Il guaio, quando si parla di scuola in tv, è che tutti pensano di essere competenti perché ne han frequentata qualcuna, in gioventù. Quindi, siccome ci sono stati parcheggiati dentro per anni da ragazzi, da adulti credono di sapere perfettamente come funziona, e pure di essere in grado di spiegarlo a te che ci lavori dentro. Perché loro, che ne sono fuori da millenni, in base ai loro quattro ricordi e qualche sentito dire ne hanno una visione oggettiva, mentre tu, che ci passi ore e ore tutti i santi giorni no, e anzi, se parli, non sei un esperto da ascoltare, ma uno che sta facendo difesa d’ufficio di rendite di posizione.
Questa mattina su La7, per esempio, ad intervenire sulla scuola c’era Luigi Amicone, che certo qualche scuola l’avrà pure fatta, non dubito; in virtù di ciò se ne è venuto fuori con le sue ricette per riammodernare la scuola e tagliare la spesa pubblica. L’Amicone ha subito iniziato dicendo che a scuola ci sono centomila bidelli, i quali non si capisce a cosa servano, dato che basta dare in appalto le pulizie a ditte esterne, e così voilà, i risparmi sono fatti.
Quello che mi ha dato fastidio, da insegnante, ma anche solo da persona che dentro gli edifici scolastici ci passa gran parte della sua giornata, è stato il fatto che nessuno, nello studio, ha risposto ad Amicone come si meritava, cioè, presumo, con un brutale: «Ma stare zitto se non si sa di cosa si parla, no?». Lo han lasciato andare avanti come se stesse dicendo una cosa sensata.
Ora io, che nella scuola ci lavoro – per cui no, non ho magari una visione oggettiva, sono coinvolta, ma insomma è come se chiedessi ad un autista d’autobus un parere sulla manovrabilità di un modello di autobus, eh – so che i bidelli sono fondamentali. Non solo perché fanno le pulizie (e le fanno, anche durante l’orario scolastico, cioè, per esempio, dopo che i ragazzini han fatto ricreazione seminando in giro briciole di merendina e cartacce, mentre la ditta esterna, se c’è, può entrare soltanto quando la scuola è chiusa, semmai), ma anche perché, guarda un po’, fanno i bidelli. Cioè si occupano di tutte quelle incombenze magari in apparenza inutili, ma fondamentali: rispondere al telefono quando qualcuno chiama, smistare le chiamate fra i vari uffici della Segreteria, aprire il cancello ed il portone a genitori e fornitori, portare le circolari e gli avvisi da firmare ai docenti, sorvegliare i corridoi durante le ore di lezione, e dare un’occhiata ai ragazzini se per qualche motivo -legittimissimo, tipo che deve andare di corsa dal Preside – il professore si deve allontanare dalla classe.
Immagino che ad Amicone, quando era alunno da qualche parte, saranno capitate cose di questo tipo: entrare in ritardo, chiamare mamma perché gli portasse le scarpe da ginnastica dimenticate a casa, essere accompagnato al telefono perché gli faceva male il pancino. Ecco, in quei casi ci vuole un bidello. Non lo puoi sostituire con una impresa di pulizia esterna. A meno che Amicone non decida che queste cose le devono fare gli insegnanti, ma voglio poi sentire quanto brontola la prima volta che il figlio non riesce a fare lezione perché l’insegnante di matematica è costretto a interrompersi ogni cinque secondi per aprire il portone o rispondere al telefono che squilla nell’androne.
Ma le ricette di Amicone sono come quelle della Parodi, ne ha una per tutto. Così, dopo aver licenziato in tronco centomila inutili bidelli, ha detto la sua sui “precari”. I quali sono una jattura per la scuola, perché “impediscono ai giovani laureati di entrare di ruolo nell’insegnamento”.
Ecco, anche là, a me sarebbe venuto da dire al buon Amicone che i precari di cui parla non è che siano, nella maggioranza dei casi, cinquantenni o sessantenni, perché quelli sono entrati in ruolo da mo, grazie alle leggine di anni addietro, che facevano entrare in cattedra chiunque, anche senza concorso. I precari della scuola di oggi sono al massimo – nella stragrande maggioranza dei casi – trentacinquenni, i quali non sono riusciti ad entrare di ruolo perché l’ultimo concorsone è stato nel ’99 (quello che ho fatto io), e dopo basta. Si sono fatti Siss, corsi di perfezionamento, di specializzazione, hanno spesso un curriculum che molti di noi di ruolo ce lo sogniamo, ma non riescono ad essere assunti perché la burocrazia li ha messi in stallo a tempo indefinito. Non sono vecchi incompetenti e sfaticati che rubano il posto ai giovani, sono giovani che non riescono ad entrare nonostante siano qualificatissimi e si facciano un mazzo tanto, perché i trentenni almeno han potuto fare la Siss, ma quelli di venticinque anni manco capiscono cosa dovrebbero fare, perché le Siss sono in pratica chiuse, ma non si sa neppure cosa dovrebbe sostituirle.
Avrei tanto voluto che qualcuno, in quello studio, queste cose le avesse fatte presenti, perché sogno un paese in cui, se uno presenta una ricetta per sanare quell’immenso caos che è la scuola, almeno lo faccia avendo una vaga idea delle cose di cui parla. Ma nessuno gli ha replicato, le affermazioni di Amicone sono passate in cavalleria, come se avesse suggerito cose sensate e praticabili. Dopodiché è passato ad illustrare le sue idee sui possibili tagli in altri settori dell’economia. E qui ho voltato.
Perché di economia non ne capisco una cippa. Ma se Amicone e gli altri in studio ne sanno quanto ne sanno di scuola, ascoltarli mi è parso davvero tempo perso.
A parte le cose sacrosante che hai scritto tu, un piccolo rilievo. Le imprese di pulizia secondo Amicone verrebbero gratis o a prezzo concorrenziale? Mi sembra che in Italia ci siano sufficienti esempi di privatizzazioni dei servizi che non hanno portato alcun risparmio, casomai un aggravio dei costi.
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sarebbe bello che ognuno, prima di parlare, fosse tenuto a farsi uno stage di un anno sull’argomento in questione. un anno di bidello, e il signor Amicone magari cambierebbe opinione
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Amiconecomunioneeliberazionecompagniadelleopereappaltidonazionichiesacattolicaamiconecomunioneeliberazionecompagniadelleopereappalti……
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Gala, cancella il mio commento, scusa.
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Mi ricordo che, ai tempi in cui frequentavo gli edifici scolastici, i nostri bidelli (elementari, medie, liceo; per non parlare dell’università, dove non li potevi neppure avvicinare, per non correre il rischio di pigliarti un morso sul polpaccio e la loro espressione più gentile era un grugnito che pareva quello del mastino dei Baskervilles) erano imbattibili nel passare il proprio tempo a leggere la Gazzetta dello Sport e guai a disturbarli per qualche bagatella, che ne so, magari perché la tua compagna di classe aveva avuto una menorragia ed era lunga distesa per terra, bianca come un lenzuolo.
Evidentemente e per fortuna, con gli anni, le cose cambiano.
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La maggior parte dei Sissini non sono entrati in ruolo perché sono state immediatamente bloccate le 150.000 assunzioni in tre anni volute a suo tempo dal Ministro protempore Fioroni. Ironia della sorte, i Sissini che hanno subìto le conseguenze del blocco delle assunzioni causa i tagli voluti dall’attuale esecutivo e che hanno colpito soprattutto gli ex provveditorati del meridione e delle isole, hanno votato in massa per l’attuale esecutivo perché erano convinti che Berlusconi li avrebbe sistemati!
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P.S. In effetti sono stati sistemati per le feste.
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Amicone queste cose le sa o comunque non gli importa di saperle o meno. A lui importa continuare a privatizzare servizi che la compagnia delle opere possa prendere in appalto (ovviamente con una gara trasparentissima…)
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e soprattutto, come diceva un poltico delle mie parti: uno perchè è ciellino non è detto che debba scrivere, va bene anche come bidello.
Inchino e baciamano.
Ghino La Ganga
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Che poi, oltre alle cose che hai giustamente elencato tu, vogliamo parlare di quando un alunno non fa in tempo ad andare in bagno o comunque dà di stomaco in classe? Chi pulisce, il compagno di banco? L’insegnante? Il preside? O aspettano l’impresa di pulizia, così se è a Maggio, quando le aule diventano fornaci, il resto della classe si fa l’areosol con il “profumino” di colazione “trattata”?
E ancora i bidelli (o collaboratori scolastici), categoria della quale fa parte da sempre mia madre, servono anche come supporto morale. Mia madre, ad esempio, non si limita a pulire culetti, ma sostiene i bambini anche quando si fanno male, visto che le insegnanti sono occupate con il resto del branco nanesco.
Io non mi ricordo il nome delle mie insegnanti, ma la signora Lucia me la ricordo benissimo, era la bidella del mio piano e un giorno, dopo che mi ero quasi fracassata il naso sullo scalino, mi tenne la mano tutto il tempo cercando di farmi piangere (io non piangevo per principi miei, ma lei sapeva che mi avrebbe fatto bene). 😉
Evidentemente Amicone ha qualche trauma infantile legato a questa figura. Chi lo sa, magari prevedendo come sarebbe diventato, qualche bidella ha cercato di sopprimerlo con lo scopettone o con una circolare. 😀
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ma perchè dare tanto spazio a “sti poveretti” ,piuttosto tanti calci in culo a tempo debito.
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Bellissimo post. La stessa sensazione che ho io quando ascolto i cosidetti “esperti” su argomenti di cui mi ritengo competente. Ma chi li ha eletti a sti esperti? chi li ha scelti? perche un Amicone va in tv a pontificare? ma il giornalino ciellino di cui e’ direttore ma quante copie vende? e conosco bene i ciellini. Al massimo se lo leggono loro….
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Anch’io insegno (concorso del ’99) e sono sostanzialmente d’accordo con te. Tuttavia è bene specificare anche che:
1. molti vincitori di concorso non entrano (o non sono entrati: molti sono coloro che hanno gettato la spugna e preferito cercarsi un altro mestiere piuttosto che intraprendere l’umiliante trafila delle convocazioni annuali) perché in base a un accordo sindacale per ogni docente assunto dalle graduatorie di merito (concorso) deve essere assunto un precario “storico”. Questo meccanismo dimezza i posti disponibili per i vincitori di concorso, che quindi, pur avendo regolarmente superato un concorso selettivo si vedono scavalcati da persone che entrano in virtù dell’anzianità di servizio di supplenza.
2. è vero che molti sissini sarebbero stati assunti se fossero state effettuate le notorie 150.000 assunzioni, ma anche in questo caso bisogna ricordare che il meccanismo prevedeva in origine di formare docenti qualificati in due anni di studio intenso e professionalizzante dopo una rigorosa selezione in ingresso, seguiti da una seria prova di esame e successiva, i m m e d i a t a, immissione in ruolo. I sindacati si sono opposti come un sol uomo, e il compromesso è stato quello di affibbiare ai sissini 40 punti validi per l’ingresso in graduatorie stracolme di gente che spesso non ha neanche l’abilitazione. Questo sistema era diventato controproducente in quanto creava ulteriori precari – tra l’altro a costi altissimi – invece di ridurne il numero.
3. Tutti i precari “storici” da me conosciuti sono persone che non dovrebbero essere a scuola e che non lo sarebbero se ci fosse in Italia un serio sistema di formazione non inquinato dai rapporti con i sindacati. Ovviamente sulla carta tutti dicono di essere qualificati, cosa a cui ho creduto per anni anch’io. In realtà la loro non è una vera e propria abilitazione ma il superamento di uno di quei famosi corsi-concorso organizzati dai sindacati, i quali sono stati retribuiti due volte per tale organizzazione: prima dal ministero e poi dai partecipanti stessi (corsi che hanno portato nelle casse dei sindacati miliardi di finanziament impropri).
Questi dettagli devono essere diffusi proprio perché sono poco noti e per non commettere un’ingiustizia facendo di tutti i precari un fascio.
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Credo le farà piacere leggere questo post, che mette i conti a posto.
http://demata.wordpress.com/2011/07/12/tagli-ai-bidelli-il-bagno-di-sangue-della-scuola-italiana/
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