Siamo umani, o almeno proviamoci

Come gran parte delle persone al mondo non ho che una vaga e confusa idea di chi siano stati i miei antenati. Posso risalire al massimo di qualche generazione, di un paio di secoli. Oltre bisavoli e trisavoli c’è solo un enorme boh.

Per quel poco che so di storia sono conscia che nei miei geni ci può essere di tutto: l’Italia è stata da sempre terra di conquista, dal 476 al 1800, ma anche prima del Medioevo e dei barbari, i Romani erano già un mischiotto di popolazioni indigene e di gente proveniente da ogni cantone dell’impero. Osci, umbri, fenici, greci, siriaci, levantini, iberici, numidi, britanni, celti, germani confluivano tutti in qual gran calderone che era Roma e si fondevano fra loro.

È per un caso se sono nata in Italia e non altrove, per un caso che ci sono rimasta e non ho trovato lavoro in un altro paese del mondo. Se fossi emigrata lo sarei stata per cercare un futuro migliore e un destino diverso, e lo avrei considerato un mio diritto.

È per un caso se in Italia vivo decentemente e non devo combattere per mettere assieme il pranzo con la cena. E no, il merito non c’entra, perché il mio paese non è stato coinvolto più, dopo l’ultimo conflitto mondiale, in nuove guerre, o non è stato devastato dalla siccità e da altre sventure.

Il mio unico vero merito è quello di aver avuto una gran fortuna. Sarebbe sufficiente che questa per un suo capriccio girasse e io sarei travolta, forse per sempre perduta.

Per questo non riesco ad odiare chi questa fortuna non ce l’ha, e per tentare di sopravvivere si deve imbarcare e traversare il mare in gommoni, rischiando la vita. Per cercare di sfuggire ad una sorte tremenda di guerra, di fame, di povertà, di persecuzione e soprusi.

Capitasse a me vorrei che qualcuno allungasse una mano per aiutarmi, per portarmi in salvo. Non per carità, ma per giustizia.

Non ci sono altre scelte possibili, altre parole da dire. Non ci sono altre scusanti.

Oggi a rischiare la vita sono loro, domani potremmo essere noi. Vi prego, comportiamoci in maniera umana noi che siamo baciati dalla fortuna, anche solo per evitare che un giorno possiamo essere ripagati con la stessa moneta perché noi per primi abbiamo insegnato che la crudeltà è una scelta possibile.

29 Comments

  1. I miei antenati, a inizio ‘900 emigrarono negli USA. Giunti li trovarono lavoro e fu data loro istruzione. la prima lezione di inglese iniziava così: “I am american”. Io sono americano. I mie antenati impararono l’inglese, adottarono usi e tradizioni americane perchè volevano integrarsi. E lo fecero, Nessuno dei loro figli imparò mai l’italiano, erano americani al 100%. Furono ben accolti negli USA perchè volevano integrarsi. La storia è questo, tutto il resto è propaganda.

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  2. Concordo sulla casualità che impatta in modo preponderante sulle nostre vite (Taleb nel suo The black swan lo argomenta molto bene), ciò che mi lascia sempre più perplesso è la continua confusione che c’è tra mezzi e fini. Come rifletteva Moravia, l’uomo è un mezzo o è un fine. Sta tutta lì la differenza nell’adottare certi comportamenti piuttosto che altri, certi ragionamenti piuttosto che altri …. non so se concorda…

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  3. Ho recentemente letto un saggio: Storia dell’emigrazione italiana, in cui si spiegano le vicende che hanno portato, a partire dall’unità d’Italia (ma anche prima) a oggi, cinquanta milioni di italiani a insediarsi in ogni parte del globo. E non posso fare a meno di notare come i drammi che oggi vivono i poveretti che fuggono dalle loro terre li abbiamo vissuti anche noi, spesso in condizioni anche peggiori di quelle che narrano oggi le cronache.
    E ho appreso altresì che gran parte di quel patrimonio culturale italiano, oggi sbandierato come un qualcosa di proprio, peculiare, nostro, è stato forgiato da secoli di migrazioni in altri paesi e altre culture.
    Insomma, anche alla luce della storia non esiste alcun motivo per non essere umani.

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  4. a tutti gli umani – più umani, comunque – che mi ripetono questo discorso, di solito domando: vivi in una casa? con una porta? con una serratura?

    quando le risposte sono “sì”, mi ritiro: maddeché stamo a parla’.

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  5. Se non ci fosse il mare, tra l’Italia e l’Africa, probabilmente erigeremmo un muro per impedire il riversamento di masse dal sud nel territorio nazionale. I migranti premerebbero comunque, nella speranza di trovare una breccia o una porta aperta, e alcuni – non pochi, probabilmente – morirebbero per ragioni diverse dall’annegamento, all’esterno della cinta.
    La questione non è riducibile al singolo evento, ma se i confini debbano essere preservati, presidiati oppure no (quindi se hanno ancora senso la casa, le porte e le chiavi oppure no) con tutte le conseguenze dell’una o dell’altra scelta.

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  6. Stai dicendo un mare di inesattezze. Ma nemmeno te ne rendi conto, come al solito. Il punto resta sempre quello: se non salvi chi è in difficoltà (e in mare lo erano) sei un assassino. Se difendi chi dice che non vanno salvati, sei complice di un assassino. Marcia, è piuttosto se o,luce anche se non ci arrivi. Tutto quello che tu dici sono solo patetiche scuse che usi per evitare di dover accettare questo.

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  7. “… Quindi se uno ha una casa deve lasciare annegare dei poveretti in mare. Interessante risposta.”

    certo che no. ma se ha una casa chiusa (honni soit) deve accettare che i poveretti, una volta salvati dall’annegamento, siano depositati sul primo scoglio (con un barile di rhum, tiè, ché so’ umano pure io, un po’). magari (ovvove!!!!) in libia.
    se pretende invece di indicare anche la loro futura residenza deve contestualmente scardinare la porta di casa sua.

    …essennò stamo a fa’ l’accoglienti col c…ortile degli altri!
    (LOL)

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  8. “Se difendi chi dice che non vanno salvati, sei complice di un assassino.”

    Salvare qualcuno in pericolo di vita laddove le competenze lo impongano è doveroso e – ci mancherebbe! – comprendo pure chi è protagonista di eventuali strappi alle regole. Ma alla fine rimane sempre una questione di confini (materiali e non) e di dove li vogliamo collocare, se desideriamo mantenerli.

    Nel caso particolare, rimanendo nella mia similitudine, anche i militari a guardia del muro, potrebbero uscire per soccorrere persone che vedono in pericolo di vita e portarle all’interno; però questo comportamento avrebbe ulteriori conseguenze non necessariamente positive per gli altri che rimangono fuori, perché mettersi nelle condizioni di pericolo incomincerebbe a essere percepita come l’unica speranza di farsi accogliere.
    Anche questo va messo in conto.

    P.S.: si metta a verbale che non sento di dovermi scusare con nessuno.

    P.S. bis: ma è possibile che da queste parti sono sempre gli altri a non rendersi conto, a non capire un cazzo?

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  9. La virgola di troppo è un refuso.

    (passi che mi si dia del complice di un assassino ma non vorrei che si pensasse che è mia consuetudine mettere la virgola tra soggetto e verbo)

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  10. Ce la prendiamo con gli immigrati, ma a essere precisi abbiamo anche una bella classifica per poter dosare l’odio, temo, a seconda di quanto “ci servano”: ucraine, indiane e ecuadoriane ok – ci servono come badanti; rumeni e moldavi ok – ci servono come muratori e manovali… e via così.
    Gli africani, come da copione lungo più di cinque secoli, vanno bene in condizioni di schiavitù nel settore agricolo, ma solo quanti ce ne servono perché, diosanto sono negri…
    E allora ci intestardiamo sulle invasioni dall’Africa.
    E alziamo la voce sui più deboli, tanto sono negri.
    E ucraine, ecuadoriane, moldavi, rumeni, indiane arrivano con i passaporti e i visti turistici.
    Gli africani sono gli ultimi della Terra: niente visti, documenti traballanti, Paesi corrottissimi in mano a bande criminali, carestie, terre sterili, chissenefrega di loro?
    Siamo vergognosi. Siamo scandalosi.
    Temo che siamo quello che siamo sempre stati Galatea: vigliacchi spaventati egoisti ducetti patetici.

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  11. Nota a margine.
    Non capisco questo costante nascondersi dietro il dito sintattico: non sarebbe meglio scrivere “i miei connazionali sono – e sono sempre stati – vigliacchi spaventati egoisti e patetici ducetti “?

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  12. Può essere, gentile Ogginientedinuovo, e me ne dolgo.

    Devo dire che allora apparteniamo a categorie diverse, perché sia l’odio che lo sfruttamento a vario titolo di stranieri non sono caratteristiche che mi appartengono (oppure sì, ma non ho ancora raggiunto tale elevato e nobile grado di consapevolezza).

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  13. Non odio e non sfrutto, ma sono consapevole di essere vigliacca, a volte, spaventata, a volte, egoista, a volte, ducetta, a volte, patetica, a volte.
    Quello che, forse, mi fa essere diversa dai politici disumani che da qualche anno hanno in mano la questione delle migrazioni, è la mia mancanza di cinismo e di ottuso pragmatismo senza orizzonte.
    Siamo tutti spaventati da quello che non conosciamo; i governi che non capiscono che la questione non è fermare le migrazioni, ma gestirle e lavorare per integrare chi arriva, sono cinici che cavalcano le paure dei cittadini e che non sono capaci di vedere i danni sul lungo periodo.
    Lasciar morire le persone per cinismo e ottusità è grave.

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  14. Grazie ricco e per aver dimostrwto con questo commento, laddove c’è ne fosse bisogno, della sua assoluta ignoranza dei fondamenti basilari della civiltà. Casa mia è lo Stato, pago le tase proprio perché questi poveretti vengano soccorsi e vengano ospitati a casa mia. Capisco che è un concetto troppo sofisticato per lei, che non è ricco e spietato, è un poveraccio impaurito Abituato a ragionare solo su quei due spicci che ha in tasca e non riesce a concepire che esista qualcosa di più articolato che la sua casetta. Che vuole, le menti piccole non ci arrivano, non è colpa sua.

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  15. Marcos e nessuno interessa minimamente che lei si scusi, o quello che lei pensa, e persino che esita. E nel suo caso si, e proprio lei non ci arriva e fa figure terribili ogni volta che commenta, pensando per altro di dire cose intelligenti o spiritose. Invece no, ma è un problema suo, non certo mio.

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  16. @Ogginientedinuovo

    Gestire flussi migratori (soprattutto se stimati nel medio termine da centinaia di migliaia a milioni di persone) temo che significhi adottare le tanto aborrite misure pragmatiche, per evitare che un qualsivoglia meccanismo di accoglienza collassi, portando con sè accolti e accoglienti.

    @Galatea
    Ci avrei giurato che si sarebbe attaccata al post scriptum.

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  17. Marcoz lei ormai ha perso ogni facoltà di essere persino considerato. Non mi attacco più a niente, chi è in grado di scrivere commenti come i suoi quando117 persone sono morte ormai ha perso ogni diritto a qualsiasi considerazione. Faccia il santo piacere di andarsene per sempre, lei mi fa semplicemente ribrezzo.

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  18. Non ho mai bloccato nessuno in tanti anni nei commenti del blog. Ma ora basta. Non intendo sopportare gentaglia che pensa di essere Smart perché se ne frega della morte di esseri umani. Non mi regge lo stomaco. Addio.

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  19. A quanto leggo sui giornali, il tragico naufragio da 117 morti sarebbe avvenuto al largo della Libia (quindi, non in prossimità delle coste italiane), e l’intervento delle forze italiane avrebbe salvato 3 persone, quindi (fermo restando che si tratta di una tragedia) l’Italia non avrebbe ucciso nessuno, anzi… Di fronte alla discussione che si è accesa in questo blog, mi sembra che per fare qualche passo oltre le chiacchere da bar, bisognerebbe che, ciascuno di noi, trovasse, prima di tutto dentro di sè, una risposta alle seguenti domande: per quanto riguarda le morti che avvengono fuori dall’Italia, dove arriva la nostra responsabilità? C’è uno stato della Terra le cui morti, pur rattristandoci enormemente come è giusto, non ci competano (ovviamente quando non siamo parte attiva nel causarle)? Riusciamo a dare una lista esaustiva degli stati vicini le cui morti sono di nostra competenza anche se non le abbiamo causate noi? O, almeno, qualcuno di voi sa dare un criterio per individuarli? Almeno come base di partenza per una discussione seria…

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  20. Purtroppo abbiamo perso la memoria storica di quando noi eravamo emigranti e delle tragedie che abbiamo subito. Ricordo Sacco e Vanzetti, giustiziati perché italiani da quella nazione democratica che si chiama Stati Uniti d’America. Oppure la tragedia di Marcinelle ma forse nessuno lo capirebbe.
    Parliamo di integrazione, come cita Cigarafterten? Ma per esserci integrazioni bisogna accogliere, altrimenti è solo coda di paglia perché ci volta con la testa altrove.
    E comunque di fronte alle tragedie non ci si gira d’altra parte. Si agisce e soccorre, il resto è fuffa.

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  21. Salvare chi sta annegando è assolutamente giusto e necessario. Altra questione le azioni complessive per evitare per evitare il traffico di esseri umani, e lì il discorso è lungo.

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  22. Assolutamente, bisogna salvare chi è in pericolo. E il buon senso suggerisce che i primi a muoversi siano i più vicini alla situazione di pericolo, senza se e senza ma.
    Leggendo le notizie sul naufragio ancora più attentamente, vedo che due dettagli, per me importanti, non traspaiono dai notiziari. Cominciamo dal primo: l’allarme lo ha dato la ONG Sea Watch, ma non è spiegato come facesse quest’ultima a sapere del naufragio. Aveva una nave in zona? Se è così, perchè non è intervenuta? E se non aveva navi in zona, come ha saputo dell’incidente?
    Il secondo mistero, è come mai Sea Watch non abbia chiamato per prima la Guardia Costiera libica (la più vicina), invece che quella italiana. Io, se assisto ad una rapina a Cannes, chiamo la Gendarmeria Francese, mica la Polizia Italiana…
    Qualcuno di Voi ha qualche notizia in più che possa aiutare a chiarire questi dubbi?

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  23. Sicuramente la questione dei migranti è complessa e sicuramente anche un’opera di persuasione, di informazione, laddove partono, laddove vengono ingannati con promesse false, incatenando le famiglie a debiti e odiosi ricatti. È vero, c’è un fondo di vero anche nel Salvini quando si riferisce ad un business sulla pelle dei migranti.

    Ma il vero problema etico-politico è un altro. È una propaganda astuta, cinica, che fa leva sulle paure istintive, sulla quale si costruisce un potentissimo consenso politico. Una propaganda che fa presa sui penultimi, spaventati dalla possibile concorrenza degli ultimi. Una propaganda che, astutamente, conosce la natura feroce della specie umana di fronte ad un pericolo evocato ad arte. Del resto aveva ragione Kant, quando affermava che la ragione è solo una piccola isola nell’oceano dell’irrazionale.

    Detto questo, fanno ancora più pena le mosche cocchiere sedicenti di sinistra, penso ad un giovine bel filosofo torinese, per esempio.

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