Decrescita infelice

Agata e Francesco, per esempio, sono due brave persone. Ma adorabili, eh. Ci conosciamo da valanghe di anni, da quando eravamo al liceo e loro si sono messi assieme. Han continuato a stare assieme per tutta l’università, poi hanno cominciato a collaborare con le associazioni no profit _ contratti precari uno dopo l’altro – poi sono andati a convivere, poi si sono sposati, poi si sono trasferiti in un appartamento in centro, carinissimo, con i loro tre gatti e due cani. Poi si sono stufati dell’appartamento in centro, e allora si sono fatti un mutuo per comprarsi un casolare da ristrutturare in mezzo alla campagna, perché di vivere in città non ne potevano più, anche perché i vicini brontolavano per i cani che erano diventati tre ed i gatti che erano diventati un numero imprecisato.

Quando la prima volta sono andata a trovarli nella nuova casa, il loro entusiasmo faceva persino commuovere: perché loro ne parlavano come di una specie di paradiso, e sorridevano dicendo qua ci mettiamo l’orto, qua il pollaio per le galline, lì l’autoclave del pozzo per avere l’acqua nostra e lì il generatore con i pannelli solari per risparmiare energia; e io invece vedevo solo un cortile che era un grumo di fanghiglia spatasciata ovunque e una casa di mattoni che non capivo nemmeno come facesse a star su, lontana da qualsiasi cosa fosse civile.

Quando Agata e Francesco son diventati grillini all’inizio avevano provato a coinvolgere anche me. Mi volevano portare ad un meetup, dicendo che dovevo conoscerli, i grillini, perché erano brave persone con idee alternative, gente sveglia, entusiasta, che avrebbe cambiato il mondo. Così una sera, un po’ a tradimento, mi hanno invitato da loro a cena, e io mi sono trovata in mezzo a questo collettivo grillino in fieri, dove c’era un po’ di tutto: un agente di polizia che brontolava perché lui arrestava i delinquenti e quelli dopo due giorni stavano fuori, un paio di ragazzi che dovevano essere ingegneri ambientali e parlavano di rifiuti da riciclare, un tizio che si abboffava di pasticcini senza proferir parola, e cinque o sei donne, fra cui anche Agata, che parevano uscite da una cellula femminista anni ’70, struccate e con gonnellone a fiori, e parlavano di come gestire la casa e la vita in modo ecologico e compatibile con la natura. Tutta una roba fatta di cibi biologici coltivati nell’orto con le proprie sante manine, di henné fatti in casa al posto delle tinte dal parrucchiere, di maschere antirughe sostituite da impacchi di yogurt sulla faccia, vestiti comprati ai mercatini del libero scambio invece che nelle boutique, assorbenti per il ciclo di cotone che devono essere poi lavati a mano. Poi quello che fino a quel momento si era ingozzato di pasticcini ha smesso di ingozzarsi e ha iniziato a parlare con tono ispirato della “decrescita felice”, di cui quanto aveva accennato Agata e le altre era solo il primo capitolo. E ha iniziato a tratteggiare un mondo fatto di gente che va al lavoro in bicicletta (anche sotto le tormente di neve, pare), e in cui non si fa più shopping per divertimento ma si ricicla tutto quello che si ha in casa: in cui i giochi dei bambini sono fatti di legno o con i copertoni delle auto usati come altalene, i supermercati non esistono perché si fa la spesa ai GAS solidali comprando direttamente dai contadini dei dintorni a km0, il miglior amico dell’uomo è il bidone del compost lasciato sul terrazzino, il nailon delle calze sparisce perché i calzettoni di lana (possibilmente tessuti a mano, immagino) sono meglio ma di molto assai, i capotti si passano di padre in figlio con buona pace degli stilisti, il solo riscaldamento è quello del fuoco del camino e l’elettricità buona è ricavata dai pannelli solari, ma viene usata in pratica solo per connettersi a internet, però da un vecchio 486 riformattato con un sistema operativo non proprietario, e poco, perché tanto facebook e gli altri social per carità no.

Mentre il guru tratteggiava quello che per lui era il meraviglioso futuro pronto ad attenderci, a me che lo ascoltavo venivano i brividi, perché la sua decrescita “felice” a me pareva un incubo. Ad ogni frase sulle industrie farmaceutiche che non sarebbero servite più perché ci si sarebbe potuti curare con i rimedi naturali, io vedevo laboratori che chiudevano, gente licenziata, fabbriche di cosmetici e di abbigliamento sul lastrico; per ogni parola elogiante quanto è bello andare in bici, automobili invendute negli stand, operai lasciati a casa; e poi supermercati ridotti al lumicino, cassiere piangenti, sarte del manufatturiero senza lavoro, negozi di parrucchiere serrati ed estetiste senza clienti, per non parlare del mercato dei telefonini e computer. Uno scenario apocalittico popolato di zombi malvestiti con capelli dall’improbabile color henné che coltivano a stento l’orticello sul balcone di casa con ai piedi le cioce ereditate dalla buonanima di zia, perché non si deve buttare via niente; una specie di medioevo incombente, quello da cui i nostri antenati erano fuggiti a gambe levate sognando, appunto, un mondo con il riscaldamento centralizzato, la macchina per andare al lavoro, le boutique per comprare i vestiti già confezionati, e le parafarmacie dei centri commerciali con gli assorbenti usa e getta e le aspirine.

Perché il problema della decrescita felice, secondo me, sta tutto in quell’aggettivo lì: che per trovarla felice bisogna che uno abbia un certo tipo di carattere, quello che Agata e i suoi amici ed amiche grilline hanno: quello che ti fa sembrare bella la campagna, entusiasmarti per la cura dell’orto, fregartene se l’henné dei capelli non prende bene e viene a strisce o se il vestito vecchio ti cade come un sacco. Un carattere che io delle volte invidio, perché purtroppo non è il mio: io odio la campagna, assassino qualsiasi pianta, persino i cactus, voglio farmi le meches dalla parrucchiera e con cavolo che rinuncio ad un pomeriggio di shopping per tirarmi su. Per cui se decresco, perché l’economia non tira più come una volta, decresco e basta, ma non ci trovo nessuna particolare felicità o entusiasmo: per me il medioevo resta una roba brutta e una recessione una recessione.

Non l’ho spiegato allora alla cena grillina, anche perché era chiaro che il guro e il circoletto mi avrebbero guardato come una egoista insensibile incapace di capire, dal momento che per loro era evidentemente inconcepibile che esistessero persone come me, felici di vivere con tutti questi inutili orpelli. Ma resta il problema che come me (egoista, insensibile a magari anche un po’ stronza) ce ne sono tanti altri. Gente che per carità è disposta a fare la raccolta differenziata, razionalizzare gli sprechi di energia, adottare qualche comportamento virtuoso per far star meglio l’ambiente, mica si dice di no. Ma che se si trova davanti all’idea di rinunciare a quasi tutto quello che è progresso per la “decrescita felice” ed agreste dei grillini è probabile che ai grillini risponda, dopo un paio di settimane, con un sonoro vaffanculo. Per cui ecco, quel 100% che Grillo vorrebbe come obiettivo lo vedo un po’ difficile da conseguire. Almeno finché non capirà che una decrescita che non comprenda lo smalto per unghie, i tacchi alti e qualche sana schifezza da acquistare al banco del supermercato per tirarsi su non è felice, e non sarà percepita come tale mai.

43 Comments

  1. Come per tutte le idee, ci sono le parti condivisibili (limitare l’uso dell’automobile in città a favore dei mezzi pubblici) e quelle “fuori di testa”…basta non perdere mai il buon senso…

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  2. Massì come in un sacco di altre cose è più facile parlarne poi li vorrei vedere alla prova dei fatti… non so mi basterebbe un mal di denti di quelli seri… vedere che faccia fanno davanti alla prospettiva di un impacco di erbe. E comunque come dici tu il problema è che il pensiero unico non esiste, ed è meglio così, per cui anche a fronte di un impegno civile e civico di base, meglio che si mettano il cuore in pace… chi andrà al lavoro in macchina ci sarà sempre. altrimenti dimmi dove abitano perchè al prossimo concerto in cui devo usare il contrabbasso andro a chiedergli a loro di portarmi quello che gli amplificatori

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  3. Personalmente non capisco perché l’henné venuta male dovrebbe essere peggio del tacco 12. E mi rifiuto di spendere ottocento euro per un cappottino stiloso – cioè, mi piacerebbe rifiutarmi, se avessi tutti quei soldi lì 🙂 Però la differenziata, o la razionalizzazione dei consumi e degli sprechi, o i comportamenti virtuosi non dovrebbero essere una gentile concessione (a chi, poi?). E: prenderli per il culo a chi giova?

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  4. su una cosa ti do ragione completa: l’aggettivo “felice” è infelice.

    credi che l’alternativa di continuare con le automobili i supermercati e i pelati cinesi sia realistica (della “sostenibilità” in effetti, chissenefrega)?

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  5. Punto primo. Sui grillini.
    I grillini non sono la causa, sono la conseguenza. Essi rispecchiano perfettamente buona parte della società italiana; per cui, parafrasando un celebre aforisma, è del tutto inutile e vano prendersela con lo specchio. Se quelli a cui sinora era stato conferito il mandato di amministrare il paese, lo avessero fatto come dio comanda, invece di derubarci e prenderci per il culo, oggi non avremmo i grillini.

    Punto due. Sulla decrescita.
    E’ evidente che, espressa nei termini suddetti, qualsiasi proposta di decrescita rischia di apparire come una solenne idiozia. Capisco che tale immagine sia “ad usum Delphini”, ossia volta a farci apparire ancora più sciocchi dei soggetti che, come dicevo poco sopra, non sono altro che una fatale conseguenza dell’operato di quelli che alcuni reputano più intelligenti e capaci di loro.
    Esiste un punto sul quale, comunque, inviterei a riflettere. Ogni teoria economica “ortodossa” non marxista, non può prescindere dalla crescita continua. Solo gli approcci di tipo marxista, tutti sostanzialmente di configurazione classica, avevano o hanno come obiettivo “l’equilibrio economico generale” piuttosto che obiettivi di equilibrio parziale e settoriale di breve termine (vedi Walras, Leontief). Un equilibrio economico generale si prefigge sostanzialmente di equiparare i bisogni alle risorse, senza che vi sia necessità di produrre di più e d’incrementare artificialmente i bisogni stessi. Sappiamo tutti com’è andata poi in pratica (Russia, Cina maoista, ecc).
    A prescindere dal fallimento fattuale delle teorie non legate alla crescita continua, chiunque sia dotato di un pizzico di buon senso, può facilmente arrivare a comprendere come, in presenza di risorse limitate, tale crescita continua (di popolazione, di produzione, di consumo) non sia assolutamente sostenibile in un pianeta dotato di spazio e riserve limitate.
    Di certo, la soluzione non è tornare al Medioevo; tuttavia, è altrettanto certo che una soluzione vada assolutamente ricercata in fretta e che questa dovrebbe essere la sfida per gli economisti a venire. Il mondo, oramai, ha assolutamente bisogno d’un nuovo Keynes che proponga un new deal per i lustri a venire.
    Invece di fermarci solo a prendere per il culo gli ingenui grillini per le loro proposte bislacche, spendiamo un attimo a ragionare se sia proprio tutta una scemenza.

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  6. Amici, guardate su youtube il video prodotto da Casallegio associati… e’ terrificante….

    Il M5 S sembra guidato dietro le quinte dai Massoni che vogliono portare il NWO (Nuovo Ordine Mondiale) per farci “schiavi” di una identita’ tecnologica… se il danaro sara’ tutto digitale, se esisterai solo attraverso la rete, diventerai in realta’ uno schiavo… Guardate come si stanno comportando, non vogliono dare un governo all’Italia, vogliono solo distruggere… non creare nulla di positivo… se volessero veramente il nostro bene entrerebbero in un governo e intanto cercherebbero se sono onesti, di creare posti di lavoro… ma in realta’ non gliene frega niente di creare lavoro… vogliono portarci allo sfacelo per dominarci meglio… I politici contro cui si accaniscono in realta’ sono solo dei poveri sevi del potere economico… perche’ Grillo non parla piu’ contro la JPMorgan o le altre grandi Banche.. invece di parlare contro il povero Bersani ? Perche’ forse Casaleggio e’ legato ai Massoni e ai grandi interessi di Roschild Rockfeller ecc.? Attenzione amici questi sono pericolosissimi, sfruttano la nostra buona fede… Fatevi domande sempre… abbiate sempre dubbi… Ma voglio finire positivamente, se ci saranno sempre persone oneste, sveglie, positive, con amore verso i nostri simili, il bene vincera’ sempre… non ci sara’ la guerra mondiale come dice Casaleggio, ma riusciremo veramente a costruire un mondo migliore fatto di pace, uguaglianza, fratellanza, abbondanza per tutti ! Forza ragazzi il momento e’ difficile ma faremo un mondo migliore, sta gia’ incominciando ora che siamo nel buio piu’ profondo della notte… Anche noi troveremo il nostro Obama prima o poi ! ciao

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  7. @ellegio: a me l’hennè venuto male (e pure quello venuto bene, per essere sinceri) fa tristezza. E non ho alcuna intenzione a rinunciare spontaneamente al tacco12. Il senso del post è che se a te piace l’hennè e non compri vestiti firmati e sei felice così buon per te, ma se non arrivi a capire che non tutti sono disposti a sentirti felici se devono vivere come te, sei un tantinello fanatico.

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  8. Santo post, Galatea !

    Quella è (in gran parte) gente cher è convinta chde l’Italia può vivere bene con l’agribio, il turismo di qualità, un pizzico di moda e lusso. Quella è l’Italia degli ultimi 5 secoli, a parte il secondo dopoguerra: quella della miseria, della fame, della vita media sotto i 45 anni, quella dei nostri (io son del ’56)nonni, insomma, e di un pugno di privilergiati per nascita e/o censo (spessissimo senza alcun merito e capacità).

    La realtà è che il progresso economico del paese, e tutto quanto ci è andato dietro, dai termosifoni al moplen, è venuto dal denaro prodotto dall’industria, dalla manifattura, che fa l’ 80% del ns reddito (faceva). E dalla scuola tecnica che negli anni ’40/’50/’60 ha prodotto i tecnici capaci che il mondo ci invidiava
    Aver lasciato quella strada per le fole della finanza e degli ambientalisti “al cashmere” (con tante belle licenze liceali classiche) E’ la VERA causa della ns crisi odierna.
    O andiamo avanti sulla strada dei ns genitori, o torneremo miserabili in una generazione. Pansa l’ha scritto bene (anche se mi è agli antipodi politici).

    Anonimo SQ

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  9. Lector ha fatto una analisi precisa, condivisibile quasi per intero.
    C’è solo un problema invalicabile e Galatea lo ha descriito perfettamente :Io vorrei capire il “grillino” ma se l’unica cosa che posso fare non è discutere, ma aderire fideisticamente al progetto dell’uomo nuovo bio e internettiano il “vaffa” è l’unica riposta possibile.

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  10. Se Agata e Francesco amano vivere così e sono felici, sono fatti loro e se non desiderano imporre ad altri questo loro modello di vita, hanno anche la mia stima.Quello che non è accettabile è la mancanza di coerenza :se predichi l’assoluto e punti il dito sui “peccatori” e poi nella vita reale pratichi il relativo , soprattutto quando si tratta di interessi o desideri personali o familiari, ecco questo sì che mi manda fuori dai gangheri.Non mi piacciono i collezionisti di case e automobili che poi denunciano il consumo del terrritorio e la necessità di una mobilità alternativa.Mi ricordano quei ricchi signori che fanno gli ambientalisti perché la spiaggia esclusiva che frequentavano da giovani ora è meta del turismo di massa(ogni riferimento a persone reali è voluto) .E’ vero che questo modello economico non può durare a lungo, ma non puoi imporre il ritorno al lume di candela così come a nessuno deve essere imposto il modello consumista.Tra i sostenitori della decrescita il pensiero autoritario è presente e rischia di prevalere, giustificato come una necessità, nel caso di una grave emergenza ambientale globale. Ci sono esempi in Europa di un buon equilibrio raggiunto tra il rispetto dell’ambiente e la qualità della vita, si tratta solo di farli nostri.Che agli Italiani manchi il gene del buon senso?Per esempio, Galatea, quanti ettari di Foresta Amazzonica dovranno essere disboscati e quante specie di animali dovranno estinguersi per assecondare il tuo desiderio compulsivo di acquistare scarpe? 🙂 Sto scherzando!

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  11. Se le obiezioni alla decrescita felice saranno il tacco 12 “avremmo” vita facile ad insegnarla (come se fosse una scelta e non una necessità!) ai nostri figli 🙂
    Non sono un grillino.

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  12. bel post, davvero. Finalmente qualcuno che ha il coraggio di dirle queste cose!
    Finora ogni volta che accennavo a questi temi (con grillini e bio-rompi****o vari) ero additato come uno al servizio delle multinazionali-che-rovinano-il-mondo-e-i-negozietti-e-il-piccolo-produttore-e-la-bicicletta ecc ecc
    Vorrei vederli tutti questi ad andare a piedi al lavoro ogni giorno se avessero da fare anche solo 5 km…
    comunque grazie, bel post, coraggioso e soprattutto REALISTICO
    saluti

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  13. Ha ragione lector quando ricorda che ogni tentativo di dare benessere diffuso fuori dal modello basato sulla «crescita» è finora fallito.
    Io credo che gli atteggiamenti folkloristici da neofigli dei fiori non siano da considerare politicamente rilevanti, per cui non mi interessano, giacchè ognuno vive secondo il suo stile.
    Sulla decrescita bisogna capire cosa si intende per decrescita. Decrescita razionale, secondo me, è semplicemente una decrescita del consumo irrazionale e antiquato delle risorse planetare e una crescita, ripeto: crescita, del progresso tecnologico vero, autentico, foriero di maggior rispetto del pianeta. Per fare un esempio: buoni trasporti pubblici efficienti permettono di usare molto meno l’automobile, ma un bel treno su monorotaia magnetica è frutto di tecnologia avanzata, di «crescita» buona. C’è bisogno di tecnologia sempre più avanzata ed efficace per produrre meglio con meno energia e consumo di risorse; c’è bisogno di una politica efficace di sicurezza sociale che permetta il reddito di cittadinanza senza il ricatto di tenere aperte attività obsolete ed inquinanti per via dei posti di lavoro. La decrescita è una parola stupida, quella che serve è un’altra crescita, una «vera» crescita che richiede molta razionalità politica e tecnologica.

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  14. “…Massì come in un sacco di altre cose è più facile parlarne poi li vorrei vedere alla prova dei fatti… non so mi basterebbe un mal di denti di quelli seri… vedere che faccia fanno davanti alla prospettiva di un impacco di erbe…”.

    Accidenti, allora il mio dentista che mi rifila la camomilla quando ho male e mi nega gli anestetici evidentemente ha voglia di farmi scherzi malefici! E io che ho sempre sopportato….

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  15. Sembra che il tenore dei consumi attuali sia “poco sostenibile”, la decrecita potrebbe essere il nostro futuro, tanto vale farsela piacere.

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  16. Caro lector,
    il problema che poni è stato completamente risolto da decenni, da una pletora di teorie che vanno da JA Schumpeter ed i technology studies che gli si ispirano (David Dosi Freeman Pavitt Rosenberg Teece), ai modelli dinamici di GCE post-walrasiani, e così via.
    ll tuo guru semmai sarebbe il sublime Georgescu Roegen, che però sul punto – chiave si sbagliava.
    Le risorse non sono né finite né infinite, ma dislocate su una frontiera-limite variabile col tempo, non in modo automatico-magico o uniforme: ma nelle direzioni ed ai ritmi del progresso tecnico effettivo expost: meta-risorse (conoscenza, teoria, scienza) e risorse (forza lavoro, macchinati, progetti, R&D) applicate ad ampliare le risorse.
    Perciò i Grullini sono molto, ma mooolto più grulli di quanto non appaia nel delizioso quadretto di questo blog post.

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  17. tra tutte le colpe dei grillini (al momento tutte presunte visto che dobbiamo ancora capire di che pasta sono fatti), certo non può essere annoverata la loro sensibilità ambientale. ma al di là dei grillini, il problema è più ampio e ben più grave di quanto noi lo percepiamo: proporre un modello diverso di consumo non nasce da fantasie hippie ma da autentiche emergenze, di cui quella ambientale è la più taciuta e forse la più grave: il nostro modello di iperconsumo, la nostra forma mentis improntata all’usa e getta, il nostro accumulare inutilità e rendersele necessarie, il nostro way of life di americana tendenza che impera da 40 anni senza alcun tipo di freno, è una mentalità che ha portato al disastro ambientale.
    qui il problema non è la questione di cosa sia questa decrescita infelice, ma da cosa debba partire, ovvero da una diminuzione dei consumi. una volta la gente credeva che buttare la spazzatura fosse tutto quello che la società le chiedeva in termini di rispetto per l’ambiente. poi è arrivata la differenziata, e la gente ha creduto che differenziando facesse anche più di quello che le era richiesto. e lo crede tuttora, sbagliando.
    il problema oggi non è differenziare, ma consumare meno. Si inquina acquistando, si spreca acquistando, ed è dunque nell’acquisto e nel consumo critico che risiede la chiave per un reale apporto individuale alle tematiche ambientali.
    il problema non sono i grillini o il tacco 12. il problema è che la diminuzione dei consumi è un passaggio necessario per non far saltare la polveriera ambientale, e siccome diminuire i consumi fa a botte con l’intero sistema economico mondiale, che poggia la sua salute su un aumento costante degli stessi, bisogna porre le basi per un sistema diverso. la decrescita felice cerca di parlare di questo. Felici o non felici, bisogna trovare modalità per consumare e inquinare sensibilmente di meno. e ci vogliono rinunce personali a piccoli pezzi di quel mondo di fatuità e inutilità di cui ci circondiamo.

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  18. Ci sarebbe una via di mezzo…
    tanto per dirne una, quando si parla della centrale di Porto Tolle ci si sofferma moltissimo sugli ottocento posti di lavoro della centrale, scordandosi che il settore pesca, che dalla centrale vien danneggiata, ne conta tre volte tanti.
    All’ilva si pensa ai posti di lavoro della fabbrica, fottendosene dei cinquemila impiegati in agricoltura che si trovano merci invendibili e danni economici alle aziende.
    Trascuro la quantità di ricchezza fatta girare dall’installazione di fotovoltaico negli ultimi 5 anni (in tempi pari a un decimo di quelli delle previste centrali nucleari, e con una distribuzione un tantino meno accentrata dei profitti).
    Ecco, forse capire che “decrescita”, o meglio “sostenibilità ambientale” non vuol dire “medioevo” sarebbe un buon passo. Poi gli esagerati ci sono, eh, ma beccarne una decina non fa troppo testo. Però pensare che per forza l’unica fonte di ricchezza possibile sia l’industria pesante (massiva e deregolamentata) è un’esagerazione in senso opposto.

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  19. @–>enzofabioarcangeli

    Grazie di cuore per l’informazione.
    Non mi ero proprio accorto che il problema fosse stato risolto.
    Probabilmente vivo su Marte e non m’era giunta notizia di quanto le nuove politiche economiche formulate e applicate sulla Terra vi consentano di vivere tutti agiatamente e in armonia.

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  20. @ Lorenzo + Paperoga

    Mi capita di rado di poter condividere così ampiamente un commento. Trovarne due così calzanti è un fatto notevole.

    Quel poco che posso dire io è, banalmente, che la decrescita non è una ideologia, né una moda; e nemmeno un’avventura romanzesca o una campagna d’immagine. E’ semplicemente un fenomeno fisico, così come la crescita: le cose che crescono prima o poi decrescono, in conseguenza del fatto che tutto ciò che inizia deve prima o poi finire. In mezzo c’è la ruvida, fantastica gaussiana della vita delle cose di questo mondo.

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  21. Il problema, al di là degli entusiasmi di persone ingenue (non molto diverse dalla massa di persone ingenue che credevano nel paradiso proletario, del resto mica tutti sono dei fini intellettuali) è che lo stile di vita che la nostra Galatea ama così tanto è insostenibile. Consumiamo troppa energia, e per farlo bruciamo troppo petrolio, troppo carbone, troppo gas…mai sentito parlare degli scisti bituminosi? Abbattiamo troppe foreste per far spazio a troppi allevamenti.
    “Decrescita felice” è un concetto serio, al di là della versione ridicolizzata che la padrona di casa sfotte con così tanta acrimonia: non significa che tutte le cure mediche devono essere a base di prodotti naturali ma che, come tutti i servizi essenziali, devono essere pubblici e a basso costo mentre i consumi energetici devono calare, e con essi l’iperproduzione ambientalmente devastante su cui si basa il nostro modello di società.
    La Galatea è come quelli che continuavano a ballare sul Titanic al suono della famosa orchestrina, prendendo per il culo quelli che avvertivano che stiamo andando a fondo.
    Il problema non è che faranno una brutta fine, visto che con la loro miopia se la sono cercata. Il problema è che faranno fare una brutta fine a tutti, con il loro atteggiamento supponente da maggioranza silenziosa che non vuole rinunciare a niente e al diavolo le conseguenze.
    Del resto il problema è reale: la stragrande maggioranza della popolazione la vede allo stesso modo, e pretende pure, come la padrona di casa, di aver ragione.

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  22. @ Rogra: “Per esempio, Galatea, quanti ettari di Foresta Amazzonica dovranno essere disboscati e quante specie di animali dovranno estinguersi per assecondare il tuo desiderio compulsivo di acquistare scarpe? 🙂 Sto scherzando!”

    Non capisco dove sta lo scherzo. È proprio il genere di domanda che la padrona di casa dovrebbe seriamente porsi, e agire di conseguenza, cosa che invece si rifiuta di fare semplicemente perchè a lei piace così.

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  23. Leggo sempre i tuoi articoli, Galatea, ma credo che questo sulla “decrescita felice” abbia raggiunto alti livelli. Non sono per la politica dello spreco neanche io, per carità, ma proprio in una giornata come quella di oggi, alle prese con un padre anziano capriccioso, la scuola (santa e benedetta anche quando gli alunni non studiano), e la palestra dei figli e la mia palestra (quando rientro a casa e devo partire da zero!!), quanto mi avrebbe tirato su il morale ed il mio EGO un pò di sano shopping.

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  24. Qui nessuno risponde, comunque, mi permetto di fare un esempio in cifre.
    Il fatturato della Novartis è di 56,6 miliardi di dollari. L’utile netto è di 9.6 miliardi di dollari ( http://archivio-radiocor.ilsole24ore.com/articolo-1149428/novartis-4-utile-2012-9-6-mld/ ).
    E si tratta solo di una delle multinazionali onnipervasive che controllano tutte le nostre vite: dagli approvvigionamenti alimentari (vedi land grabbing) a quelli petroliferi a quelli farmaceutici…9.6 miliardi di dollari sono “solo” un quinto di manovra economica di un piccolo stato come l’Italia, è vero: ma cosa succederebbe se tutti questi ricavi fossero pubblici anzichè privati?
    A parità di prezzo, il ricavo potrebbe essere degli stati se la ricerca fosse pubblica. Oppure se decidessimo di rendere la ricerca priva di fini di lucro tutte le cure mediche potrebbero costare molto di meno (il sedici per cento in meno, a partire dalle cifre del sole24ore e prendendole come rappresentative).
    Decrescita significa proprio questo. Meno consumi non essenziali e rendere pubbliche le risorse essenziali: acqua, cure mediche, scuola etc. Certo che una che si definisce di sinistra dovrebbe pure arrivarci. E se magari si tratta di una persona con una certa abitudine alla lettura, magari potrebbe imparare cos’è la decrescita leggendo latouche anzichè prendere come esempio quattro amici fricchettoni.

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  25. @Luigi
    In breve:ho vissuto la nascita in Italia dei movimenti ambientalisti fondati da persone , nella stragrande maggioranza dei casi, più cazzute e preparate di questi narcigrillini.Ora il tentativo di riproporre la stessa pozione magica per la risoluzione dei problemi in un mondo ancora più complesso, con un fanatismo maggiore e una preparazione minore, quando l’altra ondata verde è naufragata tra telefonini , SUV e reality, mi sembra un problemuccio da affrontare con maggiore prudenza.Se domani mattina si applicassero le ricette della decrescita, il 25% che ha votato Grillo, prenderebbe a mazzate Grillo e i grillini perché certe svolte epocali si fanno con gradualità, spiegando e rassicurando e non minacciando e insultando.Sono vegetariano da trent’ anni( un criminale per i Vegani), non ho la macchina o la moto( un idiota per la totalità degli Italiani), ma se pretendessi di imporre il mio modo di vivere ad altri sarei giustamente preso a calci nel culo. Il post di Galatea è ricco di ironia e di autoironia,una provocazione contro la superficialità di certi rivoluzionari che la fanno troppo facile.

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  26. L’autoironia di Galatea mi ricorda molto quella di alcuni conoscenti che, quando gli spieghi i motivi ambientali per essere vegetariano, ti rispondono: ah beh, ma le bestie che io mangio si nutrono esclusivamente di vegetali!

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  27. Che post triste! permettimi!
    Al di là di qualunque discussione politica sui Grillini che mi interessa relativamente (è cmq un atto di pochezza intellettuale categorizzare con un’unica grande etichetta i milioni di italiani che hanno votato il Movimento), la tua immagine di società perfetta con operai alla catena di montaggio e schiavi delle 8 ore lavorative, lobotomizzati dalla pubblicità a comprare cose inutili nella convinzione che questo gli dia felicità…. credo possa soddisfare solo chi si è fatto mettere catene mentali così grosse da impedirgli di immaginare se stessi in un contesto sociale diverso. Non è obbligatorio andare in campagna… la decrescita felice può essere tante cose: ad esempio il telelavoro, risparmiando tempo, benzina e migliorando la qualità della vita (ma no! poi si venderanno meno automobili! e gli operai cosa faranno?? magari si dedicheranno ad un lavoro più gratificante e realizzante…chissà!). La tua analisi, oltre ad essere forzatamente simpatica nel cercare di far apparire comiche persone felici che stanno meglio di te (eh si…. vivere all’aria aperta, senza stress e con cibo biologico rende la vita migliore….ma confuterai anche questo magari), mi ricorda per faziosità quelli che dicono: non si può essere vegetariani! se no tutti i macellai rimarranno senza lavoro! Allora cara Galatea… il mondo è bello perchè è vario: tieniti il tuo modello evidentemente di successo, tieniti il tuo consumismo che ti fa stare tanto bene (e che esiste grazie al fatto che molti altri vengono sfruttati e stanno male…ma sai sono lontani… non si vedono…magari non esistono davvero!), tieniti le case farmaceutiche e le tonnellate di antibiotici ai bambini, tieniti il tuo modello sociale di successo dove da grande o sei Velina o sei come Corona e goditelo! Il problema Galatea… è che forse non sei insensibile o egoista. Sei solo, tragicamente, superficiale.

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  28. Sul sito di Beppe Grillo fanno pubblicità aziende come Fastweb,per esempio, Amazon,Google ed anche Al Pitti, compratore d’oro .La mia decrescita in questi anni l’ho sentita,tra capo e collo, ma non ho capito quella di Beppe Grillo (e neanche quella di Casaleggio e Mina e Celentano e Toscani eTravaglio, tutti ospiti del suo blog ). Predicare e razzolare e c’erano anche altre parole nel mezzo, ma non le ricordo… non ricordo….sarà la decrescita,tra capo e collo, boh.

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  29. Sarà che anche tra i decrescisti c’è gente incoerente?
    Ma chissenefrega, mica è un’esclusiva di Grillo, la decrescita.

    Via alla prossima argomentazione.

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  30. Se il principale spacciatore non ci crede, bisognerà avvertire i tossici.Sono per l’uso libero e consapevole.

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  31. Galat, però non esageriamo, non è che da un minuto all’altro devi trasformarti da gnocca quale sei, ad un incrocio tra la strega bacheca e il mostro di fango.

    Non decrescere non decrescere, per carità che se no ti viene un infarto però un microscopico passo verso un qualcosa di diverso potresto compierlo, una qualsiasi cosa, non deve essere una rinuncia, ma un’alternativa si.
    Quindi cosa ci proponi?? Siamo tutto orecchi!

    baci, anche ai tuoi tacchi a spillo!

    Gine

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  32. @ Rogra: Grillo non è affatto “il principale spacciatore” della decrescita. Ci sono milioni di persone che se la coltivano da soli sul balcone di casa magari mettendosi assieme ai vicini di casa e agli amici, indipendentemente da quello che dicono televisioni e uomini di spettacolo. si chiama iniziativa dal basso, non so se questo concetto ti è noto.

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  33. Grillo spaccia una merce che non è sua e ci guadagna: fuori i mercanti dal Tempio, diceva quello, o Quelo, non ricordo.Le iniziative dal basso sono tali se non hanno bisogno di guru o pseudoguru che fanno da megafono: hai presente il film “L’avvocato del diavolo”? John Milton (Al Pacino): ” La vanità è decisamente il mio peccato preferito.Kevin, è elementare: la vanità è l’oppiaceo più naturale”.Tu credi che avere un narciso , una contraddizione vivente,facilmente attaccabile, che recita un copione scritto da altri, sia utile alla causa ?
    Ho presente cosa è successo dopo la “rivoluzione” degli anni settanta, ho presente lo sbracamento generale. Magari non ripetere gli stessi errori potrebbe essere una buona idea.

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