Gramellini e la coerenza letteraria.

A Che tempo che fa Gramellini ha rimproverato la giuria di Stoccolma per aver dato il Nobel per la letteratura a Modiano. Due minuti prima aveva elogiato un sonetto di Jovanotti.
Ci deve essere una logica in tutto ciò.
Ma mi sfugge.

8 Comments

  1. mettiamola così: si è distratto.
    Si vede molto che sono un po’ suo tifoso?
    Anche se stavolta… la stima vacilla.

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  2. Prima di questa multimedialità (somma forsennata di social, TV ecc.), i “produttori di cultura” avevano tutto il tempo di pensare e sedimentare, e se gli scappava la cazzata, succedeva ai tavolini di qualche caffè con l’amico di turno, per cui la cazzata aveva un circuito limitato e tutto il tempo di ridimensionarsi.
    Adesso, il circo infuria, la cazzata diventa ecumenica e tempestivamente diffusa da mille canali, sopratutto diventa sempre più frequente a causa dell’assenza dei necessari spazi di meditazione.
    Così anche “Che tempo che fa” è ormai un suk di espedienti tecnologici a regalare sensazioni più che pensieri, e i suoi protagonisti sono gnomi, ologrammi. Chiunque vi appaia, a cominciare dal conduttore, è in realtà il fantasma multicolore di un qualcosa.
    Un tempo si era martellati dall’ammonimento: Il silenzio è d’oro – mia madre non faceva che ripetermi: Pensa prima di parlare.
    Ma accadeva ormai troppo tempo fa e da allora pare che tutto si sia capovolto.
    Pare che il nuovo insegnamento sia: Parla, anzi urla. Non importa se dici cazzate, l’importante è urlare, forte e confuso.

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  3. Parecchio d’accordo con Guido, infatti devo dire che ammiro molto Michele Serra quando scrive che preferisce scrivere pochi corsivi e non comparire in tv e nei social per paura di sparare cazzate.

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