Il commesso è di un professionale da paura. Anzi, non è nemmeno professionale, è proprio ieratico. Del resto, non credo che mi stia vendendo un cellulare: ha lo sguardo serio ma un po’ allucinato del fanatico che ti inizia ai misteri di una nuova religione.
In effetti, quella marca là non è mica una marca: è un culto, una specie di setta. Non te lo compri mica tu, il coso: semmai è lui che ti fa l’esame, e decide se sei degno di diventare il suo padrone, o meglio, se lui c’ha voglia di essere ospitato da te per un certo periodo, e poi magari si vede.
Infatti il commesso mica me lo fa vedere subito, il coso. Prima mi fa una sacco di domande, un vero terzo grado: e che cellulare avevo prima, e che computer ho a casa, e quando gli rispondo un pc, la trattiene a stento la smorfia schifata che dice: “Oh, mamma, ecco, una da IBM compatibile!” Poi, dopo tre quarti d’ora di interrogatorio serrato, quando già mi chiedo se non è il caso di chiamare l’avvocato o affidarmi alla clemenza della corte, nonostante non abbia proprio proprio risposto a tono a tutte le sue domande, va a prendere una scatoletta nera, che porta come un reliquiario bizantino; e dalla scatoletta, con incredibile cautela, tira fuori il coso. Che, quando me lo vedo lì, tutto liscio e nero, lucido e figo come una spider in un film di James Dean, che pare una roba a mezzo fra una macchina fotografica troppo piatta e una carta di credito obesa, mi vien subito da pensare: “Madonna, questo mi finisce per terra subito di sicuro!”
Per fortuna non se ne accorge, il commesso. E’ tutto preso ad accenderlo, che già è un’impresa, perché quella marca là i tasti di accensione li ha sempre dissimulati come gli indizi della caccia al tesoro: anche nei computer, c’è un pirulino nascosto dove meno te lo immagini, e raggiungibile solo con uno stuzzicadente d’argento. Difatti pure qua lo stuzzicadente d’argento è la prima robina in dotazione nella scatola, e solo il commesso sa dove va inserito.
E si accende. Trattengo un Ohhhh, perché farebbe troppo provinciale, anche se ho il sospetto che il commesso resti leggermente deluso, perché un ohhhh del genere da me buzzurra che ho un vecchio pc forse se lo aspettava.
Comunque non perde tempo a farmi capire che, anche senza ohhhh, lo sa che sono una piccola provinciale sperduta, una che fino ad adesso ha avuto un telefonino qualsiasi, e magari era pure convinta di essere contenta così, massimo del provincialismo.
“Ecco, vede? – mi fa con una punta di saccente condiscendenza che non si perita neppure di nascondere, anzi credo faccia parte del pacchetto trattamento clienti, perché il cliente va umiliato, altrimenti non si convince che sta comprando una cosa davvero chic – c’è un app per tutto: lei tocca qua, e c’è la bussola, tocca qui e c’è l’agenda, qua ci sono le mail, qua la navigazione in internet, qua le foto e gli album, Facebbok, Friendfeed, i blog, la chat, qua i contatti da scambiare direttamente con gli altri amici…”
E tocca, sfiora, sfruculia, mentre il coso pare gradire, e gli risponde con tutta una serie di iconcine chic che si muovono con grazia, sembrano il balletto del Bolshoi in versione cellulare, gli manca solo il tutù.
Io lo guardo, affascinata. Lo so che non userò mai la cartina topografica per orientarmi a Barcellona, non fosse altro perché, pigra come sono, già per me arrivare a Castello di Godego è un viaggio esotico. Però l’idea che lo potrei fare mi gasa come chi è stata appena assunta nell’empireo degli eletti, giusto uno scranno sotto a S.Bernardo, perché quello lo conosco, e, ammanicato com’è, di sicuro ha già la versione 4G.
Quando, dopo aver firmato più carte e contratti che se stessi comprando un appartamento con vista al Colosseo per Scajola, me lo dà, quasi mi commuovo, mi domando se sarò mai degna. Lo tengo lì, me lo guardo come la mamma guarda il pupo portato su per la prima volta dalla nursery, tento di indovinarne le espressioni, i gusti, mi domando se mi assomiglierà mai.
Pago, ma non lo metto nella borsetta, lo tengo in mano, per coccolarlo ancora un poco.
Quando sono sulla soglia del negozio, l’attimo di panico, la folgorazione.
Mi volto verso il commesso, sconvolta.
“Sì, già, ma mi dimenticavo una cosa…come si fa a telefonare?”
Castello di Godego era abbastanza vicino a casa mia quando, 33 anni fa, abitavo da quelle parti.
Comunque io uso un PC e un Nokia e non mi vergogno.
Besos.
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… che quando lavoravo come stagionale alle Poste sbagliavo sempre lo stradario di Castello di Godego: lo mettevo sempre sul 31040 invece che sul 31030!
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Ma con il coso non si telefona…ci si connette.
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LOL! Ci scommetto che è un iphone 🙂 Ho fatto la stessa esperienza poco più di un mese fa! ^_^
Monica Amarillis
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dài che è bello e grazioso come il tuo nuovo blackberry
solo una cosina picciola picciola: dopo “vista sul Colosseo” avrei evitato il complemento di vantaggio (momentaneo, per altro!)
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ecco perché non comprerò mai un iPhone (a parte il fatto che non ho i soldi). Fiera anch’io del mio PC (al alvoro, a casa ho uno scassato netbook) e del mio Nokia. 😉
Piccola curiosità: ma dov’è il castello di Godego? Ci arriva un low cost? 😀 😀 😀
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Avresti dovuto comprare un Android ed evitare come la morte quella marca lì. Sono fanatici…
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@martina: A Castello di Godego credo ci si arrivi solo con il trenino a binario unico ancora asburgico. 🙂
@Enrico: Sì, però è taaanto carino…mi ci sono affezionata come ad un cucciolo, ormai.
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Spero tu non l’abbia davvero comprato oggi… tra un mesetto esce il nuovo!
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Come farsi del male, ma tanto però.
Dopodiché consideriamo anche che il fratello maggiore (iPad) in un solo mese ha venduto un milione di pezzi, e ciò nonostante una lista di problemi conclamati e documentati pressoché giornaliera; cioè è andato via ad un ritmo quasi doppio del fratello minore (iPhone).
Si deve quindi giungere alla conclusione che hanno ragione loro.
E/o che il mondo è pieno di geek e non un po’ fessacchiotti, imho.
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ma dai, l’ iphone non è da geek.Meglio, piace ai geek ma i numeri li fa sui fighetti 🙂
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Il commesso mi ricorda una coppia che conoscevo; acquistato uno ionizzatore per “abbattere le particelle negative nell’aria di casa”, affermarono tempo dopo che l’aggeggio aveva, definitivamente, cambiato le loro vite.
Inchino e baciamano.
Ghino La Ganga
P.s.: Alice è la correttrice ufficiale di questo Blog?
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A me sembra che intorno ad iPhone, iPad, iWhatever si sia sviluppata una specie di religione. E io sono allergico alle religioni, tutte. In più (e parlo da informatico), se si prova a fare notare a un seguace di iQualcosa che il suo oggettino ha il difetto tecnico XYZ, avviene la stessa reazione di quando si parla con un cristiano delle atrocità nella bibbia: negazione, ma tu non capisci, no è giusto così, dovresti capire che, eccetera.
Qui al lavoro, seguiamo con autentico spasso la vicenda iPad: come faccia a vendere milionate di pezzi, con le attuali caratteristiche, è per noi un mistero. Detto questo, iPhone non è male.
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essi’…
da quando l’Apple si e’ buttata sul mercato di massa la selezione dei clienti lascia un po’ a desiderare…
d’altra parte se riescono addirittura a vendere l’iPad, significa che ormai possono vendere qualunque cosa, purche’ grazioso…
ma l’iPhone e’ unico…
😉
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già, aspettare il nuovo non sarebbe stato male, Galatea. SO che, a forza di aspettare “il nuovo” si fa la muffa, ma qua è proprio questione di mesi. A proposito di culti: guardatevi http://en.wikipedia.org/wiki/The_Cult_of_Mac
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ciao, certo che dopo l’iphone ti manca l’ipad, una iauto, o l’itreno per andare a l lavoro con la tua i24ore, la tua fantasmagorica iscrivania, la tua??!!, ecc…, ecc…, ecc…
comunque quell’qttrezzo normalmente lo vedo in mano a persone di sesso maschile dai 20 ai 39 anni, e che se ne fa una ragazza?
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@mariulin: lo usa come telefono?
@salpo: vabbe’ a me basta e avanza il vecchio modello.
@Giudus e altri: uhm non so, ‘sto iPad non è che mi convinca tanto. L’iPhone, invece, è caruccio e per ora mi ci trovo bene.
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ciao galatea, allora se lo usi come telefono anche tu vuol dire che non vai in giro a far la superf… :-)))
ciao
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