Bersani e la sana, vecchia ipocrisia perbenista e borghese

Forse ho avuto una educazione borghese, perbenista ed ipocrita. Ma mi hanno sempre detto, e quando non me l’hanno esplicitamente detto mi hanno dato i mezzi per capirlo da sola, che il male fisico non si augura a nessuno, nemmeno al peggiore nemico; e che quando il peggiore nemico è a terra perché colpito da una disgrazia, o da una malattia, la persona che si vuole considerare civile non può e non deve approfittare di quel momento e nemmeno goderne. Forse perché mi hanno insegnato che i nemici si battono sul campo, avendo il coraggio di affrontarsi quando sono forti, perché quelle sono vittorie, mentre colpirli agli stinchi a tradimento quando non si reggono nemmeno più in piedi perché il destino ha infierito su di loro o la salute li ha traditi non è una vittoria, è solo una cosa schifosa.
Sono felice della mia educazione ipocritamente perbenista e borghese. Perché almeno mi evita di correre sui Social a scrivere insulti ed auguri di morte al povero Pierluigi Bersani, che oggi è stato ricoverato per una emorragia celebrale.
E per sgombrare il campo da equivoci, avrei evitato di scrivere simili schifezze anche se in ospedale ci fosse finito Berlusconi! o Grillo, o qualche altro tizio che odio.
Perché sono una ipocrita perbenista borghese, e pertanto sono convinta che vi sia un freno ed un limite persino alla libertà di parola, e questo limite debba essere non la legge, ma il semplice buon gusto.

24 Comments

  1. Un tempo si diceva “siamo uomini o caporali?”.
    I caporali non mancano, a quanto pare. E l’educazione all’odio, un tempo patrimonio solo di manciate di estremisti (da S. Babila a Via dei Volsci), ha fatto breccia nelle masse.

    Anonimo SQ

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  2. mi dispiace ammetterlo, ma ancora una volta vedo che sono tanti i maramaldi nel nostro paese. E maramaldo vuol dire vigliacco. Così pensano all’estero di noi. Totalmente d’accordo con te

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  3. La verità è che il 90% della vita della gente avviene in quella fascia media da small talk, nella quale ha valore la buona educazione, quelle delle brave mamme. Bene raro e prezioso almeno quanto la consapevolezza di almeno metà del mondo, perennemente convinto che l’esistenza si spenda, viceversa, in fasce alte o basse pieni di atti definitivi e immortali.

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  4. Anch’io sono un ipocrita perbenista, che ama combattere a viso aperto e contro chi può difendersi.
    Posso pensare male di tanti politici, ma Bersani sarà stato grigio ma almeno è leale e merita rispetto.

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  5. @motiviperalzarsialmattino: non ho cambiato idea per nulla, come si evince dal post da te citato. Haider era già morto, e la satira su una morte è satira su un fatto avvenuto, néla morte trasforma automaticamente una persona spregevole in un santo intoccabile. Augurare la morte a qualcuno che è stato colpito da una malattia è ben altra cosa, è strano che ti sfugga.

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  6. @galatea: a me continua a sembrare strano che a te non appaia ugualmente orrendo fare della satira sulla morte di una persona e augurare la morte a qualcuno. Chiunque esso sia.
    Per me le due cose sono sullo stesso livello.
    Comunque, ancora una volta, amen.

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  7. Anche ammesso che il post sulla morte di Haider non fosse un capolavoro di eleganza, non inficia la validità delle considerazioni espresse sul caso delle invettive contro il Bersani malato. Io penso che il fenomeno sul quale è giusto soffermarsi è quella marea montante di espressioni trasudanti odio e disprezzo per nulla dotate di un qualche senso del comico, di satira. Dobbiamo a mio avviso soffermarci sul ruolo che vengono ad avere questi benedetti social network, come sfogatoio dei sentimenti meno nobili. Non è un problema odiare il Bersani o chicchessia, giacchè l’odio è un sentimento umano spontaneo che se emerge è incoercibile, il problema è il non aver alcun freno nello scrivere, senza pudore, senza tentare di trattenere l’espressione nei limiti della decenza. Quindi, è probabile che Galatea provasse odio verso Heider (fatto emotivo in sè incolpevole), ma lo ha comunque incanalato tentando la strada della macabra ironia: non è venuto fuori un capolavoro ma c’è comunque una volontà di racchiudere nell’accettabile ironia, che è un atteggiamento sensibilmente diverso, non è quel «problema» che i post contro il Bersani hanno evidenziato.

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  8. Quindi augurare la morte no (perchè avvenimento non accaduto), ma trovereste accettabili battute sull’ictus (fatto accaduto)? Del tipo che l’ictus gli ha migliorato la comunicatività, o l’espressione, o il modo di ragionare? Non è polemica la mia, vorrei solo cercar di capire se secondo voi c’è un limite e dove va posto…

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  9. Augurare la morte di qualcuno ci espone solo alla nostra.
    Ce la fa ricordare anche se crediamo così di rimuoverla.
    Hai ragione, Galatea, e mi viene da pensare che, in realtà, non è in sé l’augurio (che sono solo parole senza alcun potere magico) ma è il sentimento che le persone mostrano di avere a fare davvero male!
    E questo le qualifica nella loro miserabile condizione di sopravvissuti al proprio decadimento interiore. Ma vedi? Nel lanciare strali contro costoro le educhiamo forse? Ne togliamo il potere distruttivo?
    Io no so che cosa passa per la mente delle persone livorose, così colme di rabbia da non poter fare a meno di distribuirla a pioggia tutt’intorno a sé. Piccoli Ego senza pace? Non so quale sia il destino ultimo dell’uomo e non mi conforta il fatto che costoro subiranno la stessa sorte che augurano ad altri, magari senza nemmeno conoscerli. Perché tutti ci dobbiamo passare da quell’imbuto nero che è la morte corporale e per chi crede nell’immortalità dell’anima non è che poi le cose possano andar meglio, se in un ipotetico al di là dovesse vigere una legge che tiene conto dei meriti e delle qualità.
    Se avessero avuto ragione gli antichi egizi, nell’immaginare un aldilà dove il cuore del faraone sarebbe stato pesato misurandolo con una piuma…
    Insomma costoro potrebbero augurare a se stessi, peggior sorte senza saperlo.
    boh..

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  10. W il perbenismo 🙂
    E credo che pure l’ipocrisia sia sottovalutata: un po’ va bene fare incazzare la gente dicendogli quel che pensi, ma a farlo sempre finisci a vivere in un talk show con tutti cloni di Sgarbi(grande ipocrita ma bravo a simulare il contrario)

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