Piccoli momenti di perfetta felicità

finestra

Ci sono volte in cui la felicità ti arriva così, fra capo e collo, senza avvisare, come di solito fa la sfiga. Non c’è mica un motivo preciso, e tu lo sai che come è venuta se ne andrà, ma intanto è lì, ti sta accanto: non ne hai merito, è un dono gratis, forse è per questo che te la godi.

Ti capita, che sei da sola, davanti ad una finestra che s’apre sul tramonto. Un tramonto, poi, niente di che, fatto di tetti di condomini qualunque, costruiti su strade di un grigio assolutamente asfalto; non è un paesaggio memorabile, e non lo sarebbe perché, in ogni caso, lo vedi tutti i giorni; e anche il cielo non è un cielo particolarmente mozzafiato: non è rosso, non è blu, ci sono delle nuvolette nere, e sì, a voler essere pignoli qualche goccia, fa freschino, un brivido ti corre lungo la schiena, e ti spinge a stringerti sulle spalle una felpa. In sottofondo ci sono le voci di un telegiornale lontano, una specie di borborigmo che manco ti va di decifrare, perché sai già quello che dice e soprattutto quello che non dirà mai, ma non importa. È tutto normale, anzi banale, anzi persino irritante nella sua assoluta, precisa uniformità a tutte le altre sere della tua vita. Sei tu che sei diversa, perché guardi il mondo, il tuo solito mondo, ma con un sereno pacifico distacco, come se, pur essendone parte, te ne sentissi fuori: capace di goderne la bellezza e tralasciare finalmente i particolari sbagliati ed irritanti, di lasciarli scorrere via, come tante piccole gocciole d’acqua che non lasciano tracce su di te, se non una piacevole scia che passa. Ti sei buttata alle spalle tutto, e tutto sembra incredibilmente lontano: gli amici, i nemici, le preoccupazioni, le ansie, gli obblighi, persino i progetti futuri; il pc è chiuso sul tavolo, il cellulare abbandonato sopra ad un cuscino, e non ti frega se suona, o se non dovesse suonare più: non sei raggiungibile dagli amici, non sei raggiungibile dai parenti, e anche quel lui da cui vorresti tanto farti sempre trovare, adesso non sarebbe capace di scovarti, e a te va bene così: ci sei solo tu e quella finestra, il bicchiere che tieni fra le mani, la sera che sta per scendere ma si attarda, impercettibilmente, ancora, e la precisa sensazione che per un istante tutto sia assolutamente perfetto, come dev’essere, preciso lì. Da dire sì: “Attimo, fermati, sei bello!”, non fosse che non hai nemmeno voglia di parlare, perché sarebbe spezzare un incanto.

Così lui passa, e si ricomincia a vivere, dai.

5 Comments

  1. Guidavo l’auto mentre alla mia destra ho visto un aeroplano che, non troppo distante, iniziava l’atterraggio e alla radio c’era un pezzo strumentale non ricordo di chi, forse dei Tuxedo Moon (che peraltro non conosco affatto).
    Uno dei rari momenti di felicità immotivata e, quindi, più pura che abbia mai provato.

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