Pillola del giorno dopo: la coerenza dei ginecologi cattolici quando c’è da prescrivere la pillola alle loro pazienti paganti.

Per rispondere ad una inchiesta di Repubblica che testimonia quanto sia difficile negli ospedali pubblici a Roma farsi prescrivere la pillola del giorno dopo a causa del boicottaggio dei medici obiettori, pubblichiamo una controinchiesta che testimonia invece l’assoluta coerenza dei medici obiettori nel settore privato.

Studio del dottor X, ginecologo cattolico.


Paziente: “Sa, dottore, vorrei evitare gravidanze indesiderate, può prescrivermi la pillola?”

Dottore: “Ah, signora, mi spiace, lo so che lei è una mia paziente da tanti anni, ma vede, io sono cattolico osservante, per cui non posso assolutamente prescriverle la pillola!”

Paziente: “Dottore, be’ capisco, è una questione di coscienza, però si rende conto che io dovrò cambiare medico e non verrò mai più da lei pagando centinaia di euro ogni volta per le sue prestazioni?”

Dottore: “Eh, lo so, signora, in effetti sto perdendo così quasi tutte le mie pazienti, ma cosa ci vuol fare: è questione di Fede e io non posso non attenermi alle direttive della mia religione, anche se dovessi per questo finire in miseria…”

Attenzione: se avete un ginecologo cattolico, ma andate da lui privatamente, NON VI PREOCCUPATE; è un dialogo totalmente immaginario e non risulta che niente di simile sia mai accaduto nella realtà.

11 Comments

  1. falecius, scusa un attimino: per la fede cattolica, non mi sembra ci siano distinzioni. entrambe impediscono una nascita, entrambe violano il principio “sesso solo per procreazione”. quindi anche se molte segnalazioni negli ultimi tempi parlano di pillola del giorno dopo, è la stessa cosa. ed anche la pillola è sempre la stessa, l’unica differenza è che te ne prescrivono 5 al giorno per tre giorni anzichè una al giorno per 21.

    Personalmente, obbligherei i medici osservanti a lavorare ESCLUSIVAMENTE nel privato, perchè la pillola è comunque un farmaco che è previsto dalla nostra legge, e non concederla ad una paziente che la richiede ad un medico di un ospedale pubblico è interruzione del pubblico servizio. Se poi tu, paziente, ti scegli il ginecologo cattolico sono affari tuoi, ma in una struttura pubblica la fede non deve mettere piede, nè lingua.

    Poi ognuno è libero di pensarla come vuole, eh?

    "Mi piace"

  2. @->Falecius: no, non sto confondendo un caspita, perchè per un ginecologo cattolico anche la normale pillola anticoncezionale, a meno che non sia prescritta unicamente per sanare squilibri ormonali e non come contraccettivo, è considerata illecita moralmente. Eppure, onestamente, io non conosco nessun ginecologo privato, per quanto cattolico, che si rifiuti di prescrivere contraccettivi orali alle proprie clienti, mentre, guarda caso, quando un ginecologo cattolico presta servizio in un ospedale pubblico, improvvisamente ha molti scrupoli di coscienza e si rifiuta di prescrivere la pillola del giorno dopo, che, va ricordato, NON é un farmaco ABORTIVO, ma un CONTRACCETTIVO DI EMERGENZA. In effetti, a quanto ne so, anche prima del Norlevo, la pillola contraccettiva normale poteva essere prescritta in dose massiccia proprio come contraccettivo di emergenza, come ha detto Juni.

    "Mi piace"

  3. @juni
    Non esagerare, discriminare su base religiosa è terribile, e poi son convinto che buona parte dei medici cattolici che su queste cose chiudono un’ occhio.Magari per l’aborto è diverso, ma concedimi che in quel caso i problemi di coscienza sono più credibili

    "Mi piace"

  4. p.s. se poi parliamo di non ammettere obiezioni di coscienza e considerare ogni rifiuto di prestazione per motivi etico/confessionali una giusta causa di licenziamento è un’altro discorso.

    "Mi piace"

  5. @->Marcello: sinceramente mi pare che rilevare come “gran parte dei medici cattolici su queste cose chiudano un occhio” sia peggio che peggio!Vuol dire che gran parte dei medici che si dicono cattolici o non sono veramente “cattolici”- dato che non si può essere “cattolici” e non obbedire al Papa- o sono dei gran begli ipocriti. Dunque, spiegami un attimo: un ginecolo cattolico, quando fa il ginecologo nel suo studio privato, può “chiudere un occhio”, cioè strafregarsene di quanto la Chiesa gli impone di fare, perchè tanto di ciò che fa nel suo studio privato nessuno viene a conoscienza; invece il medico cattolico che si trova in una struttura PUBBLICA e in un pronto soccorso può rifiutare una prestazione? No, scusami tanto, caro Marcello, ma la scusa non sta in piedi. Se il ginecologo cattolico ha problemi a prescrivere certe medicine per suoi convncimenti religiosi non deve lavorare in strutture pubbliche, punto e basta. Un medico testimone di Geova, dato che la sua religione non ammette le trasfusioni di sangue, può lavorare in ematologia, secondo te, e rifiutarsi di fare trasfusione di sangue ad una paziente che arrivi in pronto soccorso con una emorragia in corso? No. Qui è ESATTAMENtE la stessa cosa. Se un medico ha problemi etici o religiosi di questo tipo, va a lavorare in cliniche dove le operazioni che lui non può tollerare non sono praticate.
    I medici cattolici invece “di buon senso”, quelli che tu lodi perchè chiudono un occhio, non dovrebbero affatto chiuderlo. Dovrebbero, in quanto medici cattolici, prendere ufficialmente posizione, dicendo al Vaticano: “Signori, noi la pillola la prescriviamo senza nessun problema, non ci vediamo alcun conflitto morale, per favore smettetela di dare direttive inapplicabili perchè tanto, sappiatelo, che noi non le applichiamo, non le applicheremo e le consideriamo in contrasto con quanto ci impone al nostra coscienza e la nostra professione.” Lo facessero, avrei per loro il massimo rispetto. Così mi sembrano solo una massa di ipocriti, che continua a fare di nascosto quello che vogliono, per non perdere clienti paganti, ma non lo ammettono in pubblico, con il pessimo risultato, per giunta, di trattare le pazienti come donne che chiedono una cosa moralmente illecita, mentre stanno solo facendo una scelta perfettamente lecita e che non ha nulla di vergognoso.

    "Mi piace"

  6. Aggiungo una considerazione più generale: tutto questo, a mio avviso, ha MOLTISSIMO a che fare con una regola non scritta che ha sempre improntato tutte le prassi sanitarie italiane da mezzo secolo a questa parte, e che ha implicato – non so bene per quale motivo – la quasi assoluta sottrazione di tutto ciò che abbia a che fare con l’ostetricia o la ginecologia.

    In questo campo, chiunque tende a dare per scontato che sia assolutamente necessario il professionista privato di fiducia, e questo nonostante il grosso sforzo di outreach pubblico che è stato fatto negli anni settanta e ottanta con la fondazione dei consultori.

    In altri termini, se uno ha un dolore al ginocchio, o se ritiene di avere un problema circolatorio, cosa fa? Fissa immediatamente l’appuntamento con il cardiologo o con l’ortopedico privato? In genere no: va dal suo medico di base, si fa chiarire le idee da lui, e poi eventualmente consulta lo specialista. Invece, chi rimane incinta o chi ha un problema ginecologico di qualunque tipo, dal medico di base non ci passa nemmeno, va immediatamente dal ginecologo privato in automatico.

    In quasi tutti gli ambienti sociali, farsi seguire la gravidanza in un ambulatorio ospedaliero o al consultorio pubblico viene considerata roba da temerarie incoscienti che non tengono abbastanza alla sicurezza del proprio figlio (oppure, peggio ancora, roba da pezzenti perché “ormai al consultorio ci vanno solo le extracomunitarie”).

    Potrei raccontare pagine e pagine di bollettini degli orrori, in cui donne di intelligenza e di cultura normale si sono accorte solo a posteriori di aver pagato di tasca propria per tutta la gravidanza tutte le analisi cliniche prescritte di volta in volta, quando invece la sanità pubblica le avrebbe passate gratis, perché “NON LO SAPEVANO”. Ossia, non sapevano che bastava andare a ritirare un libretto-ricettario in un qualsiasi consultorio pubblico e farselo timbrare volta per volta dal proprio medico,
    perché “il loro ginecologo non gliel’aveva detto”! E precisiamo che non è una questione di concorrenza diretta, perché la cosa è validissima ANCH se nel frattempo ci si fa seguire da un privato, c’è un protocollo regionale standard e le analisi non le paghi!

    In sintesi, c’è un tale clima di dipendenza psicologica dal ginecologo privato (anche per questioni in cui non servirebbe proprio), che questi giochini di diplomazia ricattatoria intrecciati con l’interesse finanziario non mi stupiscono affatto…

    Lisa

    "Mi piace"

  7. oooops, mi era partita mezza riga:

    “…implicato – non so bene per quale motivo – la quasi assoluta sottrazione di tutto ciò che abbia a che fare con l’ostetricia o la ginecologia dal contesto della sanità publica di base”

    Lisa

    "Mi piace"

  8. So benissimo che la pillola del giorno dopo NON è un abortivo, ma la posizione della Chiesa al riguardo è diversa (e molto più rigida); mentre per quando riguarda i contraccettivi in senso stretto esistono anche aperture di singoli membri della gerarchia.

    "Mi piace"

  9. @Galatea
    Mi son spiegato male:mi riferivo a chi chiude un’ occhio nell’ ospedale (pubblico) in cui lavora.Come buona parte dei cattolici fa uso abituale di contraccettivi, scommetto quanto vuoi che molti medici cattolici dei divieti papali se ne infischiano anche quando non c’è in ballo il loro interesse.
    Per questi parlo di buon senso, non per chi fa in privato cose che rifiuta altrove.
    A livello di principio, poi, mi fa senso l’ idea di discriminare in base alle credenze religiose (tra l’altro credo sia incostituzionale).Non ci vedo nulla di male a discriminare le persone in base ai comportamenti: il ginecologo che rifiuta le pillole, il chirurgo che rifiuta l’aborto (o l’ eutanasia, o l’ infibulazione se fossero permesse dalla legge), come l’ ematologo testimone di geova che rifiuta di fare trasfusioni, sono incompatibili col ssn.Non devono esserlo persone con convinzioni analoghe che non se ne fanno influenzare sul lavoro.

    "Mi piace"

  10. A scanso di equivoci: il commento sull’ infibulazione era una provocazione.
    Sono assolutamente contrario, era per dire che se fosse legale la situazione sarebbe del tutto analoga.

    "Mi piace"

I commenti sono chiusi.