
La casa di Emma e Carlo è semplicemente una meraviglia: un appartamento che prende, in pratica, mezzo piano nobile di un vecchio palazzo veneziano. Dalla finestra del salone, nei giorni di sole, puoi contare i capelli in testa ai turisti che passano sul Canal Grande in gondola; non hai bisogno di quadri, in una casa del genere: apri le finestre ed il gioco è fatto. Emma e Carlo sono vecchi amici di famiglia, ed avranno l’età dei miei, anno più anno meno. Emma è una donna slanciata e bionda, con una volto bellissimo solcato appena appena da un reticolo di rughe, che lo rendono ancor più espressivo; è sempre vestita con tailleur color pastello e gran pashmine avvoltolate sulle spalle, ma non sono queste che la fanno elegante: Emma è elegante anche la mattina, struccata, in pigiama e con le ciocie ai piedi: è da come una donna riesce ad essere elegante in ciocie, al mattino, appena sveglia, che si capisce se è una signora davvero, non da altro.
Carlo è invece quello che si definisce un semprebelluomo: ex pilota di rally, skipper dilettante, tennista quasi quasi in odor di nazionale, da giovane, è divenuto dirigente di banca in virtù del matrimonio e soprattutto del suocero, un direttorissimo. Non credo abbia mai capito un accidente di economia o di pratiche, né abbia mai saputo di preciso cosa avrebbe dovuto fare in ufficio, però aveva un tale fascino naturale ed è così istintivamente portato per le pubbliche relazioni che alla fine per la banca era indispensabile più di qualsiasi economista plurilaureato: i clienti firmavano investimenti per il piacere di potersi bere con lui l’aperitivo. Gli affari, in fondo, si fanno anche così.
Emma e Carlo forse non sono ricchi nel senso vero e proprio della parola, ma benestanti sì, e molto. Hanno sempre avuto inoltre una cosa che vale più dei soldi spicci, cioè le conoscenze. Non c’è avvocato, notaio, primario ospedaliero, dirigente di qualcosa che conti, consigliere comunale, regionale, provinciale o onorevole che in qualche modo non frequentino o abbiano frequentato: con Tizio prendevano il caffè al circolo della Vela, con Caio sono stati vicini di stanza a Cortina durante la settimana bianca; con la moglie del giudice Emma fa la sauna alla beauty farm, con il fratello del Presidente, o del Tesoriere, o del Senatore Carlo gioca il doppio, va a cena o in barca. Il loro non è un mondo fatto solo di denaro, ma di relazioni: e le relazioni sono cose aeree, indefinite, nient’affatto prosaiche e volgari, ma vincolanti. Se Emma e Carlo avevano mai bisogno di qualcosa – un posto di lavoro per un amico, una visita specialistica urgente, la dritta per un appartamento da affittare al volo – all’interno di quella cerchia di persone beneducate di cui hanno sempre fatto parte, non era neppure il caso di dirlo esplicitamente: si accennava così, in una conversazione occasionale, e dopo un paio di giorni la cosa capitava come se fosse caduta dal cielo. Alla prossima, ci si sdebitava di conseguenza, e, per intanto, si ringraziava inviando a casa una pianta o una cassa di vino doc. Glielo avessi mai chiesto, non avrebbero fatto la minima resistenza ad usare la loro rete sociale per me: non conto le volte che, in anni passati, quando non avevo un posto fisso, Emma o Carlo mi guardavano preoccupati e domandavano: “Ma vuoi che chiami *****? Ci metto niente, davvero!”.
Ho sempre declinato. Un po’ per il mio maledetto orgoglio, lo ammetto, ma anche per una forma di pudore a chiedere raccomandazioni ad amici che sapevo avere una figlia di poco più giovane di me: Maria Elena stava ancora studiando, e, un domani, le relazioni dei genitori sarebbero potute servire a lei a trovare un posto fisso.
L’altra sera sono passata da casa loro per salutare, dopo un po’ che non li vedevo. Emma, al solito perfetta, mi ha accolto con il suo consueto charme da padrona di casa, abbracciando, baciottando, servendo il tè con i pasticcini che mi piacciono tanto e che, chissà come fa, a Venezia trova solo lei. Dopo un po’ anche Carlo è uscito dallo studio, adorabile come sempre, come sempre vagamente indaffarato nella preparazione di non so che gita con amici, stavolta in barca, dato che, da quando è andato in pensione fa esattamente quello che faceva prima, cioè nulla.
Emma però aveva un fondo di preoccupazione negli occhi che non le avevo mai visto prima.
“Ma che hai?”le ho chiesto.
“Eh pensieri. Sai, per Maria Elena.”
“Come mai? So che lavorava…”
“Eh, sì, lavorare lavora, ma sempre con questi contratti a tempo determinato, niente di certo… tre mesi di qua, sei mesi di là… sai, non è che corra il rischio di rimanere a casa senza nulla, io e suo padre conosciamo talmente tanta gente che non è quello il problema… ma cosa vuoi, una volta, ci volevano sì le conoscenze, ma, una volta che le avevi, il posto fisso lo trovavi: Adesso manco con le conoscenze!”
Mi ha porto una tazza di tè, con nello sguardo un fondo di panico, come di chi ha capito per la prima volta che, anche quando si hanno le relazioni giuste, di questi tempi la vita può essere dura lo stesso.
Più che le conoscenze, in questo caso ci vuole S-S-S-S-S…AGGEZZZZA !!!!
Almeno così diceva Guzzanti, imitando Dalla Porta
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lo so, la mia è come sempre una visione estremistica. Però, prima i ricercatori (che ricchissimi non sono mai stati a dire il vero), poi i piloti alitalia, adesso Emma. Era inevitabile. Quando un paese diventa povero, lo diventa per tutti. Fatta eccezione per chi sulla povertà altrui si arricchisce, ovviamente. Ed io non posso fare a meno di trovarlo interessante alla fine. Interessante vedere come anche chi storceva il naso di fronte a frasi e parole come ‘rinnovo del contratto dei metalmeccanici’ o ‘sindacato’ o ‘sciopero’, storceva il naso e guardava distante questo genere di problematiche. Non che la loro sofferenza adesso comporti qualche giovamento per chi una vacanza in barca non se l’è mai potuta permettere. O forse si. Forse era proprio questo il ‘vaccino’ a cui accennava Montanelli parlando di questo pseudo liberismo malato che ci governa.
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Gi
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Già, maledizione, è stramaledettamente vero.
Che tempi inquietanti.
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Beh,povera Maria Elena.
E sì che me la immaginavo pronta ad affermare quel che affermò la figlia d’un mio conoscente ex compare di partito, richiesta d’un parere sulla massoneria: ” beh,i massoni sono degli amici per bene che si fanno qualche favore tra di loro, come tutti.”
Ricordo ancora lo sguardo del padre: come lo avessero fotografato nudo in piazza.
Quanto all’altro padre, il Carlo papà di Maria Elena : mi ricorda la sigla del gruppo T.N.T. di Max Bunker : ” ed ecco Alan Ford/ di tutti è il più bello/ci sta solo per quello/nel gruppo T.N.T.”
Mai corso quel pericolo: cosa dura da accettare,specie per noi nuovi sex-symbol.
;D
Inchino e baciamano
Ghino La Ganga
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Con tutto il rispetto per i vostri amici, hai tratteggiato benissimo l’essenza dell’ingessatura che caratterizza la società italiana, dove le conoscenze sono tutto, e la competenza non conta nulla.
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Perdona se sono un tantino scettico: se le conoscenza sono giuste…..
Ma questo nulla toglie al post che vedo come un bell’auspicio per il futuro.
luigi nonallineato
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