L’iPad, la didattica e i calci in culo

Oggi sono ospite della Valigia Blu, con un articolo che parla di scuola e di app per iPad. E di calci in culo.

7 Comments

  1. vox clamantis in deserto, temo
    a calci in culo andrebbero comunque presi anche tutti quelli che ce li hanno fatti arrivare così

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  2. Ma come, vogliamo davvero farli soffrire questi poveri bambini? Vogliamo davvero resistere alla marea che sta abolendo la fatica ed il lavoro? Vogliamo magari anche convincere i genitori che gli insegnanti non sono dei fannulloni, ma gli ultimi difensori della cultura in un’Italia caciarona e incolta? Santi numi, qui si sobilla, si trama contro il Ministero …

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  3. …l’idea di fargli fare un app sulla storia degli ittiti come compito a casa non e’ male pero’… e poi i calci in culo per ribadire la differenza tra il divertimento e la pappa pronta…

    Nonostante la cosa mi faccia sentire un vecchio bacucco, ti devo dare ragione.

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  4. Caro Gigi,
    glielo spiego io a cosa serve studiare una lingua “morta” nel XXI secolo – addirittura!

    Saper leggere il latino o il greco o il sanscrito, apprezzare e capire Mozart o Mahler, amare Dante o Proust, studiare la storia di Roma, sono attività che richiedeno grandi sforzi e non portano un soldo di guadagno (ergo sono inutili in una società turbocapitalistica come la nostra). Probabilmente non permettono di trovare neanche un impiego (anzi, glielo assicuro visto che sono laureato in Archeologia e non trovo lavoro).

    Ma studiare e amare i classici ci cambia, cambia il nostro modo di vedere le cose, di interpretare la realtà. Leggere in modo classico Platone o Pascal o Tolstoj significa “tentare di condurre una vita diversa: come Dante postula esplicitamente, significa entrare in una vita nova.”(1) Se abbiamo abbastanza spazio per la maturazione, se la nostra non è una ignoranza stagionata ma piuttosto un vuoto da colmare, quelle cose che a lei sembrano inutili, sono in grado di tradursi in azione e di renderci liberi. Sì caro Gigi, proprio LIBERI, liberi dalla semplificazione che oggi impera, dal livellamento, dall’annacquamento che oggi prevalgono nell’educazione, da tutto ciò che non ci permette di ragionare con la propria testa, e conseguentemente ci rende un gregge incolore da ammaestrare e imbonire.

    Ed è per questo che bisogna studiare e fare sacrifici, che bisogna passare anche una notte intera su una frase intraducibile o un’equazione impossibile, e che – ricollegandomi al pensiero di Galatea – non ci possiamo permettere il lusso di credere che la conoscenza sia a portata di clic, che l’apprendimento possa trasformarsi solo in qualcosa di divertente e facile. Pena la perdita di un vitale spirito critico, di una indispensabile capacità di interpretare la realtà che ci circonda. Studiare Archeologia e Storia Antica, per i miei insegnanti, significa sopratutto e in primo luogo diventare dei buoni cittadini, avere coscienza civica e spirito critico: anticorpi micidiali per molti dei politici che oggi siedono in Parlamento.

    (1) G. Steiner, Errata, Milano 2000

    Rob

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