Generazioni perdute nelle paludi

Volevo consolare Susanna Tamaro, giustamente preoccupata sul Corriere per i nostri giovani, lasciati soli a vagare nella palude del “mi piace”. Tranquilla, Susanna, non è una tragedia. Il vero dramma è se incrociano qualche anziano tuo lettore che gli vuole indicare la strada, dicendogli: “Va’ dove ti porta il cuore,”

7 Comments

  1. Se c’è una metafora idiota è quella della «palude»: non si capisce mai che cosa sia questa palude. Anche perchè chi la evoca non spiega mai con chiarezza cosa bisogna fare per uscirne fuori: imparare a nuotare nel fango? E poi chi porta questa metafora di solito è uno snob che, grazie alla propria privilegiata condizione, nella palude non ci potrà mai cadere. O forse la metafora è solo per evitare di scrivere con chiarezza «siamo nella merda» perchè è poco fine come metafora, anche se efficace.

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  2. Non ho letto nulla della Tamaro, e non so se quel libro sia stato sopravvalutato (e la mia sarebbe un’opinione troppo poco autorevole). Ma cosa c’è di male a seguire il cuore ? Quando l’ho fatto non mi sono mai pentito. O vogliamo vivere di soli freddi calcoli ?

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  3. L’unica simpatia che mi suscita è per l’essere triestina. Va riconosciuto che ha venduto molto, anche se quasi sempre è stata snobbata dalla critica (soprattutto di sinistra). Ho letto solo il libro citato, faticando a finirlo e trovandolo noioso, quindi mi astengo da ulteriori giudizi sulla scrittrice.
    Però ho trovato molto divertente la parodia di Luttazzi, “va’ dove ti porta il clito” 😛

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  4. Alla settimana di studi sull’alto medioevo, argomento alimentazione, mi hanno spiegato che la palude è un ambiente molto ricco sia per la caccia che per la pesca che per altre cose (potevi coltivarci il pastello, mi pare, e nella mia mente apparivano vaste distese di piantine impaludate che portavano come frutti pastelli a cera e pastelli a olio). Tutto questo per dire che la palude è piena di risorse e non va sottovalutata – anche se a vivere solo lì rischi la malaria, i reumatismi e l’artrosi, starci per un po’ può essere molto utile.
    E certo che conviene seguire il cuore, ma se ne parli come di una grande scoperta… non so, è come quelli che inventano l’ombrello, ecco.

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