Allora, cerchiamo di fare il punto.
Da qualche giorno sui giornali impazza una polemica sulla “verità” in internet: l’assunto su cui è fondata la bagarre, portata avanti da alcune grandi firme della carta stampata contro il dilagare della “rete”, è che il web 2.0 si stia rivelando una ciofeca, anzi, per esser più precisi, una vera e propria jattura.
Ad aprire le ostilità è stato Gianni Riotta, il quale è andato ad intervistare – o farsi intervistare, giuro che in alcuni passi dell’articolo non è ben chiaro – Jason Lanier, presentato come “guru del web” perché è uno degli sviluppatori che hanno creato videogiochi ed applicazioni virtuali di gran successo (che è un po’ come definire “esperto esclusivo di alta cucina e ristorazione” uno che non ha proprio un ristorante, ma una pasticceria, per quanto di alto livello, e dunque si occupa tecnicamente di un settore della ristorazione stessa).
Lanier ce l’ha con internet e lamenta l’appiattimento dei contenuti online, che motori di ricerca come Google e l’enciclopedia scritta dagli utenti Wikipedia, importano sulla rete. A Riotta di potergli fare da cassa di risonanza non par vero, perché, si premura di informarci, da tempo denuncia questo fenomeno indegno. Dopo aver lamentato che i video più visti sulla edizione del Corriere e della Repubblica sono amene boiate, e cioè una ragazza che si tuffa maldestramente di culo in un lago e una scema che si infuria per un panino indigesto, chiosa:
Mettere ogni giorno insieme, senza alcuna selezione, gli argomenti dei filosofi e le arrabbiature del tizio davanti al cappuccino tiepido, l’analisi economica di un Nobel e lo sfogo del qualunquista di turno, può essere celebrato dagli ingenui alla moda come «open source» e «democrazia di rete». Il pericolo è invece riassunto bene nelle parole del guru Lanier: «I blog anonimi, con i loro inutili commenti, gli scherzi frivoli di tanti video» ci hanno tutti ridotti a formichine liete di avere la faccina su Facebook, la battuta su Twitter e la pasquinata firmata «Zorro» sul sito. In realtà questa poltiglia di informazione amorfa rischia di distruggere le idee, il dibattito, la critica.
Ora a me – che sono una povera blogger, sarà per questo che non ci arrivo – la logica di questa argomentazione appare piuttosto oscura nel suo complesso. Lanier (e Riotta di conseguenza), sembrano avercela con Google perché il motore di ricerca, una volta messo in moto, seleziona gli articoli per parola chiave, e quindi mette uno vicino l’uno all’altro post che sono scritti da persone diversissime: se io digito “Riotta polemica su internet Lanier” è probabile che domani, magari poco sotto l’articolo di Riotta, compaia il mio post. Capisco che a Riotta questa possibilità sembri un affronto impossibile da sopportare (e chi cazzo sono io, per vedermi catapultata sotto o in fianco a Riotta?), ma il suo giusto sdegno sarebbe motivato solo nel caso non gli fosse chiaro che Google è un algoritmo che setaccia, appunto, per parola chiave e, al massimo, stila una classifica dei risultati in base a quanti contatti ha avuto il post in oggetto. Google, dunque, non è in nessun caso in grado di stilare una classifica di merito per quanto riguarda i contenuti o l’affidabilità di un post. Il pezzo del premio Nobel viene messo a fianco di quello dell’anonimo blogger che di economia non sa un beneamato solo per il fatto che entrambi, blogger ignorante e premio Nobel, si sono occupati in un loro scritto del medesimo argomento. Poi starà al lettore dei due post leggerli e ragionare in proprio sul valore dei due testi, comparandoli e traendone le debite conclusioni. Come? Usando i sani vecchi mezzi della critica, che si applicano da sempre a tutti i testi scritti, ivi compresi gli articoli di Riotta e le affermazioni dei “guru del web”.
Non vedo dunque come “la poltiglia di informazioni amorfe” possa “distruggere le idee, il dibattito e la critica”. Semmai a me pare che finirà per stimolarla: dal momento che io costantemente mi trovo di fronte a testi che mi vengono proposti tutti assieme e che devo vagliare di volta in volta, per determinare quale sia il loro grado di affidabilità, dovrò sviluppare, se voglio sopravvivere, strumenti critici sempre più raffinati e tenere costantemente alta la soglia di attenzione. Se la preoccupazione di Riotta sta nel fatto che molti utenti non riusciranno agevolmente a capire quale sia un post autorevole o quale no, posso anche concordare con lui: ma non mi pare che questo sia un problema specificatamente legato ad internet, o a Google, semmai alla poca conoscenza su come si debbano usare le fonti scritte di ogni genere e tipo. Una delle leggi dell’economia è che la cattiva moneta scaccia la buona: il best seller scritto malissimo ma pieno di colpi di scena gratuiti ha più lettori dell’opera immortale ma difficile; il giornaletto di gossip vende più che la rivista specializzata di geopolitica, Dan Brown accalappia più fan che una seria opera storica sui Templari, Paperissima con i suoi filmati di tonfi fa più spettatori che non i documentari di Piero Angela e la stragrande maggioranza degli italiani considerano un maitre a penser l’ultimo intronato apparso sul Grande Fratello e non Riotta. Questo anche senza che Google o internet ci mettano lo zampino.
Quello che mi pare ancor più incomprensibile è perché, quando si parla di internet, ci sia la mania di fare, da parte di autorevoli firme della carta stampata, di ogni erba un fascio. Parlassimo dell’editoria tradizionale, nessuno si sognerebbe di comparare il contenuto di un calendario con pin up desnude a quello del saggio accademico di economia; quando si parla di blogosfera, invece, pare che tali strampalati accostamenti siano possibili. Quindi l’articolo del premio Nobel viene accostato al blog di quello che posta filmanti con scivoloni chiappe al vento o al twit in cui l’autore lamenta di essersi rovesciato addosso il caffè. Ma in realtà non è così: anche se per avventura i due post finiranno accostati da Google, poi l’utente selezionerà quello che gli serve in base ai suoi interessi, cioè il filmato chiappe-al-vento se vuole farsi una risata o la serissima disamina del premio Nobel, se sta cercando lumi su qualche problema economico.
Diverso è il caso, invece, se l’articolo scritto dal premio Nobel e riguardante un serio problema di economia finisce accostato da Google con il post di un blog scritto da un tizio che non è proprio un premio Nobel, ma che, essendo esperto della materia, tratta seriamente lo stesso problema di economia che il Nobel ha affrontato, magari contestando anche alcune affermazioni fatte dal paludato accademico. Qui il criterio di valutazione dei due post sarà esattamente lo stesso che se si trattasse di due articoli pubblicati non sulla rete, e cioè la valutazione nel merito. Valutazione che dovrà essere fatta in base a criteri scientifici, quindi non partendo dall’assunto che se il premio Nobel è premio Nobel e viene pubblicato a stampa ciò che scrive ha sempre ed automaticamente valore maggiore delle osservazioni ben motivate di un signor nessuno: se è vero che spesso i signori nessuno sbarellano, è vero che anche un premio Nobel, per dire, può sparare qualche scemenza. Anche qui, in realtà, la rete, più che impedire il dibattito serio, lo dovrebbe scatenare: il premio Nobel potrà conoscere, ribattere ed eventualmente distruggere le argomentazioni portate dallo sconosciuto, posto che esse abbiano dato origine ad una qualche eco, ed eventualmente correggere attraverso la sua risposta informazioni circolanti ma errate; mentre, nel caso l’illustre sconosciuto abbia portato argomentazioni così stringenti da mettere all’angolo il premio Nobel, la scienza ne avrà avuto un giovamento, in quanto la scienza, da sempre, funziona così, grazie ad emeriti sconosciuti che vanno a fare le pulci ai maestri. Poi qualche gonzo che crederà alle argomentazioni farlocche più che a quelle vere ci sarà sempre, ma in questo credo che Google non abbia gran colpa: la stupidità umana è precedente a qualsiasi algoritimo della rete.
Ah sì, poi sulla vicenda si è espresso anche Cotroneo. Vabbe’, tanto per dire.
Riotta mi pare un caso sempre piu` grave (mi sembra infatti che stia peggiorando) di albertosordismo, il meccanismo per cui l’italiano si lamenta degli altrui difetti, che lui stesso coltiva. Le amene boiate (neonati che ruttano, sfilate di biancheria intima, tuffi di culo) di cui si sollazza il lettore medio di corriere o repubblica (il boxino morboso, come lo chiamerebbe Luca Sofri) non sono “poltiglia informe.” Sono accuratamente selezionati da un redattore dei suddetti prestigiosi quotidiani. Ma se stanno a fa’ il daily mirror, perche’ fanno finta di fare il Wall Street Journal? (un’idea ce l’ho: il WSJ non li assumerebbe).
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ma perché scusa entrare alla Feltrinelli e vedere il libro di Tremonti accanto a quello di Joseph Stiglitz non dovrebbe farmi lo stesso effetto? Mah. Certo ci vuole un po’ di fatica ma si distingue un coglione da un nobel. Sia in libreria che su internet.
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Per dar torto marcio a Riotta basterebbe ricordare quello che è avvenuto con gli editoriali di Sartori in questi giorni: Sartori, che quando scrive di democrazia e diritto trovo sempre impeccabile e lucido, ha prodotto una serie di articoli pieni di strafalcioni e inesattezze su islam, immigrazione e integrabilità.
Molti blogger hanno dimostrato di essere infinitamente più “sul pezzo” non solo di Sartori, ma anche di Boeri che ha cercato (con scarsa fortuna) di rispondere direttamente sul Corriere: laddove Boeri e Sartori si sono un po’ fatti la guerra su chi ce l’avesse più lungo (il pedigree di studioso), i poveri blogger senza nobiltà hanno attaccato le idee e le hanno demolite senza utilizzare nemmeno un argomento “ad hominem”.
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Vi prego di ricordare che google mette ai primi posti del risultato i siti che gli pagano la commissione e poi tutti gli altri.
Per cui quando fate ricerche, leggete bene se al primo posto c’è proprio il sito che cercavate, molti furbi si inseriscono, pagando google, e magari vi portano fuori via.
Anche google deve da campà e pare che lo faccia molto agiatamente.
Pace e bene
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@verrocchio: grazie a quella polemica, ho conosciuto il bel blog di Marco Restelli, Mille Orienti, che ora è linkato in blogroll, e da cui la polemica con Sartori è nata. Consiglio di visitarlo. 🙂
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Anche per me la querelle Sartori contro blogger è stata l’occasione di conoscere “Mille Orienti”: il che dimostra, pure, che “mettere in circolo” le idee serve anche ad ampliare la conoscenza (e le conoscenze ;-)).
Riotta – Web 0-2
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nel complesso l’internet è un luogo democratico, con qualche difetto, ma il pregio di consentire a chi non è importante di scrivere la sua idea, è un fatto positivo
gentile galatea, scrivi molto bene, ma troppo, a mio modestisso avviso dunque, la tua bella penna può enucleare un concetto con un terzo delle parole
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Per quello che ne so Massimo Marchiori, il ricercatore italiano inventore dell’algoritmo su cui si basa google, sta conducendo presso l’Univerità di Padova studi per spostare la logica dei motori di ricerca dalla quantità alla qualità. Riuscisse nell’intento accontenterebbe i Riotta del caso.
Comunque sono d’accordo che per come è adesso aumenta la capacità critica di chi si muove sul web. Infatti leggo te e non Riotta 🙂
Saluti
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Concordo perfettamente con Rouge: anch’io leggo te e non Riotta ed è questo, probabilmente, a dargli fastidio. Del resto, il blog mi ha dato la possibilità di conoscere e leggere persone fantastiche (Galatea, Malvino, Marmulak – purtroppo non più attivo – e altri) che altrimenti non avrei mai potuto apprezzare, privandomi del godimento estetico che provocano in me.
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@diego: sì, forse potrei e dovrei riuscire ad essere più stringata. Perà poi ho paura che salti qualche passaggio e l’argomentazione non sia più comprensibile. Insomma, ci provo ma non sempre ci riesco. E poi sono, molto banalmente, una chiacchierona.
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Bel post. Sono anche d’accordo con la tua prolissità.
Riotta ha un problema con la riproducibilità tecnica, che permette di diffondere idee a basso costo. Ragionando come lui, bisognerebbe esecrare la memoria di Gutenberg che ha permesso a Dan Brown di diffondersi per carta stampata senza fine.
In realtà potremmo mettere nello stesso calderone anche gli amanuensi medievali, che svolgevano lo stesso compito della stampa, solo molto più lentamente.
Per concludere: il vero colpevole è colui che ha inventato la scrittura, e prima di lui, quello che ha inventato il linguaggio…
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a me pare che i vari riotta parlano così perché non capiscono cosa hanno di fronte, magari perché non hanno una gran dimestichezza col mezzo. come già detto da demopazzia, che differenza c’è rispetto agli scaffali di una libreria (o di un’edicola)? forse loro pensano che il contenitore sia più importante del contenuto, e che internet sia una specie di demonio. ignoranza, in altre parole, come quella di quel servizio del telegiornale che parlò di “dischetti internet” sequestrati a un pedofilo.
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Ma davvero c’è qualcuno che si preoccupa che gli articoli scritti da premi Nobel che hanno teorizzato quello che ha portato alla catastrofica crisi di cui stiamo vivendo ancora alcune fasi siano confusi con altro materiale?
Ma davvero c’è chi si preoccupa che qualcuno confonda i “pezzi” di premi Nobel dati a casaccio (i due ultimi per la pace sono la più grande e altisonante barzelletta scritta nel nuovo millennio) dagli arzilli vecchietti svedesi si confondano con altre opinioni?
E’ la dimostrazione che la rete è buona cosa in quanto aiuta a sapere che esistono anche queste opinioni… bravo Riotta, sei tutti noi!
Cordialità
Attila
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E’ pur vero che comparare articoli richiede molto tempo.
E’ pur vero che valutare sul merito richiede competenze.
Ma la stampa ufficiale ha già i suoi canali, quindi non vedo quali problemi abbia Riotta, visto che gli articoli dei “grandi nomi” hanno già i loro veicoli.
O meglio, posso intuirlo, ed è appunto quanto successo sull’ottimo blog milleorienti che non conoscevo e per cui ringrazio galatea, cioè che qualche “grande firma” possa fare una figura non proprio gloriosa.
Inoltre, se uno ha tempo, secondo me è meglio usarlo a provare a formarsi un senso critico e comparativo, piuttosto che guardarsi Giacobbo 😉
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Il fatto è che il lettore medio, il cittadino medio, è uno facile da distrarre con tette, culi, cronaca vera e Padre Pio, e questo va bene ai Riotta che presumono di poterlo al momento giusto richiamare all’ordine con le sue catechesi, per poi metterlo di nuovo davanti a quella robaccia.
Internet, che della robaccia è la cuccagna, se li è portati via, su un terreno dove gli eventuali richiami all’ordine dei Riotta vengono – orrore – accostati alle presuntuose elucubrazioni dell’ultimo dei blogger, come me, da un google che alla chiave “primato della coscienza” (quanti saranno a digitarlo dei fancazzisti del web?) porebbe accostarmi ad un Messori o ad un Geminello Alvi.
Si tratta solo di sassi lanciati per evitare che il gregge si disperda.
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Chi è che mi spiega cos’è la “la pasquinata firmata «Zorro» sul sito” ?
Grazie.
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@marcoboh e brunaccio: credo che il problema di Riotta non sia tanto l’ignoranza, quanto il senso di star perdendo terreno. E di non volere peraltro rendersi conto che molti di coloro che si muovono in internet sono in realtà dei signori nessuno ma con competenze pari e qualche volta persino superiori a quelle di taluni giornalisti che scrivono sui vecchi media (sono cioè economisti, filosofi, etc, etc). Descivere tutti come una massa di schizzati senza alcuna competenza è un modo per rassicurarsi. Su internet si trova di tutto, dal matto che scrive di complotti alieni al serio professore universitario che commenta notizie relative al suo ambito di studio. Esattamente come sulla “carta stampata”, o in tv, che comprende, per dire Piero Angela e i vari Giacobbi, che non sono la stessa cosa.
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@Alberto: Ah, non lo so, me lo sono chiesta anche io. Forse ce l’ha con Zoro, vai a sape’.
@Attila: concordo. 🙂
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Gala, concordo. A Riotta, Severgnini e rottami simili da piú che altro fastidio che internet permetta di smascherare le loro fregnacce al primo venuto che non ha tessere di partito per scrivere su un giornale.
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a me pare che la cosa si possa mettere in questi termini: internet ha sull’informazione gli stessi pregi e gli stessi difetti che ha la tv, la rende a portata di tutti, può spacciare per verità le più grandi fregnacce, può offrire tutta la spazzatura che la gente ha voglia di inghiottire. per esempio in questo momento c’è qualcuno che starà sbavando per l’editoriale di minzolin su craxi. ma se questo servizio pubblico di consegna a domicilio di monnezza lo fa la tv non se ne lamenta nessuno.
per contro, la tv non dà spazio alla critica, mentre internet moltiplica le voci (cretine o intelligenti che siano) e già solo per questo apre un dibattito e un confronto di opinioni che non ha paragoni.
e questo a qualcuno dà fastidio e se ne lamenta.
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scusa galatea,
forse mi sono espresso male
volevo dire esattamente quanto dicevi tu:
costoro hanno sostanzialmente paura di fare brutte figure davanti a gente non “titolata” o diciamo non famosa…
poi sul fatto che comparare richieda tempo o valutare nel merito richieda competenza era per analizzare l’obiezione di Riotta.
mi scuso per la qualità della mia prosa, se mi sono spiegato male, e la ripetizione, ma volevo ribadire solo quanto precedentemente affermato e che coincide con quanto poi hai detto
ciao 🙂
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La questione fu posta da Carlo Azeglio Ciampi in carica di presidente della repubblica: siamo “costretti” a leggere i quotidiani dall’inizio alla fine, con i feed piuttosto selezionando le notizie di nostro interesse (ciò che vogliamo ricevere) rischiamo la disinformazione. [A questo punto leggi le verità sacrosante di Ugolino qualche commento fa].
Dunque ciampi con la sua terena età aveva posto la questione in maniera migliore già anni fa (mi dispiace di non avere più il mio post sull’argomento).
Dal momento che mi sembra infruttuoso combattere contro i mulini a vento (fenomeni di adattamento e speciazione hanno messo un senso unico sul nostro percorso culturale), sono convinta che un economista, foss’anche un premio nobel, per una questione “etnografica”, sarebbe ben lieto di trovare accanto all’articolo di maggior successo, la battuta di un blogger a caso oltre alle consuete critiche stra-argomentate e sempre fedeli alla linea.
PS. la cattiva moneta scaccia la buona è una metafora ripresa dal marketing. Lo sviluppo e il progresso si fondano su atteggiamenti pro-attivi, che forse per carattere non mi stanco mai di invocare disperatamente.
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(red. cac.)
6737 spazi, 8047 caratteri. Il post non l’ho letto e non lo leggerò, è bastata una veloce scorsa, e mi son caduti gli occhi su «Non vedo dunque come “la poltiglia di informazioni amorfe” possa “distruggere le idee, il dibattito e la critica”. Semmai a me pare che finirà per stimolarla: dal momento che io costantemente mi trovo di fronte a testi che mi vengono proposti tutti assieme e che devo vagliare di volta in volta, per determinare quale sia il loro grado di affidabilità, dovrò sviluppare, se voglio sopravvivere, strumenti critici sempre più raffinati e tenere costantemente alta la soglia di attenzione» e gli atteggiamenti pro-attivi invocati (disperatamente) proprio quassù mi si son rivelati subito nella loro realtà ontologica: una lapide.
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La rete 2010 deve diventare questa città ugualitaria: dove gli esperti e l’informazione di qualità parlano ai cittadini, e i cittadini fanno sentire la propria voce senza rancori e follie anonime.
E l’informazione “di qualità” sarebbe quella di Riotta?
No perché allora stiamo davvero freschi.
Inattendibile Wikipedia?
E dalle caz…e di Riotta come ci si difende invece?
Sui primi due giornali italiani, Repubblica e Corriere, i video più visti online questo sabato comprendono la ragazza che si tuffa nel lago e sbatte il sedere perché è gelato, la scema che fa la capriola e cade dal letto, il fusto che solleva 150 chili e sviene, il reporter sfiorato da un aereo e la cliente infuriata che devasta il locale perché il panino non le piace troppo.
Dove si dimostra appunto l’autorevolezza di certa presunta “informazione di qualità”.
In realtà, i blog, quando sono ben scritti e sono informati perdono qualsiasi interesse perché sono fitti di commenti positivi o negativi privi di una qualche concretezza, e spesso privi di una qualsivoglia intelligenza. Ora i fanatici della democrazia internettiana si altereranno, ma il web 2.0 negli ultimi anni non ha fatto altro che esaltare l’anonimato, l’insulto e la disinformazione.
Eh, invece gli articoli di Cotroneo brillano sempre per arguzia, precisione e sagacia sia nel testo che nei commenti (se e quando ci sono).
—
Questi stanno semplicemente perdendo lettori e lettori sulla carta, i giovani non se li filano proprio, c’hanno il pepe al c..o per il loro futuro stipendio e non si rassegnano al fatto che sul web non serve la tessera di giornalista, a tutti i costi, per fare informazione.
Riotta, Cotroneo e compagnia bella, una sola parola… RAS-SE-GNA-TE-VI !!
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io credo che Riotta, come altri giornalisti, abbia paura del fatto che chi lo legge possa commentare i suoi articoli, inserendo anche commenti dove il giornalista viene preso in castagna o sbugiardato. poi mi piacerebbe che riotta mi parlasse anche di gente come Giacobbo, che in TV Rai dice delle panzane di grandezza pachidermica, ma gli viene data l’immagine di divulgatore scientifico.
forse, se i giornalisti avessero fatto meglio il proprio lavoro (non abbiamo mica dimenticato il brutto TG1 di Riotta, vero?)
si stanno accorgendo di perdere potere, di essere sempre meno il riferimento di qualche potentato, e corrono ai ripari con l’unica arma che hanno, denigrando ed irridendo l’avversario.
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grande, galatea. anche i primi commenti sono OK.
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IL problema che sta a monte di tutto è che il web è un territorio ancora relativamente inesplorato ed il web in Italiano è il meno esplorato di tutti. Galatea, tu hai sottolineato la democraticità dell’Internet, dove ci scrivono persone con uno spessore maggiore degli scribacchini degli organi ufficiali, e questa democraticità non è ancora compresa da tutti. Ne` è compresa la potenzialità -enorme- di questo territorio inesplorato, ricordiamoci che Obama ci ha vinto un’elezione mobilitando il web. L’Internet ha dunque linguaggi nuovi, gerarchie nuove e la possibilità di creare nuove identità. E tutte queste novità non vanno giù ai mammut dell’establishment mediatico italiano.
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Leggerti è sempre un piacere. Ne approfitto per un sorriso grandissmo
C.
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La Versailles dell’informazione tradizionale (quotidiani, editori, presunti guru del web) è presa d’assalto dai sanculotti (bloggers, SN, ecc. ecc.)?
I Luigi XVI dell’informazione paludata e “ufficiale” sono ghigliottinati dai Robespierre del duepuntozero? E’veramente così? Sta accadendo questo? Direi che non solo sta accadendo, ma che è già successo. Certo, i contenuti sono caotici, confusi, a volte superficiali. Ma il caos, la confusione, la superficialità ci sono dappertutto. L’unica differenza è che le stesse sono classificate diversamente a seconda del mezzo che utilizzano. Una cazzata detta o scritta da un opinion maker della carta stampata si ammanta di furbesca arguzia. Tuttavia anche il duepuntozero sta creando le sue gerarchie. Quando anche la cazzata detta o scritta da un blogger si ammanterà di furbesca arguzia, bisognerà attendere nuovi sanculotti che prendano d’assalto la nuova Versailles.
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O.T.
HURRAH per 1ps, prorio ieri sono passato su ciò che resta del tuo cannocchiale, e mi chiedevo che fine hai fatto. Grazie dell’attenzione.
Scopro adesso che hai riattivato il blog. Bentornata.
p.s. nel tuo p.s. postuli il progresso, sembra banale, ma non lo è.
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Io penso invece che la rete assomigli sempre di più ad un cervello umano, che funziona con il meccanismo delle libere associazioni guidato, in questo caso, da Virgilio Google che mette ordine e suggerisce altre associazioni possibili.
In pratica, io penso che l’apparente caoticità della rete sia solo dovuta alla sua progressiva “umanizzazione”, pregi e difetti compresi. Google funziona come algoritmo è vero, ma la rete in complesso funziona per euristica. La rete apprende con l’esperienza come una rete neurale, autoincrementando i suoi contenuti.
Anche noi abbiamo pensieri buoni e cattivi. Nella nostra memoria abbiamo la sconcissima barzelletta che ci hanno raccontato ieri e le leggi di Mendel studiate all’università.
Che male c’è in questo? Perchè il Riotta descamisado si scandalizza?
Ve lo spiego. Perchè la rete è, per il suo intrinseco meccanismo, libera. Associazioni libere in rete libera. Digiti qualunque parola e vengono fuori contenuti, magari anche visivi, di cose che hai a volte pensato e mai osato guardare. In rete c’è la pedopornografia, certo, ma anche le perversioni, le stranezze, le foto delle autopsie. La rete alimenta la curiosità.
Riotta si preoccupa perchè questo meccanismo è incontrollabile e perchè, a differenza della televisione, dove è tutto addomesticato, la gente può accedere a contenuti non approvati dal potere costituito e ti può dire in faccia che sei un emerito imbecille.
Comunque non mi preoccuperei di uno che, il primo giorno da direttore del tg1, a suo tempo, si fece dare la benedizione da Henry Kissinger.
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Cara Galatea, grazie per quest’ ottimo post. Andrebbe fatto leggere ai giovani aspiranti giornalisti, affinché non ripetano gli errori di alcuni dinosauri dei mass media, seduti sulle proprie importanti poltrone. Poltrone dalle quali si rischia di vedere soltanto la propria lussuosa scrivania.
La cangiante realtà del web sfugge decisamente a questi dino-giornalisti.
a presto
Marco/MilleOrienti
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Personalmente, se fossi Riotta mi chiederei “e chi cazzo sono io, per vedermi catapultato sotto o in fianco a Galatea?” 🙂
Che poi, se proprio vogliamo dirla tutta, internet è come il mondo reale. E’ un mondo parallelo, per certi versi, a quello editoriale o a quello televisivo. Lui si lamenta che le varie opinioni sono pescate alla rinfusa, quella del premio Nobel a fianco dell’oscuro opinionista di turno, ma nel mondo reale, nel mondo del GIORNALISMO reale, abbiamo il sole24Ore e Novella2000, e spesso certe riviste di gossip si cimentano in articoli bizzarri su scienza o economia.
Sta al lettore la responsabilità di scegliere da chi essere informato. Certo è difficile sapere a chi affidarsi per crearsi una cultura, ma suppongo che chiunque sappia che una conferenza universitaria è più seria di una puntata di Voyager.
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gentile lameduck
“Io penso invece che la rete assomigli sempre di più ad un cervello umano, che funziona con il meccanismo delle libere associazioni guidato, in questo caso, da Virgilio Google che mette ordine e suggerisce altre associazioni possibili.
In pratica, io penso che l’apparente caoticità della rete sia solo dovuta alla sua progressiva “umanizzazione”, pregi e difetti compresi.”
questa frase mi ha colpito, perchè sono un appassionato dilettante (molto dilettante) del dibattito attuale sul cervello umano, e l’idea che l’internet ci assomiglia è molto interessante
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Bell’osservazione, Lameduck!
Sono perfettamente d’accordo con te. L’interazione che si verifica nella rete è un fenomeno totalmente nuovo per l’umanità e sicuramente porterà degli effetti inattesi ed insperati, forse addirittura a un nuovo superorganismo collettivo, in grado di controllare il mondo con nuove forme di organizzazione del pensiero, sinora impensabili. Staremo a vedere. Si tratta in ogni caso d’una esperienza appassionante che possiamo dire di star vivendo in prima persona.
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cara galatea, ho mandato via mail quanto hai scritto a riotta. la mail è stata letta. è chiaro che quello che scrive lui ha una valenza del tutto strumentale, inutile ripete quello che hai scrittu tu e le giuste osservazioni del primo commento di Francesco (ma anche degli altri).
ecco il genere di lettere che riotta pubblica (eccetto quelle scomode, of course):
http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Italia/2010/01/caro-direttore.shtml?uuid=d56981c6-feb7-11de-ae14-97650c5af29f&DocRulesView=Libero
come scrisse già Debord, la disinformazione risiede in tutta l’informazione esistente; e come suo carattere principale.
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Ho letto tutto, post e commenti. Le vostre analisi sono per la maggior parte giuste e tutte interessanti, temo però che abbiate sopravvalutato il Riotta e la categoria dei giornalisti. Perché questi ce l’hanno con internet e i blogger? Il motivo è molto semplice. Perché nella necessaria navigazione per la ricerca di materiale necessario alla stesura di un pezzo, tutti i giornalisti, compreso chi scrive, si imbattono inevitabilmente sia in articoli autorevoli che in deliri schizoidi di perfetti imbecilli che però nel loro testi hanno usato le stesse parole chiave che abbiamo messo in google. E così, ogni santo giorno, il giornalista deve leggere e scansare, separare il grano, distinguere tra Umberto Eco e il blogger Umberto Ecco, e così via, bestemmiando come un turco per il tempo perso nella blogosfera e nella rete ché se non ci fossero tutti questi imbecilli, avrei già da tempo finito la ricerca e anche il pezzo e adesso starei a giocare al Fantacalcio e invece….maledetti cretini di internet….
p.s. Facciamo una scommessa? Quando google riuscirà a creare una categoria di archivio “attendibile” in modo da non far perdere tempo al giornalista, sono pronto a scommettere che molte firme elogeranno i contenuti che si leggono in internet perché è segno di una rinnovata collaborazione bla bla bla…
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Su internet e nei blog ognuno scrive quello che vuole, è cosi che va qui o no?
sta al giornalista poi fare da filtro, è il loro lavoro, copia incolla…
sarebbe troppo facile avere tutto pronto.
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Ugolo, più che altro invocavo pietà 🙂
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@–>vocidipopolo
“Perché nella necessaria navigazione per la ricerca di materiale necessario alla stesura di un pezzo, tutti i giornalisti, compreso chi scrive, si imbattono inevitabilmente sia in articoli autorevoli che in deliri schizoidi di perfetti imbecilli che però nel loro testi hanno usato le stesse parole chiave che abbiamo messo in google.”
E’ proprio questo il bello della rete: scoprire l’inatteso, l’inaspettato, capitare per caso in un blog che si rivela un capolavoro; come incontrare su una solitaria strada di campagna Victoria Silvstedt con l’auto in panne.
Per la ricerca professionale, quando hai fretta d’ottenere il risultato, esistono i motori che ti collegano solo a siti specializzati o banche dati, di solito a pagamento, dove altri hanno già fatto per te tutto il lavoro di scrematura. Ossia, continuando nella metafora, se proprio hai un impellente bisogno di concludere, non perdere tempo a girare per le stradine di campagna, ma telefona subito alla D’Addario. 😀
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@ lector: bellissimo! sempre più convinta che l’intelligenza “più meglio” si trovi in rete.
vista la figura di cacca di riotta ieri sera dalla gruber su la7?
sostanzialmente s’è rimangiato tutto.
sull’origine profesionale di riotta c’è un raccontino su un nuovo blog:
http://diciottobrumaio.blogspot.com/2010/01/cento-fiori_12.html
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ma nessuno che si preoccupi degli accostamenti che appaiono nelle edicole. Giornali di donne nude a fianco ai fumetti per bambini, riviste autorevoli accanto a quelle di gossip, motori, cucina…. un vero scandalo.
Ma poi cosa vuole proporre riotta? Un nuovo algoritmo per google? Si accomodi e vediamo in quanti lo userebbero. Vi immaginate di andarci scrivere “Internet” e trovare come primo risultato l’articolo di Riotta seguito (bene in ordine) da quelli degli altri importantissimi editorialisti italiani?
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Concordo con le tue argomentazioni, Galatea, ma tieni conto che <a href="l’algoritmo di google è un po’<a href="più complesso di come l’hai descritto tu…
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woops… scusa per il bad html del commento precedente…
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cerco di essere concreto e sintetico:
GALATEA-LUCIDA E CONCRETA
RIOTTA-PURTROPPO SCHIAVO, INCAPACE SERVIRE POTENTE
COMMENTI-GRANDI!
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