Il talento delle donne (e quello di certi uomini per il sessismo)

Eccolo là, Piergiorgio Odifreddi. Che sulle pagine di Repubblica, tomo tomo cacchio cacchio, se ne esce con l’affermazione che le donne sono più portate per le cose pratiche, e non per le speculazioni teoriche, specie nelle discipline scientifiche.

A riprova di quanto sia scientifica questa affermazione, fa il calcolo di quante donne hanno avuto fino ad oggi riconoscimenti come il Nobel ed altri premi, e notando che la rappresentanza femminile è piuttosto risicata, sentenzia: «Vedete, ho ragione io.»

Del resto Oddifredi è matematico, e uomo, per cui è naturalmente portato per la speculazione, no?

Ora, esimio professor Oddifredi, io sono donna e per di più pure laureata in lettere, quindi del tutto inadatta sia per natura che per cultura a contestare le Sue maschie e razionalissime speculazioni. Però, ci sono alcune cose che non capisco nel ragionamento. Visto che anche altre “minoranze” sono state insignite di pochi premi Nobel, il ragionamento vale anche per loro? Cioè, mi spieghi, dato che anche pochi africani di colore, o indiani o curdi, o kazaki o svedesi o rappresentanti di altri popoli sono stati insigniti di premi scientifici di alto livello nell’ultimo secolo, lei scriverebbe un articolo in cui dice che africani/indiani o rappresentanti di altre etnie sono evidentemente poco portati per la speculazione?

Ho come il sospetto di no, a meno di non doversi poi profondere in scuse ufficiali con gli Stati e i popoli di mezzo mondo, dimettere da tutte le cariche per evitare di essere travolto dalle proteste e perdere credo anche metà degli amici che abitualmente frequenta, improvvisamente imbarazzati dall’avere fra i contatti un tizio che dice cose palesemente razziste.

Invece con le donne lo fa. Lo può fare perché il pregiudizio nei confronti delle donne è talmente forte e radicato che è trasversalmente diffuso al mondo, fra i vari popoli e le etnie e anche gli strati sociali: gran parte di questi svedesi, o kazachi o indiani o curdi che si arrabbierebbero a morte con lei se dicesse che loro, uomini, non sono naturalmente portati all’astrazione e in grado di vincere un Nobel, annuiscono convinti se dice che poco portate a vincere il Nobel sono le loro concittadine. Sono donne, del resto.

Le dirò di più. Molti degli amici colti e sensibili che le toglierebbero il saluto se dicesse una cosa palesemente razzista contro svedesi, indiani o curdi maschi, non glielo toglieranno affatto per questa battuta sulle donne. Perché sotto sotto sono conviti anche loro che sia vero. Non direbbero mai che i negri hanno il ritmo nel sangue e che gli ebrei sono avidi, ma che le donne non sono davvero capaci di fare le scienziate sì.

Questo pregiudizio subdolo e sottile agisce anche a livello di premio Nobel e di altri riconoscimenti. Molte delle commissioni che devono valutare a chi assegnare le medaglie, sono composte da uomini che la pensano come lei. Convinti che le donne siano meno portate e valgano meno, non le premiano, e, se è per questo, nemmeno le invitano ai convegni, o le considerano degne di andare in cattedra nelle università, specie se si occupano di scienza. La stupirà, ma anche il merito, per essere riconosciuto, ha bisogno di qualcuno in grado di riconoscerlo al di là dei pregiudizi e degli stereotipi

Quelli che invece vivono immersi nei pregiudizi, non si accorgono nemmeno del razzismo implicito nei loro ragionamenti. Pensano di essere nel giusto e che i dati diano loro ragione. Ma visto che i dati sul numero dei Nobel e dei premi assegnati a donne poi li producono loro e sono loro che non premiano donne, è un po’ come dire che il cane che si mangia la coda segue una ineccepibile logica lineare.

Per cui mi creda, esimio professor Odifreddi, se vuole proprio indagare su qualche limite oggettivo del pensiero, io le suggerisco di indirizzare la sua attenzione sulla capacità di certi uomini maschilisti di sostenere scemenze e di scriverle tutti tronfi sui giornali.

È un campo di ricerca interessante e il problema, benché sottostimato, mi pare di sconcertante attualità.

21 Comments

  1. Oddifreddi è matematico così come il mio pizzicarolo che sulla carta della pizza si mette a fare le addizioni dopo aver affettato un etto di mortadella e due etti di prosciutto.

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  2. Il Piergiorgio sta’ accerca’ like e consensi, cià il libbro dal 1 settembre in vendita…. a scusa se te scrivo così, ma so’ donna, poco matematica e pure un pò ignorante 😉

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  3. @Galatea chapeau. Condivido tutto.

    @romolo la denigrazione fine a se stessa produce solo figuracce come queste.
    Odifreddi è un autodidatta di discutibile competenza in materia di biologia, psicologia, e scienze sociali, onde la sua figuraccia quando parla di capacità delle donne.
    Però la sua cultura nell’ambito della matematica in generale, e la portata del suo lavoro sulla teoria della computabilità nello specifico, è assolutamente indiscutibile, onde la tua figuraccia quando parli di lui.

    Non sarebbe bello che ognuno si limitasse a fare quel che sa fare e a parlare di quel che conosce? A me da piccolo insegnarono che parlare di quel che non si conosce è maleducazione… non si usa più?

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  4. Condivido il post parola per parola – e aggiungo anche che, per l’insopportabile spocchia di Odifreddi, questa sarà la sua pietra tombale almeno sul mio, di saluto.
    Aggiungerei qualche osservazione anche sui giornali che permettono certe uscite impunemente.

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  5. è veramente una sciocchezza che ormai neppure al bar sport la senti esporre con convinzione

    personalmente ritengo che le femmine della specie umana siano, statisticamente, più intelligenti dei maschi, in quanto vi sono alcuni problemi di qualità cerebrale che, per questioni genetiche complesse da riportare, riguardano i maschi e non le femmine; quindi qualche piccola differenza a livello biologico puo’ anche esservi (basti pensare al fatto che il dna mitocondriale si trasmette solo per via materna); ma da qui a dire che le femmine o i maschi sono diversamente portati negli studi è davvero una sciocchezza incardinata al pregiudizio

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  6. Grazie per la perla che hai scovato! Io ho smesso di chiedermi se Odifreddi sia un bravo matematico, non mi interessa da quando discettava e litigava di scienza e religione con un altro “grande” del pensiero (parola a sproposito, forse) come Zichichi. Anzi, ricordo di aver rinunciato a leggere un libro su Fibonacci perché c’era una sua prefazione. Di certo giro al largo dai suoi articoli generalisti, da ora più che mai. Ma i tuoi commenti valgono sempre la pena 😉

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  7. mah indignazione fritta, per quanto mi riguarda. Purtroppo il ragionamento di odiffreddi non fa una piega. Se restringiamo il campo ai soli paesi dove c’è la parità nel diritto allo studio fra uomini e donne è una evidenza statistica che le donne non fanno le scoperte scientifiche della profondità e della qualità degli uomini. Restringendo il campo alla matematica attualmente solo una donna ha vinto la medaglia fields http://stats.areppim.com/listes/list_fieldsxmedal.htm.
    Quindi la domanda non peregrina è proprio la seguente: come mai con tutto questa parità di capacità (e molto spesso della presupposta superiorità della donna) non abbiamo così tante scoperte scientifiche fatte dalle donne? Domanda che peraltro è stata posta anche nei templi scientifici degli stati uniti da persone non proprio di poco rilievo. inducendo a portare avanti una campagna https://www.whitehouse.gov/administration/eop/ostp/women per cercare di aiutare l’inserimento delle donne nelle aree stem? Non è che forse i problemi posti al top della ricerca scientifica sono troppo difficili e si usa la scusa della discriminazione per evitare di ammetterlo? Perché quando una donna arriva al top di certe aree scientifiche si dice sempre che ha dovuto lottare più degli uomini ma questo ragionamento non si fa se ad arrivare al top è un uomo? Forse chi arriva al top non ha lottato? Giusto 3 giorni fa sono andato ad un convegno per IT manager cioè chi lavora nell’informatica abbastanza avanzata con aziende con fatturati dai 50 ai 250 milioni di euro, età media 30/50. Una sola donna su 30 uomini come mai? Forse tutte le donne che hanno studiato negli ultimi 20 anni sono state tutte discriminate? O forse a poche piace lavorare con i computer preferendo altre carriere? Come mai l’80% degli ostetrici/ginecologi in Italia sono donne? Forse gli uomini sono discriminati in quanto tali per certe professioni?

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  8. Ecco, il ragionamento di Paolo Giacometti è proprio la prova che evidentemente certi uomini non arrivano proprio a capire il problema. Nè a leggere un post e comprendere una argomentazione. Insomma è un’ottima prova a favore del fatto che non bisogna mai procedere per generalizzazioni. Perché se il livello di comprensione degli uomini fosse quello di Giacometti, bisognerebbe dedurre che gli uomini non sono poi così intelligenti. E noi qua mai abbiamo sostenuto una cosa del genere. 😀

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  9. Non ho letto le dichiarazioni di Odifreddi, però se è vero che ha affermato quello che è riportato qui, e che ha contato i premi Nobel per giungere alle proprie conclusioni, il discorso fa più di una grinza (per ragioni sociologiche e politiche, tanto per dirne solo due).

    Tuttavia, se si restringe il campo, come dice poi Paolo Giacometti, andando a individuare le aree in cui le opportunità sono simili per uomini e donne, e in campi in cui i risultati lasciano spazio a poche interpretazioni, non mi sorprenderei dell’emergere di qualche diversità di predisposizione (ovviamente, in temini statistici).

    Di recente, uno studio sembra aver corroborato la vulgata secondo cui le donne riescono a “fare più cose contemporaneamente, mentre l’uomo no”. I test non confermerebbero il fenomeno esattamente in questi termini, perché in realtà i risultati indicano, in media, solo la capacità del cervello femminile di passare da un’attività a un’altra con maggior velocità ed efficienza rispetto a quello maschile, però una diversità di “computazione” in certi contesti è stata rilevata.
    Fosse confermata questa caratteristica, che evidentemente sarebbe il risultato di un cablaggio che ha origini ataviche, che ci sarebbe di male?

    Arrivo al punto.
    A differenza di quanto si vorrebbe dare a intendere con la globale politica dell’accoglienza del “diverso” (e non penso al fenomeno dell’immigrazione, in questo momento), ritengo che in giro circoli una gran paura della diversità, soprattutto se questa è un retaggio di… Natura.
    Oddio, per certi versi è un timore comprensibile, perché le diversità sono state e sono pretesto per discriminare a guisa di mentula canis; tuttavia, penso che tale premura stia sfuggendo di mano – se non lo ha già fatto – e che di questo passo porterà a una omologazione indiscriminata, foriera di altri – e forse peggiori – problemi.

    Quindi concludo dicendo che sospetto che la paura della diversità di cui sopra si sia infiltrata anche in questo post.

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  10. L’articoletto di Odifreddi ha mosso varie opinioni, ad es. da parte di una rivista di matematici dove ho potuto leggere il testo originale. (http://maddmaths.simai.eu/comunicare/odifreddi-e-il-talento-delle-donne/)
    Con tutte le riserve aperte sull’empatia e simpatia di Odifreddi, non mi sembra abbia detto una cosa così aberrante: le donne sono meno interessate ad applicarsi alle discipline astratte rispetto a quelle concrete. E allora? Chi l’ha detto che sia un giudizio di merito? Chi l’ha detto che le discipline astratte siano più nobili, elevate, prestigiose? E soprattutto, perché dobbiamo pensarlo?

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  11. GFS, stamattina sono stato tentato citare Boris Yelnikoff (“Mi hanno preso in considerazione per il Nobel per la fisica. Non l’ho ottenuto, però si sa, è tutta politica come ogni altra finta onorificenza.”), ma stavo già scrivendo troppo, e ho glissato.

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  12. @marcoz: la paura del diverso foriera di altri problemi si collega a questo commento che ho fatto in altro post: questo tentativo di equalizzare tutto e tutti si ricollega al concetto statistico di normalizzazione: se le persone sono diverse per fenomeni macroscopici allora piccole differenze non hanno peso, ma se le persone sono diverse per fenomeni microscopici, allora minuscole differenze peseranno come macigni. La omogeneizzazione del contributo ambientale all’intelligenza (stessi prof, stesse scuole, stessi programmi, stessi quaderni, stessi metodi, stesso tutto) renderà la varianza dell’intelligenza completamente dipendente da fenomeni biologici (essenzialmente genetici): l’effetto è che per dare a tutti le stesse opportunità li si rende intrinsecamente diversi solo per questioni genetiche. Isn’t it funny?

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  13. @galatea infatti non ho mai sostenuto che gli uomini siamo meglio delle donne ho solo posto la questione se il fatto di non raggiungere certi livelli da parte delle donne sia da inputare al solo fatto che in qualche maniera vengano discriminate. La domanda resta per me: se diamo pari opportunità in certi campi dove la genetica non dà una mano a prescindere e le donne non raggiungono gli stessi risultati degli uomini cosa dobbiamo pensare che sono sempre discriminate in qualche maniera dal mondo maschile? Esempio terra terra non posso pretendere che una donna corra veloce come Bolt ma se metto un uomo e una donna con carta e matita e li chiudo dentro una stanza a cercare una scoperta scientifica profonda ed importante e l’uomo ci riesce e la donna no posso pensare che sia solo perché è discriminata. Se poi invece che un uomo e una donna prendo migliaia di scienziati di un certo livello e ripeto l’esperimento e ottengo lo stesso risultato posso parlare sempre e comunque di discriminazione o posso legittimamente pensare che in questo campo le donne non riescano a correre veloci come gli uomini?
    @giovannifrancescosagredo proprio per evitare esempi fuorvianti ho preso la medaglia fields come esempio della quale si possono dire molte cose ma non che non sia un metro eccellente per capire la levatura di un matematico

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  14. Purtroppo è un terreno scivoloso, quello delle diversità biologiche. Nessuno puo’ negare non ve ne siano, anche nella specie umana, fra il maschio e la femmina. Una piena e dispiegata egualianza fra gli umani deve assolutamente evitare discriminazioni di genere. Però è chiaro che voler a tutti i costi negare le differenze significa anche appiattire le identità su una sorta di «androide» asessuato. A questo problema fanno riferimento scuole ormai classiche del pensiero femminista (penso a Luce Irigaray). Io penso che la specie umana, come le altre specie dove la pressione evolutiva a premiato la polarità maschio/femmina, esprima se stessa nell’indissolubile apporto complementare dei due sessi. Il problema quale è? Nella specie umana il fattore culturale esercita una retroazione sul processo evolutivo per cui è difficile districare «naturale» da «culturale». La conclusione? Dobbiamo accettare l’imperfezione d’ogni lettura degli accadimenti, giacchè ogni fermissima convinzione è un’elegante forma d’idiozia.

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  15. Paolo Giacometti per ora la parità non esiste. Le donne anche negli ambienti più colti e avanzati, sono trattate spesso e volentieri in ,Anita diversa, viene data loro minore credibilità, le loro ricerche vengono finanziate con più difficoltà, faticano a diventare ordinarie persino a parità di voti e di pubblicazioni. Le donne si laureano prima e con voti più alti, ma poi si arena al perché la società ancora oggi a tutti i livelli ha grossi problemi a fidarsi di loro, nominarle in ruoli chiave. Quindi per ora è impossibile ragionare come tu fai. Non siamo ancora trattate in maniera uguale agli uomini, e, per altro, nessuno ha mai fatto un esperimento come quello che descrivi tu. Quindi esattamente di che cosa stai parlando?

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  16. Come primo controesempio mi verrebbe da citare il nord europa in cui pur avendo parità di accesso per legge a più o meno tutte le posizioni di rilievo non c’è questa preponderanza di premi nobel e scoperte da parte di donne.
    In effetti su una cosa hai ragione l’esperimento che ho proposto taglierebbe la testa al toro ma non è realizzabile. Ma notevoli studi anche in anni recenti confermano che il gender bias negli stem sembra non avere fondamento

    https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4611984/

    io ribadisco la mia domanda puoi affermare che il fatto che le donne non raggiungano certi traguardi al top del top sia da inputare sempre e solo a forme più o meno esplicite di discriminazione?

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  17. “l’effetto è che per dare a tutti le stesse opportunità li si rende intrinsecamente diversi solo per questioni genetiche. Isn’t it funny?

    Sì, divertente come tutte le volte che sbatti qualcosa fuori dalla porta e questa ti rientra, con maggior vigore, dalla finestra.

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  18. Giacometti, ti rigiro la domanda: come fai tu a dire che non sia dovuto a forme sottili di discriminazione?
    E leggi meglio quegli studi che citi, confermano che la minor presenza di donne in discipline stem è dovuta al pregiudizio di base. Siccome anche se si laureano in stem poi fanno,comunque, meno carriera dei maschi, alla fine preferiscono iscriversi altrove. Paradossalmente una donna laureata in lettere ha più possibilità di fare carriera di una laureata in ingegneria, perché i pregiudizi sono meno forti.

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  19. A onor del vero ho scritto

    “io ribadisco la mia domanda puoi affermare che il fatto che le donne non raggiungano certi traguardi al top del top sia da inputare sempre e solo a forme più o meno esplicite di discriminazione?”

    notasi che ho scritto “sempre e solo”

    cmq oddifreddi ha risposto alla levata di scudi (per dovere di cronaca)

    http://odifreddi.blogautore.repubblica.it/2016/10/22/donne-e-virago-nella-matematica/

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