Vederli innamorati è uno spettacolo di quelli che non si possono perdere. Lui, Michele, che zompa qui e là per la cucina, lo avesse mozzicato una tarantola, e vuole tagliare le patate, e preparare il pesce, e chiacchierare con me, e fare le foto, tutto assieme. E poi, soprattutto, abbracciarsi di tanto in tanto Lei, la Rossa Rossana, la sua Rossa, che è tornata sua, finalmente sua, dopo che si sono aspettati per una vita. Quanto sono belli a vedersi, e a sentirsi, mentre battibeccano, si interrompono e poi si chiamano perché non possono stare distanti, e poi chiamano me, perché la loro storia è una di quelle che se le scrivi su un blog nessuno ci crede: ci vuole fantasia, in effetti, ma tutta la fantasia che il Caso, il Padreterno, il Destino possono metterci, ad avere una amica blogger che scrive un post, un amico che lo commenta e una terza, una lettrice affezionata, che legge commento e pseudonimo, ci trova qualcosa di familiare, scrive all’amico chiedendo: “Ma che, sei tu quello che amavo tanti anni fa, quando avevamo a stento diciotto anni?” e poi, quando si rivedono, capiscono che in fondo di amarsi non hanno proprio mai smesso, e che da giovani si può essere sì imbranati, ma magari magari, in faccende di cuore, il primo amore era stato l’unico ad avere l’occhio clinico nello scegliere il compagno giusto.
Mi hanno invitato a casa, anzi, in quella che in un attimo è diventata casa loro, perché hanno già aspettato quarant’anni, e non è proprio il caso di cincischiare oltre, per festeggiarmi come si conviene. Perché sono loro amica, sì, ma soprattutto il loro Cupido, e Dio non voglia mai che appaiano da qualche parte le foto in cui, nelle vesti di Cupido, appunto, veglio sopra di loro con tanto di alucce rosa fosforescenti, grazioso prestito di una nipotina, sennò hai voglia a scrivere Badilate di Cultura sul blog, mi sono giocata per sempre la reputazione.
Che poi, casa: a volerla descrivere bene, sarebbe meglio dirla castello. Sono tre piani di palazzo veneziano con tutto un su e giù di scale, e terrazza che dà sul Canal Grande, una di quelle viste da togliere il fiato e rimanere lì per sempre, lasciando disposizioni che ogni tanto qualche anima pia ti porti un niente da mangiare, giusto per non morire d’inedia mentre contempli. Me la fa percorrere tutta, Rossana, mentre Michele viene dietro e la controlla, come un Cyrano che non vuole farsi più fregare da nessun Cristiano belloccio e stupido di passaggio, e dardeggia occhiate persino ai muri, come a dire all’intonaco: “Giù le mani pure tu, che è mia!”.
Come sono belli gli innamorati. Sono belli a prescindere, e loro sono i più belli di tutti: chissenefrega se per età potrebbero essere quasi i miei genitori, a guardarli provo un orgoglio materno: sono formidabili anche da soli, figuriamoci in coppia. E poi stasera, soli non saranno, perché, oltre a me, vengono anche gli amici: i loro, quelli di quando erano giovani, riuniti per l’occasione del lieto annuncio: ora che si sono ritrovati loro due, in fondo, non si può non ritrovare anche gli altri, metterli di nuovo assieme.
“Alcuni non li vedo da quarant’anni…” confida Michele, che finge di non essere nervoso e più tenta di stare calmo più si capisce che scalpita.
Sarà, ma quando entrano, pare si siano lasciati qualche minuto prima. Riprendono a scherzare e a punzecchiarsi, a raccontarsi cosa gli è successo con tono giocoso e allegro, ed una energia, una vitalità, una freschezza che non ricordo alle cene di noi trenta-quarantenni.
“Ma dove c’eravamo conosciuti, noi due?” chiede il marito alla moglie, che ha un’aria placida e materna da Giunone di buon carattere.
“Come, non ti ricordi? C’erano i fascisti in piazza, e io sono passata davanti a tutta una sfilza di celerini che ci volevano bastonare…”
“Uh, già, e Rossana si è buttata in mezzo per salvare mio fratello! Incosciente!” interviene Michele.
“Per forza, i fascisti stavano per pestarlo, ché dovevo stare ferma e lasciarli fare? Era un bambino!”
“Ma se aveva solo un anno meno di te!”
“Vabbe’, un anno. Per me era un bambino!”
Ride, Rossana, ma ha il fuoco negli occhi e si capisce che, dovessero ricapitarle davanti i Fascisti, non esiterebbe un attimo a buttarsi in mezzo anche ora.
“E noi due – fa il marito dell’altra – come ci siamo conosciuti?”
“Ma sì – dice lei, che un’aria così serena e posata, e mi ha sorriso tutta la sera maternamente dopo aver scoperto che ho l’età di sua figlia – ci siamo conosciuti alla manifestazione di Almirante…”
Il marito la guarda, poi si volta verso di me: “Oh, sia chiaro, contro Almirante! – poi si rivolta verso la moglie – E specifica, caspita, che sennò pensa fossimo con i Fasci!”
Ridono, ridiamo tutti, perché l’ipotesi non mi era neppure passata per il capo.
“E così tu scrivi?” si informano.
“Come no! – fa Rossana – è una grande blogger!”
“Ah! Allora mi dai l’indirizzo. E domani ti cerco in Facebook. Ci sei, vero?”
“Sì, sì – fa la moglie – ti linko anche io!”
Io me li guardo, discutere di rock, di musica, parlare di politica e di letteratura, e poi spostarsi nella camera del figlio di Rossana, che sta provando con la sua band di amici, sedersi per terra, battere le mani, e poi commentare le canzoni.
“Ah, belle, le scrivete voi? Che bravi! Ma fate un demo, su, anzi, se avete qualcosa in mp3, mandatemelo per mail. Sai che mi ricordate i Blu Vertigo, ma agli inizi, quando facevano buona musica, non i giudici ad X-Factor?”
Me li guardo, ripeto, un po’ spiazzata a pensare a certe serate passate in case di miei coetanei, in cui ben che vada non si parla d’altro che di quanto siano scontenti in ufficio, quanto il capo li stressi, enumerando tutte le piccole meschinerie di cui sono oggetto o che s’inventano per rifarsi; o di quanto sia pesante avere i figli o frustrante non averne. E la politica no, perché tanto son tutti ladri, e la musica no, perché l’ultima volta che hanno ascoltato qualcosa di nuovo era alla festa dei diciotto anni, e di libri letti, sì, pochetto però, perché sono tutti così stanchi dal lavoro che non hanno mai tempo per leggere, e internet e facebook e i blog no, giusto giusto qualche chat, ma senza che lo sappia la moglie/marito, perché si usano più che altro per rimorchiare…
Sì, caspita se me li guardo, questi sessantottini quasi sessantenni, che ridono a voce alta e scherzano e si divertono come ragazzini, e questo spiega perché poi, come ragazzini, riescano a reinnamorarsi, rischiare, decidere di buttare tutto all’aria un’altra volta. Li guardo e li invidio, perché io, che non ne ho neanche quaranta e frequento neanche quarantenni, mi sento in confronto a loro una che è pronta per la gita a Lourdes del reparto geriatria, cioè terza età conclamata, e loro invece, paiono lì lì per partire per una nuova avventura anche domani mattina, e sembrano così giovani, anzi sono giovani. Perché i sessantottini, porca miseria, questi sessantottini, accidenti, non invecchiano mai.
C’è sempre un’avventura che ci aspetta. Oggi si va a “l’isola che non c’è”. Domani chissà. Sali e… Grazie grandissima e dolcissima amica.
Michele
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grazie a nome della categoria.
vedi, siam reduci da un futuro che non si è realizzato, e quindi ci tocca guardare avanti.
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“questi sessantottini, accidenti, non invecchiano mai.” è un insulto, o un complimento? Perché traspare un Cupido che premia solo chi scende in piazza a farsi manganellare. Insomma, un Eros un po’ parziale, no?
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(Sì, secondo me se lo emritano il Cupido parziale, almeno quello).
C’è grossa fatica anche per me, con tutto questi “di questo non si parla”, che si riassumono nel mitico e omnicomprensivo Dio del “basta chiacchiere, è ora di fatti”, che invece no è altro che una chiacchiera, che i fatti li fanno sempre in pochi.
Per me che non ho vissuto il 68, essendoci nato…
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Accidenti che belli che siamo! Sono bellissime le tue parole che ci fanno ancora più belli di quello che la vita ci ha concesso. Credo che l’importante è essere comunque sessantottini e mai diventare degli ex…
Grazie Galatea, ti nomineremo biografa del gruppo e forse forse passeremo alla storia 😉
Un bacio
Ross
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tanti auguri a Rossana e Michele, che hanno aspettato anche troppo….
ma “quasi sessantenni”?
allora sono arrivati al “68” dalle scuole superiori, e giusto per la fase finale….
io vado ormai verso i 65 e ho vissuto, da studente universitario, tutta la “guerra universitaria” precedente al “68”. Forse è stato meglio, ma non credo sia possibile discutere di cose del genere in un commento ad un bellissimo post che però si rivolge ad altri aspetti….
🙂
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è vero: siete proprio belli. E giovani.
Auguri (con invidiiiaaa) 😉
simona
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sì, Galatea, è vero, non invecchiamo dentro, simo ancora curiosi del mondo e degli uomini, abbiamo ancora speranza, magari in un altrove.
forse è stato così violento e devastante il fuoco della nostra gioventù che ancora le braci sono accese e affrontiamo la vità dicendo che ancora è solo un inizio.
buon pasqua
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GRAZIE! Grazie a Galatea e a tutti.
mikecas: per la precisione per me sono 61 (e senza alcun pudore).
Michele
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Hi, interesting post. I have been wondering about this issue,so thanks for sharing. I will definitely be subscribing to your blog.
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