A Che tempo che fa Gramellini ha rimproverato la giuria di Stoccolma per aver dato il Nobel per la letteratura a Modiano. Due minuti prima aveva elogiato un sonetto di Jovanotti.
Ci deve essere una logica in tutto ciò.
Ma mi sfugge.
8 Comments
I commenti sono chiusi.
Gramello senza cervello.
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Markette.
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mettiamola così: si è distratto.
Si vede molto che sono un po’ suo tifoso?
Anche se stavolta… la stima vacilla.
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Prima di questa multimedialità (somma forsennata di social, TV ecc.), i “produttori di cultura” avevano tutto il tempo di pensare e sedimentare, e se gli scappava la cazzata, succedeva ai tavolini di qualche caffè con l’amico di turno, per cui la cazzata aveva un circuito limitato e tutto il tempo di ridimensionarsi.
Adesso, il circo infuria, la cazzata diventa ecumenica e tempestivamente diffusa da mille canali, sopratutto diventa sempre più frequente a causa dell’assenza dei necessari spazi di meditazione.
Così anche “Che tempo che fa” è ormai un suk di espedienti tecnologici a regalare sensazioni più che pensieri, e i suoi protagonisti sono gnomi, ologrammi. Chiunque vi appaia, a cominciare dal conduttore, è in realtà il fantasma multicolore di un qualcosa.
Un tempo si era martellati dall’ammonimento: Il silenzio è d’oro – mia madre non faceva che ripetermi: Pensa prima di parlare.
Ma accadeva ormai troppo tempo fa e da allora pare che tutto si sia capovolto.
Pare che il nuovo insegnamento sia: Parla, anzi urla. Non importa se dici cazzate, l’importante è urlare, forte e confuso.
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«che tempo fa?»
piovono banalità
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Parecchio d’accordo con Guido, infatti devo dire che ammiro molto Michele Serra quando scrive che preferisce scrivere pochi corsivi e non comparire in tv e nei social per paura di sparare cazzate.
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Gramellini chi?
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Il fatto che scriva articoletti anche divertenti non significa che s’intenda di letteratura, no?
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