Esempi di logica italiana: scioperi e riforme

Quindi, ricapitolando: non è giusto fare sciopero prima di un ponte, perché, santa polenta, è ovvio che lo fai per allungare le ferie. Anche perché la maggioranza degli italiani, a quanto pare, peraltro, è tenacemente convinta che se un lavoratore fa sciopero sia come se si prende una giornata di ferie, e quindi che venga pagato lo stesso. Quindi che vergogna fare sciopero prima di un ponte! E, detto per inciso, anche fare uno sciopero lontano da un ponte o da un weekend, perché, che diamine, poi i bus non funzionano, le scuole sono chiuse, tutto si blocca e ci sono un sacco di disagi per chi non fa sciopero. Insomma, fare sciopero è una rottura di scatole per tutti, anche per chi fa sciopero. Non si capisce perché si ostinino a fare sciopero. E’ proprio perché sono comunisti scemi, eh.

La riforma della scuola, invece, è giusto che la discutano tutti, anche quelli che non hanno assolutamente idea di come sia fatta una scuola, perché l’ultima volta che ci hanno messo piede era trent’anni fa. Tutti, beninteso, tranne che i sindacalisti, che magari sono quelli che invece meglio conoscono le leggi attuali e le normative in vigore, e, bene o male, sono rappresentativi di una larga fetta di loro associati. Ma i sindacalisti no, con loro non bisogna discuterla, perché sono cattivi, e bisogna anche non discuterla troppo con i professori, la riforma della scuola, perché è chiaro che i professori, essendo parte in causa, mica possono essere obiettivi. Così è meglio che la riforma la pensi un consulente aziendale e la discuta non si sa bene chi. E’ una questione di obiettività.

E voi mi direte: ma non fa mica ridere, questo post. No, non fa ridere, avete ragione. Ma mica non fa più tanto ridere solo il mio post, in Italia, ormai.

33 Comments

  1. Molti economisti si sono ormai convinti che la crisi che viviamo dal 2007 sia dovuta all’impoverimento del 99% della poplazione che non ce la fatta più a pagare mutui e debiti.
    Poi è arrivato Piketty è ha dimostrato, con i freddi numeri, che da quando Maggie La Strega ha “sconfitto” i sindacati inglesi, il salario del 99% non è più cresciuto mentre l’1% diventava sempre più ricco.
    E questo ha portato negli USA, paese ultra liberista, ad una petizione, firmata da 600 economisti, fra cui 7 Nobel, perché sia aumentata la paga oraria minima legale (che da noi non esiste), come rimedio all’immiserimento della popolazione, oltre agli scioperi nazionali dei lavoratori della ristorazione che sono i meno pagati, anche perché spesso sono latini, neri e donne.
    La cosa che peró non ho mai capito del nostro disgraziato paese è l’odio diffuso per il sindacato, anche se questo, quando faceva il suo lavoro di chiedere più salario, ha fatto progredire la classe media.

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  2. Prima di parlare di “ultraliberismo”, peraltro, in Italia occorrerebbe avere qualche base di liberismo. Che so mercati concorrenziali e non dominati da pochi “amici” dei potenti di turno… Lo sciopero è un diritto, avere servizi che funzionino pure, ma pare che entrambi costino e coi tempi che corrono forse non ci potremmo pià permettere a lungo nè l’uno nè gli altri.

    Si dirà: come ci siamo ridotti così? Perchè molti erano presi a difendere i propri interessi, alcuni hanno capito come tutelare meglio i propri rispetto a quelli degli altri. E le riforme vere che interesserebbero ai più danneggerebbero costoro, che guarda caso sono in grado di pilotare l’opinione pubblica.

    Che poi lo sciopero specifico serva o meno a qualcosa ho qualche dubbio, ma che si tenti sempre di scaricare il costo di errori (fatti volutamente) del passato sulle spalle del sistema educativo (perchè è abbastanza logico, cittadini poco informati romperanno meno i “maròni”, tecnicamente parlando, e comunque non sapranno manco come e dove colpire) temo sia un’ipotesi molto realistica, in Italia.

    Come dice un collega, si dovrà andare molto peggio prima di poter andare meglio: è vero in campo economico, temo sia vero anche in campo sociale (e dunque educativo)…

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  3. Tutto vero sullo sciopero, ma proprio per questo, da iscritto FIOM mi roteano gli zebedei per l’esporsi così stupidamente a certe critiche ipocrite: si sapeva benissimo che sarebbe uscita la corrente filistea di quelli che “eh, ma allora lo fate solo per non lavorare” che in questo periodo purtroppo viene ascoltata molto più di quella razionale da te rappresentata con questo post. E allor aperché, bestemmie potenti, non scegliere un altro giorno e zittire le idiozie?

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  4. Perchè spesso negli anni (non agli albori e pi primi anni) il sindacato è diventato solo un altro centro di potere…. per questo i lavoratori (o molti di essi) oggi lo vedono alla stessa stregua di alcuni politici

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  5. purtroppo lo sciopero appare l’arma dei garantiti contro il resto della popolazione non garantita; questo appare, anche se ovviamente è una lettura di parte che non condivido

    quindi il problema è che lo sciopero non aiuta le categorie coinvolte ma aumenta la faglia, la lacerazione, a tratti l’odio, fra le componenti del corpo sociale

    quindi a mio avviso sarebbe bene non fosse proclamato, anche se è un diritto che va rispettato

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  6. mmh, diego, e quindi io dipendente con uno stipendio ridicolo, anzi, da laureata della p.a. che guadagna meno di un operaio con terza media, con il mio stipendio che e’ una presa per il culo, dovrei zittirmi per assicurare la pace sociale? ma a chi fa bene, esattamente, che i dipendenti siano al limite della sopravvivenza?

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  7. Non so. Certo che sono 10 anni che –tanto per dire neh– i dipendenti del trasporto pubblico scioperano ogni due mesi. Questo, con Milano ancora allagata, se lo potevano proprio risparmiare. Ma naturalmente i sindacati sono interessati ai propri iscritti, che muoiono, e poco ai non iscritti, che infatti non li reggono più e col cavolo che si iscrivono visto che tanto di loro i sindacati non si curano.
    Ognuno pensa bellamente ai cavoli suoi, e tutti insieme stupidamente vanno verso il proprio tritacarne come i ragazzini nel film The Wall dei Pink Floyd.

    Ma spegnere la televisione e aprire gli occhi no?

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  8. cara Sara,

    «quindi io dipendente con uno stipendio ridicolo, anzi, da laureata della p.a. che guadagna meno di un operaio con terza media, con il mio stipendio che e’ una presa per il culo, dovrei zittirmi per assicurare la pace sociale?»

    non credo che lo sciopero giovi, in quanto ormai la maggior parte del mondo del lavoro non partecipa, trattandosi di precari, partite iva, collaboratori a vario genere, membri di cooperative, e via elencando un corpo sociale ormai maggioritario fatto di persone non garantite, oppure piccoli imprenditori in proprio come me che sicuramente, nelle more della crisi, guadagna pochissimo

    allora io penso che tutta questa parte del corpo sociale, ormai maggioritaria, vede lo sciopero come una rivendicazione d’élite

    non è così, lo sciopero è giusto, ma questo è ciò che appare, quindi sarebbe meglio evitarlo

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  9. diegod56: il guaio secondo me è che questi non garantiti han deciso essi stessi di essere non garantiti, e vogliono che anche le altre persone si adeguino alla loro non garanzia, anzichè emanciparsi dalla loro posizione.

    Voglio dire, se un libero professionista ha dei problema esistono Confindustria, Confesercenti, Confartiganato. Di sicuro CGIL, CISL e UIL non vanno a pensare ai problemi di altre associazioni.

    Se invece parliamo di false partite IVA, se una persona accetta di fare una cosa illegale, tanto vale che si mettano a vendere sigarette di contrabbando se han bisogno di soldi.

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  10. Sono d’accordo con Diego56, non so dire di chi sia la colpa, certo è che ormai i lavoratori ”parasubordinati” stanno diventando la maggioranza dei giovani lavoratori.

    Si tratta *teoricamente* di liberi professionisti – così rispondo anche a Mike – che di fatto sono assunti per fare gli stessi lavori con lo stesso orario dei dipendenti regolari, ma senza nessuna tutela, sono tenuti sotto ricatto e non possono fare sciopero perché nel loro contratto non ha senso.

    Queste persone vedono come fumo negli occhi uno sciopero che punta a difendere i diritti di chi “è dentro”, procurando un danno a chi “è fuori” ma non per scelta.

    Faccio l’esempio estremo, alla Pirandello, ma nemmeno tanto : la bibliotecaria assunta con contratto co.pro. rinnovabile solo se viene eletto un certo assessore, è una parasubordinata che però non lavora quando le pare ma deve farsi le sue 8 ore giornaliere, magari ha figli e ha i nonni lontani, e deve trovare il modo di affrontare uno sciopero delle maestre di scuola che le lasciano la figlia a casa… magari un venerdì ogni due mesi. Sapendo che se rimane a casa, rischia oggettivamente il posto.

    I lavoratori parasubordinati sono ormai la maggioranza dei lavoratori dai 20 ai 40 anni. Sarebbe ora che qualcuno riflettesse sul linguaggio da usare con loro, e non parlo solo di slogan ma proprio di azioni che riflettono un certo modo di concepire il mondo del lavoro.

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  11. chi critica il fatto che i lavoratori “garantiti” scioperino è uguale a uno che se i ragazzini di una mensa scolastica decidono di protestare perché quello che gli servono fa vomitare, risponde: “Vergognatevi a protestare se vi danno da mangiare cibo avariato, non lo sapete che al mondo c’è chi muore di fame? Zitti e parate giù.”
    Poi se qualcuno di quelli che criticano lo sciopero mi spiega che altre forme di protesta suggerisce, grazie.

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  12. secondo me con le banalità non si costruisce un discorso interessante;

    è evidente che oggi, nel 2014, ci troviamo a pagare il conto di un sistema produttivo completamente cambiato, dove la produzione di reddito è sempre più indipendente dall’apporto di mano d’opera; come finanziare lo stato sociale, allora? come garantire una vita dignitosa a tutti, senza forme di apartheid sociale?

    a mio avviso un grande spostamento del peso fiscale dal lavoro al patrimonio è essenziale, come è anche essenziale una forma di salario sociale per tutti coloro che saranno espulsi dal processo produttivo (presto anche fra gli statali);

    le forme di sciopero corporativo sono un diritto politico democratico che io rispetto, ma giudico con estrema severità, perchè portano acqua al mulino proprio di chi ancora oggi si richiama all’obsoleto liberismo anni ’90, insomma una roba che aiuta la destra e non poco

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  13. ad una domanda banale, una risposta banale sarebbe l’apoteosi della banalità

    ad un bella signora si perdona tutto

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  14. Lascia stare il bella signora, Diego, che è il metodo che usano gli uomini che non sanno argomentare. O hai qualcosa da dire o prendiamo atto che non hai argomenti. Che io sia bella o racchia l’unica cosa che emerge è questa.

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  15. @ Galatea lo sciopero può anche andar bene, ma purché sia SCIOPERO, non una mezza giornata di scampagnata coi cartelloni, poi tutti ligi nuovamente al lavoro.

    Uno sciopero generale a oltranza, una serrata collettiva, un’occupazione di fabbriche, uffici, scuole per settimane, se necessario mesi. Nella scuola, blocco degli scrutini a oltranza, a rischio della perdita dell’anno per gli studenti e del proprio posto di lavoro per gli insegnanti. Iniziative ai limiti della legge, se necessario un filo oltre.
    Questo è SCIOPERO, questi sono i metodi di chi sa che nessun diritto viene concesso se non si forza la mano a chi non lo vuole concedere, i metodi che in passato hanno dato ai lavoratori quel poco che hanno adesso.
    La festicciola di Sant’Ambrogio con le bandiere della CGIL non è definibile come sciopero, è una patetica parodia.

    Questo indipendentemente dal fatto che uno sia o meno d’accordo con le rivendicazioni: è comunque ridicolo pensare di farle valere così.

    Oserei quasi dire, più che “ridicolo”, “connivente”… come dire: caro governo, quattro bandiere, un po’ di fumo negli occhi, e noi la nostra finta di essere contro l’abbiamo fatta. Prego, ora procedete pure.

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  16. ma no dai, ho argomentato, il mio punto di vista è chiaro, ma il blog è il tuo, tu sei gentile a lasciare spazio alle opinioni altrui e ti ringrazio, ma non posso allargarmi oltre

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  17. Galatea io non critico il diritto di sciopero in quanto tale, critico le modalità: non viviamo più negli anni in cui il disagio provocato dallo sciopero era al massimo qualche ora di ritardo, oggi la maggior parte di quelli che dividono il tavolo con te – mentre tu perdi 1/20 dello stipendio – rischiano di perdere direttamente il posto.
    A quel punto il paragone con gli studenti in mensa diventa: studenti che protestano perché il cibo è immangiabile, mentre fuori dalla finestra altri studenti, che non si possono permettere il buono pasto, guardano gli studenti che protestano perché il cibo è immangiabile.
    Sto parlando senza interessi in merito perché ho un lavoro fisso e posso lavorare da casa, ma in un anno scolastico di scuola materna pubblica ho avuto 7 o 8 scioperi con un preavviso di 24 ore. Se dovessi rendere conto a un padrone tutte le volte che mi sono sentita dire “Signora, non sappiamo se domani la scuola è aperta perché forse qualcuno aderisce allo sciopero”, farei prima a licenziarmi e mettermi a fare la badante in nero. Che è poi quello che sta succedendo a migliaia di donne da qualche anno a questa parte.
    Lo sciopero è pensato per creare disagi? Sì. Ecco, non ci si può aspettare solidarietà e comprensione da chi i disagi li subisce.

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  18. Suggerisco un film molto adatto a far cogliere il problema dal punto di vista emotivo: “Pleasantville” http://www.mymovies.it/trailer/?id=29307.
    Il mondo dei dipendenti non è quello degli abitanti di Pleasantville, ma in termini relativi lo è, eccome.

    Parlo all’audience degli assunti, mica tanto immaginaria a giudicare dai post che si sono letti finora, e dei pensionati, sopratutto quelli che sono andati in pensione senza che nessuno tenesse conto di quanto sarebbe costato ai disgraziati che sarebbero venuti dopo. (“…Lasciate che succeda dite, non è colpa mia!” Vasco, Gli spari sopra).

    Primo: A chi state indirizzando la vostra protesta, scusate? Gli attori sarebbero due, ma il primo (gli imprenditori che rischiano il proprio capitale, quindi quelli veri) sta scomparendo. Basta guardare le statistiche sulle chiusure aziendali per sapere che cercare di fare recriminazioni salariali generalizzate (cioè sparate verso la categoria e non la singola azienda che magari se lo potrebbe permettere) significa essere quantomeno imprudenti se non autolesionisti. Il secondo è lo Stato, ma il gettito fiscale e contributivo è quasi un dato, ormai. Sale un pochino se l’economia cresce, scende se si contrae. I margini potrebbero aumentare, e molto, ma servirebbe proprio quella flessibilità che voi “protetti” aborrite: la vostra protezione aumenta moltissimo le probabilità, e i costi, degli errori degli imprenditori, che non essendo scemi provano sempre meno a fare impresa, per non fallire e magari finire in galera (in Italia non è poi così raro andare in bancarotta fraudolenta). A meno che non usino contratti precari.

    Secondo: è facile confonderli, ma esiste una differenza sostanziale fra i “diritti” e i “diritti acquisiti”. Quelli che avete e per cui combattete sono diritti acquisiti e/o diritti che vi piacerebbe acquisire. Purtroppo voi combattete solo per i vostri. Umanamente comprensibile, ma per niente condivisibile. Facendo quelli che cercano di accaparrarsi una fetta ancora più grande del gettito fiscale/margine imprenditoriale, apparite come quelli che vogliono sottrarre a quelli non protetti. Ad essere onesti non solo apparite, siete. Si perchè “voi” avete preso gli 80 euro, “noi” siamo ancora qua a cercare di trovare una via di uscita dalle ristrettezze (se siamo fortunati) o addirittura come sbarcare il lunario. Ha piovuto sul bagnato per l’ennesima volta.

    Da ultimo: la vogliamo piantare di fare i bambini? C’è ancora bisogno della mamma che vi dica che le cose bisognerebbe meritarsele prima di rompere così tanto per averle?
    Meritarsele: magari smettendola di chiacchierare con gli amici invece di far partire il mezzo in orario; farlo arrivare puntuale anche se qualcuno ha parcheggiato in seconda fila girandogli intorno invece che star lì ad aspettare che qualcuno faccia la multa allo stupido di turno; che so, avvisare i passeggeri se stai per cambiare percorso? Fare quelle cose semplici che basterebbe poco ad immaginare, ma che guadagnerebbero il rispetto di quelli che adesso sono senza anche quegli scadenti servizi che si ritrovano di solito, che sono più disgraziati per l’incuria di chi li opera –che comunque ha il suo bello stipendio, 13a, 14a, buoni pasto e pensione ragionevolmente certa– mentre quelli che sono fuori al freddo ad aspettare… spesso no!

    Quale altro strumento dovreste usare per protestare? La testa. E magari capire che questa è una situazione in cui sarebbe molto più giusto chiedersi che cosa puoi fare tu per il tuo paese o la tua azienda o i tuoi utenti o la tua comunità, invece di che cosa potresti arraffare in più. (La citazione è di J.F.Kennedy, non Margaret Thatcher)

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  19. Vorrei che fosse chiara una cosa a tutti, al di là di come poi verrà risolto il problema dell’immiserimento del 99% della popolazione: azione sindacale, leggi che aumentino i salari, rivoluzioni.
    Dall’epooca di Maggie la Strega in poi, l’1% è diventato più ricco mentre al 99% dava qualche aumento che neppure copriva l’inflazione, e questo significa che c’è stato un aumento della ricchezza complessiva, tant’è vero che è diminuita la povertà nel mondo ed è nata una classe media nei paesi in via di sviluppo.
    Il problema è che l’1% non ha più voluto dividere questo aumento di ricchezza complessiva con il resto della gente, come invece aveva fatto, non certo volontariamente, dal 1914 in poi e in tutto il mondo.
    Cosa che è avvenuta perché i lavoratori organizzati hanno ottenuto di avere una fetta della ricchezza creata.
    Lo sciopero non è adatto?
    Che altro c’è?
    Suicidi col fuoco come i Jan Palach e i bonzi vietnamiti?
    Lavoratrici che si buttano sotto al cavallo del re come le suffraggette britanniche che volevano (e hanno avuto) il diritto di voto?

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  20. Veramente penso che il diritto di sciopero esista e vada difeso, tanto più che come ho detto, sono in una situazione dove il mio disagio è relativo, ma quando si parla di conflitti sociali si intende proprio questo, chi riceve un danno consistente difficilmente sarà solidale con chi glielo procura.

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  21. Scusate con WordPress non capisco più come funzionano i botta e risposta, volevo rispondere a Giampaolo44.
    Non credo che sia molto produttivo fare i processi a nessuno come categoria, anche perché se gli imprenditori stanno levando le tende dall’Italia le cause sono tante ma la ”rigidità” delle assunzioni mi sembra francamente una scusa, vista la quantità di lavori parasubordinati in circolazione. Si può parlare di burocrazia, di un sistema di tassazione allucinante, di corruzione e mafia, e se posso aggiungere: forse anche di poca lungimiranza negli investimenti. Sono almeno 15 anni che assisto a riunioni oppure leggo resoconti in cui interviene il rappresentante di Confindustria a ricordare che “la divisione internazionale del lavoro non è in discussione”. Che tradotto in parole povere vuol dire che gli industriali italiani hanno scelto di privilegiare l’alto artigianato (vestiti, arredamento, ecc.) a scapito della tecnologia (microchip, ecc.). Solo che mentre un microchip è più difficile da copiare, un vestito o un divano sono alla mercè di indiani e cinesi. Poi appunto guardi il TG4 e vedi che l’alta tecnologia è considerata una vergogna e quindi, come si dice, “tout se tient”.

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  22. <>
    Umanamente comprensibile, ma hai controllato se ciò che credi, anzi che ti sembra, sia vero? Qualche modo lo avresti: leggi qualche saggio di economia, o magari chiedi a qualche imprenditore, medio, piccolo, scegli tu, di qualsiasi taglia. Ma guarda sul serio di che cosa si tratta. Io sono anni che mi pongo il problema e che lo studio, e la verità temo che sia diversa da quel che sembra a te. Ma non voglio convincertene. Vorrei solo che indagassi *con onestà* il problema.

    Io ho affrontato una causa di lavoro con una persona che lavorava per me, una persona che si è comportata in maniera inaccettabile. Due anni di pene, stress e 50% di costi in più rispetto a ciò che le sarebbe spettato (no, lei ha preso poco più della metà di quel che le avrei dato senza la causa, ma gli avvocati si sono presi il resto). Mai provato il piacere di “subire” una causa di lavoro da un tuo dipendente? Provalo e capirai perchè nel comportamento degli imprenditori che non si prendono quei rischi c’è, ahimè, una sana intelligenza.

    Tra l’altro perdonami: credi davvero che gli imprenditori siano così sciocchi da non intraprendere una iniziativa che potrebbe renderli più benestanti per una “scusa”? Dai…..

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  23. @Galatea

    Salve, ho ricominciato a bloggare e a controllare il mio account wordpress da poco, quindi riprendo contatto con i blog che seguivo ora, dopo anni di inattività…

    Dicevo: nell’ipotesi che si debba protestare o comunque intervenire sulla politica del governo, l’onere della prova è di chi sciopera: perché interrompere un pubblico servizio, perdendoci soldi e fatica, se si sa che non funziona?

    In secondo luogo: Renzi, che è innegabilmente ruvido con i sindacati, non ha detto che non bisogna discutere con loro, anzi, ha detto il contrario, ma si è riservato il diritto di decidere in autonomia, senza ricatti da parte loro. Io in questo lo appoggio senz’altro, quindi, se non sciopero, è perché io non ritengo che non ci sia nulla per cui scioperare.

    Dopo la riunione con i sindacati nella mia scuola, in cui i rappresentanti sindacali sono venuti a concionare come fossero in parrocchia, io mi sento ancora più sicuro della mia scelta.

    Quando poi scioperano quelli dei servizi pubblici, bisognerebbe ricordare bene una cosa: il trasporto pubblico locale non si regge da sé. E’ strutturalmente in perdita, ma conviene che il pubblico lo sovvenzioni, altrimenti avremmo città costantemente congestionate e ancora più inquinate. Però questo vuol dire anche che quando un lavoratore sciopera, il danno lo subisce l’utente, non l’azienda, che invece arriva addirittura a risparmiare soldi.

    Considerando che in Italia si fa una quantità di scioperi senza paragoni nel mondo , forse c’è qualcosa che non va, e pensare che tutto il resto del Paese sia impazzito è un po’ ingenuo.

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  24. “In Italia si fa una quantità di scioperi”

    Mai come in Danimarca, 296 giorni ogni 1000 persone, la Norvegia con 135, l’Australia con 86.
    Noi siamo al nono posto con 76 prima di Francia con 67 e USA con 60.

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  25. Sigh questa mi era rimasta nel browser…. mi scuso per il fuori tempo, ma la posto lo stesso

    Molto giusto canned, ma allora: non sarebbe il caso di affrontare *quel* problema (il problema dell’immiserimento del 99% della popolazione) e non gli specifici interessi degli iscritti al sindacato? Perchè finchè sono loro che scioperano, loro che chiedono, loro che ottengono…. se gli altri non li sostengono, anzi magari si incavolano pure, poi non vi stupite.

    Altrimenti il giochino è quello di prima delle elezioni: date un po’ di soldi a noi, poi è “caro governo, quattro bandiere, un po’ di fumo negli occhi, e noi la nostra finta di essere contro l’abbiamo fatta. Prego, ora procedete pure.” come osservava latanadibrontolo…

    Fra l’altro così facendo ci si vende per poco assai, e ci si presta invece al vecchio gioco del divide et impera.

    Aprire gli occhi, ma anche il cuore, perchè a cercare di metterlo nello stoppino ai giovani, agli utenti o ai meno fortunati –di questo si è trattatto lo scorso marzo– è decisamente una tattica di poco conto, che infatti ha pagato niente negli ultimi venti-trent’anni.

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