Universitari e occupazioni: sto con gli studenti perché mi stanno simpatici.

Son fatta così: per certe cose, vado d’istinto. Certo, quando la faccenda è seria, poi ci ragiono, m’informo, medito e quant’altro; ma è innegabile che molto spesso decido a pelle: se una cosa mi convince o meno, se qualcuno mi piace o non mi sconfiffera, mi affido alla prima impressione che ne ricevo, d’impronta. E debbo riconoscere che, se dopo un impatto negativo, cerco e tento di modificare l’idea che mi son fatta, in base all’esperienza di tanti anni posso dire che quasi sempre non funziona: gira e rigira, alla fine mi accorgo che la prima impressione avuta era quella giusta, perché certi campanellini d’allarme o di semplice allerta che l’istinto ti dà raramente prendono cantonate.

Ora, la mia impressione di quanto sta avvenendo nelle Università in Italia non può che essere a pelle, o meglio, per visto e sentito dire, perché in Università non ci sto più da tempo, e anche i contatti con gli amici che ci lavorano dentro, causa un periodo di troppi impegni, si sono fatti un po’ rari. Dunque sulle facoltà occupate ho la visione che hanno tutti, cioè quei quattro fotogrammi che ci propinano i tiggì, in cui si vedono striscioni, ragazzi in assemblea, qualche confuso tafferuglio. Nonostante questo, io d’istinto solidarizzo con i ragazzi che occupano. No, non fate spallucce, dicendo: “Bella forza, sei di sinistra”, come fosse una cosa scontata. Quando, da studentessa, all’Università ci stavo davvero, l’unica gran baruffa che ricordo fu proprio per un picchetto di protesta piazzato davanti alla segreteria amministrativa da un capannello di rifondaroli arrabbiati, che impedivano l’accesso a tutti, strimpellando (malamente) canzoni di Guccini. Mi informai sui motivi del blocco, e, giudicatili abbastanza cretini, chiesi di passare lo stesso, perché dovevo consegnare i documenti per non perdere la sessione di laurea. Mi diedero della borghese fascista; io replicai che fascisti potevano essere stati forse i loro nonni, dacché a casa mia, da generazioni, di fascista non se ne era mai prodotto uno, e che pure il borghese doveva riguardare loro, perché se stavano lì a perdere tempo mentre mamma e babbo li mantenevano agli studi sine die voleva dire che di soldi, a casuccia loro, ne circolavano più che nella mia. Non sono dunque una che a priori approva occupazioni e cortei e manifestazioni e proteste, se le ritiene estemporanee scalmane di chi pensa che per essere giovane bisogna fare un po’ di casino a priori. Ma stavolta sì, sarei lì con i ragazzi, ci sarei anche io, a picchettare e protestare e gridare contro quello che forse è solo l’ultimo assalto, in ordine di tempo, alla Pubblica Istruzione nel nostro paese, ma stavolta oltre che l’ultimo, rischia di essere anche il definitivo.

Mi stanno simpatici, questi studenti, che ho visto intervistati qui e là. Hanno facce normali, sguardi normali, vestiti normali come jeans e maglioncini un po’ strascicati, non di firma, ma di quelli che mamma prende al mercatino sotto casa, chè tanto per andare a lezione e in metro non val la pena di ciancicare quelli buoni. Quando vengono inquadrati, vivaddio, si impappinano davanti alle telecamere, cosa che li fa sembrare scandalosamente veri, abituati come siamo ad una immagine di gioventù che nasce sapendo arraffare un microfono non appena molla il biberon e si muove sempre come se fosse negli studi della de Filippi. Ieri sera, dalla Gruber, ce n’erano due di questi universitari, che rispondevano in tono pacato, comprensibile, e l’incertezza che veniva talvolta fuori non era quella di chi non sa che cosa dice, ma quella, comunissima, di chi non è abituato a parlare in pubblico, e decide di farlo però, anche se gli costa, perché capisce che la situazione è grave e lo richiede. Mi sono sembrati giovani seriamente preoccupati per il loro futuro, non cretini che prendono il primo pretesto utile per non studiare, insomma. Al contrario, girando canale, ho incrociato l’intervista di una altro studente, rappresentante del Pdl, e di quell’ala che pretende la ripresa immediata delle lezioni. Stava davanti al microfono con la sicurezza di chi rilascia dichiarazioni alla stampa ogni minuto: era rigido, professionale, veloce, pettinato, sbarbato, abbronzato e per di più vestito con un completo blu e cravatta in tono di buon taglio, che gli stava da Dio. Quello non era uno studente, era già un dirigente di partito: se entra in un’aula universitaria è per tenerci un convegno politico da relatore e garantirsi un posto al Senato, via.

A convincermi vieppiù che stare con gli studenti sarebbe la scelta giusta, sono bastate poi le dichiarazioni rilasciate non so a che telecamera da Gasparri. Il quale trovava immorale che alla Sapienza di Roma fossero stati portati nei giorni scorsi bambini e bambine, a vedere delle lezioni di fisica e matematica organizzate per loro dagli studenti occupanti: “Una procedura maoista – assicurava– trascinare dei bambini a vedere lezioni di non si sa cosa fatte da non si sa chi!”. Ora, potrei capire chi si arrabbia nel vedere dei bimbi portati ad un corteo (già, peccato che io ne ho visti di strascinati dai genitori anche ai cortei di Lega o Pdl, ma allora, stranamente, tutti i moralisti della destra che gridano all’infanzia violata non ritengono sia nulla di strano un pupo avvoltolato nella bandiera di Forza Italia, appellandosi al fatto che ogni genitore ha il diritto di passare i suoi valori al figlio), ma non ci trovo niente di maoista nel portare il proprio figlio ad una lezione-dimostrazione di fisica, matematica, storia e quant’altro, seppur tenuta da studenti, più competenti, alla fin fine, di molte delle guide che scarrozzano scolaresche in gita per il resto dell’anno. Le immagini dei bimbi che rincorrevano meravigliati palloncini e capivano per la prima volta perché i suddetti palloncini volavano mi sono sembrate meravigliose, anzi.

Ma forse Gasparri le trovava maoiste perché i palloncini, lo ammetto, erano rossi.

31 Comments

  1. Già, una protesta come questa (strutturata, organizzata, non violenta) non può che essere una bella palestra di vita per gli studenti, sempre meglio che diventare quegli automi tutto lavoro-disciplina-obbedienza che piacciono molto ad altri.

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  2. “lezioni di non si sa cosa tenute da non si sa chi”… parlava di “voyager”?

    o di qualche altro magnifico programma televisivo, dove i bambini abbandonati davanti alla tv per ore che imparano che gli egizi erano alieni e che i templari esistono ancora, sono ricchissimi e comandano il mondo…

    no, perchè se parlava di questo ero d’accordo con lui, eh!

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  3. Concordo in pieno con quanto scrive Lollodj (oltre che col post). Ma ovviamente nessuno vuole dei ragazzi che sappiano pensare, ragionare, e organizzarsi per tentare di modificare le cose che non ritengono giuste. Si rischia che oltre che consumatori diventino anche cittadini.
    Solo, Galatea, non potremmo abolire il “quant’altro”? E’ veramente orrendo, e tu ci hai abituati così bene…

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  4. mmm…
    tanto per sapere, le tue chiacchere hanno convinto i rifondaroli?
    e tanto per sapere, il tuo discorso vale anche per gli studenti che vogliono studiare oggi?
    ho notato che i sinistri si accorgono delle cose evidenti solo quando li toccano direttamente.

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  5. i miei nipoti domenica erano alla sapienza dove gli studenti di fisica avevano organizzato un laboratorio di esperimenti per i ragazzini. I nipoti (7 e 12 anni) sono tornati felici come se fossero stati al lunapark. Poi mi hanno raccontato (fonti molto attendibili) di come, quest’orda di “pericolosi sovversivi” della sapienza, si stia organizzando con i docenti disponibili per recuperare lezioni perse e organizzare incontri integrativi alle lezioni. il commento della mia fonte principale era “in tanti anni mai avuto studenti così motivati”. Sì pure io starei volentieri con loro.

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  6. ad andare d’istinto è facile, basta stare dalla parte opposta di Gasparri!

    non per polemica caposkaw, ma i destri spesso si accorgono SOLO delle cose che li toccano direttamente

    un saluto

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  7. Scusatemi, avverto tutti che l’antispam sta facendo un po’ di casino, per cui i commenti possono saltare. Sto cercando di capirci qualcosa.

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  8. spiacente…
    ma ti sbagli proprio.
    già dicendo “basta stare dalla parte opposta di gasparri” è un pregiudizio.
    sei piena di pregiudizi?

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  9. Andare dalla parte opposta di Gasparri non è pregiudizio, è semplice buon senso.
    Tranquillo, Caposkaw, è una battuta: lavora su questa cosa, con un buon psicoanalista… vedrai che alla fine riuscirai anche a capire cosa può essere il senso dell’umorismo. 🙂

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  10. Cos’è un (una) “Gasparri”? A) Una malattia (Giorgia Meloni:-“Ho avuto la “Gasparri” da piccola”). B) Un concime per le piante ( Stefania Craxi:-“Ricordati di dare un po’ di “Gasparri” ai garofani “). C) Una razza canina ( Fini:-“Cazzo, il mio “Gasparri” sporca e abbaia tutto il giorno!”) D) Il capogruppo Pdl al Senato (Berlusconi: – “Evviva, il mio “Gasparri” sporca e abbaia tutto il giorno!”).

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  11. Di occupazioni non mi intendo :al politecnico eran roba da “giovani leninisti”, una dozzina circa, o da “aula quarta”, ininterrottamente occupata dal ’68, per lo più da cannaioli.
    Però mi son sempre sembrate un prodotto stagionale, come le castagne, gli scioperi dei treni e le riforme universitarie.
    Io per istinto sto contro i baroni, che in questo caso mi paiono in testa alle proteste.Se poi questo vuol dire stare con Gasparri pazienza,anche se qualche dubbio mi viene.

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  12. @jazztrain
    una volta la boutade di Fede comico è carina, ma dopo vent’anni molliamola: le battute stantie non fanno ridere, almeno se non si è abituati alla disciplina di partito.
    E poi la propaganda è una cosa seria, anche fatta da un buffone.

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  13. VELTRONI RESUSCITA LA SINISTRA. SOLO BASSOLINO E’ASSENTE

    Cara Galatea,
    piu’ di venti anni or sono, le lezioni di Scienze Politiche a Napoli spesso le seguivo nei cinema(anche aluci rosse) senza lamentarmi piu’ di tanto.
    All’epoca molti non sapevano neanche chi fosse Berlusconi.
    All’epoca non c’erano ne’ Anno Zero, ne’ Ballaro’…
    Penso che Veltroni abbia cercato di cavalcare in tutti i modi il movimento di protesta studentesco che nasce in questa occasione come movimento apolitico.
    Lo abbia strumentalizzato per intercettarne i malumori, per far confluire a Roma i frammenti di quella sinistra che non c’e’ piu’ nel paese, diventando per un pomeriggio d’autunno, diventato caldo, il leader di un popolo non coeso, il leader di un opposizione che scende in piazza in modo autocelebrativo solo per contare il suo peso che resta comunque molto esiguo ed evanescente.
    La riforma e’ sicuramente migliorabile. La protesta e’ sacrosanta.
    Solo veltroni mi sembra un elemento fuori dal contesto, prima morbido e conciliante, poi improvvisamente rissoso e massiminalista.
    L’epoca del “maanche” elettorale e’ finita.
    Saluti,
    Angelo
    P.S. spero qualche volta di ricevere qualche tuo prezioso commento sul mio blog, ovviamente anche in dissaccordo

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  14. @jazztrain
    ecco ripasso in ritardo, ma volevo confermare che quello su Gasparri sarebbe un PREgiudizio se non lo conoscessimo, ma visto che lo conosciamo e bene è solo un giudizio. Dice, si ma tu giudichi prima quello che ancora non ha detto o fatto. Beh, diciamo che prevenire è meglio che curare allora. Cioè se conosci l’aids, lo sai che ti succede se te lo prendi, quindi eviti di prendertelo, per prevenire un po’ di noie ecco.

    Ah sono un lui

    @Marcello
    hai detto che non te ne intendi di proteste e si capisce dalle ultime due righe. Se te ne intendessi sapresti che i baroni non hanno bisogno di stare in testa ai cortei, i baroni i tagli della Gelmini purtroppo non li preoccupano, e se li preoccupassero avrebbero altri mezzi per far valere le proprie ragioni. La differenza tra lobby e movimento dovrebbe essere evidente. Fatti venire qualche altro dubbio.

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  15. @demopazzia
    si fa lobbying anche chiamando il padrino politico per organizzare una bella protesta studentesca.Il primo motivo per cui ne son sempre stato alla larga è che mi son sempre parse organiche alla politica.
    Comunque, a prescindere, i baroni sono contrari ad ogni cambiamento (questo non li tocca direttamente, ma tocca le loro clientele), per cui al minimo sono compagni di strada occasionali,magari per motivi diversi.Un po’ come me e Gasparri.

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  16. Ma per curiosità, Marcello, potresti dirmi in che modo una legge che semplicemente taglia un tot di finanziamenti , e in modo indiscriminato, senza verificare come e dove vengono fatti questi tagli, ecco, mi potresti dire in che modo ciò potrebbe dare fastidio ai baroni? Vengono tagliati i loro stipendi? Viene intaccato il loro potere? Viene fatto qualcosa conto l’arbitrio? No, si dice , semplicemnte che si vogliono colpire i baroni ma non si fa un beneamato ca**o per questo scopo particolare. Però, certo, tirare fuori l’argomento che si va ” contro i baroni” è forte, pare. Non è vero, ma basta dirlo, pare.

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  17. Sottolineo che l’unico punto stralciato dal decreto 112 rispetto alla legge 133 è quello che rendeva triennali anzichè biennali gli aumenti di stipendio dei professori universitari di ruolo.
    Per dire quanto la Gelmini e Tremonti sono pronti ad attaccare i privilegi dei baroni.

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  18. Bellissimo articolo Galatea.

    Questo è l’ULTIMO attacco alla scuola pubblica e all’università statale.
    E’ lo spartiacque dell’istruzione, così come profetizzato da Piero Calamandrei nel 1950.

    Sono con gli studenti. Fortissimamente CON.
    A chi è contro questa protesta e si batte per la “ripresa” delle lezioni (peraltro non interrotte ovunque, anche questa è propaganda, signori!), auguro di diventare tanti professionisti strapagati o tanti berluschini: è l’unico modo che avrete per far studiare i vostri figli. Nel futuro che il 112 e il 133 hanno progettato, non c’è posto per i pezzenti.

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  19. @MJ
    Non ho mai detto o pensato che questa legge fosse mirata a danneggiare le baronie universitarie.
    La faccenda delle fondazioni poteva servire allo scopo, ma un bel codicillo sulla perequazione tra diverse università vanifica il tutto.
    La riduzione dei fondi per l’ università comunque qualche fastidio glie lo crea, visto che sono loro a gestire quei fondi: al solito le prime vittime sarebbero gli ultimi arrivati, ma di riflesso ne vengono danneggiati anche i loro padrini.

    Per me la riforma di cui ha bisogno l’ università è quella proposta qui:
    http://www.imille.org/2008/10/cari_colleghi_non_sono_daccord.html#comment-164423

    1) bombardamento dei dipartimenti con granate nucleari.

    2) poi si fanno passare i Sardauker a finire i sopravvissuti.

    3) un metro di sale a decantare per 10 anni.

    e intanto si va a studiare e lavorare all’estero.

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  20. Marcello, ma se dico che voler fare come gli americani forse non siamo capaci e che quindi non mi pare giusto, nè saggio copiare mi becco l’accusa di antiamericanismo che qualcuno ha fatto volare nel link portato da Marcello?

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  21. L’ articolo l’ ho letto un sacco di tempo fa, avevo linkato come fonte della “proposta di riforma” riportata sotto.
    Personalmente non condivido l’ argomento “non siamo capaci di fare come x”: magari è vero, ma finchè lo prendiamo come dato acquisito non faremo che peggiorare.
    I filo/anti americanismo li lascerei stare.
    Mi accorgo ora che ho dimenticato una precisazione nel primo commento: questa riforma non mi entusiasma, mi sembra che sostanzialmente non smuova nulla, tanto più che ai tagli di medio periodo ed ai blocchi di turnover non ci credo finchè non li vedo.

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