Papa Francesco, il Papa che non è un santino

Nessun Papa è buono e nessun gesuita è fesso. Bisognerebbe partire da queste due premesse per parlare di Jorge Bergoglio, Papa Francesco, appena scomparso.

Nessun Papa è buono nel senso che nessun uomo eletto al soglio di Pietro può arrivarci se non è un politico e un comunicatore sopraffino, spesso un diplomatico di grande esperienza, abile a trovare compromessi anche quando il compromesso sembra impossibile o diabolico. I papi, tutti i papi, nella storia giocano nel campionato dei pesi massimi, quelli delle grandi potenze mondiali. Il che non esclude che i papi, alcuni papi, siano anche stati onesti e retti; ma resta il fatto che di fondo, anche se si propongono con l’aria del buon parroco di campagna, non lo sono mai. O la Chiesa li avrebbe lasciati a fare il parroco, appunto. 

Jorge Bergoglio, Papa Francesco, era un gesuita, cioè membro di un ordine che nella sua storia è stato perseguitato da re e persino Papi sciolto, riammesso, che si è ritagliato il ruolo di istruttore di sovrani e di sottile e spregiudaco fornitore di diplomatici d’alto rango. I Gesuiti sono sempre stato questo: inflessibili, testardi, pronti al sacrificio e ma anche capaci di confrontarsi con la realtà e di intuire i cambiamenti prima degli altri. 

Papa Francesco era entrambe queste cose, un gesuita e un Papa, anzi il primo gesuita diventato Papa, il che la dice lunga su quanti pregiudizi abbia dovuto sconfiggere persino in seno alla Chiesa. 

Di lui molti avevano l’immagine del santino già in vita, ma quello che emergeva da certi sguardi era una volontà indomabile e una capacità fattiva di piegare le circostanze a quella volontà. Quelle volontà che vengono fuori da anni di disciplina e di esercizi spirituali inesausti, quella volontà che in punto di morte ti fa incontrare un vicepresidente americano burino probabilmente per fargli tastare con mano il tuo enorme disappunto. 

Papa Bergoglio era certamente un gigante rispetto alle mezze calzette politiche con cui ha spesso avuto a che fare. Un uomo tenace con obiettivi ben chiari in testa e una spietata determinazione nel perseguirli. Non era un parroco di campagna, non era certo un personaggio naïf adatto a diventare un santino, anche se alcuni tratti di umana simpatia lo rendevano affascinante per le masse e alcune uscite poco felici lo rendevano simpatico ai boomer che governano il mondo. Era sicuramente un uomo d’altri tempi, e questo talvolta gli impediva di capire appieno la modernità, ma era avanti anni luce rispetto ad altri che ci sono rimasti. La Chiesa del resto è complicata, e quindi i Papi che la rappresentano non possono che essere complicati essi stessi, per rispecchiarla. Per rispetto, sarebbe bello riconoscergli questa complessità e non trasformarlo in un santino per marketing. Anche se temo che quella sarà la sua fine. 

2 Comments

  1. Non avevo mai letto una così sopraffina descrizione legata ad una figura ecclesiastica, che riflettendoci bene, seppur nella mia ignoranza, rispecchia la realtà di una persona così emblematica nel panorama politico internazionale, più nel passato che nel presente.

    I miei complimenti Professoressa

    "Mi piace"

I commenti sono chiusi.