America, America.

barack-obama

E come li batti, gli Americani? Come li batti, ‘sti impuniti, che quando sei piccolo hanno i cow boy e gli Indiani, e le diligenze e i banditi che li assaltano, e già da lì ti fregano, ma alla grande, perché che tu stia con i gli uni o con gli altri, ti senta parte di quelli che conquistano il globo in punta di pistola, o di quelli che tengono per le minoranza oppresse, di quelli che si difendono dagli attacchi dei ladri in nome di Dio e scolpiscono le tavole della Legge a colpi di Winchester, o di quelli che rubano, perché il mondo è ingiusto e rubare ai signori è un atto dovuto a ricalibrare la cattiveria del Fato, sempre Americano ti ritrovi, e ti piacerebbe sempre essere dei loro?

E come li batti, gli Americani, che se sono Nordisti sono bravi, belli e liberano gli schiavi, e sono così convinti di doverlo fare in nome di saldi e imprescindibili principi da essere disposti a far una guerra con quelli del loro stesso sangue, perché s’è tutti wasp, vabbe’, ma la Libertà è la libertà, e amicus Plato sì, sed magis amica Libertas; e se sono Sudisti, invece, ok, sono schifosi schiavisti corrotti, ma tanto eleganti, ma tanto malinconici, con i pergolati di glicine sulle belle ville dal portico simil palladiano; s’innamorano, da bravi maschilisti, soltanto di donne dal temperamento col botto, tipo Scarlett, e insomma, via, sono così fascinosi pure loro che quando gli bruciano Atlanta ti commuovi a lacrimoni, con tutto che tifi per Mamy e speri promuova contro Tara una class action, per farsi rifondere non solo gli anni di schiavitù, ma anche i contributi per la pensione non versati?

E come li batti, gli Americani, che sono Chuck Norris e Oliver Stone, Steven Segal e Sean Penn, tutto assieme e alle volte nello stesso uomo, come Clint Eastwood? Che sono furbi e ingenui, stronzi e pericolosi, duri e teneri, realisti e sognatori, smaliziati e naif, corrotti e onesti, seri e buffi, mondani e provinciali, professionali e disarmanti e tutto, e troppo, e ancora altro ancora.

Come li batti, questi tizi, che hanno una storia che pare scritta da uno sceneggiatore di Hollywood per trarci un film di quelli che sbancano al botteghino, perché se hanno un nemico se lo scelgono cinematografico: un dittatore nazista che vuole sterminare l’intera razza ebraica e conquistare il mondo, o un miliardario pazzo a capo di organizzazioni terroristiche, che dirotta aerei civili contro grattacieli di New York?

Persino i Presidenti, Dio mio, se li trovano giusti al momento giusto per ravvivare il copione: perché dopo un tale che pareva un balengo, indiceva crociate, sosteneva di parlare con Dio e fungeva da parentesi tragicomica– infatti, se non fosse venuto fuori dalla famiglia Bush, poteva passare per l’ultimo dei fratelli Marx – ecco che, onde evitare che il pubblico s’annoi e scappi dalla sala, mettono al potere uno che è bello come Danzel Washington, recita discorsi come non se ne sentivano dai tempi di Pericle, ha una moglie che dà dei punti a Nefertiti e Cleopatra messe assieme, due figlie che ti adotteresti subito da tanto son carine e, quando sorride, illumina il mondo.

E quindi, come li batti, questi benedetti Americani, che un minuto prima eri lì a sputarci sopra, perché ti sembravano in delirio di onnipotenza, dei rambo fuori controllo decisi a voler imporre la democrazia a tutti a suon di bombardamenti, Patriot act, Guantanamo ad ogni girata di calle, e un momento dopo te li vedi commossi ad ascoltare Aretha Franklin che gorgheggia l’inno, mentre loro stanno lì mano nella mano, a sospirare e piangere come dei ragazzetti e nei loro occhi leggi che sanno, sì, lo sanno benissimo che sono nella merda, ma che, stringendo i denti, se ne vogliono tirar fuori, anche se sarà dura, sarà durissima, dai?

Non li batti, punto e basta: ti battono sempre loro.

Del resto, non si costruisce un impero se non si sanno giocare bene le proprie carte.

22 Comments

  1. ciao ,
    leggo tra le righe una certa ironia e una certa sfiducia …
    ricorda : la speranza è l’ultima a morire ,, e il mondo fa abbastanza schifo anche senza che vediamo nero ( 🙂 ) ciò che possiamo vedere rosa …

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  2. Certo,che non li batti: perchè i realtà non vogliamo che qualcuno li batta.
    Perchè vogliamo poter continuare a sorridere e fare gli indulgenti, specie quando a Bruce Willis in “Die Hard” si presentano due agenti, uno si dichiara dell’F.B.I., l’altro afferma :” Io invece sono… di quell’altra agenzia…ha capito, no?” ; e sorridiamo benevoli quando,nei Simpsons,Flanders dice ” sì, siamo parte di quella sterminata distesa tra New York e Los Angeles,quella che chiamiamo America” .
    Perchè vogliamo che arrivino sempre gli elicotteri al momento giusto, a sparare contro i cattivi giusti, con i missili giusti, le scariche giuste,i colpi a destinazione; perchè i buoni sono sempre belli e le buone belle,e pure bone; perchè siamo i primi a trovare giusto il dialogo di “Last Action Hero” ,quello nel videonoleggio, con il ragazzino che dice a Schwarzy “Hey,non ti sembra strano che qui le commesse siano tutte strafighe e diano il numero di telefono a semplice richiesta?” ; ” Strano? siamo in California”.
    Perchè non ci riconosciamo in Russi ubriaconi e arroganti o in cinesi silenziosi e inquietanti,nè in indiani ascetici o malesi prevaricatori; nè in Arabi di cui abbiam timore già a casa nostra; nè,ormai, negli Europei sbiaditi che siamo, e forse siam sempre stati.
    Diciamolo chiaro: l’abbiamo voluta così noi, l’America.
    La proiezione di tutto quello che vorremmo essere,anche quando non è affatto come siamo.
    Inchino e baciamano.
    Ghino La Ganga

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  3. Un Paese ed un popolo pieno di contraddizioni, però è anche un Paese che riesce a mettere sotto accusa il suo Presidente – unico monarca repubblicano al mondo – come avvenne con Nixon e come disperatamente un giudice tentò di fare con Clinton (pensate ad Al tappone!) Il sistema americano non ci piace, non ci può piacere, ma tra tanti difetti anche sociali è indubbiamente un grande Paese. Sarà che è la terra di Woody Allen e di tanti altri intellettuali come Gore Vidal, tanto per far i primi due nomi che mi saltano in mente. E non dimentichiamo che per chiedere scusa agli indiani ci hanno messo meno della chiesa cattolica verso gli ebrei!

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  4. Ma guardate che il post era pieno di ammirazione: a me, con tutti i casini che combinano, gli Americani continuano a stare simpatici. In linea di massima e con le dovute eccezioni, come per tutto, ovviamente, ma li stimo, li considero un popolo pieno di buone qualità, di ottimismo sincero, di una straordinaria capacità di lavorare e di perseguire i proprio obiettivi, di una forma di correttezza che avercene, da noi. Mi stanno simpatici così come mi stanno simpatici gli antichi romani, anche quelli popolo pieno di contraddizioni, ma che adoro, e che, per molto versi, è davvero simile agli Americani.
    E poi, detto tra noi, ma un Presidente così clamorosamente figo dove lo si trova, adesso, se non in America? 😉

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  5. “E poi, detto tra noi, ma un Presidente così clamorosamente figo dove lo si trova, adesso, se non in America?”

    Ma come?! Giusto ieri vi siete tutte dichiarate a Zapatero e adesso… svergognate! 😉

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  6. In fondo è facile dire “mi stanno sulle balle gli Svedesi” (non le svedesi però 😉 ) sono 4 gatti… ma come si fa a generalizzare l’odio o l’amore per una nazione enorme con 300 milioni di abitanti, oltretutto strutturata in modo federale? Tra un texano e un newyorkese c’è un abisso… che poi la loro società non sia perfetta d’accordo, ma la nostra lo è? E quella francese? E quella inglese???

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  7. Ho deciso che questo blog non lo apro più per almeo 3 giorni: sto diventando pericolosamente addicted.

    Credo che questo sia il miglior pezzo letto (anche sui giornali) sul “nuovo corso” americano: disincantoe speranza mescolati con una capacità di far pensare a quanto la cultura pop dell’ultimo secolo, veicolata via cinema e libri e musica e mode e via dicendo, abbiano fatto dell’America (degli Stati Uniti) la “patria di tutti”, da Biloxy alla Mecca, da Ouagadougu a Comilla.

    Una patria bizzarra, vero, ma è questo l’impero.

    E ti dirò che dopo averti letto, il mio antiperialismo mi sembra meso e destinato a stemperarsi in un sorriso. Ma solo per un seondo, che poi riprende.

    I miei omaggi signora. Scrivi parole belle perché – suppongo – tu sia bella. Molto.

    Dacia Valent

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  8. (ANSA) – WASHINGTON, 22 GEN – Barack Obama ha giurato per la 2/a volta fedelta’ alla Costituzione Usa davanti al presidente della Corte Suprema John Roberts.La decisione di ripetere il rito e’ stata presa da Roberts dopo che alcuni costituzionalisti aveva sollevato dubbi sulla legittimita’ del giuramento svoltosi davanti al Campidoglio, perche’ non si era svolto in modo formalmente corretto. Roberts, infatti, si era sbagliato nel pronunciare le frasi di rito, invertendo l’ordine di alcune parole.

    🙂

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  9. La mia domanda è: perché batterli? Battere qualcuno significa che si è in competizione, che chi “batte” l’altro vince. Non mi sento in competizione con l’America, piuttosto a volte mi ci sento molestato ma è un altro discorso.
    O forse non intendi “battere” come sinonimo di “sconfiggere” ma nella nostra nordestica accezione dialettale? 🙂 … anche in quel caso mi sa che perdiamo ché quelli hanno dalla loro Schwarzenegger, Stallone e ora anche il neo pompato Michey Rourke.

    (PS: Michelle for President!!)

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  10. @->giò: No, scusa, Zapatero è simpatico, tanto caro, te lo voterei subito e avercene da queste parti, ma Obama è proprio bello bello bello, meglio, ma molto di qualsiasi JFK: non c’è proprio confronto. In politica farà quel che farà, ma decorativo non si può negare che lo sia.

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  11. Permettimi, Galatea: per innamorarsi dell’uomo più potente del mondo bisogna proprio essere senza pudore! E’ come se io mi innamorassi della donna con le tette più grandi del mondo… suvvia, non si fa! 🙂 🙂 🙂

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  12. Galatea, splendido post. Complimenti, forse al momento la più bella analisi che abbia letto sull’inauguration. Clap! Mo’ ti feisbucco pure!

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  13. Sei stupenda. Una penna come la tua deve darci dentro, non mollare mai; prima o poi, chi vale davvero, deve poter emergere. Anche noi, in questa Italia della corruzione e del nepotismo, della mafia e dei servizi segreti deviati, dei tanti “figli di” e dei troppi figli di puttana, avremmo bisogno di poter credere nel sogno americano, quello di Obama. Per persone come te, che meritano.

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  14. Galatea, quello qui sotto un commento a questo post dopo che l’ho condiviso su FB, da parte di un’amica americana di origini italiane:

    Paolo, I put that text into a free-translation thing and got the general gist of it, but I suspect it’s much more beautiful (and makes more sense) in Italian. Anyway thanks for posting!
    *wishes for the 1,000th time that she could read Italian*

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  15. Non li puoi battere perché hanno un profondo senso dello Stato.

    Comunque, ci sta bene riportare il mitico insulto di ammirazione – e sgomento – che la Commandant rivolge a Pasqualino Settebellezze al termine dell’omonimo film: “Tu fai schifo a me. Tua voglia di vivere fa schifo a me. Tuo amore fa schifo a me. In Parigi un greco faceva l’amore con un’oca: faceva questo per mangiare, per vivere. E tu, larva subumana mediterranea, riesci a trovare la forza per tua erezione di maschio. Per questo rimarrete voi, vincerete voi, piccoli vermi vitali senza ideali né idee. E noi, i nostri sogni di un’umanità eletta… troppo difficile…”.

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  16. francamente, a battere noi italiani, ce vo poco. spero che gli americani abbiano sparring partner più decenti…

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