Il musicista anonimo e l’Italia che è fiera di non leggere mai

Be’ sì, certo, fa effetto, ma proprio un bell’effetto, questo articolo di Repubblica, in cui un tizio, un musicista anonimo che suona in una grande orchestra, confessa (non candidamente, direi quasi vantandosene) di non aver mai letto un libro.

Lo annoiano, dice: gira il mondo con l’orchestra, dipinge, ha una bella casa arredata con gusto, ma i libri no, i libri per carità, a lui non servono: guarda piuttosto un film, ascolta musica, va a passeggiare per Parigi guardando i quadri nei musei o le persone, se non sa proprio come passare la serata, fa gli incroci obbligati della Settimana Enigmistica. Ma leggere no, i libri non gli prendono l’anima, solo il cervello: che noia, che barba, signora mia.

E tutti a domandarsi: ma questo è un musicista, dipinge pure, possibile che non gli sia mai venuto in mente di aprire almeno una biografia di Mozart, un saggio su Beethoven? E lui serafico no, per carità, io quelli li suono, mica ha bisogno di approfondire, leggo gli spartiti. Tutti a chiedersi: ma come fa, ma come fa ad essere un musicista, uno che fa cultura, senza aver letto o voler leggere un caspita di libro, un articolo, un qualsiasi coso scritto.

Tutti a stupirsi, ma in fondo trovare consolante questa notizia, e nei commenti quasi a giustificare o lodare la sua scelta, che rassicura perché dice che c’è la possibilità di diventare persino uno che si occupa di cultura e la fa senza aver mai aperto una pagina, senza aver fatto lo sforzo di leggere. Che ci si può considerare e soprattutto essere considerati, in Italia, degli intellettuali, pur rimanendo fieramente ignoranti.

Eppure c’è un piccolo particolare, lì, sotto gli occhi di tutti, a rivelare che si tratta di una chimera: è un musicista anonimo.

Avesse letto qualche libro in più ed approfondito, fosse diventato insomma qualcuno nel suo campo davvero, non sarebbe anonimo: si sarebbe fatto un nome.

18 Comments

  1. La gente che non legge è pericolosa almeno tanto quanto quella che legge troppo. Ma forse questo è un altro discorso. E poi è chiaro che la questione non è quanto si legge, ma cosa si legge.
    Rispetto ai commenti all’intervista mi trovi d’accordo. Comunque il fatto che preferisca rimanere anonimo è positivo sotto un altro aspetto: vuol dire che forse in fondo in fondo prova un po’ di vergogna, cosa che dimostrerebbe come il non leggere libri non possa ancora essere considerato un vanto, nemmeno in Italia.

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  2. Curiosamente, proprio ieri sera su Rai5 ho visto un bel concerto di Sinopoli, mi pare un requiem di Brahms. Coltissimo, Sinopoli era direttore d’orchestra, compositore, antropologo (credo criminale), medico, archeologo – doveva discutere la tesi il giorno del funerale), appassionato d’arte: insomma, un vero umanista rinascimentale; eppure, tutti sono concordi nel dire che, come direttore, tecnicamente non era un granché.
    Ovviamente, quando dico tutti intendo i critici musicali: io non ho la preparazione tecnica per cogliere le differenze, mi godo la musica e basta.

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  3. C’è qualcosa di strano nella storia del musicista anonimo e anche a me, come ha già scritto qualcuno, sembra un po’ una costruita o, almeno, enfatizzata nell’esaltare altre qualità di carattere cultural-creativo della persona… In alternativa mi viene da pensare che forse, in questo particolare caso, c’è un problema specifico con la lettura, di carattere quasi clinico. E’ il non ricordarsi il titolo o una vaga trama del libro che ha letto che mi suscita dei sospetti. E’ invece tristemente vero che nel nostro paese leggere è un’attività disincentivata, svalorizzata e di sicuro poco praticata. Forse perché viene associata al dovere; e questo dipende, magari, anche dal fatto che non si riconosce al lettore il diritto (per non dire il dovere), di abbandonare un libro che non gli suscita alcuna emozione.

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  4. Non legge mai o semplicemente non legge *libri*? Io, se non leggessi libri, leggerei comunque tantissimo. (Dalle Badilate di Cultura alle etichette dei detersivi… 🙂 )

    E sì, l’anonimato è sospetto.

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  5. @–>MrChinaski

    “La gente che non legge è pericolosa almeno tanto quanto quella che legge troppo.”
    Questa è da immortalare.

    Ne aggiungerei un’altra:
    “L’importante non è leggere, ma capire”
    vista soprattutto la marea di ciarpame che c’è in giro nonché l’effetto di certe letture su persone che non son proprio delle aquile.

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  6. credo anch’io, come l’amico lector, che conti più la qualità della lettura che la quantità

    in ogni caso, nel caso specifico, l’attività di un musicista professionista, fra viaggi, prove, studio degli spartiti, lavoro in studio d’incisione o radio, impatto con luoghi ed eventi di spettacolo diversi, incontro/scontro con altri musicisti, è già abbastanza «piena» per cui è comprensibile d’esser meno attratti dalla lettura

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  7. ho sempre letto molto e trovo che chi legge non sia mai solo e che la lettura sia una gran consolazione e aiuti a vivere. Ma forse è perché ora sono anziana.

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  8. Si potrebbe dire anche che di solito si legge per se stessi, e non ho mai conosciuto una singola persona che fosse diventata “migliore” leggendo, mentre per esempio la grande maggioranza degli estremisti di destra e di sinistra che ho conosciuto erano persone che leggevano moltissimo e putroppo questo ne ha fatto persone molto più pericolose.
    Che poi in Italia la cultura non serva assolutamente niente per diventare “qualcuno” è evidente dalla gran parte dei politici di destra e di sinistra potentissimi ma ignoranti come capre.

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