La solitudine di Gertrude

Nell’universo ci sono due costanti universali: una è, stando alla fisica, la velocità della luce; l’altra è il fatto che in qualsiasi momento del giorno e dell’anno io vada dal dottore in sala d’aspetto ci ritrovo Gertrude.

Gertrude è una signora che presumo abbia almeno novant’anni. È piccola, secca, tignosa e perennemente arrabbiata. Non ho idea di dove viva, o meglio, non ho idea se viva al di fuori di quell’anticamera: io l’ho sempre vista solo lì, piantata come una picca sulla sua sedia, il mento appoggiato sul bastone e l’espressione grifagna.

Gertrude, contando l’età, ha una salute di ferro. Resiste per ore, senza mostrare affaticamenti di sorta. D’estate, quando tutti ci squagliamo dal caldo in quel bugigattolo infimo, lei è fresca come una rosa; d’inverno, quando tutti entriamo strofinando pietosamente le mani, lei non ha neppure un brividino. Quando c’è da prendere il numero, Gertrude ha lo scatto di un centometrista, ed una memoria da elefante per ricordarsi a memoria tutte le pratiche che vanno fatte per ottenere questa o quella ricetta. Se sente che qualcuno deve prenotare una visita specialistica all’ospedale, dà un’occhiata gelida, poi gracchia: «Deve prendere l’appuntamento per telefono dalle nove alle dieci, il venerdì mattina.». Se sente che un altro deve fare qualche esame particolare, lei sa sempre il laboratorio in cui andare, chi bisogna chiamare, come arrivarci. Spesso si avventura persino in consulti e diagnosi. Trigliceridi alti? Bah, sono pericolosi solo se superano la data soglia. Azotemia? Macchè, l’importante è che la ves sia sotto controllo.

Ci sono due sole cose che Gertrude non sopporta: che tu arrivi prima di lei dal dottore, e che qualcuno stia dal dottore troppo a lungo: il medico, per Gertrude, è una sorta di sua proprietà privata. Se per caso sei riuscita ad ottenere l’appuntamento in un orario precedente al suo, ti classifica subito come una nemica, che va lì per farle un dispetto.

«Dal medico? – dice, guardandoti come una cacchettina di mosca spatasciata sul muro – è troppo giovane per andare dal medico, cosa vuole avere?» e tanto fa e rogna, lamentando improvvisi dolori al petto o a qualsiasi altro organo possibile, che, alla fine, l’infermiera la fa entrare per prima, con un sospiro di rassegnazione. Gertrude non si riesce fermare: come tutte le catastrofi naturali non si può arginare in altro modo se non lasciandosela passare sopra. Non appena ottiene di entrare per prima, ti supera con un sorriso malignetto, che dice “anche stavolta ti ho fregato!”; poi monopolizza l’attenzione del dottore per almeno tre quarti d’ora, alla fine dei quali il medico la accompagna a braccetto alla porta, sussurrando: «Ve bene, Gertrude, abbiamo misurato tutto, su: mi raccomando, adesso per quindici giorni non la voglio più vedere, d’accordo»

Parole vane: il giorno dopo Gertrude presidia di nuovo l’anticamera, grugno malefico e bastone d’ordinanza.

Mi sono abituata a Gertrude, in realtà. Tanto è vero che , l’ultima volta, quando sono arrivata dal dottore e mi sono accorta che non c’era, mi sono preoccupata. Insomma, ha un’età, mi son detta: vuoi vedere che, povera creatura, alla fine è morta? Mi ha rassicurato il medico: «No, per carità, è viva ed in salute! La figlia le ha trovato una badante russa, anche se lei non la voleva. È una ragazza sveglia, laureata in medicina: quindi la accompagna qui solo quando ha veramente bisogno, cioè quasi mai, e per il resto si arrangia lei a tenerla sotto controllo a casa.» ha aggiunto, con negli occhi una luce di sollievo.

Durato poco. Quando ieri sono ritornata in ambulatorio, Gertrude era lì, piantata sulla sedia col bastone sotto al mento, come una gorgone di guardia, e sola.

«Ma… e la badante?» chiedo al medico, quando è il mio turno.

Scuote la testa: «L’ha licenziata. Ha detto che non la voleva portare dal medico, e lei a casa non ci vuole stare, perché se non vede gente si ammala.»

Già. I medici non possono curare la solitudine, ma le loro anticamere sì.

3 Comments

  1. puf, puf, puf…
    ecco appena arrivata subito catapultata su un’altra piattaforma che rifiuta i miei commenti…
    puf, puf, puf…
    che fatica fare gli ammiratori!
    io comunque continuo a seguirti…
    puf, puf, puf

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  2. @->lau: grazie. non ti preoccupare per i commenti. Ci ho messo un po’ persino io per capire come inserirli… è che sono moderati: prima li devo approvare. per evitare Giawba, che già si è manifestato.
    @->ssynth: grazie.

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