I gruppi su FB sono ormai milioni, e questo presuppone che esistano anche qualche milione di gestori di gruppi. La maggior parte sono persone cortesissime e normali. Ma a furia di frequentare gruppi, mi sono resa conto che esistono alcune patologie tipiche che possono scatenarsi nei gestori di gruppi. Ecco le più comuni.
L’aggiuntore compulsivo: è quello che fonda il gruppo “Amici di Tinco Pallo di sopra”, ridente paesino sepolto nel nulla abitato da 23 anime, di cui 22 sono ultra ottantenni senza connessione ad FB e in cui l’ultimo avvenimento di rilievo è stata l’invasione dei Cimbri nel 100 a.C. Non avendo quindi nessun membro nel gruppo comincia ad aggiungere tutti quelli che conosce su FB, incurante del fatto che vivano a millemila km da Tinco Pallo di Sopra, non abbiano il minimo interesse per Tinco Pallo e, a dire la verità, non conoscano manco lui, avendogli concesso l’amicizia solo perché per trenta volte l’ha chiesta. L’aggiuntore compulsivo, tuttavia, di questi particolari se ne frega, e li aggiunge, senza nemmeno chiederlo preventivamente. Quando questi dopo cinque secondi abbandonano il gruppo (anche perché nei cinque secondi in cui sono rimasti come membri hanno già ricevuto quindici post inutili su Tinco Pallo), lui se ne accorge e li riaggiunge. Loro abbandonano di nuovo, e lui li riaggiunge. Il gioco va avanti all’infinito, o meglio fino a quando gli sventurati non scoprono il tasto “vieta ad altri membri di riaggiungerti al gruppo”. A quel punto, pensano di essere salvi. Ma L’aggiuntore compulsivo ha già creato il gruppo “fan di Amalia Torcinote”, sconosciuta cantante neo melodica che incidentalmente è anche sua cugina. E si ricomincia.
L’Admin Supremo. L’Admin supremo tratta il suo gruppo come una madre chioccia tratta il suo unico rampollo gracile di salute. Vive per lui. È perennemente connesso e lo controlla costantemente. È l’Admin Supremo, unico e autorizzato a postare. Qualsiasi altro membro del gruppo è soggetto all’approvazione preventiva dei post, e se per caso comunque ad esclusivo giudizio del l’admin il post dovesse essere considerato off topic esso viene eliminato, anche se ha valanghe di commenti. Soprattutto se ha valanghe di commenti. Che poi in massima parte sono dello stesso Admin Supremo, perché lui non solo controlla ed approva ma interviene su ogni singolo post.
L’ammissione nel gruppo dell’Admin Supremo è più difficile che quella al Rotary club. Di solito è lui che invita i membri, e se qualcuno invia una richiesta viene prima interrogato in chat a lungo, con indagini minuziose che coprono vita privata, interessi, titoli di studio, referenze. Comunque di solito i membri ammessi così durano poco, perché nel giro di un mese o due l’Admin supremo trova il modo di bannarli accusandoli di qualche scorrettezza vera o presunta. L’Admin Supremo, come il Dio dell’Antico Testamento, è geloso e vendicativo. Guai a scrivere nel gruppo post che ricevano più like dei suoi, o possano essere vagamente in contrasto con quanto lui sostiene.in compenso guai a ricordargli che in passato aveva sostenuto idee diverse da quelle che sostiene ora. Nel tempo si costruisce all’interno del gruppo un cerchio magico di fedelissimi che possono stargli accanto, ma il loro ruolo è sempre subordinato agli ordini suoi. Sè queste dinamiche non si sviluppano in un gruppo Facebook ma in un blog con milioni di contatti, l’Admin Supremo si chiama Beppe Grillo.
Lo Svagato. Fonda il gruppo, invita centinaia di persone che aderiscono gioiose perché lo Svagato e vulcanico è simpatico, ma poi si scoccia e se ne dimentica per cui il gruppo va alla deriva e si riempie di post di gente che offre prestiti, foto di gattini, flame su notizie che ne n c’entrano nulla con l’argomento del gruppo. Lo Svagato ogni tanto ricompare, spesso evocato dai commentatori, ma si disinteressa, non risponde, o se risponde dice in buona sostanza un “Che volete da me?”
Il gruppo diventa una giungla sudamericana nel mezzo di una guerra civile, con sottogruppi che si fanno la guerra e tendono agguati, mentre lo Svagato scompare, è assente come un dio distratto, forse nemmeno più esiste. Osservare gruppi fondati da admin Svagati potrebbe essere un buon modo per capire la deriva dell’universo e la scomparsa di Dio, ma è meglio semplicemente disiscriversi e amen.
Il Convertito di Damasco. È l’Admin che fonda un gruppo per propagandare una idea di cui è convintissimo, ma viene poi folgorato sulla via di Damasco come S.Paolo e quindi converte il gruppo alla sua nuova passione. Il problema è che in genere non avverte gli altri membri. Così capita di ritrovarsi iscritti improvvisamente a gruppi che propagandano la guarigione attraverso la preghiera che erano nati per discutere le specifiche dei tablet. Gli utenti del gruppo prima protestano e poi abbandonano o sono bannati. Il Convertito di Damasco si ritrova spesso da solo ad urlare in una pagina vuota, ma questo lo fa sentire tanto Giovani Battista per cui è felicissimo in quanto martire perseguitato per la sua fede ed è contento così.
Il Furbetto del gruppettino. È quello che fonda un gruppo per auto promuovere se stesso o la su attività, ma non vuole che sia palese, quindi il nome del gruppo è neutro e ampio, per i primi tempi posta link generali riguardanti un certo campo di interessi, apre discussioni interessanti, attira gente del settore, e poi, quando pensa che il gruppo abbia preso sufficientemente piede, parte con il marketing selvaggio di se stesso, posta link promozionali delle sue varie attività, scrive post in cui stronca selvaggiamente i concorrenti. Se qualche altro membro del gruppo che non sia lui cerca di auto promuoversi lo banna senza pietà. Ovviamente dopo un po’ il gruppo ha una emorragia di membri ma il Furbetto attribuisce questo alla cattiveria umana e al tradimento. E continua a postare link alle sue attività cercando di trovare clienti.
Una ottima analisi.
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Stupendo.
A titolo prettamente autobiografico, qualche tempo fa una cara amica mi fece entrare in un gruppo con l’Admin Supremo che trattava un tema che mi interessa moltissimo. O meglio, che mi INTERESSAVA moltissimo, perché mi accorgo che adesso, dopo avere letto molti thread di quel gruppo, mi attira molto meno. E ciò mi ha reso molto malinconica perché davvero AMAVO quell’argomento, ma adesso tendo a vederlo sotto il loro filtro. Uffa.
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una delle forme di rispetto che un essere umano deve concedere a se stesso è non entrare (farsi usare quindi) in alcun social network
e uscirne fa bene tanto quanto smettere di fumare
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Io sono su tutti. Mi ci trovo benissimo. Trovo che è un po’ come dire che il vero uomo non deve avere il telefono a casa.
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tanto più una scrittrice, una studiosa di pregio, una blogger di eccezionale talento e stile, non dovrebbe ubicarvisi, per cui rinnovo la mia esortazione, con affetto
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Immagino che tu pensi anche che non si debba usare la macchina, a questo punto.
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in effetti l’abuso di carburanti fossili è assai dannoso, ma a volte sei costretto, i miei figli la usano per recarsi al lavoro e non posso biasimarli
facebook invece non è assolutamente indispensabile per condurre un’esistenza sana e degna d’esser vissuta, io credo che sia un grande male, penso solo a quelle povere ragazze brutalizzate dalla gogna del web
no, cara galatea, qui hai torto
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Facebook è utilissimo,per tenere contatti, lavorare, tenersi aggiornati. Ormai è esattamente come una automobile. Nessuno che voglia pensare di vivere in questa epoca e di poterla capire può prescindere da internet e dai Social.
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io ho un’azienda, piccola ma non antiquata, francamente non mi serve
credo che dovresti leggere un bel testo
https://diegod56.wordpress.com/2016/05/29/limpero-virtuale/
chiedo scusa se rimando al mio blogghetto, se non ritieni opportuno, cancella pure, non mi offendo
buona serata carissima
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Castigat ridendo imagoliber …
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Se i danni più odiosi dei succitati social sono le “povere ragazze brutalizzate dalla gogna del web”, il paragone dell’uso dell’auto dovrebbe spingere a sottolineare il problema delle vittime di incidenti, in particolare quelle dei pirati della strada, non dell’inquinamento. Qualcuno potrebbe obiettare che anche l’inquinamento causa vittime, sul medio-lungo periodo, però è evidente che la connotazione morale del mobbing internettiano è propriamente accostabile solo al fenomeno di chi si mette al volante in condizioni non idoneee (tanto per usare una espressione eufemistica).
È chiaro che Diegod56 parte da una posizione etica, come bene o male facciamo tutti, con l’unica differenza che le premesse di alcuni impianti morali sono più a rischio di incoerenza di altre.
È altresì evidente che minimizzare le conseguenze dell’uso dell’auto fa parte del naturale tentativo di correggere i dati distonici nell’applicazione di una teoria (tendenza che viene spontanea a tutti, e che è presente in una qualche misura persino nell’àmbito scientifico); perché la prima reazione del nostro cervello, di fronte a elementi contraddittori, non è quella di dire “sbaglio” ma di cercare una giustificazione plausibile per cercare di rimettere le cose in ordine.
“no, cara galatea, qui hai torto”
Anche ragionare per categorie – nonostante la praticità dello strumento, che ci fa risparmiare tempo prezioso con risultati i più delle volte accettabili – può forzare i giudizi, in prospettiva della coerenza. Dato per valido il paradigma per cui “una scrittrice, una studiosa di pregio, una blogger di eccezionale talento e stile, non dovrebbe [far uso dei social network, ndr]”, non fa nascere il sospetto che ad avere torto potrebbe non essere la padrona di casa, che invece li usa, i social?
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“non dovrebbe nascere anche il sospetto che ad avere torto(…)”
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Dimentichi il caso più patologico di furbetto.
Quello che intitola il gruppo ‘amanti dei bei culi’ e qualche mese dopo lo rinomina ‘Giorgio Rossi fan club’
Mai visto di persona ma mi dicono succeda
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credo che non sia giusto appiattire il dissenso radicale ai social su un banale rifiuto dell’internet nel suo complesso; io uso l’internet per lavoro da anni (grafica, editoria) ed ha cambiato completamente il rapporto con i service, giacchè oggi si lavora almeno su scala nazionale (per esempio lassù in veneto c’è pixart che è un operatore importante), inoltre è molto probabile che l’adozione di stampanti 3D porterà ad un decentramento produttivo del tutto impensabile nel secolo scorso (a tal fine consiglio il bel testo di rifkin «la società a costo marginale zero»); nuove tecnologie di comunicazione determinano nuovi modi di produrre e quindi nuovi rapporti di produzione, nuove visioni del mondo, nuove culture; certamente immense sono le prospettive, enormi le opportunità, così come enormi i fenomeni deteriori come i social; insomma è un discorso serio, inutile ridurre tutto alla battuta da anticamera del dentista
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analisi perfetta. Sono felice di essere sceso molti anni fa dal vascello FB, che comunque ha una memoria elefantina. Basta dire che è uno spammatore e si vive felici e contenti.
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“inutile ridurre tutto alla battuta da anticamera del dentista”
Sono certo che la convinzione di essere di fronte a un riduttivo moto di spirito è da attribuire alla scarsa efficacia e lucidità con cui stamattina ho scritto il commento.
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