Non fosse che rischiamo il tracollo, la politica di oggi offre ai narratori meravigliose occasioni per lo studio dei caratteri umani. Roba che ad essere bravi, verrebbe fuori una roba che manco Shakespeare.
Pensate solo agli ultimi mesi. In un paese mediterraneo dal grande passato, dal presente confuso e dal futuro incerto, una serie di circostanze hanno portato alla soglia del potere due personaggi totalmente improbabili. Un giovane furbo e spregiudicato, non bello, certo non geniale, ma con una ambizione sfrenata e una fame di potere senza limiti, che ha fatto fuori senza incertezze il suo antico mentore, poi ha ridotto all’angolo il suo alleato più potente, titillando i peggiori istinti del popolo. Di fronte si trova un altro ragazzotto di poco più giovane, anche lui sgomitante, certamente abituato ad avere più facile successo per quella sua aria belloccia e decorativa. Il ragazzotto, però, seppure ambizioso, pecca di una certa ingenuità di fondo, forse manca di quella spregiudicatezza che l’altro ha in abbondanza. Entrambi vogliono il potere, anche se forse non sanno bene perché. Del potere vedono il lato seduttivo e dorato, ma entrambi capiscono poco la fatica e i sacrifici che esso richiede.
Intanto alle loro spalle, un vecchio leader in disarmo non accetta il suo viale del tramonto, e nell’ombra spera di poter ripresentarsi sulla scena, anche colpendo alle spalle i più giovani competitori. Sempre dietro le quinte un altrettanto giovane mago della comunicazione, figlio di un guru defunto e padrone di una agenzia che è la proprietaria effettiva di un partito, si è trovato in questa posizione da erede, e non da uomo che si è fatto da sé, e nonostante i toni decisi e freddi non pare però così smaliziato come forse dovrebbe essere.
E in mezzo a questo caos, lui, il Presidente. Quest’uomo che tutti hanno preso sottogamba giudicandolo un grigio burocrate quasi miracolato dagli eventi, pacato, silenzioso, educato, quindi pieno di tutte quelle doti che in Italia ti fanno giudicare un idiota. Un vecchio democristiano ligio alle forme, ma con il carattere temprato da tragedie familiari e che ha visto molto più e patito di quanto i tre più giovani possano immaginare.
Che personaggi meravigliosi da descrivere in un romanzo, con i loro dubbi, le loro trame, i loro errori.
Se fosse letteratura, sarebbe una storia meravigliosa da leggere. Siccome è vita, però, e noi ci siamo dentro e rischiamo di pagarne tutte le conseguenze, la cosa è assai meno meravigliosa, e ricorda più che altro quella famosa maledizione cinese. Quella che augura ai nemici di vivere in tempi interessanti.
appassionante… che ansia però aspettare il finale
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Mi fa ricordare ciò che disse Giovanni Falcone a proposito de “La piovra”: “E’ un bel film, ma ricordatevi che la realtà spesso supera la fantasia. La supera di molto.”.
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Siccome la citavo spesso anche io ho fatto qualche ricerca (google e wikipedia, non esattamente una bibliografia universitaria) sulla ‘famosa’ maledizione cinese: è risultato che è un errore di traduzione di una invenzione di un qualche esploratore anglofono, e che non c’entra granché con i proverbi cinesi (confermato anche da diversi conoscenti cinesi).
Ma è una ‘maledizione’ bellissima – e ci siamo dentro fino al collo.
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che tempi interessanti: se mi sale troppo il mutuo dovrò mollare una delle macchine, e tenere ‘sto catorcio di smarfo ancora sei mesi.
(mio nonno a un certo punto aveva un figlio in russia e uno in clandestinità, i tedeschi alla porta e gli americani sopra la capoccia. si annoiava un sacco, poveraccio)
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