Rivoglio i professionisti della politica

La prima Repubblica, pur con tutti i suoi difetti, aveva un pregio: quello di avere i professionisti della politica.

Se ne è detto strage per anni, ma oggi, quando vedo salire al colle le attuali delegazioni ne sento fortemente la mancanza. Ma guardateli, poveretti. Hanno dipinte sulla faccia espressioni smarrite ed incerte, sono amorfi, incazzati o entusiasti ma senza alcun ragionevole motivo. C’è chi va da Mattarella senza un nome o una vera proposta, il che è assieme ridicolo e tragico, visto che si tratta del PD e cioè del partito che ha ancora una maggioranza in Parlamento e nessun vero motivo per aver aperto una crisi, a parte un moto di irritazione del suo leader. C’è chi, come la Meloni, ci arriva con la baldanza della miracolata, perché diciamocelo, ma quando mai una Meloni in un paese serio potrebbe davvero essere considerata importante per la formazione di un Governo. C’è chi, come i Grillini, entrano con il misto di impaccio e strafottenza tipico degli alunni in gita scolastica, quelli che non sai mai se staranno buoni e zitti intimoriti dal luogo o berceranno per le sale quirinalizie masticando gomme e sfanculando commessi.

I professionisti della politica avevano tanti, ma tanti, ma tanti tanti tanti difetti, lo sappiamo. Ma erano, appunto, professionisti. Non aprivano crisi al buio se per lo meno non si erano procurati un lumucino per rischiarare le tenebre, non sbattevano la porta facendo crollare il piano A se in precedenza non avevano in testa almeno un abbozzo di piano B e C e magari anche fino alla Z, per tirarsi fuori dall’impaccio. La politica era il loro mestiere, ma veramente: delle norme, dei regolamenti di Camera e Senato, delle leggi elettorali e della Costituzione conoscevano ogni virgola e ogni risvolto,e lo maneggiavano con stile. Non erano onesti e magari nemmeno geniali, ma avevano l’esperienza del falegname che magari è stupido per tutto il resto e anche rozzo e ignorante, ma buon Dio, conosce tutte le venature del legno e sa sempre come ricavare uno sgabello o un tavolino, anche dal tronco più storto, se serve.

Questi no. Questi non sono professionisti di nulla, visto che spesso, dai Piddini ai Grillini passando per tutti gli altri, i loro curricoli mancano di un qualsiasi lavoro esercitato prima o durante il mandato, e quindi non ne hanno uno a cui tornare dopo. Ma capiscono di politica, di economia, di finanza e di mercati quanto ne capiamo noi che siamo a casa e qualche volta anche meno, ma soprattutto sanno quanto noi – anzi, il referendum ha dimostrato che sanno parecchio di meno – come scrivere costituzioni e leggi, non hanno che una vaga e confusa idea sia delle consuetudini sia dei regolamenti. Sono impreparati, imbarazzati e soprattutto imbarazzanti: danno l’impressione di essere davvero capitati lì per caso, senza una seria gavetta, senza una vera esperienza alle spalle. Sarebbero impacciati persino a gestire una riunione di condominio, figuriamoci governare un Paese.

Non è questione di rimpiangere Andreotti, De Mita o Mastella, ma rendiamoci conto che questi hanno fatto sembrare un gigante Brunetta. Il capo dei rottamatori è là, con il broncio di un bimbo deluso, che spedisce i suoi dal Capo dello Stato senza nemmeno un nome spendibile perché non capisce nemmeno come affrontare una assemblea del suo partito, gli altri urlano e fanno gazzarra, coltivando intanto la segreta speranza che Mattarella, vecchia guardia, tiri fuori dal cilindro un incaricato e una ennesima soluzione raccogliticcia, per permettere loro di continuare a far caciara senza prendersi una vera responsabilità. Ma voi pensate veramente che un De Gasperi, un Andreotti, un Fanfani, un Togliatti, un Berliguer, un Malagodi o un La Malfa (senior, per carità), si sarebbero fatti mettere all’angolo così, come dei pulcini spauriti che pigolano nel buio? Erano bizantini e infidi, ma come i bizantini infidi conoscevano però tutte le malizie e gli arzigogoli per tenere in piedi un impero, anche in declino.

Guardate, io li rivoglio i professionisti della politica. Quelli formati come un tempo, che sapevano come scrivere una legge, la presentavano in Parlamento avendo i numeri e tenendo conto delle possibili varianti, indicevano referendum preparandosi in ogni caso alla sconfitta e avevano alle spalle uno staff di partito fatto da professionisti come loro, dai nervi saldi e dalla gavetta infinita, che non si faceva prendere dalla tremarella o dallo scazzo infantile se per caso gli elettori decidevano diversamente da ciò che auspicavano.

Io li rivoglio, i professionisti della politica. Perché sinceramente di tutti questi dilettanti allo sbaraglio non ne posso più.

 

11 Comments

  1. Che dire… è vero, però anche il passato, tornasse, mi farebbe paura. Questi che abbiamo sono figli dei nostri tempi: meno preparati più arroganti e che o andavano a Masteshef o erano chissà dove.

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  2. Sarà ma i vecchi professionisti della politica non mi sembravano poi più preparati di questi. Tanto per citare il primo caso che mi viene in mente ricorderei il ministro dell cultura citato da Gian Antonio Stella a metà degli anni Ottanta che era più interessata alle borse che alla cultura. O Ilona Staller o altri nomi che ormai la storia si è già mangiata. Per non parlare del fatto che Andreotti Craxi Fanfani e Occhetto non dimenticando Pannella non è che lavori veri e degni di questo nome ce li avessero. Io semplicemente noto che gli adulti fra i 30 e i 40 sono i primi risultati della sistematica distruzione della scuola italiana cominciata ben prima dei governi Berlusconi. Per cui il fatto che non siano così preparati non mi stupisce più di tanto. Considerando che le migliori menti di queste generazioni se non sono andati all’estero hanno posizioni importanti nel privato a cui difficilmente rinuncerebbero, quello che resta sono questi.

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  3. Purtroppo la attuale classe politica rispecchia un pressapochismo diffuso, una specie di analfabetismo di ritorno della conoscenza delle cose, chiacchiere superficiali per scansare la fatica di pensare

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  4. beh che dire? Tanto di cappelo alla eleganza del ragionamento ma.sempre bisogna ricordare che I professionisti costruirono il Titanic i dilettanti L.Arca di Noè.

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  5. i vecchi? Quelli erano furbi come hai scritto bene. Poi sono arrivati gli affaristi e tutto il castello è corllato sulla testa dei castellani. Chi è venuto dopo, mica hanno ricostruito il castello… no, no. hanno preferito usare le pietre per tirarsele addosso.
    Che pena!

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  6. Rispettabile Galtea. Hai ragione,..ma ricordiamoci che chi denuncia i limiti intellettuali dei politici dimentica che tali limiti sono la causa dei loro successi.

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  7. Concordo in buona parte anche se ritengo che le classi dirigenti siano specchio del Paese. Mancano politici professionisti e preparati, mancano persone formate ed informate.

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