
Per essere una che non fa nulla, Veronica (l’omonimia è puramente casuale) ha una vita incredibilmente piena. È tutto un giro fra il parrucchiere, la massaggiatrice, l’estetista, la beauty farm, lo shopping, lo spinning. Del resto, quando ci si sposa con un ragazzo che non ha mai saputo di preciso l’entità del suo conto in banca perché tanto l’importo è sempre al di sopra di quanto potrebbe spendere in ogni caso, trovare qualcosa per far passare il tempo non è difficile. Oddio, non che Veronica non abbia mai provato a lavorare. Quando aveva vent’anni, per esempio, ha avuto un impiego per un mese, forse anche due. Ma, come dire, lei ed il lavoro avevano delle diverse priorità. Poi, ammettiamolo: lavorare quando sei una sventola di ragazza che pare uscita da una copertina di Vogue è difficile, a meno che non ti assumano per la copertina del Vougue medesimo. Entrava in ufficio e l’ufficio si fermava, perché tutti i maschi presenti si sentivano in dovere di provarci, con gran detrimento per la produttività dell’azienda. Quando, dopo una ventina di giorni, ha deciso di uscire solo ed esclusivamente con il figlio del titolare, quello che poi l’ha portata all’altare, si può dire che l’abbia fatto per salvargli l’impresa: con lei off limits, tutti sono tornati ad impegnarsi senza distrazioni e l’azienda ha ripreso a macinare utili.
La maggior parte delle donne odia Veronica. Quando si organizza una serata o un tè tra amiche è un disastro, perché mi ritrovo a fare i conti con ripicche da sedicenni in fregola: “No, se viene lei non vengo io!” oppure: “Ma perché devi invitare anche quella non lo capirò mai!”. Sono ruggini vecchie, che si trascinano da quando, al liceo il moroso di A, ad una festa, si è imbambolato davanti al suo decolleté, o il ragazzo che piaceva al tempo a B, incrociata Veronica, s’è dimenticato di B medesima, di sé stesso, del mondo intero e, a dire il vero, da allora non se ne sono più avute notizie, se non qualche voce che lo dava per disperso fra i monasteri del Nepal, forse, chissà. Tutte che sono lì a dire: “è stupida” e “è superficiale!” a scandalizzarsi perché la sua ignoranza in qualsiasi branca dello scibile umano non conosce falle. Veronica non ha idee politiche, o religiose; non legge libri, non guarda i giornali; ascolta musica solo perché apre la radio a caso, come sottofondo, ma se le chiedi a bruciapelo chi stia cantando o quali siano le parole ti guarda con due occhioni più sgranati della Carfagna, come a dire “Dai, non fare così, mi chiedi troppo!”; viene al cinema se ce la trascini, a teatro, quando proprio non riesce ad evitare di entrarci, passa il tempo in silenziosi ed educati sbadigli, in tv guarda il Grande Fratello, forse, ma anche lì ha spesso l’aria di chi non ce la fa a seguire la trama. É umano farsi prendere da una crisi di rabbia quando ti accorgi che una simile ragazza riesce, con un solo sguardo, a folgorare senza possibilità di appello l’uomo che tu, che sei colta, intelligente, spiritosa, simpatica, stai provando ad interessare da mesi, ottenendo solo dei due di picche clamorosi. È che Veronica non è stupida, in realtà, è solo di una semplicità spaventosa; e mentre noi donne presunte intelligenti ci arrabattiamo a voler sembrare tanto superiori, e complicate, e dimostrare quanto siamo sottili e complesse, lei no. Lei guarda l’uomo di turno e gli fa capire, con un’occhiata: “Guarda, sono proprio come te. Quindi non serve che ti impegni a far finta di essere colto, sensibile, intelligente, che mi trascini a serate colte o ti inventi astrusi dilemmi per far finta di avere una tua vita interiore.” E quello, giustamente, si sente felice come un Aronne che ha trovato la sua Terra Promessa. Una strategia sopraffina di conquista, che consiste nel non avere strategia alcuna e nel fregarsene, semplicemente, di ogni altra inutile sovrastruttura e calcolo. Una strategia che Veronica cerca di insegnarmi ogni volta, perché, oltre tutto, è di una bontà disarmante.
L’altra sera, ad esempio, quando mi ha vista giù, ha subito cercato di intervenire, con un consiglio da amica.
“Perché sei triste?”
“Perché non mi chiama più!”
“Ma neanche messaggia?”
“Solo se messaggio io per prima…”
“E allora tu messaggia per prima, no?”
“Vabbe’, ma che figura ci faccio? Sembra che gli muoia dietro…”
“Ma tu gli muori dietro, quindi tanto vale che lo sappia…”
Già, non ci avevo pensato.
Ben, avesse qualche trucco da insegnare anche a me, lo accetto volentieri 🙂
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E’ così disperatamente semplice…
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Tutte le amiche ti danno lo stesso consiglio. Tu continui a collezionare due di picche che non sai più dove mettere. Messaggia, io ho problemi col telefonino.
…………… (completa con il nome o i nomi che vuoi)
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Eh già! Non fa una piega… ^^
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Se costei è davvero quel semi-mitico esemplare di donna che Dice Quello Che Pensa E Basta, guarda, ti assicuro che troverebbe uomini senza fatica anche se avesse trentacinque chili di troppo e un dottorato in araldica.
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Profe Galatea, pur offrendoVi tutto il sostegno morale che è dovuto ad una collega collezionista di due di picche, devo proprio confessarVi che certi personaggi indifendibili nei quali cercate sempre di trovare un fondo di umanità, beh, non so come dirVelo, ma nonostante la Vostra umanissima difesa a me mi ispirano sempre la stessa simpatia di un herpes sul labbro. Troppo brava la Vostra tastiera a descriverne i difetti, evidentemente, seppur con velato affetto.
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Dai, in maniera più spiccia: la classica bella gnocca senza un filo di testa
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La testa è sopravvalutata, Galatea.
Ha ragione Veronica (e il nome non è un caso): le cose sono molto più semplici di quello che ci piace raccontare. Anche estremamente più complicate, ovviamente. Dipende sempre dal punto di vista che si vuole cogliere. Tra Marta e Maria, Veronica sceglie sempre Maria. E a te toccano le faccende di casa.
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Mi sono sempre chiesta…ma non rischi di discutere/litigare con le persone che conosci e di cui fai il ritratto? Nessuno se la prende (per quanto delicata tua sia, magari ci sono i permalosi che non vogliono essere neanche nominati su internet)?
Curiosità personale. 🙂
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La differenza tra Veronica ed una collezionatrice di due di picche, nella quale io appieno mi identifico, è che lei non ha bisogno del libretto di istruzioni. Della vita.
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@->passodoppio: Come ho spiegato più volte, i miei sono racconti, e i personaggi dei racconti sono immaginari. Ho sempre pensato che, come giustamente ha detto una mia amica sul disclaimer del suo blog, se qualcuno si riconosce nei miei racconti, più che offendersi dovrebbe farsi un severo esame di coscienza.
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E se mi riconosco in Lucio Vero, vuol dire che morirò presto ?
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@->Pensatoio: o che hai un fratello acquisito un po’ troppo perfetto.. 🙂
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