti; perché ha parlato di culi alla cui altezza botoli come me non arrivano, e si da tempo che invidio gente come topo gonzo che invece scrive sempre da un po’ più del suo, di culo. Ora si tratta di sapere se Lei è maestro o discepolo, di topo gonzo.

    Buona Pasquetta, sig. spillo

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  33. Eccoli alfin siamo arrivati al clou…
    Quando mostrano quanto lungo ce l’hanno.
    Vizietto che fin da bambini li assilla e dal quale, per quanto possano essere di destra, di sinistra, istruiti, analfabeti, dell’Inter o del Milan, non riescono a liberarsi.
    E’ ovvio che in Internet non possono farlo vedere quanto lungo ce l’hanno (oddio… qualcuno lo fa anche…), ed allora eccoli a mostrar la lingua seppur sottoforma di dita.
    Certo che se fossero abili con lingua e dita cosi’ come appiaiono, non saremmo qui a ragionar di uomini beta…
    Fatto e’ che molti di questi “leoni da tastiera”, poi, nel privato di un incontro si dimostrano piu’ vuoti di del mio pacco di biscotti dopo che sono passata io. Ed anche come “manualita’” ed abilita’ linguistica alla fine fanno pena.
    In pratica: noiosissimi.
    Meglio leggere un buon libro. 🙂

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  34. Sig.ra chiara mica tanto, se si fosse risparmiata la tiritera sulla lunghezza (a quanti l’ho già detto, che balbuzie o non balbuzie il linguaggio ha le sue astuzie: non se lo vogliono ficcare in testa) un buon libro se lo sarebbe già letto…. di quelli adatti a Lei. Ma poiché sono un signore, checché ne dicano i cicisbei, Le risparmio molto facili battute ispirate alle sue insistenze su lunghezze, lingue e dita. In questo campo, già curiamo un sig. Train, non vorremo avere a che fare con mrs. analoga. Al femminile certe cose sono spietate. Sappia che non ci mancherebbe la vena, se proprio fosse curiosa (naturalmente con il permesso della sig.na Galatea).
    Per terminare con una lunghezza adatta, la invito a seguire il motto oraziano: spem longam reseces. Sa, non si sa mai.
    Saluti, presto chiara di giorno. Nessuna allusione a titoli cinematrografic, ovviamente.

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  35. Sig. giosby! HO visto or ora qualcosa di incredibile: lei e la chiara qui sopra avete scritto un monte di roba sulla questione degli uomini beta o delta che siano. A questo punto, c’è da chiedersi chi fra voi e loro sia più fesso, perché è davvero una bella partita.
    Non se la prenda se prima l’avevo trascurato: sa, visto l’argomento. Non che ora abbia letto ma, visto il quanto e il quando, ne ho tratto le debite conclusioni.

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  36. @ red.cac.

    Se devi occuparti di me per darmi semplicemente del fesso puoi risparmiarti la fatica, non la prenderò a male.

    Scusa il tu, ma oltre che ignorante sono anche villano!

    Ma non abbastanza da non salutare …

    ciao

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  37. Sig. red. cac., in un commento precedente mi sono dichiarato dilettante (in tutti i sensi), capirà quindi che sia più facilmente sedotto dai “meravigliosi errori” di Nietzsche che convinto dai corretti ragionamenti di chiunque altro.
    Per altro, la questione non è se un tragico possa essere definito socratico – nessuno ha dubbi – ma se Euripide fosse un (vero) tragico. Quando leggo certi monologhi, non escluso quello da lei citato, proprio non ce la faccio; e non sono solo. Quel libro mi chiarì in modo definitivo perché amassi (quasi) ogni parola di Eschilo, ma sopportassi a stento Euripide; per questo lo tengo caro, e non disdegno di sposarne la visione – con la precauzione di usare “socratico” tra virgolette, se n’era accorto?

    Signora chiaradinotte: è sicura che il suo commento fosse equilibrato e giustificato? Forse è poco serena, e si è lasciata trascinare da qualche rancore di troppo?
    Ho comunque sorriso leggendo di “dita e lingua”…

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  38. …dimenticavo: no, nessuna relazione con topo gonzo.
    Spuntiamo come i funghi – è accerchiato, si rassegni…

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  39. Signora chiaradinotte: è sicura che il suo commento fosse equilibrato e giustificato? Forse è poco serena, e si è lasciata trascinare da qualche rancore di troppo?

    Sono serenissima, le assicuro. Nessun rancore eccetto quello contro la stupidita’ di certi personaggi.
    Buona giornata. 🙂

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  40. Quest’ultima affermazione della sig.ra chiaralvespero mi ferisce mortalmente. Già, perché per nutrire rancore nei confronti di uno stupido ci vuole davvero una stupidità abissale. Senta, io non metto in dubbio che Lei sia chiara, ma se si rischiarasse un momentino le idee potrebbe scriverlo con la maiuscola.

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  41. Vede, sig. spillo: si passa da un eccesso all’altro. Ovviamente, il libro di Nietzsche, pur con l’eccessivo innamoramenteo per la sua intuizione, ci ha detto qualcosa sulla tragedia che forse qualcuno aveva vagamente intuito ma di cui nessuno aveva dato una spiegazione così, come minimo, affascinante. Non basta Nietzsche per capire la tragedia, ma è sicuramente necessario, e senza di lui non si capisce il concetto di “tragico” che Goethe aveva definito conflitto inconciliabile più che altro per felicità lessicale.
    Premesso che le mie preferenze vanno nell’ordine a Sofocle, Eschilo, Euripide, è veramente eccessivo affermare che Euripide non è un tragico. Ora non posso dilungarmi perché non vorrei che la sig.ra chiara si adombrasse prima di notte, ma credo sia vero che Euripide, come dice lo stesso Nietzsche, ha accompagnato la tragedia alla tomba. Mi limito a dire che, nel senso da Lei inteso, la tragedia è finita di fatto con la tragedia greca, e quel che ne è seguito è stato tragedia di nome, ma dramma patetico di fatto, Shakespeare compreso, il che è tutto dire. Ma Euripide ebbe il merito di capire che la tragedia era finita (i generi letterari sono legati a situazioni storiche, e quelle della tragedia greca sono davvero particolarissime) e non fu certo per insipienza che scrisse tragedie a lieto fine. Ecco, forse si potrebbe dire che Euripide, nato tragico, è morto socratico; ma c’è il problema di quell’autentico capolavoro che sono le Baccanti, che sono la sua ultima tragedia e che sono tragiche a tutti gli effetti. Forse, se Lei vuol dire che i ragionamenti (λογισμοί, da λογίζομαι, non λόγοι, perché non esiste opera artistica della grecità classica che non sia λόγος) in Euripide sono esplicitati e influenzati da tecniche retoriche dei tempi di Socrate, allora siamo d’accordo; ma la sostanza tragica Euripide l’ha conosciuta bene, mentre Socrate nega la liceità stessa della tragedia. Scusi per il greco, se per caso è motivo di fastidio, ma per tradurre dovrei scrivere molto di più.
    Le devo infine un chiarimento, e se vuole delle scuse. Avevo letto di corsa il suo primo commento, e ho notato il socratico virgolettato. Perciò ho fatto il troll (come sempre qui sul blog della sig.na) pur parlando di cose serie (come spesso) con malcelata serietà.

    Ehi, lei, sig.ra chiara: posi quel centimetro! E che diamine, più cazzi miei di così…

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  42. In questi termini sono d’accordo, per quanto può interessare la mia opinione.
    Comunque noi dilettanti ci concediamo il diritto di essere capricciosi ed ingiusti, nei nostri amori…

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  43. Se non interessasse, non avrei risposto con assoluta serietà, pur con alcune semplificazioni che, dato il mezzo, non mi sembrano neppure troppe.

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