Il copiatore seriale e le dieci regole per non copiare sul web

Il copiatore seriale è un personaggio interessantissimo del web. Apparentemente è uno scrittore fenomenale anche se misconosciuto. Andando sulle sua pagina di Facebook, sul profilo di Twitter o sul suo blog si resta estasiati dall’alto livello dei suoi post. Aforismi fulminanti, racconti meravigliosi, descrizioni commosse di paesaggi, riflessioni profonde, per giunta scritti tutti con una varietà di stile e di toni sorprendenti, un lessico che cambia continuamente, una proprietà di linguaggio e una diversità di temi che lasciano a bocca aperta.

Finché non si scopre che i post sono tutti copiati. Dal primo all’ultimo. Persino quello in cui raccontava con accento commosso il ricordo del padre e della madre, la battuta fulminante sull’attualità, anche, per dire, quello in cui scrive semplicemente “buongiorno”. Il copiatore seriale non ha mai scritto una riga di suo, ha copiato sistematicamente post, aforismi, battute altrui senza mai mai mai citare una fonte. Il suo unico apporto creativo consiste nel cambiare i pronomi da maschili in femminili o viceversa, a seconda del suo sesso o di quello dell’autore che sta plagiando, o aggiungere qualche particolare che leghi il post alla sua vita, tipo che se copia un post mio ambientato nel Nord-est e lui è pugliese, si premurerà di cambiare i dettagli relativi alla geografia, o qualche altro accenno secondario, per esempio se io ho scritto che una riflessione mi è venuta mentre facevo una doccia calda, scriverà che a lui è venuta mentre beveva una tazza calda di tè.

Se viene scoperto il copiatore seriale nega tutto all’inizio, lasciando intendere che chi copia i suoi scritti sei tu. Messo di fronte alla evidenza che i tuoi post sono antecedenti, di solito reagisce in maniera scomposta. Comincia minimizzando l’accaduto, e dicendoti che in fondo non capisce perché ti arrabbi tanto, perché lui quella cosa l’ha trovata su internet e la sentiva così sua che l’ha ripresa. Poi comincia a sostenere che dovresti anche ringraziarlo, perché in fondo sei una che scrive sul web, e santo cielo, lui ti dà visibilità (anche se di solito lui è letto da tre persone, di cui due sono i suoi cugini). Quindi passa all’offensiva dandoti della isterica e della megalomane, perché ti comporti come se fossi una grande autrice. Nella testa del copiatore seriale, infatti, solo gli autori notissimi hanno i diritti su ciò che scrivono. Gli altri no, e se si incazzano non è perché legalmente hanno ragione, ma perché se la tirano e sono superbi.

Il copiatore del web raramente si scusa. Se lo fa e perché si rende improvvisamente conto che tu non sei, come pensava lui, una perfetta sconosciuta, ma su Facebook hai decine di amici e di lettori che vanno sul suo profilo e protestano, oppure c’è il rischio che tu ti rivolga davvero ad un avvocato per fargliela pagare. Quando si scusa, quasi sempre lo fa a denti stretti, e dopo aver lasciato intendere che sei comunque un autore di scarsissimo talento e i tuoi post sono decisamente brutti.

Non si capisce perché allora lui li abbia copiati. Questo non lo chiarisce mai. Forse oltre che un copione, il copione del web ha una fortissima vena masochista. Vuole che gli altri pensino che scrive male quanto te.

Appendice: dieci piccole regole per non copiare sul web

1. Se non lo hai scritto tu, non è tuo

2. No, anche se lo hai copiato integralmente e hai aggiunto due righe, non è tuo.

3. Se lo hai trovato sul web e non riesci a risalire all’autore, non è tuo. Quando si cita un pezzo di cui non conosci l’autore si dice che è “anonimo”.

4. Non importa se “ecco, dice esattamente quello che volevo dire io, mi ci rispecchio”. Non è tuo.

5. Se non è tuo, devi sempre dire da chi lo hai preso.

6. Se chi lo ha scritto è un pinco pallino sconosciuto come o più di te, comunque non è tuo.

7. No, non vale dire “l’ho trovato su internet” o “l’ho trovato su Facebook”. Facebook è internet non scrivono le cose. Le cose sono di chi le scrive. E non sono tue se non le hai scritte tu.

8. Non importa se non devi pagare per leggerlo. Questo non implica automaticamente che puoi prenderlo e copiarlo. Non è tuo.

9. Il punto uno vale sempre, anche se è scritto in un’altra lingua. Pure se lo traduci non è comunque tuo.

10. Ricorda sempre il punto 1. Non è tuo.

10 Comments

  1. A questo punto sono curioso pure io.
    Non è che per caso Fabio Volo, Paulo Coelho, eccetera… eh?
    (Scherzo, sia chiaro. Però sono curioso.)
    😀
    Inchino e baciamano.
    Ghino La Ganga

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  2. Concordo con @Cigarafterten, e colgo l’occasione per ricordare come, poco dopo l’attentato alla rivista Charlie Hebdo, il corriere* uscì con un libretto di battute disegnate, ufficialmente al fine di raccogliere fondi.

    Poi venne fuori che avevano copiato a mani basse, non avevano non si dice pagato ma neppure avvisato gli autori, e in alcuni casi avevano cancellato del tutto l’attribuzione.

    *minuscola voluta.

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  3. @Cigarafterten
    Menzione di disonore per Federico Rampini, che ha costituito una carriera sulla traduzione del New York Times (ed altri), e Repubblica che finge di non saperlo

    @bf
    Grazie, questo mi mancava

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  4. “Non è tuo, non è tuo, non è tuo.”

    Suvvia, se il copiatore si comporta così è perché evidentemente la natura è stata avara in termini di talento e l’ambiente in cui è vissuto e le persona che ha frequentato non gli hanno fornito stimoli per svilupparne uno.
    Il soggetto è solo una persona sfortunata: vogliamo davvero negargli categoricamente uno scampolo di ridistribuzione?

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  5. @Askijeghino: Niente, ho beccato ieri una tizia che non solo per pubblicizzare il suo thriller aveva copiato un mio post facendolo passare per suo, per per giunta minacciava pure di querelare chi copiava o citava a sua volta il post copiato a me “perché era plagio”. Diciamo che tu ti saresti molto divertito a spiegarle le norme del diritto d’autore in tribunale. Ovviamente appena è stata educatamente informata da me che rischiava una denuncia, improvvisamente il post è stato cancellato e ha riconosciuto pubblicamente che l’autrice ero io.
    Però davvero certa gente mi lascia molto perplessa.

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  6. In realtà basta chiedere l’autorizzazione (e riceverla!), specificare la fonte e mettere il link. Non è faticoso, e a quel che ricordo nessuno mi ha mai detto di no; anzi, a volte ti ringraziano pure…

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