Dilemmi etici per politici trasformisti

Stamattina mentre andavo a scuola ascoltavo alla radio un programma di commenti sui fatti politici del giorno. Il commentatore (non mi ricordo chi fosse, cambiano ogni settimana) raccontava la storia di un onorevole che ha battuto ogni record di trasmigrazione da un gruppo parlamentare all’altro, riuscendo a passare allegramente dal PDL al Gruppo Misto, poi ad un partitino di cui neppure conoscevo l’esistenza, quindi ritornare in Forza Italia, per poi passare al Nuovo Centro Destra, quindi approdare per poche ore al Gruppo Misto e ritransitare in Forza Italia, da cui ora pensa di migrare nuovamente per andarsi ad accasare nella nuova formazione di Verdini. Le giravolte e le sterzate erano avvenute, spiegava il commentatore, sempre nell’imminenza di voti cruciali, e, si insinuava, forse non del tutto gratuitamente, tanto che il simpatico deputato oramai veniva considerato nell’ambiente, che pure non è fatto di educande, come un traditore.

«Ma si può chiamare traditore chi tradisce chi ha tradito?» si chiedeva il commentatore, in pieno dilemma etico.

Non saprei. Però se tizi del genere li chiamassimo semplicemente “vermi” mi sa che il dilemma etico si risolverebbe in un botto.

8 Comments

  1. Io metterei il vincolo di mandato: io ti ho votato per quello che mi hai detto durante la campagna elettorale (oppure perchè come al solito eri il meno peggio). Se vuoi cambiare casacca e passare alla concorrenza, ti dimetti e ne parliamo alle prossime elezioni. Punto.

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  2. Dai grandi camaleonti campioni del girellismo politico Carnot, Barras, Fouché Talleyrand sino ai nostri Cavour, Depretis, Giolitti e Mussolini….

    Il trasformismo fa parte del costume politico latino (Francia e Italia).

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