Reazioni istintive

Ho cercato di farmi venire in mente una battuta sulla notizia che nel decreto sicurezza pare sarà allargato anche agli insegnanti l’obbligo di denunciare eventuali allievi clandestini.

Credetemi, ci ho provato. Non mi è riuscita. Mi è venuto solo un conato di vomito.

Si dice che il razzismo è questione di pancia. Anche l’antirazzismo.

15 Comments

  1. Mi pare di capire che la questione sia più complessa (no, non mi riferisco ai tuoi conati, che sono anche i miei…).
    L’articolo del decreto sicurezza contestato dai parlamentari dissidenti del PdL è quello che abolisce il divieto di denuncia dei clandestini da parte dei medici. Ma anche eliminando quella norma, e cioè lasciando invariato il divieto di denuncia, non verrebbe affatto escluso l’obbligo degli insegnanti a segnalare alla polizia i loro studenti, se immigrati irregolari.
    Il punto è un altro: gli insegnanti pubblici, come i medici, sono incaricati di pubblico servizio e per questi l’art. 361 del Codice Penale prevede l’obbligo di denuncia per tutti i reati perseguibili d’ufficio. E il reato di immigrazione clandestina, per come è stato disegnato nel decreto, rientra in questa specie.

    Pertanto, per evitare di trasformare gli insegnanti in delatori, o si introduce una norma che vieti anche a loro di denunciare i clandestini, o si abolisce il reato di immigrazione clandestina prima ancora di introdurlo. Non vi sono altre possibilità.

    Ma c’è comunque una speranza: i clandestini possono sempre mandare i loro figli presso le scuole private… 😀

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  2. Dopo al cartellino giallo la Gelmini doterà gli insegnanti del modulo per compilare direttamente i fogli di via….
    Mi chiedo dove siamo finiti.

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  3. @-> giovanni, nicolabel e bruno: in realtà la cosa è inapplicabile in ogni caso. Come insegnante, io non sono tenuta a sapere se i miei alunni sono o meno regolarmente in Italia. Le iscrizioni passano per la segreteria, cui spetta richiedere e verificare i documenti per l’iscrizione, io non ho accesso diretto ai documenti, al massimo posso consultare le pagelle delle scuole di provenienza. Quando me li mandano in classe, è ovvio che la scuola ha acquisito per conto suo i documenti di identità del bambino e della famiglia e li ha controllati. Quindi prevedere che gli insegnanti possano denunciare gli alunni è semplicemente una cazzata. A meno che non pretendano che io, ogni mattina, chieda loro il permesso di soggiorno per vedere se è ancora valido.
    Dimostrano solo di non avere la più pallida idea di come funzionino i servizi pubblici, cioè scuole ed ospedali. Del resto, è risaputo che loro vanno in clinica e iscrivono i figli a scuole private.

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  4. urcucan…e pensare che gli ospiti in visita in Baviera, dopo aver visto l’andazzo concludono che siamo un popolo di sporchi delatori (aggiungono anche il materiale di cui si sarebbe fatti, ma tralascio che tanto si intuisce…).

    dovrei scavare da qualche parte, la memoria mi difetta, ma tempo fa lessi un bel racconto ambientato in un paesotto bavarese ad alto tasso di immigrazione africana. Dopo una serie di discriminazioni (col senno di poi ridicole al confronto di quello che avviene in italia) gli africani in blocco si rompono le palle e decidono di andarsene tutti. Mettono annunci di vendita case e di negozi, mandano lettere di dimissioni ai datori di lavoro, ritirano i figli da scuola, i soldi dalla banca, eccetera.
    Dopo un paio di settimane il borgomastro va dal rappresentante degli africani e li supplica di cambiare idea, senza di loro il paesotto collasserebbe.

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  5. Più che non sapere come funziona credo non glie ne importi un tubo.Pensano all’ impatto mediatico, mica a quello che succede davvero.

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  6. Ho contattato un collega e mi conferma che la mia memoria ha dei seri problemi: si trattava di un cortometraggio nell’ambito di una rassegna molto locale e molto sfigata. Non ho idea se il corto fosse tratto da un racconto, pero’ la storia era quella.

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  7. per Der Pilger:
    Non so bene perchè, ma per l’ambientazione il tuo racconto mi ha rcordato un film di Peter Fleischmann intitolato “Scene di caccia in Bassa Baviera” girato nel 1968, nel quale un tizio omosessuale accusato di omicidio veniva inseguito dai cittadini della zona, che a un certo punto comparivano in scena indossando la divisa delle SS.
    Stai bene.
    Ghino La Ganga

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  8. leggo con molto piacere questo blog,adesso più che commentare(sono una ex docente e condivido quello che è stato scritto sulle nefandezze che si vogliono mettere in campo….)desidero verificare le ..mie capacità tecniche di intervento!
    Perdonatemi per ora,cercherò di essere più appropriata nel prosieguo.

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