Perché Manzoni è moderno e in classe serve leggerlo

L’episodio di don Abbondio e i Bravi è perfetto per spiegare i problemi del bullismo e delle minacce ai più deboli. Quando Renzo va da don Abbondio e si infuria per il latinorum, ci si può costruire su una bella discussione sull’importanza della cultura come conoscenza vera e non come mazzuolo da usare sugli altri per rimarcare le differenze sociali, con richiami a don Milani e, se si vuole, alla storia dell’istruzione e della scuola in Italia. La storia di Lucia fermata per strada da don Rodrigo e don Attilio è l’ideale per parlare di molestie sessuali. Il dialogo fra Renzo e l’Azzeccagarbugli ottimo per chiarire come si imponga e si costruisca con la connivenza e l’appoggio esterno  un regime mafioso.

La Monaca di Monza serve benissimo a parlare con i ragazzi di orientamento nelle scelte, del rispetto delle personali inclinazioni e dei disagi che talvolta possono nascondersi anche nelle migliori famiglie. Il Conte Zio, santo cielo, il Conte Zio è perfetto per spiegare la corruzione interna del sistema politico, con agganci alla storia recente, da Tangentopoli in giù. La rivolta del pane può essere usata per introdurre le basi dell’economia di mercato.

Gli untori e la peste e le bizzarre teorie di don Ferrante a spiegare la diffusione dell’isteria di massa, il complottismo, le bufale che si diffondono a strascico in rete, e come invece le notizie vadano verificate conoscendo le basi del metodo scientifico. Il finale nel Lazzaretto per illustrare la nascita di politiche per la sanità pubblica ed in contenimento delle epidemie, con agganci all’AIDS, alla SARS, all’Ebola.

Il finale con Renzo e Lucia a Bergamo a porre il tema delle risorse economiche del territorio, con specifici affondi sull’economia locale, gli incentivi della Repubblica di Venezia ai tessitori specializzati nella lavorazione della seta, la tradizione manufatturiera comasca e i problemi della concorrenza e della delocalizzazione.

Il romanzo, tutto, è ottimo per far vedere ai ragazzi come si scrive in italiano e soprattutto come si usa divinamente bene quella cosa misteriosa ed oscura ai più che è la punteggiatura.

Io quando sento le solite trite discussioni del tipo “Togliamo Manzoni e sostituiamolo con qualcosa di più utile e di più moderno e legato all’attualità!” mi verrebbe da prendere i geni che lo dicono e costringerli a leggere tutto i Promessi Sposi in fila, con me che li controllo a vista.

Così, tanto per essere certi che almeno sanno vagamente di cosa parlano, ecco.

24 Comments

  1. Faccio un pochino il troll e aggiungo: Fra Cristoforo che ammonisce Renzo è ottimo per insegnare ai non ben nati a stare al proprio posto con la testa bassa: “Non sai tu che, a metter fuori l’unghie, il debole non ci guadagna?”

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  2. Brava! Concordo appieno. E’ solo un peccato che certi periodi Manziniani vadano avanti per più di una pagina, ma suppongo dirai che questo si può usare per spiegare l’uso e l’importanza della sintassi…. 🙂

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  3. Tutto vero, ma anche se non venisse letto in modo così strumentale, rimarrebbe un gran bel romanzo, da leggere soprattutto per affinare noi stessi e il nostro sentire!

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  4. Ma certo! E le noci di Fra’ Galdino, non sono perfette per parlare della xylella?
    Dio nel ruolo della perfida Monsanto.

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  5. Mjollnir lei ha una concezione lievemente macchiettistica del romanzo: poteva aggiungere, visto che c’era, il “Si figuri” del sarto rivolto al Cardinale Borromeo, o al “Carneade chi era costui!” di Don abbondiana memoria

    L’Addio Monti di Lucisa sarebbe un po’ troppo…visto che lei utilizza magnificamente lo stereotipo delle noci di Fra Galdino…

    Ha studiato la letteratura italiana dal Natalino Sapegno o da Giuseppe Petronio?
    http://www.abebooks.it/ricerca-libro/titolo/manzoni/autore/nigro-s-s/

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  6. Un amico di Mjollnir ha detto via sms: Comunque sì, il sig. Myollnir ha studiato la letteratura italiana andando a casa sia del Sapegno (ritenuto degno di un articolo) sia di Petronio (senza articolo, questo monatto mal riuscito).

    Desiderio mestrino.

    Credo che potrebbe benissimo rispondere l’interessato, non un portavoce, e in ogni caso sia il Sapegno che il Petronio sono manuali scolastici degli anni 50 completamente superati sia dal punto di vista metodologico che dal punto di vista storico.

    Sicuramente non sono all’altezza di Salvatore Silvano Nigro, uno dei maggiori studiosi di Alessandro Manzoni.

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  7. Condivido anche le virgole mia cara! E lo dice una che ha riletto due volte i Promessi da grande. Non amo particolarmente Manzoni, tuttavia il romanzo ha i suoi meriti. Però, fra noi possiamo dirci la verità: non solo i critici, ma anche molti insegnanti che maneggiano i Promessi, dovrebbero sapere di che cosa parlare. Quando si dice “i significati universali nella letteratura”…. (So che non ami i puntini di sospensione, ma qui mi pare che possano starci). 🙂

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  8. Scusi se faccio il pedante, Mr. Mjollnir, avrebbe dovuto dire “Lo sventurato rispose.”

    Nella versione originale, cito a memoria, dovrebbe essere la sventurata rispose.

    Come vede, è facile sbagliare se si cita a memoria.

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  9. Che vuole, sono una persona semplice. L’unica cosa che ricordo dei promessi sposi è quanto era gnocca Paola Pitagora.

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  10. ha fatto bene Galatea a ricordare questo grande romanzo; per una serie di circostanze legate ad una assoluta irrequietezza giovanile, affrontai due volte la 5a ginnasio; studiai due volte i promessi sposi e l’aspetto curioso fu che lo studiai con due insegnanti profondamente diversi, una professoressa di nitida ideologia liberale, laica, ed un insegnante sacerdote, cattolico ovviamente e, com’era uso al tempo, tendenzialmente di sinistra (teologia della liberazione); entrambi, così diversi, amavano e insegnavano con grande entusiasmo questo testo; è in effetti il più grande romanzo italiano (anche nel senso gramsciano del termine)

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  11. Sfortunatamente quello che capita a volte é che i metodi didattici usati per studiare la letteratura siano poco adatti ad appassionare i ragazzi alla lettura ed ai romanzi.
    I Promessi Sposi, cosí come la Divina Commedia ed i grandi classici italiani, viengono spesso usati per fare anche altro,magari di poco piacevole, usato come base per i compiti in classe e le interrogazioni. Unito al comportamento di certi insegnati che vogliono che gli alunni diano sempre riposte standard porta a considerare i romanzi com sbobba da studiare e dimenticare rapidamente.
    Anche quando gli stessi alunni sono avidi lettori di saggistica od altri tipi di romanzi. I romanzi Urania non sono un esempio di letteratura fondamentale, ma il fatlo che quando li si legge non si debba poi spaccare il capello in quattro per ogni frase, aiuta ad apprezzarli. Allo stesso modo di solito la saggistica non viene usata come strumento didattico e quindi leggersi un saggio sulla lotta partigiana o la biografia di Marconi risulta piú piacevole.

    Il pezzo é autobiografico.

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  12. Mah ecco sì visto in un’ottica contemporanea o moderna e relativa alla realtà italiana sì magari lo rileggo.
    All’epoca della mia ignorante adolescenza se comparavo Manzoni ai romanzi ottocenteschi russi inglesi o francesi che leggevo sembrava veramente scritto due secoli prima ( nel 600 ).
    Sono d’accordo con chi lo vorrebbe sostituire con altra letteratura italiana tipo il Gattopardo.

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  13. @bradipante
    Ironia della sorte sia il Gattopardo che i Promessi Sposi (in particolare il Fermo e Lucia (cfr. monografia su Manzoni Laterza casa editrice) sono stati oggetto d’indagine di Salvatore Silvano Nigro nel “Il Principe Fulvo” e “La Tabacchiera di Don Lisander”

    🙂

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  14. Il problema dei Promessi Sposi non è di essere inattuale, al contrario: Manzoni scrive del 1600 per parlare dei primi decenni dell’Ottocento e quando lo prendi in mano due secoli dopo… è rimasto tutto identico. TUTTO. E’ questo che manda in bestia i ragazzi, che reclamano a gran voce il diritto almeno a una piccola speranza.

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  15. Ottimo articolo. Mi permetterò di citarlo (con tutti i crediti del caso) nel corso di una mia chiacchierata-reading dedicata ai Manzoni (non solo Alessandro, ma anche Pietro, Carletto, ecc.). Grazie Galatea, sei una fonte di spunti veramente unica.

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  16. Brava Galatea, quando fai la difesa della cultura umanistica mi fai sentire meno sola.
    P. S. A mio parere, non si dovrebbe sostituire la lettura dei Promessi Sposi con un romanzo come Il Gattopardo. È senza dubbio un bellissimo romanzo ma non raggiunge lo status di classico come il capolavoro manzoniana. Mi piacerebbe sapere come la pensa Galatea.

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  17. Brava Galatea, quando parli di cultura umanistica mi fai sentire meno sola. Grazie.
    P. S. A mio parere, non sono convinta che sia giusto sostituire la lettura dei “Promessi sposi” con quella del “Gattopardo”, senza dubbio notevole romanzo ma che non raggiunge l’universalità del capolavoro manzoniana. Sarebbe interessante sapere che ne pensa Galatea.

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