
Loredana è una di quelle donne toste ed efficienti che hanno tempo per tutto perché riescono a programmarsi la vita come Rommel le battaglie: precisione al secondo e manovre chirurgiche. La sua giornata non ha tempi morti né pause senza senso: parte alla mattina e va avanti fino a sera, con un ruolino di marcia che non conosce intoppi, perché, giuro, non ho mai capito come faccia, ma riesce a prevedere pure quelli. Ha un lavoro di successo, un matrimonio di successo con un uomo un po’ più giovane di lei, che la adora; ma, siccome non ci si può certo solo limitare ad essere una donna in carriera ed una moglie, ha anche i suoi interessi, le sue attività ed il suo cerchio di amiche; inoltre gestisce una serie di iniziative politico-cultural-sociali di tipo “femminile”. Se c’è da fare un cineforum sulle donne, un ciclo di dibattiti, un seminario di autocoscienza, lei è lì, a prendere in mano la situazione: pianifica, gestisce, invita e programma, poi impone con piglio militaresco la partecipazione alle amiche, fra le quali ci sono io. Con me però sa che la battaglia è dura, durissima. Io nicchio, faccio resistenza, mi nascondo dietro una cortina di “vediamo” “Purtroppo sono impegnata” “magari un’altra volta…”: stanarmi è un problema perché sguscio via coma una biscia. Lei non demorde, convinta che sia solo la mia innata pigrizia a creare tutti questi problemi, e siccome quando si mette in testa qualcosa è praticamente impossibile riuscire, alla lunga, ad averla vinta, alla fine l’altro giorno, dopo mille resistenze, è riuscita a portarmi alla riunione della sua associazione femminile, il cui nome, “Differenza/e”, già a me fa venire i brividi di suo, perché quando trovo una barretta / mi perdo persino se sto cercando un numero civico, e nel nome di una associazione capisco un accidenti di cosa voglia sottendere e/o lasciar trapelare.
La riunione di Differenza/e si svolge a casa di una delle membre della associazione. Come dite? Non si dice “membre”? Non spiegatelo a me, spiegatelo a loro: le cinque donne convenute sono convenute, appunto, in quanto convinte che il mondo, e di conseguenza la grammatica, sia una forma di dominio maschilista sul femminile; il che, per carità, può anche esser vero, ma io, pur da donna, con tutta la buona volontà non ce la faccio a dire “membre” così come mi fa ridere dire “assessora”. Infatti all’assessora presente non riesco a dirlo, e già lì mi prendo una bella occhiataccia di rimprovero, in quanto donna asservita alla mentalità maschile.
La casa dove siamo è un villone che lévati ai confini del paese: salone, salotto, salottino, studiolo e sala adatta alle riunioni, al piano terra, che si apre e lascia intravedere di lontano il parco e la piscina: il marito di una delle membre è neurochirurgo di fama. Io guardo il tavolo del Seicento su cui la nostra ospite ha messo in mostra il servizio buono del te, le sedie barocche su cui ho poggiato con una certa circospetta delicatezza le mie chiappe, gli scaffali di legno massiccio alle pareti, un paio di quadri che si capisce devono costare quanto un appartamento, e mi viene da pensare, con una certa cattiveria, che io sarò anche una donna asservita alla mentalità maschile, però mi sono sempre trovata morosi in bolletta, mentre lei, pur avendo una mentalità molto femminista, il marito se lo è scelto con un notevole conto in banca. Del resto, sta spiegando, il femminile in sé ha una forte componente pragmatica. Ah, ecco, chiarito il mistero.
Quale sia però l’argomento di questa benedetta riunione mi sfugge. La componente pragmatica e quindi squisitamente femminile del mio carattere mi spinge a credere che se ci si riunisce è per discutere di qualcosa in particolare. Ma le cinque membre, sette con me e Loredana, in realtà sono prese in una cosa che a loro dire è una seduta di autocoscienza “fluida”, e a casa mia si chiamerebbe, invece, cazzeggio con le amiche.
Fluisci fluisci, infatti, l’autocoscienza è tutto un pacicì paciocciò in cui ognuna racconta parte dei fatti propri, purché i fatti propri comprendano qualche severa accusa nei confronti dei maschi in generale e di quelli con cui le membre attualmente convivono, in particolare. Sono un disastro, questi uomini: insensibili, infantili, disordinati, incapaci di prendere decisioni, o capaci di prendere solo quelle sbagliate; inconsciamente ma tenacemente maschilisti, quindi portati a tarpare le ali alle loro compagne, mortificandone la fantasia, la creatività. Di tutt’altra pasta l’identità femminile, che invece, e proprio lì sta la differenza barrata e plurale da cui l’associazione si noma, è fatta tutta di sensibilità, di profonda capacità di comprensione, di, ecco, complessità, anzi, come dice Loredana, di complessità differente. Il compito vero delle donne è dunque indagare con sagacia la loro differente complessità e farla capire agli uomini, che forse, chissà, invece, porelli sanno distinguere solo la complessità uguale, e per questo non ne vengono a capo. Una volta indagata la complessa differenza del femminile, allora si potrà pensare ad una società che sia costruita a misura di questo fatto, perché le donne dovranno essere valutate in maniera diversa in quanto donne, dato che il loro modo di pensare e di agire, è, appunto, complesso e differente e non può seguire la logica maschile, ma un’altra, più complessa, appunto, differente e in buona sostanza assai migliore. Le membre annuiscono alla tirata di Loredana, che si volta quindi verso di me, perché vuole che, da nuovo acquisto, partecipi alla discussione; io cerco di schivare lo sguardo, perché mi conosco, e non so se sono complessa, o differente, ma son certa che, in questi casi, ho una spiccata tendenza a dire qualcosa di irreparabile. Siccome loro, però, in modo molto differente e complesso, mi spronano, allora parlo, e purtroppo l’unica cosa che mi vien fuori è un: “Ma secondo me anche no.” Che non è una frase complessa, e forse neanche tanto differente; però viola quasi un paio di regole della grammatica d’impostazione maschile, e quindi, per lo meno, è in tono con l’occasione.
Le cinque più una (Loredana) mi fissano come se fossi un microbo di cui non riescono bene ad identificare la specie. “Cosa?” chiedono spiazzate, sottilmente incredule che una donna, in quanto donna, possa non essere d’accordo con la loro analisi tanto complessa, differente e perciò intrinsecamente femminile del mondo. Io cerco di spiegare loro che, se devo essere sincera, a me è capitato di conoscere, nella vita, uomini che erano complessi, per non dire anche tremendamente complicati, e sensibili e dolci, e donne che avevano la capacità di introspezione di un cespo di insalata; e che io stessa, quando ci parlo assieme, scopro poi di non essere tanto più complessa e nemmeno tanto differente da certi amici maschi che frequento; che a me è sempre stato difficile valutare le persone a partire dalla categoria di appartenenza, e il sesso è in fondo questo, solo una delle possibili categorie: che conosco donne stupide come panche, decisioniste come Craxi, fragili come Margherita Gautier, ma anche uomini che hanno gli stessi pregi e gli stessi difetti. E pur sapendo che viviamo in una società ancora fortemente maschilista, non riesco a credere che sia tutta e solo colpa dei maschi, perché conosco maschi a cui questo mondo fa schifo e donne che invece ci si trovano benissimo e ci sguazzano felici come un ippopotamo nel fango, e quindi temo che le cose siano sì complesse e anche molto differenti, ma in una maniera un po’ meno schematica di quella che credono loro, e allora sarebbe ora di smetterla di ragionare in astratto su “uomini” e “donne” e magari parlare di persone.
Appena finisco, sento attorno a me uno spiffero di gelo: le sei, stavolta Loredana è della partita, mi squadrano con aria a mezzo fra il dispetto e il compatimento, e la membra padrona di casa poco ci manca che mi chieda indietro la tazza di tè. Mi congedano un po’ freddamente, con una dibattito che è più che altro una collana di sospiri di delusione, perché pare loro impossibile che una donna, e intelligente, e amica di una membra del loro club possa non capire la portata del loro modo di pensare, e, una volta scopertolo, non condividerlo in toto. Mi accompagnano alla porta, mi salutano e quando me le lascio alle spalle e le vedo tornare a rinchiudersi nella sala, per pontificare sulla vera essenza del femminino, mi viene da pensare che forse il problema è che per loro sono un po’ troppo complessa e anche un po’ troppo differente, e quindi, magari, è meglio così.
E’ la versione club alto borghese del bar sotto casa dove uomini delusi e alcolizzati declamano che le donne son tutte puttane forché la propria mamma, e certe volte manco quella. Tutto il mondo è paese, per rimanere nei luoghi comuni…
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letto, approvato, sottoscritto. mai letto parole più sagge sul femminismo.
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Ho vissuto una serata del tutto simile, forse anche l’ospite e la reggia era la stessa. La racconterò. La differenza era che quella sera era presente anche una “sindaca” e che erano ammessi, benevolmente, anche maschietti. In quella “Differenza/e” esiste una componente maschile (forse s’è evoluta) che a volte ha pure facoltà di riunirsi, anche separatamente, per parlare delle differenze di genere e delle bellezze assolute del femmineo. Naturalmente è assolutamente vietato metterla sul volgare, sul sesso. Ho avuto una reazione del tutto simile alla tua. Ho citato esempi. Ho asserito che è offendere la donna, soprattutto le donne intelligenti, dire che sono comunque migliori dell’uomo solo in quanto donne. Quest’ultima affermazione ha fatto cancellare l’amicizia che mi legava ad alcuni/e dei presenti. 😉
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“…qualche severa accusa nei confronti dei maschi in generale e di quelli con cui le membre attualmente convivono, in particolare.”
Praticamente, un pomeriggio qualsiasi dalla mia parrucchiera.
“Ma lo sai che mio marito non ha mai portato giù la spazzatura?”
“Eh, siora, pensi che il mio non sa neanche fare il caffè”…
Altro che complessità differente e tarpare ali e stroncare fantasie. Nel mondo reale, se hai culo, il moroso convivente pulisce l’insalata, si stira la camicia da solo e ti prepara una bistecca se devi fare gli straordinari. Se hai sfiga, devi fare tutto tu. Perchè la sua mamma (femmina ma non complessa differentemente) fino a l’altro ieri gli preparava lo spazzolino con il dentifricio sopra*. E gli mescolava il caffè*.
(* storie vere. giuro.)
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perché ogni volta che sento la parola “ministra”, oltre a infastidire il mio orecchio musicale (archetipicamente maschilista), mi viene in mente la “minestra”?
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Sono/siamo rimasto/i come al solito colpito/ammaliato dal tuo post/messaggio/scritto/inserimento e/o articolo che dir si voglia. Se mi è concesso vorrei/mi piacerebbe evidenziare che seppure questo/a mondo/terra tende e/o pende al maschilese, ciò che veramente/davvero conta è valorizzare la/le differenze acciocché/affinché/purché si riesca a convivere/coesistere in pace, armonia e/o letizia.
Vive la difference!/ diversité / Liberté / Égalité / Fraternité! :))
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Me-ra-vi-glio-so!
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Quella della grammatica maschilista l’ha già detta Simone de Beauvoir sessant’anni fa, e mi sembrava di ricordare che i sostantivi che finiscono in e non cambino genere con la a.
Per il resto, solidarietà
🙂
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Dunque…..
Fossi in Loredana, mi rileggerei la chiusura di certi episodi del Candido di Voltaire, perchè a furia di ragionar di cause ed effetti, o di complesse diversità e/o diverse complessità, finisce che il marito più giovane investe qualche cento euro in una di quelle ragazze che lasciano il recapito su internet e che che seguono la banale logica maschile : paga, che ti diverti.
Fossi nella moglie del cardiochirurgo,non perderei neppur tempo a rilegger Voltaire ( o a leggerlo per la prima volta,par di capire), perchè il marito facoltoso secondo me questa tecnica del “paga, che ti diverti” la sta già mettendo in pratica da tempo con qualche allegra fanciulla ( e pure a gratis, se ha la tresca con la tirocinante che intravede altri ritorni) , dopo aver provvisoriamente sedato la mugliera con le sedie antiche,assai utili per i brumosi pomeriggi intellettuali di costei ed amiche sue.
Fossi in entrambe, constaterei infine che l’uomo, davanti a donne che reclamano artatamente “complesse diversità” ( o “diverse complessità”? boh…),reagisce con grande,banale semplicità: le ignora,trovando felicità in donne che amano la chiarezza e che affrontano i problemi quando ci sono, e non costruendoli apposta per impiegar pomeriggi.
Ah,dimenticavo : fossi in Loredana, troverei anche un modo per uscire dalla dipendenza da cocaina,quella bella sostanzina che ti fa sì far tante cose, ma che prima o poi – già adesso? – ti distrugge i neuroni e ti fa incazzare a bestia al primo contrasto dialettico.
Inchino e baciamano.
Ghino La Ganga
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“La vita è un compromesso”
Marito e moglie al ristorante. Lei ha scoperto da poco che lui ha una relazione con una donna molto più giovane. Urla, sbraita, chiede spiegazioni e, infine, dichiara che tra loro tutto è finito.
Lui, tranquillissimo, le risponde con un discreto “Va bene”. Ma subito dopo aggiunge “Allora, per cortesia, mi restituisci le chiavi del MIO appartamento a Cortina, quelle della MIA casa a Porto Cervo e della MIA Porsche, i documenti della MIA barca e pure le pellicce, il rolex e i diamanti che che ti ho regalato IO.”
In quell’esatto momento entra un tizio accompagnato da una splendida teenager.
Il marito lo saluta e la moglie lo guarda perplesso. Poi chiede “Ma quello non è Guido?”
“Sì”, risponde lui.
“Ma non è più sposato con Claudia?”
“Certo che lo è”.
“E quella chi è?”
“La sua nuova amante.”
“Ma sua moglie lo sa?”
“Sì”
“E non dice nulla?”
“No”
E lei: “La NOSTRA, però, è meglio!”
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@->Lector: Vedi, Lector, la differenza sta forse nel fatto che, se un uomo al ristorante facesse a me, sua moglie, un discorso del genere, gli restituirei seduta stante le chiavi, la macchina, i conti correnti, le pellicce e gli orologi e i gioielli, e ci aggiungerei una bella sputata in faccia. Perché la scappatella o l’innamoramento per un’altra donna glielo potrei, al limite, anche perdonare, ma l’idea che basti pagarmi una vacanza a Cortina ogni tanto o un guardaroba nuovo ogni tre mesi per sentirsi autorizzato a mancarmi di rispetto quanto vuole, no.
Fossi invece nei panni dell’amante che lui pensa di poter esibire al ristorante tornando però poi a casa dalla moglie legittima, gli sputerei in faccia uguale uguale. Ma simili comportamenti da parte dell’uomo in questione non credo che dipendano dal fatto che è un maschio, ma dipendano esclusivamente dal fatto che è uno stronzo e che, giustamente, si mette assieme a donne della sua stessa levatura.
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Sapessi quanta gente, invece, ragiona purtroppo con quegli schemi. Io, in Loredana, ho visto proprio la donna che accetterebbe tutto in cambio di quelle cose lì. Quando tu scrivi, comunichi agli altri sensazioni, emozioni, sentimenti come possono comunicarlo un quadro, una poesia o una sinfonia. In me s’è creata immediatamente una correlazione tra la signora del post, moglie probabilmente annoiata del ricco cardiochirurgo di fama, e quella della storiella, che in fondo è solo un’ulteriore sfaccettatura del commento di Ghino La Ganga. Cosa posso farci: meglio riderci su. 🙂
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grande post come al solito, effettivamente mi sono sempre chiesto perchè le donne che fanno i grandi discorsi sul
femminismo si solito sono le professoresse che si sono sposate l’industriale. Certi discorsi non li ho mai sentiti
da chi fa fatica a pagare il mutuo: mogli e madri con figli marito lavoro. Il che mi fa sempre dubitare dei discorsi
di genere. Forse sarebbe il caso di dire alfine la scomoda verità: in un mondo i cui valori sono dettati da chi ha più soldi e potere
quanto emancipata o uguale ad un uomo sia la donna si dovrebbe valutare solo in base ai soldi che possiede o al potere che ha.
In questo senso la triste verità è che solo l’1% della ricchezza mondiale è in mano alle donne e quanto a potere a parte rarissime eccezioni nei
paesi civili del nord Europa le donne al massimo sono l’oggetto degli uomini di potere da esporre durante le cerimonie mondane; per tacere poi della
condizione della donna nel sud del mondo. Donne e uomini sono categorie e per mia esperienza gli stessi meccanismi di cinismo
e prevaricazione che applicano gli uomini sono in forme diverse applicati anche dalle donne. se uno è stronzo lo è che sia uomo o donna
e neanche io credo che in generale le donne siano maggiormente sensibili o empatiche verso gli altri di quanto non lo siano gli uomini.
Cmq noto che hai delle amiche parecchio strane…
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