Morte alla crisi: Spinola e il consulente di immagine funeraria

A Spinola le pompe funebri Sbrissolon sono un’istituzione: dai tempi della fondazione del paese non c’è stato uno degli abitanti che una volta morto non sia stato sepolto dagli Sbrissolon, tanto che se uno morisse e non ci fosse Sbrissolon ad occuparsi del funerale, in paese resterebbe il dubbio che il defunto non sia poi tanto morto davvero.

Ermenegildo Sbrissolon, il patriarca di famiglia, è quanto di più distate all’immagine di un becchino ci possa essere: tarchiatello e rubicondo, è bianco e rosso in viso come il ritratto della salute, e diventa rosso e basta dopo qualche giro di bianchetti al bar. Quando è in pausa dal lavoro, è un omino ridanciano ed allegro, con una propensione per le barzellette, che racconta malissimo, però, perché non riesce mai a finirne una: si interrompe sempre a mezzo, soffocato da una risata chioccia che gli fa sobbalzare le guanciotte e chiudere gli occhietti porcini. Gli basta però varcare la soglia delle sue pompe funebri per trasformarsi: un sipario gli cala sul volto, le guanciotte perdono i colori rubizzi, la bocca si stringe in una fessura neutra e sottile, gli occhi si velano di silenziosa compassatezza, persino il fisico paffutello si sgonfia e si ricompone, come se di fronte alla morte bisognasse essere più magri, per rispetto. E lì emerge l’Ermeneglido professionista, che è proprio un professionista in tutto per tutto. Più che un becchino, lui si considera un consulente di immagine mortuaria: cura ogni aspetto della dipartita come il wedding planner cura quelli del matrimonio. Vedere un funerale abborracciato, mal organizzato, sciatto, lo fa soffrire. Quando qualcuno muore, a Spinola, e lo chiama, Ermenegildo arriva come un angelo custode, cala dall’alto, prende in mano la situazione e risolve qualsiasi contrattempo. E’ lui che accoglie e contratta con gli addetti dell’ambulanza e con i medici legali, è lui che, in men che non si dica, organizza il trasporto di salme ovunque queste si trovino, anche all’altro capo del globo, è lui che a qualsiasi ora del giorno o delle notte avvenga il triste evento, è in grado di comunicare subito con gli uffici preposti e reperire immediatamente il loculo o la tomba desiderata, quella più comoda per la famiglia, nel cimitero più vicino. Fosse morto a Spinola, per dire, Gesù Cristo non avrebbe dovuto andare in prestito di una tomba in fretta e furia: Ermenegildo gliene averebbe trovata una di suo gusto, attaccata a Nazaret, in men che non si dica, e anche già omologata per l’eventuale resurrezione.

E’ un uomo che ama il suo lavoro, l’Ermenegildo. Le sue pompe funebri sono le più aggiornate della provincia. Una intera palazzina con show room, in cui, passando di sala in sala, lui guida i clienti e mostra loro le ultime novità del settore: la collezione di bare ultimo grido, in tutte le possibili essenze arboree, le urne cinerarie, e poi ogni genere di ammennicolo adatto ad abbellire. Ha intere pareti di capoccette di angeli piangenti, madonne in preghiera, gesucristi in ogni possibile posa, manciate di papigiovanni, grandinate di padripii, croci dorate, metallizzate, variopinte, greche, latine, francescane, arabescate o semplici; vasi, vasetti, ampolle, anfore, tralci di vite in bronzo, serti di rose in marmo, cornici e cornicette. E interi cassetti pieni di trine, pizzi, cuscinetti, poggiapiedi, poggiatesta, sete per il riempimento, balze per il decoro, passamanerie e nastrini. Uno dei suoi crucci è che i clienti, quasi tutti, arrivano da lui in un momento così triste e così confuso da non poter apprezzare fino in fondo quella meravigliosa scelta; ma lui non demorde, e, pur nei limiti della buona creanza, consiglia e spinge per orientarli verso il prodotto migliore, la nuance di tessuto che più si addice al caro estinto, la bara dallo stile più moderno.

Ma è una lotta: persino nel suo settore la crisi morde e si fa sentire: «Ghe xé talmente pochi schei che la zente fa parfin fadiga a morir, de sti tempi!» dice sconsolato, e scuote la testa, perché se già in tempi normali un funerale abborracciato lo faceva soffrire, figuriamoci oggi, quando gli tocca vendere ai parenti sete di qualità scadente e bare di qualche anno fa perché costano meno.

Ma è lì che la sua professionalità si è fatta riconoscere. Addolorato per la contrazione dei consumi funerari, Ermenegildo ha deciso che non poteva assistere senza far nulla a questo sfacelo, e così da qualche giorno, sulla vetrina del suo showroom campeggia la scritta: “Funerali chiavi in mano: 1200 euro tutto compreso! La qualità che potete permettervi!”. E per chi entra, un kit già pronto, in due o tre varianti, con bara, foderine coordinate, trasporto, addobbo fiori e candele, loculo o tomba a terra, che addirittura si può acquistare come una carta prepagata, per quei vecchietti soli che non vogliono lasciare a parenti lontani e incompetenti la scocciatura di organizzare il funerale.

Ha avuto un boom di clienti, con la sua trovata, l’Ermenegildo.

La sera esce stremato, si avvia verso la sua macchina che apre con il suo portachiavi a forma di bara, si deterge i sudori e poi, appena esce dal cortile dello showroom, ritrova la sua aria rubizza e gioviale, le guance si riaccendono, il fisico si incicciottisce un po’, e va al bar a prendersi il campari e raccontare male le sue solite barzellette interrotte dai ridacchiamenti, contento perché lui, il consulente di immagine funeraria, ha dimostrato che ne sa una più del diavolo, o per lo meno più della crisi e persino della morte.

Questo è un racconto, non fa riferimento a eventi, impresari di pompe funebri o funerali reali. Però il portachiavi a forma di bara, dovesse interessare a qualcuno, esiste e lotta assieme a noi.

14 Comments

  1. Ma quanro dovevi esser brava in Italiano! Bel racconto. Immahgino che sia miliardario e che trasporti le salme sulla classica mercedes “humbo” metallizzata. Carina la battuta di Gine, possibilmente da dire solo se si conosce ala perfezione il pubblico dei presenti.

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  2. Quest’uomo è un eroe! Trattare la morte con rispetto e allegria e lavorare perché anche i poveri muoiano con dignità. Meriterebbe un bel funerale a Bali, dove la gente è seppellita ridendo. (love)

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  3. Ho un amico titolare di pompe funebri, e confermo che i portachiavi a forma di bara esistono (anche se lui non li usa).
    Credo che oltre ai notai sia la categoria professionale più benestante, e di entrambi non si può fare a meno.

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  4. Ehilà, ma quella lì è Casperia. La famosa fontana sulla piazzetta pensile (alla sua sinistra c’è un baretto che nella foto non si vede) e il panorama subito sotto la fontana. Proprio lì sotto – a piano terra della casa a destra della chiesa sullo sfondo – c’è pure un forno che fa dei biscotti niente male, sebbene un po’ carucci.

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  5. Un bel racconto, non c’è che dire. Simpatico, ironico nonostante parli di funerali e becchini. Credo che sia uno dei pochi settori che non sono in crisi, perché chi si muore tutti i giorni.
    Brava

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  6. La tomba omologata per la resurrezione però, era meglio accanto a Gerusalemme 😀
    Complimenti Galatea, il tuo blog è stata una piacevole scoperta, mi piace davvero tanto leggere ciò che scrivi… Non vedo l’ora esca il tuo libro! 🙂 Un saluto caloroso, Elli

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  7. Da qualche parte “pompe funebri” è stato sostituito da “Servizi di ultimo commiato”.
    Che paura fanno le parole!

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