La sindrome del genitore che non si fa mettere i piedi in testa:ovvero la scuola, la botte piena e l’alunno ubriaco

cartella

Stamattina ho aperto la home di Ok notizie, e, smanettando un po’, mi sono imbattuta in un accorato appello: Urania89 chiedeva lumi su una circolare scolastica del 1969 che invitava i Presidi e i docenti a non assegnare compiti per casa agli alunni durante i giorni festivi; prescriveva inoltre, detta circolare, che il giorno successivo alla festa (cioè il lunedì) gli alunni non venissero interrogati, e, per soprammercato, aggiungeva che anche i compiti a casa nei giorni normali dovessero essere “leggeri”, per permettere all’alunno di attendere a tutte le altre attività che lo formano (sport, chiacchiere con gli amici, etc.).

Urania89 si era doverosamente ricercata la predetta circolare e voleva sapere con una certa urgenza se essa fosse stata mai abrogata, perché la sua sorellina che fa la seconda media, apprendiamo dai commenti, si ritrova al sabato ed alla domenica piena di compiti per casa, e quindi la sorellona, cioè Urania89, che non si fa certo mettere i piedi in testa, annunciava di voler usare questa circolare come “cavallo di battaglia” alla prossima riunione dei genitori.

Da insegnante, purtroppo, ormai ci ho fatto il callo: ogni anno prima o poi ci si ritrova in questa identica situazione. Il genitore “che non si fa mettere i piedi in testa” è ormai un archetipo del panorama scolastico. Ce n’è almeno uno in ogni classe; negli anni di particolare jella, persino due e tre, subito pronti a far comunella. Sono in genere tizi mediamente istruiti e di buon reddito, non di rado laureati. Li riconosci già alla prima riunione della prima media, perché il loro piccino non ha ancora fatto in tempo a varcare la soglia della classe che già loro si sono fatti un elenco pignolo di tutto quello che hanno da rinfacciare alla scuola ed al corpo docente: non vanno bene gli orari, le materie, i libri di testo scelti, per non parlare poi dei professori: se i docenti sono di ruolo e di una certa età, cominciano a dire che è gente che sta lì da troppi anni, e ci vorrebbe gente più giovane per capire meglio gli alunni; se gli insegnanti sono giovani, protestano perché non si possono affidare i pargoli a persone con così poca esperienza. Se in classe fai lezione basandoti sui libri, ecco che allora sei troppo inquadrata e non sviluppi al fantasia del loro bimbo; se non spieghi il libro pagina per pagina, fai al piccino troppa confusione, eppoi hai fatto spendere i soldi per il libro, adesso cos’è non lo usi? Fai grammatica? Sei rigida. Ne fai meno? Caspita, non sei capace di inquadrarli. Pretendi in classe silenzio mentre spieghi? Ecchediamine, vuoi una scuola che pare una accademia dei marines! Lasci ogni tanto i ragazzini più liberi? Non sai tenere la disciplina.

Ci sono due professioni che tutti sono convinti di saper fare: l’insegnante e il ct della nazionale: il genitore chenosifamettereipiedintesta forse il ct della nazionale un minimo lo rispetta, mentre l’insegnante è convito che lo saprebbe fare anche un babbuino, ragion per cui lui ha scelto un’altra carriera; ma si ritiene in dovere divenire a dirlo a te, come si deve insegnare, nonché a suggerirti, o meglio a dettarti proprio, il programma da svolgere in classe, con tanto di tempistica e carichi di lavoro. Perché il genitore chenonsifamettereipiedintesta ha per giunta un’idea molto precisa di cosa debba dare la scuola a suo figlio: se il pupo, ad esempio, ha mostrato un vago interesse per il terminemeccanica quantistica perché ne ha sentito vagamente accennare in un articolo di Focus, il genitore pretende che quello sia l’argomento principe dell’intera formazione scolastica: meccanica quantistica da mane a sera, anche nelle ore di italiano, perché il suo cocchino c’è tanto portato e su quella imbastirà il suo futuro lavorativo: e se gli altri della classe non hanno una analoga passione, peggio per loro e per te.

Sui compiti e sulle modalità di insegnamento a scuola, poi, si apre ogni volta una dura battaglia. Perché i genitori pretendono che i figli abbiano insegnanti severi, vecchia maniera, per Giove, dato che per i figli vogliono la migliore formazione possibile. Però quando ammolli da fare un tema per casa, o tre o quattro esercizi di grammatica, ecco che insorgono: che caspita, il bimbo deve andare a tennis, a nuoto, a pallacanestro, a basket, studiare pianoforte e maracas, e poi giocare con gli amici e telefonare al morosetto e alla morosa: non può passare il pomeriggio del sabato sui libri, quando è programmato il giro al centro commerciale a fare compere, e men che meno la domenica a far compiti, ché mamma e papà devono partire per il week end. Una volta, giuro, mi ricordo che a protestare fu un parroco: il sabato pomeriggio niente compiti, o gli marinavano il catechismo.

Il genitore chenonsifamettereipiedintesta, quando capitano questi inconvenienti, parte in quarta: va diretto dal Preside, in prima battuta, perché di solito non si abbassa neppure ad andare a parlare con il docente interessato: e chi è il docente? Lui parla solo con il capo in testa. Se il Preside non gli dà eccessiva soddisfazione – e la soddisfazione, in questi casi, non è mai abbastanza: il genitore chenonsifamettereipiedintesta giudicherebbe un giusto compenso al suo onore offeso solo se l’insegnante in questione fosse lasciato avvolto in un grezzo saio per tre giorni, sulla neve, fuori dalla scuola, a chiedere scusa in ginocchio- allora eccolo che smanetta in internet, recupera circolari di quarant’anni prima, scarica decreti risalenti all’impero Austroungarico, convoca riunioni urgenti di tutti i genitori in cui si sente tanto Alberto da Giussano in lotta contro il Barbarossa: in questo caso, non c’entra niente che il genitore sia o meno leghista: se gli tocchi il pupo, la sindrome da Alberto da Giussano scatta anche nel comunista più convinto.

Se per caso tutto il materiale scaricato da internet e riscaricato addosso al docente non dovesse bastare a spaventare il povero professore, il genitore chenonsifamettereipiedintesta, nei casi più esilaranti, mobilita gli avvocati di famiglia, o scrive lettere deliranti agli ex Provveditorati chiedendo ispezioni. Troppi compiti, oppure voti troppo bassi: è inconcepibile, per il genitore chenonsifamettereipiedintesta, che il suo pupetto, notoriamente geniale, non raggiunga il 10 in tutte le materie anche se non studia un’ostrega. Se nemmeno l’Ufficio Scolastico Regionale gli dà soddisfazione, il genitore chenonsifamettereipiedintesta si abbandona alla sindrome del complotto universale: l’insegnante che non gli comoda è protetto da potere oscuri, l’internazionale socialista o una loggia massonica segreta mondiale fondata dai Templari appositamente per rompere le palle ai genitori che vogliono portare i figli fuori per il weekend.

Faccio i miei migliori auguri, da insegnante, a Urania89, che immagino già varcare la soglia dell’assemblea dei genitori munita di circolare d’annata, ed arringare la folla come una Giovanna d’Arco che libera i fratellini dai compiti in eccesso. Promette bene, la ragazza: fa così per la sorella, figuriamoci quando avrà figli suoi.

51 Comments

  1. questo articolo mi ha ricordato una vecchia storia di quando ero sposato, in una vita precedente: a un certo punto “quela” mi disse: insegnami il sassofono. io: ok. prendilo così, spingi qui, lascia qui, soffia qui. bene. ora ripeti mezz’ora al giorno per una settimana e poi ne riparliamo (dai la cera-togli la cera).
    quela mi fece capire che non pensava fosse una faccenda così noiosa; che in realtà ci doveva essere un trucco che si può apprendere in due o tre minuti, solo che io non volevo rivelarglielo per vanità. sostanzialmente, perché ero (sono) uno stronzo.

    ecco, non sarà che il genitore comune si aspetta che gli insegnanti trasmettano il sapere al virgulto per infusione, o per induzione magnetica?

    op
    (scusa la prolissità)

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  2. Eccellente! con spirito ed ironia mette a vivo la piaga della totale incapacità di molti genitori (sempre di più) di dare un minimo di indirizzo educativo ai propri figli. Con i risultati che ogni giorno si riscontrano.

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  3. Cara ex collega, tutti coloro i quali hanno lavorato nella scuola potrebbero raccontare esperienze analoghe. Io dopo 18 anni di servizio, nel 2001 mi ruppi definitivamente gli zebedei di tutte queste menate. Mi sono dimesso e me ne son venuto in Germania.Comunque, da quel che leggo a proposito della scuola italiana, pare che in qualche caso i genitori arrivino addirittura alle vie di fatto.
    Saluti da Stoccarda

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  4. no comment.. la scuola è iniziata d appena 2 settimane e già son stufa per l’ennesimo anno di rappresentare genitori che vogliono spiegare agli insegnanti che “l’inglese è fatto con accento troppo inglese”, che “la matematica è troppo difficile e la maestra non si deve azzardare a spiegare il programma di seconda se i bimbi non hanno fatto la lezione assegnata per le vacanze e non si ricordano più niente: deve fare ripasso fin che non sono in pari!”… 😦

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  5. non vorrei dare tutta colpa ai genitori, ma mi viene difficile….
    Quando andavo alle elementari, alla medie o al liceo, il professore di turno veniva ascoltato. raramente i miei hanno dato ragione a me, ed anche in seguito ad una mia lamentela, non partivano per la tangente come credo si faccia adesso, ma solitamente la frase che mi dicevano era:” OK. Ma tu che hai combinato???”. Ti aggiungo che anche se non mi hanno mai dato uno schiaffo o qualcosa di simile, riuscivano a svegliare i miei sensi di colpa solo con le parole.
    Forse sono stato fortunato, va bene che parlo del secolo scorso ma sentendo le ultime raccontate anche da amici sembra che sia cambiato anche il millennio!:)
    Ciaooo

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  6. Io non potrei mai fare l’insegnante: non avrei tutta questa pazienza con i genitori! Quando andavo a scuola io, che poi non sono così vecchia, la maestra era un’autorità da rispettare. I genitori non sindacavano mai sul metodo di insegnamento o sui compiti assegnati da svolgere a casa. E se la maestra sgridava gli alunni e/o dava loro una punizione, le mamme NON accorrevano indignate al capezzale del Preside perché il loro pargoletto aveva subito un ingiustizia, ma erano solite dire ”Se la maestra ti ha punito, è perché te lo meriti!”, frase seguita spesso da un ceffone!

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  7. … e quando ti lagni perché battendo la corrispondenza t’ha trasfomato Via Pindemonte in Via Pin del Monte, e Via Henry Ford in Via Harrison Ford, ti risponde che non è lei (o lui) ad essere scema (o scemo), ma che è colpa dei professori che non la (o lo) capivano. Prova un po’ a spiegarglielo ai genitori….

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  8. ci sono cattivi insegnanti, ci sono cattivi genitori, così come buoni insegnanti e buoni genitori, non si può generalizzare

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  9. Ma non conosci nessuno che abbia messo alla porta un genitore? Son proprio tutti così, con la vocazione degli stuoini? Non sarà che qualcuno ha proprio la faccia che ispira certi comportamenti a genitori ed altro?
    Non vorrei però trarre deduzioni affrettate: ancora non c’è stato l’intervento decisivo del nostro archetipo.

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  10. Sacrosante parole che sottoscrivo: “Ci sono due professioni che tutti sono convinti di saper fare: l’insegnante e il ct della nazionale.”

    Aggiungo che tutti sono capaci di fare gli amministratori comunali, tutti sono capaci di trovare le ricette per risolvere i mali del paese e così via.
    Non a caso c’è tanta gente che chiacchiera, parla e scrive su argomenti che non conosce e che pensa di conoscere grazie ai suoi ricordi di studente.
    Se una Gelmini che non si è mai occupata di istruzione in vita sua si trova a dirigere un dicastero come quello dell’istruzione, non c’è da stupirsi poi che vengano persone che dicono di non capire nulla di scuola e poi presentano le loro ricette e accusano una caegoria come quella dei docenti di essere corporativa(???).

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  11. La cosa più triste, almeno per me, è che la circolare è del 1969 e io mi son fatta le medie e il liceo ignorandone l’esistenza. Praticamente l’ho scoperta quando ho iniziato ad insegnare. E allora mi chiedo: erano davvero migliori i “nostri” genitori, che non protestavano mai e non osavano obiettare sul lavoro dei docenti, o forse eravamo “noi studenti” un po’ troppo disinformati e davamo per scontato che protestare -almeno per quel che riguarda i compiti- fosse inutile? Mah …

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  12. «Sacrosante parole che sottoscrivo: “Ci sono due professioni che tutti sono convinti di saper fare: l’insegnante e il ct della nazionale.”»

    Sottoscrivo anch’io. Conosco anche un archetipo che non pensa di poter fare il c.t. della nazionale, ma l’insegnante sì. L’importante è sapere che la categoria insegnantizia non è corporativa.

    p.s.
    Le piace insegnantizia, sig. archetipo?

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  13. con tutto il garbo dovuto allo scrivere in casa altrui, e ringraziando anche per lo spazio concesso, gentile galatea permettimi d’esprimere un rispettoso ma chiaro dissenso dal tono e dal merito del tuo thread; che male c’è, da parte di un utente della scuola, voler sapere se una norma è in vigore o meno? e poi il tono generale è astioso verso i genitori, i quali, va ricordato, facendo i figli e pagando le tasse permettono alla scuola di esistere; perchè mai un insegnante non deve poter essere criticato da un genitore, seppure con rispetto? in questo thread c’è un certo vittimismo di maniera; la tua penna, gentile galatea, è di altissima qualità, scrivi pezzi meravigliosi, come quello su didone per esempio, ma questi brani di stampo corporativo, a mio sommesso avviso, son di troppo

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  14. x red.cac.
    ci sarebbero anche gli insegnanti che rispondono per le rime al genitore prepotente. Il problema è che il passaggio successivo è il genitore prepotente che va dal preside ad abbaiare “leinonsachisonoio”, il preside, che a differenza degli insegnanti è al 100% uno zerbino, darà la colpa all’insegnante, per cui la scelta per l’insegnante serio è tra impiccarsi subito con la corda generosamente offerta dal genitore o 10 minuti dopo in pubblico col genitore che dà la corda al preside e quest’ultimo che vi appende il povero insegnante

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  15. @diegod56
    S’era anche provato a far presente che il pianto greco over the school non è che le venisse tanto tanto bene.
    Ma bisogna anche capirla: la Gelmini ha cominciato a girar rubinetti conto Tremonti e nell’ambiente c’hanno tutti quanti i nervi a fior di pelle.
    Così al genitore chenonsifamettereipiedintesta tocca sorbirsi l’insegnante chequicomandoiozittituttiefacciounpocomemipareechenessunofiaticapito. 😀

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  16. “il tono generale è astioso verso i genitori, i quali, va ricordato, facendo i figli e pagando le tasse permettono alla scuola di esistere.”

    Vorrei ricordare un fatto che spesso non emerge nelle discussioni: alcuni genitori non accettano che i loro figli perdano un anno scolastico e non potendo fare nulla, si tentano altre strade: si chiama un avvocato e si organizza un ricorso contro il C.d.C. che ha avuto il coraggio di bocciare l’amato pargolo/a.

    Perché non parliamo di questi fenomeni che hanno effetti deleteri dal punto di vista scolastico?

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  17. Più o meno tutta la famiglia di mia moglie ha lavorato, o lavora, nella scuola. Anche mia figlia non s’era sottratta all’amaro destino e per qualche anno ha fatto delle supplenze. Poi s’è stufata e ha cambiato lavoro. Una volta, ad attenderla fuori dalla scuola, ha trovato una mamma inviperita che per difendere la sua creatura arrivò quasi a metterle le mani addosso.
    A te sarebbe piaciuto di più un genitore come me: all’ultimo anno di liceo chiesero a mia figlia se era orfana di padre perché non mi avevano mai visto. Così mi toccò sorbirmi un pomeriggio di udienze. Una faticaccia !
    Devo dire che mi presentai piuttosto alticcio e dedicai più tempo del necessario ad una prof che indossava una fantastica gonna leopardata. Al ritorno a casa, sommerso dalle domande dell’affollato gineceo in cui vivevo, dissi che le udienze erano andate bene. <>. <>
    Mia figlia apprezzò molto.

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  18. ” S’era anche provato a far presente che il pianto greco over the school non è che le venisse tanto tanto bene.”

    Tua opinione. A me è sembrato che le sia venuto molto bene.

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  19. conosco la categoria, Galatea, e ne ho invidiato i figli: io sono quello che alle elementari, quando ha fatto un metro di neve, mio padre m’ha imbacuccato e nottetempo m’ha portato col trattore a cingolo – e ovviamente a scuola non c’era nessuno.
    ma c’è purtroppo anche un’altra categoria, che forse per gli insegnanti è più… comoda, ma per i pupetti no, se han la sfiga di incappare in un insegnante pessimo: quella del genitore che per atavica paura dell’autorità (vien da ridere, ma è rimasto agli anni ’50: maresciallo prete e maestro) dà sempre ragione all’insegante, convinto che nei rapporti con chi “comanda” conviene sempre abbassar la testa e rimanere nascosti; magari sono anche convinti che l’insegante sia una merda, ma al figlio non lo diranno mai. Non so se in dieci anni è cambiato tutto, ma io ho visti anche questi.
    Forse il meglio sarebbe avere genitori che dàn contro all’insegnante (in fondo il compito edicativo primario è dei genitori) solo se onestamente lo ritengono giusto per l’educazione del figlio, non per comodo.
    insomma ci vorrebbero solo genitori intelligenti… ^__^

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  20. @->diegod56: Ritengo giusto che un genitore venga a chiedere lumi ai professori sul programma svoltoe anche che controlli come viene educato il figlio, ma pretendo almeno un minimo di buona educazione nel farlo e di rispetto per il mio lavoro; non ho nessun problema a fornire spiegazioni, sia ai ragazzini che ai loro genitori, sui metodi di valutazione e sul programma svolto in classe, ma molto genitori (non tutti, ma una percentuale in continua crescita, ti posso assicurare per esperienza personale) ormai arrivano già dando per scontato che i professori del figlio siano a prescindere una manica di imbecilli e vadano trattati come tali. Nel caso citato siamo su un altro piano: i genitori “chenonsifannomettereipiedintesta” sono una categoria ben precisa, la stessa che strilla negli uffici contro i dipendenti a prescindere, che quando va dal meccanico per farsi riparare la marmitta crede di sapere meglio di lui come vanno trattate le macchine, e hanno sempre in tasca il “lei non sa chi sono io!”. Nel caso specifico, trovo veramente ridicolo che uno vada a cercare una circolare degli anni ’60 per cercare di far togliere i compiti a casa alla sorellina. Anche perché, conoscendo questi tipi, prima stepitano per i troppi compiti dati a casa, poi passano il tempo a lamentarsi che la scuola non è più seria e gli alunni non imparano nulla.

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  21. @->Frap1964: Caro Frap, non so se hai già figli. Ma da come sei nei commenti non invidio i poveri colleghi che avranno i tuoi pupetti in classe: immagino che, al primo quattro, ti precipiterai a protestare perché i professori sono “con i nervi scoperti per i tagli di Tremonti e della Gelmini”. Del resto hai già fatto chiaramente capire che ci consideri tutti una categoria privilegiata che non sa cosa significhi lavorare davvero, non sa organizzarsi, insomma, un branco di gente che mangia pane a tradimento, mentre tu, che fai tutt’altro mestiere, sapresti benissimo come rivoltare la scuola come un calzino, anche se non conosci minimamente quali siano i meccanismi che si devono rispettare (Se non sbaglio, tu eri quello che diceva che quando manca un professore e non ci sono bidelli disponibili si può allegramente lasciare i ragazzini in classe senza sorveglianza, tanto si è sempre fatto così..). E tutto questo tenendo un tono molto spesso offensivo, anche se non te ne rendi neppure conto.
    Ripeto, poveri colleghi.

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  22. @->nomedelblog: Nella mia esperienza, i genitori che considerano il professore una autorità, almeno alle medie, sono una specie estinta. Non ne sento, detto per inciso, la mancanza: con i genitori cerco di dialogare alla pari, ma facendo sempre presente che io e loro abbiamo ruoli diversi, e quindi anche diversi metri di giudizio. Alle medie il professore ha un prestigio pari a zero, molto spesso: le maestre elementari sono amate in quanto sentite come “vicemamme”, i professori delle superiori sono ancora tenuti in una certa considerazione perché alle superiori si boccia di più e non è scuola dell’obbligo. Le medie sono un buco nero: la maggioranza delle famiglie, purtroppo, considera a priori il professore delle medie uno sfigato che è lì perché non ha avuto la possibilità di andare altrove: quando vengono ai colloqui partono già dall’idea che sono più qualificati di te, molto spesso dettano le vere e proprie “condizioni”, tipo: “Mio figlio alle superiori farà il classico, quindi lei deve fargli molta più analisi logica delle due ore previste per programma e dare basi di latino”. Così, come in un ristorante si ordina un menù alla carta, e fregandosene del fatto che nella classe ci sono altri venti/venticinque ragazzini.
    Quanto ai genitori: la mia riuscì a farmi abbassare il voto in un compito di inglese, perché secondo lei avevo fatto troppi errori per prendere un buono…pensa te. 😉

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  23. @Gala
    Suvvia Gala… ma quale tono offensivo, un po’ di ironia, eh.
    Basta provocarti un attimo e ci caschi regolarmente come una peracotta.
    Toccato nervetto scoperto? Sorry. 😉

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  24. secondo me la scuola così come è concepita è arcaica: il modello è quello che accentra fisicamente centinaia di ragazzi in un posto, mette lì degli insegnanti che devono spiegare il programma, con un meccanismo lento, burocratico, ferragginoso, costoso; ormai, le nuove modalità d’accesso al sapere, la varietà la diversità delle necessità di conoscenza d’ognuno, rendono più logico un modello di scuola “diffusa”, dove ognuno accede al sapere aggregando gruppi di studio che non sono più la burocratica classe; compito dello stato è fornire la conscenza e gratuitamente i mezzi per accedervi, ma non è una legge di natura che sia attraverso la scuola d’impianto ottocentesco; la scuola secondo me non va riformata: va semplicemente chiusa, e le risorse che oggi essa drena, riutilizzate certamente per fornire la conoscenza ai cittadini, ma non più con quella forma così strutturata, monolitica, utile solo al formarsi di potenti aggregazioni corporative; certamente l’abolizione delle medie inferiori, quella va fatta subito, perchè sono un assurdo, un costoso e bizantino doppione delle elementari; mi si dirà: ma tu non lavori nella scuola, cosa vuoi capirci? io rispondo, proprio perchè non ci lavoro, e non ho la pagnotta da salvare, posso liberamente ragionare, credo; chiedo vedia galatea per l’abuso dell’ospitalità, ma la qualità delle tue argomentazioni stimola molte riflessioni, per assurdo il tuo blog è “vera” scuola, per me

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  25. @diegod56
    Eh, eh, eh ma lei è un gran furbacchione lo sa?
    Arriva qui, ringrazia, chiede venia, permesso e poi la butta lì come se niente fosse: “certamente l’abolizione delle medie inferiori, quella va fatta subito, perchè sono un assurdo, un costoso e bizantino doppione delle elementari”.
    Già vedo il rossore comparire sulle guance, il fumo uscire piano piano dalle orecchie, gli occhietti farsi a fessurina, le dita scorrere veloci sulla tastiera. Non le sue, intendiamoci.
    Il “formarsi di potenti aggregazioni corporative” e “la pagnotta da salvare” e “per assurdo il tuo blog è ‘vera’ scuola, per me” non le saranno certamente perdonate.
    Si comincerà con Caro diego, si proseguirà con “immagino che lei sia…” (sull’immaginazione si va indubbiamente forte, sulla sintesi un po’ meno) e poi giù mazzate dialettiche a più non posso.
    Dica la verità: lei è venuto qui solo per litigare e divertirsi, vero? 😉

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  26. quasi nessun genitore considera più l’insegnante una “autorità”? ammazza quanto cambiano in fretta le cose. e non esistono più gli insegnanti che si considerano tali, e spadroneggiano e s’offendono se il genitore vorrebbe fare altrettanto? Quella che, il giorno che entrai per assistere agli esami di terza, mi rimandò fuori a prendere un etto e mezzo di salame per suo figlio, mi sa che in pensione non c’è ancora andata…

    nomedelblog

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  27. @->diego56: Guarda, Diego, ti risponderei, se mi spiegassi in maniera un po’ meno vaga di che diavolo tu stia parlando. Gruppi di studio gestiti da chi? E riuniti dove? Come ci si accede? Chi li organizza? Quanto numerosi? Con ragazzi di che fascia di età? o selezionati atraverso quali test di accesso? Chi decide i libri di testo, i programmi? E che ci si studia? Chi sono i docenti e come vengono scelti? Che tipi di attestati rilasciano? Al posto delle medie, che ci metti? Dividi già i ragazzini di dieci anni in base alle capacità supposte e mandi alcuni alla formazione professionale? Oppure tutti vanno in questi gruppi di studio e poi chissà? Sai proprio perché non ci lavori e non hai la pagnotta da salvare, sarebbe meglio che tu spiegassi meglio cosa intendi. No, sai, visto che il blog è una vera scuola per te, sarei curiosa davvero di capire esattamente che tipo di riforma ti ha ispirato.

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  28. gentile frap, io espongo con mitezza dei ragionamenti, non sono incline al litigio, ma al sereno confronto dialettico, che è la natura stessa di questi virtuali spazi; la nostra cortese ospitante può replicare al mio ragionamento (e di certo ha mezzi intellettuali e stilistici migliori dei miei per farlo), oppure ignorarlo, lasciarlo cadere nell’oblìo, se lo ritiene opportuno; io leggo questo blog per l’ottima qualità generale degli scritti ed anche dei commenti, lo scrivervi qualche irrilevante chiosa da parte mia è irrilevante; comunque, gentile frap, non scriviamo di me, io non sono un argomento interessante

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  29. gentile galatea, di certo va abolito il valore legale dei titoli di studio e tante altre modifiche radicali, ma ora debbo scappare, grazie comunque per l’attenzione

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  30. ecco, gentile galatea, ho lavato i piatti e posso finire il mio modesto ragionamento; mi rendo conto che cambiare le ruote ad una bicicletta mentre cammina è difficile; però io credo proprio che la scuola debba essere abolita come struttura che obbliga centinaia di migliaia di ragazzi ad andarci dentro, ma debba divenire una struttura che essenzialmente “produce” cultura e va lei verso la società, e si rivolge anche molto agli adulti, perchè oggi non puoi più studiare fino a 20 anni e poi fare un mestiere per tutta la vita: continuamente bisogna aggiornarsi, accedere a nuovi saperi, a modelli di comunicazione che cambiano: a questa esigenza deve rispondere la scuola, con nuovi compiti, con strutture elastiche e moderne; credo moltissimo nella rete e nel suo uso, che permette una distribuzione capillare, senza bisogno di aule, di libri di testo ufficiali, di noiosi registri da compilare; non serve meno scuola, ma più scuola, più diffusione di contenuti culturali; i docenti debbono essere degli evangelizzatori del sapere, debbono essere soggetti pagati per produrre sapere, debbono essere non marginali come sono adesso, ma incardinati con le nervature stesse della produzione culturale; è ovvio che questo che scrivo io è un punto di vista generale, una prospettiva; mi si può obiettare: non sei concreto! è vero, lo ammetto, ma se non cominciamo almeno a pensarla un’altra scuola, ci teniamo questa costosissima che c’è fino al collasso definitivo; urge pensarla almeno, una nuova scuola

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  31. sono d’accordo con Diego, c’è da studiare un modo per migliorare la qualità scolastica formazione ecc..
    ma ci tengo anche ad aggiungere che è molto importante ottenere l’attenzione e l’attrattiva del ragazzo su ciò che si insegna.
    bisognerebbe insegnare giocando, divertirsi per entrambi, sia allievi che insegnanti, creare quel meccanismo gioco che poi anche il genitore può condividere e divertirsi col figlio.
    (anche sulle strutture pubbliche dei giochi per bambini ne avrei da dire: sono concepite solo per loro, bisogna pensare alla condivisione perchè è proprio in questo modo che ci si evolve meglio).
    gli esercizi per fare i compiti sono di una noia mortale!, aiuto i miei cugini che fanno le elementari e mi accorgo che se un grande ci mette 30 secondi loro ci mettono 30 minuti perchè non hanno attrattiva! bisogna stare lì, pregarli insistere ripetere rileggere!
    non ci si mette abbastanza nei panni degli altri secondo me. occorre studiare un meccanismo più accativante di insegnamento cribbio

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  32. @->Welverance: Posto che tu, a quanto si capisce, parli di elementari, mentre io lavoro alle medie (quindi con ragazzi di età e con competenze ed esigenze del tutto diverse) faccio presente una cosa: all’asilo ed alle elementari l’apprendimento di tipo “ludico” è praticato: non va però confuso l’apprendimento di tipo “ludico” come fare tutto attraverso giochini, canzoncine etc e niente altro. L’apprendimento “ludico” prevede una fase “ludica” appunto, e una di consolidamento, in cui si fanno gli esercizi che aiutano la memorizzazione e chiariscono quanto si è appreso, sviluppando nel bambino le abilità di teorizzazione e astrazione. Un grande ci mette 30secondi a fare gli esercizi perché ha un cervello già adatto all’astrazione, i piccoli no, ci devono arrivare: ma se non li fai rimanere 30minuti a fare quegli esercizi noiosi, non riescono ad imparare la tecnica del pensiero astratto. Risultato, si divertono un casino ma non imparano nulla…

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  33. @->diego: Caro Diego,
    avrei davvero l’esigenza di capire meglio di cosa stai parlando, perché dal tuo commento non in più punti non capisco davvero cosa intendi, anzi mi pare che tu stesso faccia una certa confusione.
    Prima di tutto, parliamo di abolizione legale del titolo di studio o abolizione dell’obbligo scolastico? O di entrambe?
    Parrebbe di entrambe, ma sono cose ben diverse. Aboliamo l’obbligo scolastico? Benissimo. Però chiariscimi: in toto o solo a partire da una certa età?
    In toto, vuol dire che tu lasci libere le famiglie di non mandare proprio i ragazzini a scuola, quindi che aumenterai la percentuale di analfabeti. Naturalmente saranno le famiglie più povere che sceglieranno questa strada. I ragazzini che non vanno a scuola diventeranno lavoratori minorili, presumo, dato che tenerli a casa dagli 0 ai 16 anni è impensabile. Non avendo istruzione non potranno nemmeno riqualificarsi in seguito. Inoltre, non sapendo nemmeno leggere e scrivere, avranno diritto di voto? E , anche avendolo, saranno in grado di esercitarlo con un minimo di coscienza civica? Mah.
    Teniamo solo le elementari (giacché le medie, hai spiegato, sono solo un doppione)? Bene, quindi a 11 anni tu mandi i ragazzini a lavorare? Perché togliendo l’obbligo fino ai 14/16 è questo che succederà. Che potranno fare? I Dirigenti di azienda non credo. I manovali? Gli operai otto ore in fabbrica alla pressa?
    Forse tu vivi in una realtà in cui i ragazzi continuano già comunque a studiare tutti fino al diploma. Mi dispiace informarti che non per tutti è così. Qui nel ricco Nordest non è raro il caso di famiglie con cui tocca baruffare perché iscrivano il figlio alle superiori: finite le medie li manderebbero volentieri in cantiere. Ogni anno, in ogni classe, io ho tre/quattro alunni che non proseguono. Non sempre, va detto, sono i più cretini.
    Quanto alle medie che sarebbero un “doppione” delle elementari: forse è meglio chiarire alcuni particolari, facendo ricorso ad alcuni fondamenti di pedagogia e psicologia spicciola, che noi insegnanti abbiamo per formazione specifica (ci fanno corsi appositi, su questo; leggiamo libri, ci aggiorniamo…da non credere, vero?).
    La scuola si prende cura di bambini e ragazzi con un cervello in formazione: dai 6 ai 10 anni il bambino ha grandi capacità mnemoniche ma deve ancora sviluppare in toto il pensiero critico/razionale. Alle elementari si gioca molto sulla memorizzazione e sulla abilità pratica (si fanno i cartelloni, si imparano le parole, i sostantivi etc.). Dagli 11 ai 14 anni i ragazzini perdono capacità mnemonica, ma sviluppano le capacità logico/critiche. L’insegnamento alle medie, infatti, pone le basi per il metodo di studio, la schematizzazione, etc. Quindi, anche se apparentemente si insegnano le stesse materie, la metodologia è diversa, perché diverso è il pubblico cui ci si rivolge. É il motivo per cui alle elementari si insegna a contare, alle medie si fanno i teoremi di geometria; alle elementari si insegna a formulare i pensierini e testi molto semplici, alle medie si approfondiscono le varie tipologie testuali e le loro impostazioni, e così via. Taglia via le medie, avrai una fetta di popolazione che non impara nemmeno a cominciare a sviluppare il pensiero razionale.
    Sul resto, caro Diego, non so cosa risponderti, perché tu stesso hai detto che le tue proposte sono “poco concrete”. Infatti, sono dei bei proclami su cui può essere d’accordo chiunque. Vorrei capire in pratica cosa proponi. Cosa intendi esattamente per “scuola che produce cultura”? Che vuol dire “che va lei verso la società”? Che cacchio vuol dire, fuor di retorica, che i docenti devono essere “evangelizzatori del sapere”? Quali sono, in specifico, i “nuovi compiti”, le strutture “elastiche e moderne”? Cosa proponi in alternativa ai libri di testo tradizionali? Finché non mi spieghi, anche con qualche esempio molto terra terra, ma pratico, cosa vogliono dire per te queste belle parole non so cosa risponderti, perché non so di cosa stai parlando, in realtà.

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  34. @Gala
    Per farsi un’idea di quel che ha probabilmente in mente diego, se ti avanzano 4 euro, dovresti provare a prendere questo in edicola.
    E ‘ una rivista un po’ da geek, ma assolutamente comprensibile, loggiuro.

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  35. in effetti il lik segnalato da frap mi pare abbastanza azzeccato

    ovviamente gentile galatea, io, come cittadino, reputando l’istruzione una cosa importantissima, esprimo opinioni generali, non credo sia di buon gusto da parte mia andare oltre a queste, annoierei chi legge queste belle pagine

    ti leggerò con interesse, come sempre

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  36. @->Diego56: Se uno però dice: “aboliamo tutto” asserendo che ha delle idee precise, e può ragionare più liberalmente perché non ha la “pagnotta da salvare”, o le spiega, queste idee, e le argomenta in maniera precisa, chiarendo cosa intende, fa la figura di uno che molto da dire davvero non ha. Non ti preoccupare, non mi annoi: parla pure. Ti ho fatto delle domande ben precise per capire quali sono le tue idee e cosa intendi sostenere. Rispondi, per favore? O scappi?

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  37. visto, gentile galatea, che ti interessa il mio pensiero, cercherò di focalizzarlo;

    per scuola che produce cultura cosa intendo:

    non parlo di scuola, ma parlo di spesa per la pubblica istruzione, che non è la stessa cosa, per produrre cultura intendo sostanzialmente finanziare pubblicazioni, ed anche teatro, video, musica, ricerca sulla comunicazione attraverso nuovi media, divulgazione scientifica rivolta ai giovani ma anche agli adulti

    per scuola che va verso la società intendo:

    utilizzare le competenze che vi sono nella scuola per progetti che coinvolgano strutture sociali di base, come consigli di quartiere, assessorati a livello comunale e provinciale, con progetti nati dal e sul territorio (la parola è abusata, ma da vecchio intellettuale di sinistra non ne trovo altre)

    i docenti evangelizzatori del sapere:

    vanno usati non solo in classe ma debbono, utilizzando i media attuali, contribuire a diffondere contenuti in tutto il tessuto sociale, detto in esempio: un buon professore di chimica [i]deve[/i] anche mettere su un sito internet le sue lezioni o quel che ritiene utile ma lo deve fare

    nuove strutture:

    io credo in una scuola che sia a disposizione, per chi vuole conoscere, anche al di fuori di un specifico curriculum scolastico: se ad esempio la mia azienda ha bisogno di irrobustire le basi di elettrotecnica dei suoi operatori, deve poter trovare questo servizio

    insomma non la scuola, ma la pubblica istruzione come concetto dovrebbe essere il perno

    mi rendo conto che io non pensavo alla scuola dell’obbligo che, per le elementari, a me pare abbastanza buona

    però per me quel che conta è un cambio di prospettiva: non la scuola, ma il servizio pubblico della conoscenza, come essenza proprio “ontologica”

    poi, comunque, la scuola superiore ha anche delle singole eccellenze, cito fra tutti l’ottimo liceo classico statale di brescia, per la mia esperienza personale,
    per cui mi domando: perchè quella scuola lì mi pare ottima ed altre, altri licei analoghi, no?

    però, gentile galatea, ti ho risposto solo per cortesia verso una signorina, io non volevo scriver più, e di certo chi legge s’annoia

    due note a margine: ho tentato di metter due corsivi, ma ci vorrebbe un’anteprima, per noi postanti, così da verificare

    il brano su didone è meraviglioso, lo vorrei recensire in altra modesta internettiana casetta

    un deferente saluto, galatea

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  38. @->diegoD56: rispondo in ordine:
    1. Parte di quello che dice Lei, cioè ricerca, lo fa l’Università (o dovrebbe farlo, visto che, non avendo più fondi, non ci riesce). Teatro/cinema/produzioni per nuovi media si possono fare, in certune scuole si fanno: il problema sono sempre i fondi. Il problema in Italia è che spesso ci si lamenta perchè la scuola non fa alcune cose, senza però rendersi conto che costano.
    2. Progetti in comune con le amministrazioni (Comunali, regionali, provinciali, con consultori, centri di neuropsichiatria infantile e altro) si fanno in molte scuole, dalle medie alle elementari. In quasi tutti gli istituti professionali veneti sono inoltre diffusi stage presso le aziende (Penso ai turistici ed agli alberghieri, soprattutto, ma anche ai ficiap). Basta che Comuni e Enti vari presentino però i progetti e garantiscano in parte il finanziamento del progetto stesso. Ci sono numerosi esempi di partneriato di questo tipo. Peccato che negli ultimi anni Comuni, Province etc abbiano anche loro sempre meno fondi, il che fa saltare automaticamente molti progetti anche già avviati.
    3. Nella mia vecchia scuola io mettevo gli appunti delle mie lezioni on line. Ho dovuto però smettere perché, con troppo carico di documenti, si impiantava tutto. Se si vuole che diventi una prassi, quindi, bisognerebbe dotare le scuole di piattaforme informatiche in grado di supportare tutto ciò. Insomma, ci vogliono soldi, tanto per cambiare.
    Quanto ai docenti che “evangelizzano”: per carità, disponibilissima, su qualsiasi media Lei voglia. Basta che mi paghino le ore in più spese per realizzare tutto ciò. Perché posso anche fare da evangelizzatrice, ma non sono una missionaria. Quindi, vuole che “evangelizzi”? Ci vogliono soldi.
    4. Se la sua azienda ha bisogno di un corso di questo tipo, può già adesso rivolgersi alla scuola pubblica. I CTP per esempio posso organizzare corsi di formazione linguistica per gli operai stranieri di una determinata fabbrica. Più difficile però che una scuola pubblica possa creare un corso di specializzazione per un privato: tipo: “mi servono dieci tecnici di qeusta macchina qui”. Quel tipo di corso, che è formazione professionale interna, se lo organizza a spese sue. Ma può fare una convenzione per uno stage presso la sua azienda, così lei forma ragazzi provenienti dalla scuola (per esempio un ficiap) che già hanno una conoscenza del settore e possono approfondire quello che serve a lei. E’ che spesso non è la scuola che “non può fare certe cose”, è che chi si lamenta non sa che per legge la scuola può farle, basta che qualcuno gliele chieda e si faccia un progetto serio in parternariato.

    Infine, mi spiace, ma la piattaforma wordpress non ha il servizio di anteprima dei commenti.
    Se vuole linkare, recensire o citare i miei post, liberissimo: come avverte il disclaimer, basta citare autore e fonte. Felice che le sia piaciuta Didone.
    Defenti saluti anche a lei.

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  39. ma no signorina, non s’adiri, io ho risposto per non esser scortese a non rispondere, se no a me non interessava, avevo già scritto il mio irrilevantissimo pensiero

    comunque, è un segno del destino, nel 1967, avevo una professoressa d’italiano, in terza media, che mi detestava, e pensare che io la trovavo pure abbastanza bella

    ma si sà, gli uomini sono scemi, e le donne incomprensibili

    suvvia, si scherza, buona serata

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  40. @->Diego: Non mi sono affatto adirata, ho solo risposto anche io a quanto aveva argomentato.
    Giuro che la prof del 1967 non ero io. 🙂

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  41. ritorno al mio discorso.faccio un esempio pratico:
    un bambino anche da medie in giù impara subito una canzone che gli interessa invece che le tabelline, perchè gli interessa!
    se le tabelline gli fossero indispensabili per il suo gioco preferito le imparebbe subito.
    è molto più rompente fare un esercizio che ti chiede di ricercare una parola e scambiarla con un altra invece che (faccio per dire ) inseguire il coniglietto.
    ho notato che i grandi si dimenticano della loro infanzia.
    quando ero all’asilo ci facevano fare e ripetere filastrocche che a me non piacevano e non le ho memorizzate, oppure esercizi per imparare a rimettere a posto che trovavo assurdi( già a4 anni),. anche se devo dire che ad altri han funzionato
    bisogna solo trovare il meccanismo di applicazione, è molto rompente imparare la storia di camillo benso ( facio perdire) ma se si vivesse come un gioco di ruolo(faccio per dire) è tutta unaltra cosa,

    adesso ho ostentato coi paragoni bisogna studiare e lavorarci su ovviamente
    comunque tutto questo non solo (e sopratutto) per esperieza personale ma anche visto da altri

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  42. @->Welverance: Scusa, che diavolo significa “rompente”? Ho qualche difficoltà a seguire alcuni passi del tuo discorso perché la sintassi, l’ortografia e il lessico del tuo commento sono un po’ traballanti.
    Come ti ho già detto sopra, l’apprendimento ludico è normalmente usato sia all’asilo sia alle elementari; in parte anche alle medie. Si possono fare delle attività ludiche in classe e con gli alunni, ma poi, di seguito, è necessario affiancare i normali esercizi, altrimenti l’apprendimento da parte dei ragazzini rimane monco. Tra l’altro, uno può memorizzare come una canzioncina le tabelline, ma poi deve imparare il processo logico che lo porta a sapere quando applicarle; Non basta imparare quando è nato e chi era Cavour, ma capire perché è stato importante per la storia italiana. L’apprendimento ludico aiuta nella memorizzazione dei dati, ma poi è più difficile usarlo per far capire il processo razionale che va seguito per mettere in connessione i dati appresi. Poi si può anche fare storia divertendosi, ma non si puà fare storia solo divertendosi: prima o poi è necessario anche far fatica, imparare a fare schemi, riassunti, etc. Mi spiace, non ci sono scorciatoie: se ti hanno raccontato che ci sono, ti hanno mentito.
    Non so se l’ortografia e la sintassi te le hanno insegnate con il metodo “ludico”, ma io le ripasserei un po’.

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  43. @->Frap: Per ora, a scuola, abbiamo solo due lavagne elettroniche. Il corso per usarle, però, non ce lo hanno ancora fatto, perché il ministero non ha ancora dato i soldi. I computer per i docenti della sala a scuola sono così vecchi che non hanno neppure le porte usb per le chiavette. Devo verificare se la connessione internet funziona. IL resto deve ancora essere attivato.
    Però ho la lavagna e, per adesso, i gessetti. Sono in grado di arrangiarmi benissimo anche così.
    🙂

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  44. Il corso? Ma che stamo a scherza’?
    Tra l’altro ho letto di cifre assurde per comprare ‘ste lavagne interattive.
    In realtà ciò che serve veramente è il proiettore (ora se ne trovano pure sotto i 1000 euro), un normalissimo portatile o un PC, un telecomando della Wii (il Wiimote) che costa 39,90 euro, una penna con led infrarosso (JCL le vende dal suo blog a 10 dollari) e il software free che si scarica da qui (guarda il secondo video, l’uso della lavagna è banale).
    Mi risulta che in alcune scuole italiane si siano fatti le lavagne da sé in questo modo qui.

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  45. I computer in dotazione nelle scuole sono di solito delle baracche con Pentium e Win98 senza presa usb, se provi ad attaccare un proiettore vanno in tilt, generalmente NON hanno connessione Internet e quindi basta un virus da niente per bloccarli, soldi per un tecnico non ci sono e comunque avendo Windows l’obsolescenza è garantita.
    Questo fatte salve ovviamente le eccellenze, di solito nell’odiata Emilia rossa.

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