Il passo fra tormentone e tormento è breve. Apro la radio, svolto un cantone, ascolto uno spot ed è sempre lì: lei, la Giusy Ferreri-Mailcieloèsemprepiùbluuuuu.
Sono mesi che va avanti. E sono mesi che, ogni volta che la sento, mi arriva fa capo e collo una cosa che non è proprio fastidio, e neanche saturazione: piuttosto una sottile forma di angoscia che non mi so spiegare. Sì perché, anche se ripetuta allo stremo, la canzone è bella, e poi simpatica, e ironica, e pur se la Giusy non è Rino Gaetano, si ascoltano alla fin fine cover ben più fastidiose, tipo Vasco Rossi e la Nannini che straziano capolavori di de André perché Fabio Fazio organizza memorial in ricordo del caro estinto.
Così ci ho fatto attenzione, una volta tanto che passava in sottofondo. Attenzione vera, seguendo parola per parola il testo, che di solito uno fa passare via senza troppo soffermarcisi, come le avemarie del rosario: chiamalazìa-chivaaportapìa-mailcieloèsemprepiùbluuu!
È lì, snocciolando i versi ad uno ad uno, che ho capito il mio disagio: non ce n’è uno, fra quei versi, che non sia attuale. Non nel senso di eterno, come sono eterni i capolavori che colgono l’inafferrabile quid che mai non sfiorisce. No, attuale nel senso di attuale, perché pare scritto oggi, neanche ieri mattina, ma proprio un minuto fa. Tu li canti tutti, uno in fila all’altro, i bei tipi che Rino Gaetano ha ritratto allora, alzi gli occhi e te li ritrovi pari pari sotto il naso, alla fermata del bus, in tv, in ufficio, con gli stessi tic e gli stessi problemi: Chi vive in baracca, chi suda il salario/chi ama l’amore e i sogni di gloria/chi ruba pensioni, chi ha scarsa memoria…chi è stato multato, chi odia i terroni /chi canta Prévert, chi copia Baglioni.
Sono andata a controllare: la canzone è del 1975. 35 anni fa. E l’Italia è gli Italiani sono ancora così, uguali, uno ad uno: persino Baglioni e quelli che lo copiano.
Ho capito perché è una canzone che mi fa venire i brividi. Gli stessi che vengono quando ti fanno vedere un museo delle cere. Viviamo in un posto dove da 35 anni non è cambiato niente: siamo congelati dentro una gigantesca cella frigorifera che ci impedisce forse di imputridire, ma anche di maturare in qualcosa.
Il cielo è sempre più blu. E sotto di lui non si muove una cippa.
Riproporre canzoni appartenute ad altri fa parte degli usi e costumi di una discografia sempre più in declino… meglio un pezzo di vecchia data ricantato da un cantante mediocre o un pezzo di nuova stesura cantato da un vecchio interprete? Bhò… ma Giusy Ferreri non è una commessa di supermercato di cui gira un video amatoriale pornografico in rete???
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cavolo, ci pensavo anch’io l’altro giorno mentre l’ascoltavo… è una canzone che potrebbe esser stata scritta ieri.
robert
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@Medifocus: Mah, di video porno in rete non mi intendo. A me la Ferreri manco dispiace, in fondo ha una voce piacevole. E’ la canzone che mi lascia un po’ l’amaro in bocca.
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A dirla tutta, le stesse considerazioni si possono fare prestando attenzione al testo di “Nuntereggaepiù”: ah che paragnosta, questo Rino Gaetano ;)))
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…e il cielo forse non è nemmeno più così blu.
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@poggy: almeno là sono cambiati i nomi dei partiti e di qualche politico. Ti dà più il senso di un tempo che passa, non dell’eterno ritorno dell’uguale.
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Meglio l’originale… sempre.
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Eh… ma questa è semplicemente la grandezza di Rino Gaetano.
Mica per niente, a distanza di 25 anni ed oltre, i fans gli portano ancora i fiori al Verano o in via Nomentana. Quanti, come lui, possono vantare addirittura una statua di bronzo e una piazzetta nella città nativa.
E della modernità di nuntereggaepiù, no dico, ma non ne vogliamo parlare? 😉
Ora poi che c’è chi vorrebbe intitolare una via a Milano ad un pregiudicato pluricondannato e latitante (…perché bisogna saper unire…).
—
« C’è qualcuno che vuole mettermi il bavaglio! Io non li temo! Non ci riusciranno! Sento che, in futuro, le mie canzoni saranno cantate dalle prossime generazioni! Che, grazie alla comunicazione di massa, capiranno cosa voglio dire questa sera! Capiranno e apriranno gli occhi, anziché averli pieni di sale! E si chiederanno cosa succedeva sulla spiaggia di Capocotta. »
(Rino Gaetano ad un concerto prima di cantare Nuntereggae più nel 1979) [da Wikipedia]
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non per niente era stato scelto come inno del pd
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@1ps: Ma sei tornata in attività? Ti ri-linko?
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E’ sempre terribile citarsi. Ma so che mi perdonerai. 😉
http://sonogians.blogspot.com/2010/01/senza-fiato.html
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@gians: “Gli Italiani vogliono il nuovo ma si accontentano del vecchio” è geniale. Siamo una nazione vintage.
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Perché, signorina, ha chiuso i commenti al thread, culminante con i Suoi inviti al sottoscritto prima a ricorrere al Bignami, poi ad abbeverarmi alle fonti greche cui Lei si disseta e di cui tanta penuria affligge NOi red. cac.?
Mi costringe a questo OT:
“Signorina, non mi aspettavo che scendesse al livello di un sig. Train: anche lui m’invitava, raccogliendo le noccioline che noi redattori gli gettavamo, a ricorrere al peraltro rispettabilissimo bignami. Non so se sia più grave credere che io ne abbia bisogno o fingere di crederlo: in entrambi i casi è roba da fessi – e Lei conosce il valore istituzionale del termine per la redazione. Lei è – perdoni pure questo – tanto ansiosa di arrivare a scrivere lassù, da dove già ditta il sig. Topo Gonzo*, che se volessi interrogarLa finirebbe per rispondermi senza accorgersene. Su Crizia, i suoi scritti, le fonti greche in genere, Lei mi assomiglia a tal M.M., che – mea culpa – riuscì a pubblicare per Cappelli una (spero) rapidamente dimenticata letteratura latina in cui, non avendo altro manico, istituisce paragoni, sulla base di quattro versi in croce di Accio, con Sofolce, e discetta sulle satire che Ennio non ha forse mai scritto. Orsù, signorina: intenda il sine ira et studio e la smetta di fingere di potersi appoggiare a quattro frammenti altrettanto in croce di quelli di Accio. Invece di de-sumere dai, si potrebbe dire, cerchi di ad-sumere di meglio dei frammenti di Crizia o di altri. E badi che omnia de nobis anni praedantur euntes… in altri termini, γίγνωσκε δ’, ὦ Γαλάτεια, οἷος ῥυσμός ἀνθρώπους ἔχει, ἄλλως τε καί γυναῖκας, e gli intrusi non ci mettono becco, giusto?
*cfr. statuto della redazione, in “castigat ridendo mures”, a proposito della definizione di fesso.
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La perdona di certo, sig. Gian: la sig.na Galatea non fa altro che citare altri fingendo di citar se stessa.
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Chi è Napoleone, chi grida “al ladro!”…
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chissà perché a me torna spesso in mente TiTiTiTi “a te che odi i politici imbrillantinati, che minimizzano i loro reati, disposti a mandar tutto a puttana pur di salvarsi la vita mondana… partono tutti incendiari e fieri ma quando arrivano sono tutti pompieri”…
ricordi di una vita precedente?
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No, mi sa che di imputridire non ce(ve?) lo impedisce proprio.
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M’hai messo di malumore. (con il post sulla Malinconia del blog e anche con questo, in parte).
Se ci togli tutte le speranze poi combiniamo casini.
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e’ di un paio di anni fa, ma credo sia in arrivo un aggiornamento…
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invece a me Giusy Ferreri ha proprio rotto! Con quella voce lamentosa…
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Bell’analisi e sono d’accordo su Fazio e De Andrè. Lasciamo le canzoni di Faber a Faber….che è unico.
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Beh, no: gli Agnelli sono morti.
PS: ah, è Giusy Ferreri quella che ha rovinato la canzone di Rino Gaetano? Buono a sapersi. (si nota la mia ignoranza completa della scena musicale odierna)
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E forse è meglio così, perchè le cose potrebbero anche andare peggio, la storia lo insegna, le società cambiano, arrivano i barbari co’ certi tortori
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Beh, nonostante tutto l’originale era una canzone di speranza, il ritornello invitava a guardare in alto. Oggi, invece, il cielo è sempre meno blu
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E’ esattamente il motivo per cui due anni fa abbiamo deciso di riproporre “Storia di un impiegato” di De Andrè … sembra scritta oggi e, temo, anche domani.
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L’attualità di questa canzone, ancora dopo tanti anni, mi ha sempre lasciato di sale: o Rino Gaetano era “troppo avanti”, oppure il nostro paese è “troppo indietro”. Come sempre, probabilmente la verità sta nel mezzo. Peccato che uno dei versi non parlasse di riduzione delle tasse, chè altrimenti sarebbe stato meglio di Nostradamus.
Comunque, avevo sempre dato al ritornello il significato di sfottò un po’ amaro: come se dicesse “sì, vabbè, tutto va a rotoli, ma in fin dei conti non frega niente a nessuno: speriamo solo in un futuro (il cielo) ipoteticamente più blu”. Dite che avevo sbagliato?
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Ma solo a me la canzone in questione pare un’accozzaglia svogliata e priva di fantasia di luoghi comuni triti e ritriti che possono andare buoni per tutte le stagioni (anche Baglioni…)?
E gli anni ’70 italioti non è meglio lasciarli là a marcire dove stanno?
Cordialità
Attila
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il letame dei ’70 non lo conosco, mi accontento dei miasmi che salgono da questa cloaca del 2000
http://www.youtube.com/watch?v=iU4QRxj5TiM
E’ una canzone di speranza,
questa la’ dedico ai “negri” di Rosarno
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anche Malvino ha dedicato qualche parola a questa canzone.
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Ciao, nel testo mancano i cancrogeneratori, ehm, inceneritori!
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…e che si sia scomodato anche il dottor Malvone, per questa canzone, è fatto decisivo.
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Non è una cosa dell’altro mondi che una cantante riprenda un brano composto da un altro. Nel Jazz è del tutto normale che una canzone venga interpretata da un musicista. Ascoltate questa versione di Over The rainbow (si la canzone del Mago di OZ) nell’interpretazione del sassofonista contralto Art Pepper http://www.youtube.com/watch?v=LWihboDSrdg
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Non è una cosa dell’altro mondo che una cantante riprenda un brano composto da un altro. Nel Jazz è del tutto normale che una canzone venga interpretata da un musicista. Ascoltate questa versione di Over The rainbow (si. la canzone del Mago di OZ) nell’interpretazione del sassofonista contralto Art Pepper http://www.youtube.com/watch?v=LWihboDSrdg
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@jazztrain1: nel jazz la cosa è diversa. Ci sono gli standard che servono ai musicisti come base per le loro varianti sul tema. Qui di varianti non è che ne veda.
Poi non c’è nulla di male a fare una cover; semplicemente a me questa cover non piace.
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Vorrei farti notare che molti standard sono canzoni, e che persino un chitarrista come Jim Hall ha detto che per suonare bene uno standard bisogna conoscere le parole della canzone.
Ciao JT
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Anche io non ci avevo fatto caso al testo, solo ai brividi, che non capivo, non giustificavo… eppure, eppure qualche anno fa mi son detta, ma perché quest’effetto? Il testo è bellissimo, e terribile proprio perché ci mostra come in Italia le cose non solo siano ferme da più di trent’anni, ma al progresso segnato dagli anni 80 sia seguito il regresso degli anni 90-00.
Bel blog
complimenti
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Ma il sig. Hall di nome Jim, mica è Odean Pope, è un vero caprone. Ha ragione il sig. mau, e Lei come al solito ha torto, sig. Train.
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Bellissimo duo tra Jim Hall alla chitarra elettrica e Bill Evans al pianoforte.
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se ti va di leggermi si.
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Signor Train!!! Adesso abbiamo capito. Vuol coinvolgere nelle attività solitarie.
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Nin c’è speranza, questo è totalmente scemo.
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Scusi, perché mi tratta così male, sig. Train? A me personalmente piace quel seno morbido che scende dolcemente e si adagia vezzoso sull’avambraccio. Trovo perciò non solo legittimo ma assolutamente comprensibile che Lei ci lavori sopra.
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Lei è un maniaco, si curi invece di attribuire agli altri il frutto delle sue perversioni sessuali.
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Senta, sig. Train, è proprio sicuro che io attribuisca a Lei (immagino che sia questo che intende per “altri”) IL FRUTTO DELle mie perversioni sessuali? lei intende tout court le perversioni, vero? Perché il frutto, invece di curarmi, se permette, me lo tengo per me. E anche se non permette.
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