Il cimitero, all’ingresso, ha i tornelli. I tornelli, come i Ministeri di Brunetta. Non ho idea di cosa servano, per altro, perché non credo che chi sia dentro possa uscire, e chi va a trovare i morti non timbra il cartellino. Ma i tornelli ci sono, all’ingresso del cimitero del Nordest, e così si fa la fila, fra quelli che han già portato i fiori e quelli che li vanno a portare, e tutti ci si guarda in faccia e ci si domanda perché.
C’è il sole, nel cimitero, e le lapidi. E vicino alle lapidi i fiori e le piante. I fiori e le piante, nei cimiteri, hanno tre stadi ben distinti: la corona e il cuscino e il monticello di fiori sfatti, che stanno sopra alle tombe recenti, con il morto appena arrivato e tutti i parenti, e i vicini, e i lontani che si sono sentiti in dovere di mandargli fiori da morto, soprattutto se mai lo avrebbero fatto quand’era vivo; poi c’è la fase due, quella di assestamento, in cui ci sono i fiori freschi sulla tomba ogni settimana, e qualche piantina curata, perché il morto è morto ma il suo ricordo è ancora ben vivo; e poi c’è la fase tre, quella dei fiori finti, indice che il morto è morto, magari ancora non proprio nel ricordo, ma certo un po’ nella pratica, perché venire tutte le settimane a cambiare i fiori è una scocciatura e non ce la si fa più, e al morto si vuole bene, ma, ragazzo mio, tutti hanno i loro impegni e la vita continua.
Ci sono le chiese, nei cimiteri. In questo sono due, la vecchia cappella e la chiesa nuova nuova, più grande, che sembra uno chalet di montagna, con le porte in legno come la casa dei puffi, e il tetto spiovente. Tu ti domandi che ci fa uno chalet in mezzo alla pianura veneta, dove non c’è manco una montagna, manco un colle, e nemmeno un puffo a giustificare quello stile. Ma sarà uno dei misteri che circondano l’aldilà, visto che è pur sempre un cimitero.
Dentro alla chiesa chalet ci senti gente che canta con la voce che si usa per cantare quando si è in chiesa, cioè quel trillo vibrato che nelle donne fa tanto volevo essere la Callas, e negli uomini il basso tuba da volevo essere un baritono ma no. Tu sei fuori ascolti, rapita, perché le parole le conosci da quando eri piccola e anche le canzoni, e le hai cantate anche tu tante volte, e con quella stessa voce. Ma ora che sei fuori e non entri ti domandi perché Dio, se esiste, abbia bisogno di sentirsi lodare da tanti stonati.
Fuori dalla chiesa chalet c’è la bacheca degli annunci, scritti con un bel carattere a computer che pare fatto a mano, perché gli avvisi della chiesa devono essere così, moderni ma con quel che di antico. Leggi. Il primo avverte i parrocchiani che le due chiese, quella nuova a chalet e la vecchia cappella, sono comunque in “collegamento audio”. Dice così, “collegamento audio”, e a te fa un po’ ridere e non sai perché, ma questa cosa che uno nella vecchia cappella stia compreso e contrito ad ascoltare un collegamento audio del prete che sta a cinquecento metri di distanza, boh, vabbe’, tanto valeva le immagini in streaming.
Poi ci sono gli altri avvisi, fra cui uno che recita: “Da quanto tempo non senti una messa per i tuoi cari? Approfittane!”. Proprio così, “approfittane”. Che a te che non sei credente è inutile, fa ridere, perché ti viene spontaneo ricordare i cartelli delle super offerte al supermercato, e ti chiedi se anche per le messe sarà valido il 3×2.
Intanto guardi attorno, e vedi il condominio di loculi di nuova costruzione, che è proprio un condomino, con due piani, le scale, i ballatoi, e tutti i loculetti che sembrano porte di tanti mini appartamenti, i quali del resto non sono tanto più grandi di un loculo, oramai.
E mentre tutto questo avviene senti dentro un po’ di disagio, o forse anche no, è che resti stranita di questo cimitero che sembra sempre meno un cimitero, di questa morte che sembra troppo vita. Ma poi pensi che queste cose le pensi tu, perché sei ancora viva. I morti sono morti. Che gliene fregherà a loro di tutto questo, poi.
“di questa morte che sembra troppo vita”
o il contrario, forse
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Grazziaddio 😉 non son credente, anzi sono atea, comunque non è questo il motivo per cui ho chiesto di non finire in un cimitero, ma essere cremata (senza fretta, eh, mica domani!) e che le mie ceneri vengano sparse in un certo terreno*, a far concime: così tra l’altro potrò risparmiare ai miei figli e parenti tutta la trafila dei tre stadi floreali.
* qui in Spagna è permesso
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A me invece i cimiteri che sembrano condomini mettono allegria. Soprattutto se intorno ci sono alberi e luce 🙂
Bel post comunque, i gradi di assestamento sono proprio veri e mi hanno fatta ridere, ma anche ripensare con una stretta al cuore a quelle tombe dove non si arriva mai alla terza fase ma si rimane sempre fermi alla prima, o al massimo, alla seconda.
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Bel post, scritto benissimo, e quieto. Mi pareva di sentire l’odore dei cipressi. Io mi farei mummificare e sigillare in una bara di quarzo trasparente, tipo bella addormentata, sottovuoto.
Ciao
ruzino
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Un paio di settimane in anticipo sulla data canonica, questo post sui cimiteri è molto bello…
E la classificazione socio-statistica sui tre stadi “floreali” è un capolavoro!
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