
Ho passato metà della giornata a smadonnare con il computer: non mi riuscivo più a collegare ad internet. Provo, smanetto, smonto, rimonto, ricarico, stacco le prese, riattacco: niente: linea morta, finestra tristanzuola che appare, con teutonica monotonia, a dirti: connettività alla rete assente.
Odio quando internet salta: non è solo perché, d’improvviso, mi sento tagliata fuori da tutto il resto del mondo, come se mi avessero sbattuto su un’isola in mezzo al mare, una Sant’Elena all’ennesima potenza, e altro che onda su onda banane e lamponi, siamo più dalle parti del baobab triste e nemmeno un prete per chiacchierar. Ma ancora di più mi inacidisco perché so che dovrò rassegnarmi a combattere una delle più dure battaglie che si possano affrontare nella vita; cioè tentare di comunicare con l’assistenza del mio gestore telefonico. Il call center dell’assistenza è pensato come un videogioco, se uno ci pensa: man mano che vai avanti, aumentano i livelli di difficoltà. Level 1, devi superare il risponditore automatico, cioè quel coso dalla voce di angelica signorina che ti sillaba, suadente: “se desidera ricevere informazioni sulle nostre ultime offerte, digiti 1; se desidera ricevere informazioni sulle nostre ultimissime offerte, digiti 2..” e avanti di questo passo fino a 999, quando, terminate tutte le possibili offerte comprese quelle per l’acquisto di una batteria di pentole acciaio inox 18-10, a te che sei stremata, con le dita raggrinzite attorno alla cornetta, arriva l’ultima proposta di miss Digito, che viene detta in un soffio, e anche tirando parecchio in fretta, come se fosse cosa particolarmente disdicevole da dire: “Se desidera segnalare un guasto digiti 999…”
Tu pensi: Sìììììì! Ce l’ho fatta! e con mano tremante finalmente componi il numeretto indicato.
Ce l’hai fatta un cippa, naturalmente. Quello è solo il segnale che hai superato la prima prova, e sei arrivato al level 2; quello in cui ti mettono in attesa per una mezz’oretta, mentre la signorina Digito ti informa che tutti gli operatori sono occupati; ma intanto, cortese cortese, ti ammannisce una musichetta simpatica da ascoltare. Dopo trenta minuti di pausa, la musichetta simpatica si è trasformata per te in un incubo: sai che te la sognerai vita natural durante, come l’esame di maturità. La signorina Digito, intanto, ti ripete a intervalli regolari di non mollare, perché perderesti la priorità acquisita: che fare? – ti domandi tu, in quei momenti eterni -Dare ascolto alla voce del buon senso, che suggerisce di mandarli a cagare e andarti a mangiare un panino in cucina, o sorbirti l’ennesima esasperante canzonetta e tenere duro? In quel momento ti passano davanti in un flash i motti colti tipo: “Qui si parrà la tua nobilitate!”, i volti dei nonni partigiani in montagna, e anche un po’ Borelli, con il suo “resistere, resistere, resistere!”, o, al limite, Totò che esclama “Siamo uomini o caporali?”. E quindi freni la mano che stava già lì, ad appendere definitivamente la cornetta, e decidi di rimanere. Din don di approvazione, musichetta infernale che si ferma, mentre miss Digito ti rende l’onore delle armi e ti saluta, come un Virgilio che saluti il suo Dante dopo averlo accompagnato ai cancelli del Paradiso: sei passato al Level3. Ora, se non ci sono inghippi, parlerai con l’Operatore.
L’Operatore, a dispetto del nome, è un tizio che ha la voce da ragazzino stanco, anzi ciancica le parole come se stesse ciucciando una caramella. “Da dove chiama? Nome dell’intestatario del contratto? Numero di telefono?” Tu cerchi di spiegargli il problema, ma a lui il problema non interessa, o meglio, interessa molto meno di quanto non gli prema determinare se ti ricordi con quante g esattamente si scrive il tuo cognome. I successivi venti minuti sono impegnati in un vertiginoso giro di spelling, perché per l’Operatore anche il nome più idiota, tipo Marco Rossi, presenta sempre irrisolvibili dilemmi di ortografia. Ma tu sei un drago del gioco, ormai. Non ti lasci ingannare, dribbli i suoi dubbi sulle doppie, chiarisci in che punto esatto vada scritto il gl del tuo cognome, e finalmente arrivi a dirgli qual è il problema. Al che l’Operatore, ammirato forse per la tua sagacia, ti annuncia il passaggio al level4 con queste parole: “E’ un problema di adsl, le passo il tecnico…”
Il Tecnico! Cioè, non so se capite: se il Call center è strutturato come un percorso iniziatico, il Tecnico è praticamente come arrivare al Nirvana. Il Tecnico è colui che ha la conoscenza, l’unico in grado di comprendere e sanare, una figura taumaturgica, un inviato divino, in pratica il Demiurgo Buono Signore delle Linee, colui che possiede la Sofia e grazie alla sua luce può portare la felicità al mondo…
il Tecnico, difatti, non si perde in chiacchiere, ma ragiona con logica binaria. Parla per ordini secchi e con aut aut: “Stacchi tutti i telefoni! Ha staccato i telefoni? Ecco, adesso tolga i filtri dell’Adsl! Mi sente ancora? Allora non è il filtro dell’Adsl. Controlli il modem! É acceso? Allora non è il modem! Apra explorer! Lo ha aperto? Allora il problema non è explorer! Inserisca l’indirizzo IP. Non glielo prende? Allora il problema è l’indirizzo IP.”
“E cosa devo fare?” chiedi tu, che ti senti piccola piccola e quasi quasi ti domandi se, nel rivolgerti a lui, anche se stai il telefono non sia il caso di metterti comunque in ginocchio.
“Deve farsene assegnare uno nuovo!”
O madonnina santa, pensi tu, mentre un brivido ti scorre la schiera, sarà una procedura complicatissima, richiederà almeno una telefonata alla Nasa, forse una interpellanza in Parlamento, magari un’udienza dal Papa…
“E che devo fare?” domandi tremebonda.
Il Tecnico, per un attimo, pare a sua volta interdetto. Deve svelarti così un suo alto segreto, uno di quegli arcani che forse i tecnici si tramandano di padre in figlio, e anche lì con cautela, dopo aver fatto giurare il pargolo sopra un altare cosparso col sangue d’una vittima appositamente sacrificata? Ma poi forse conta che è domenica sera, lui è anche già quasi a fine turno, e tu, in fondo, hai una voce simpatica ed è chiaro che soffri, soffri soffri. Così ha un moto di pietà, sospira e poi risponde: “Ha uno stuzzicandenti?”
“Eh?”
“Sì, uno stuzzicandenti, quello da cucina, ha presente? Ecco, ne prenda uno, giri la scatoletta del moden, e ficchi lo stuzzicadenti nel buchino dietro, quello piccino, con scritto a fianco reset. Lo tiene pigiato per dieci secondi, finché la lucina della connessione non smette di brillare, poi toglie lo stuzzicandenti e riavvia explorer. Riparte tutto.”
“Con lo stuzzicandenti?”
“Con lo stuzzicadenti.”
Tu vai in cucina, riesumi dal fondo del cassetto l’ultimo stuzzicadenti sopravvissuto, ti precipiti in camera, giri il modem, gli ficchi lo stuzzicadenti nel buchino a mo’ di supposta. Il modem la prende male, s’illumina per un attimo, fa uno scaracchio di disapprovazione, poi si cheta, tu clicchi su explorer e, effettivamente, ti accorgi che riparte tutto.
“Funziona!” gridi, quasi.
“Glielo avevo detto, no?” fa il Tecnico, con quel tocco di bonarietà nella voce che gli dei hanno verso gli umani che stanno loro simpatici.
“be’, allora grazie.”
“Si figuri.”
E tu resti lì, con il telefono che fa tu-tu-tu a segnalare la comunicazione finita, la cornetta in una mano e lo stuzzichino nell’altra. Lo guardi, quello stuzzichino, e ti figuri per un attimo una versione alternativa della famosa scena con Tom Hanks in Apollo 13: il buon Tom che dice: “Huston, abbiamo un problema.” e dalla Nasa che gli rispondono: “Ok, boys, niente panico…avete uno stuzzicadenti, no?”
ho scoperto la magia dello stuzzicadenti due mesi fa, per configurare il router con un mac. da quel momento, appena mi si incasina qualcosa, pratico la legnosa iniezione letale a quel maledetto marchingegno lampeggiante e lo rigenero a nuova e vergine vita.
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Il buon vecchio reset spacciato per stregoneria di ventesimo livello! sappiate che lo stuzzicadenti ha la stessa funzione del buon ctrl-alt-del del vecchio win98, oppure del tasto reset del PC. Solo che nei modem li nascondono bene nel buchino posteriore!
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@->Knulp: ‘sti bastardi… 😉
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Roba da fracassarsi la testa contro il cancelletto #.
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mi sto spisciando dal ridere! comunque completa solidarietà umana, ci vorrebbe una ONG anche per noi!
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Solo che nei modem li nascondono bene nel buchino posteriore!
Il mondo ruota attorno ai buchini posteriori.
Ad ogni modo, il vecchio metodo resta sempre la graffetta aperta. Facilmente reperibile senza correre in cucina.
Però, essendo in metallo, conduce elettricità e quindi rischia di bruciare qualche chip (carica elettrostatica causata da maglione in sintetico + moquette + gatto affettuoso che si struscia).
Mi chiedo in quale teca di cristallo sia adesso quello stuzzicadenti. Venerato come un dio pagano e pronto a nuovi ed eccitanti reset!
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