Elisabetta è più di una amica, è una sorella. Tanto è vero che Giugi, sua figlia, l’ho adottata come nipotina. Per una figlia unica, avere delle amiche è importante, anche perché ti permettono di diventare zia ad onta dei legami di sangue impossibili. Così, almeno una volta alla settimana, vado a trovare mamma e pupotta. È un amore, Giugi. Gattona gattona, con testarda determinazione, mentre mamma e zia Galatea chiacchierano del mondo e dell’universo.
Poi, ogni tanto, alza il capino e molla un uà perentorio, Giugi, tanto per ricordare a zia e mamma che l’universo e il mondo possono essere pure importanti, ma le sue gattonate molto di più.
Elisabetta mi è simpatica perché è una ragazza di temperamento. Pratica, intelligente, spiccia quando serve. Quando è rimasta incinta di Giugi, per occupare il tempo dell’attesa non è stata con le mani in mano e si è reiscritta all’università. Tecnicamente, avendo già una laurea quadriennale come la mia, pensava che le bastassero un paio di esami e la tesi. Ma la cosa, invece, è lievitata più del pancione in cui stava Giugi. E così, quasi un anno dopo, Giugi gattona mentre la mamma annaspa, e cerca di raccapezzarsi fra i nuovo ordinamenti universitari.
«Allora – domando l’altro giorno – come è andato l’esame che stavi preparando?»
«Non me ne parlare.» replica con sguardo torvo.
«Ma come, eri preparatissima!»
«E infatti l’ho passato. È registrarlo, il problema.»
«Registrarlo?»
«Eh.»
«Ma non hai il libretto nuovo?» Domando. Ricordo anche io che, con i nuovi corsi di laurea, registrare gli esami in facoltà era un calvario, ma per noi della commissione, non per gli studenti: loro fornivano il libretto e noi, via, a compilare mezza pagina di moduli, stando attenti ad appiccicare il bollino proprio dentro i margini della finestra (o il lettore ottico dà problemi) e controllare che il corso di laurea fosse proprio quello del registro (ce ne sono fino sette di diversi per lo stesso esame, se hai studenti che afferiscono da vari dipartimenti e facoltà), e a contare i crediti che dovevano essere assegnati. Pareva un rebus della settimana enigmistica, un quesito della Susi, e ogni volta mi scappava qualche pasticcio a ricopiare questo o quello. Ma ripeto, eravamo noi ad avere rogne, non gli studenti.
Elisabetta mi guarda, sospirando.
«In realtà adesso l’esame di letteratura lo hanno diviso in quattro parti. Porti solo un libro alla volta, per carità, ma quasi quasi preferivo quello ai tempi nostri, quando avevi un tot di libri e ti davano il voto su tutto! Adesso no, spezzetti, e poi fai il collage fra i vari crediti. Insomma, stavolta io portavo un pezzo di corso monografico e due testi con il commento storico, perché non potevo portare tutto assieme, mentre la letteratura generale l’ho fatta la scorsa volta. Vado dal prof con il bigliettino rilasciato dal suo assistente, in cui era riportato che doveva registrarmi sei crediti complessivi. Lui guarda la data, e mi dice: “Ah, signorina, ma lei doveva registrare questo nella sessione prima, non adesso.”
“Guardi che io avevo mandato una mail al suo assistente per spiegare che la sessione prima non potevo venire perché stavo partorendo, e mi ha detto che andava bene comunque.”
“Eh, già, ma adesso non posso registrale tutti i sei crediti complessivi in una botta sola. Gnene registro tre e diciamo che sono quelli del corso monografico, poi la prossima volta, alla sessione dopo, gnene registro altri due per un altro pezzo.” “Ma professore, così perdo un credito.” “Eh capisco, ma il mio corso questa sessione vale solo per le lauree non specialistiche e questo è un esame che vale sei crediti solo sulla specialistica.”»
La guardo, allibita.
«Insomma, alla fine, dopo tre quarti d’ora di contrattazione, abbiamo deciso che me lo registrerà per sei crediti, ma la sessione dopo di questa, e intanto io mi tengo caro il bigliettino. Poveretti, io lo capisco che sono ingorgati di esami e non capiscono manco più loro a che caspita di normativa devono fare riferimento, perché nessuno sa poi di preciso come vadano valutati i miei esami vecchi, e quelli nuovi sono divisi in trenta appelli, ma, sai, sono veramente depressa.»
«Eh ci credo, diventa una fatica immane.»
«No, sono depressa perché, se volevo passare il tempo a contrattare in un suk arabo, almeno prenotavo una vacanza a Sharm, non mi iscrivevo di nuovo all’università.»
Non ho capito se il nuovo ordinamento universitario è stato voluto per diminuire i laureati o abbassare la natalità italiana.
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Me la giri, virtualmente, questa tua amica?
Io sono una divertitissima mamma-matricola al secondo corso di laurea, con allegato pupo che si è beccato un semestre intero di lezioni attaccato alla tetta.
Adesso ha quasi nove mesi e non è più compatibile con la frequenza assidua, ovviamente 🙂
ciao
Lisa
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