Certo che a vederli tutti lì, fanno impressione. A dire il vero, danno l’idea di farsi un po’ impressione da soli, a ritrovarsi tutti lì. Perché la sala municipale di Spinola è piena zeppa di Socialisti, convenuti per la conferenza Bettino Craxi, uno statista, un leader, un perseguitato, che il circolo “Riformismo e Riformismi” di Spinola ha organizzato nel decennale della morte.
Ci sono tutti, i Socialisti: i Socialisti di destra, migrati ed ormai assorbiti in Forza Italia e Pdl, che però continuano a definirsi socialisti anche se ormai, quando aprono bocca, si capisce che sono, forse sono sempre stati, socialisti come lo poteva essere Mussolini: per questo han seguito la stessa evoluzione, e i più maligni tra i vecchi del partito augurano loro di nascosto la stessa fine; i Socialisti di sinistra, che si sono prima allineati, poi fatti tesserare nel Pd, ma che ci stanno dentro con dipinto in viso un pallore da disagio, perché i compagni di partito li puoi chiamar piddini quanto vuoi, ma sono poi alla fine sempre o Comunisti o Democristiani, e dei Socialisti, quindi, per principio sospettano; i Socialisti socialisti che sono restati socialisti, non sai se per orgoglio della tradizione, o perché si sono distratti e non hanno colto il momento giusto per andare da un’altra parte, sicché stan lì, con la faccia non da socialista, ma di uno che ha perso il treno e sta fermo sul binario della stazione, con il biglietto obliterato in mano, domandandosi chessadaffà. Poi ci sono i Socialisti ipotetici e quelli di ritorno, cioè quelli che in realtà non s’era mai saputo che erano socialisti, a dire il vero neanche simpatizzanti, anzi, a dire il vero, li si ricordava proprio da un’altra parte e di certo han fatto tutto per far sapere che ci stavano, da un’altra parte, quando han cominciato a volar le monetine; ma ora giurano e spergiurano che socialisti sono sempre stati, e quasi quasi asseriscono che Craxi lo conoscevano e gli davano del tu. Tutti ‘sti Socialisti, insomma, stan lì, assieme, sono una tale marea che la sala del municipio di Spinola scoppia, e chi li guarda si domanda come cazzo han fatto, negli anni ’80, i Socialisti, a non prendere il 90%dei voti del paese, perché se erano davvero tanti e così motivati, l’unica spiegazione logica è che si trattasse di un partito di inconsapevoli franchi tiratori.
Aurelio Sbrogiò è il segretario locale. Di cosa esattamente sia segretario, nessuno a Spinola l’ha mai capito, neppure lui. Sa che ha un simbolo, che gli hanno detto è quello nuovo del partito, ma quale sia esattamente “il partito”, questo ecco, è più complicato spiegarlo, perché ogni volta che si presenta dicendo “Sono il nuovo segretario dei Socialisti”, si sente domandare da tutti: “Ah, ma di quali?”. E questo, lo ammetterete, non è proprio confortante, neh. Il fatto è che la provincia di Socialisti ne ha prodotti negli anni ’80 un gran bailamme, tanto è vero che non è più riuscita a smaltirli: e difatti sono ancora tutti lì, ad occupare posti di governo e di sottogoverno, con una leggera predilezione per il sotto. Non hanno più la tessera del partito, e anzi militano altrove, ma la prima cosa che dicono quando si incontrano fa loro e si presentano agli altri è un “Sai, io sono socialista.” Nelle due varianti, entrambe ammesse: “Sai, io sono ancora socialista!” oppure: “Sai, io mi considero sempre socialista.” Che ti fa venire il dubbio che i socialisti siano come i preti, l’affiliazione valga in eterno.
Dunque, Aurelio Sborgiò, dicevamo, però dei Socialisti socialisti è segretario, quindi commemorare il defunto Bettino lo ha sempre considerato affar suo, e la commemorazione in sé l’ha vissuta come il suo personale ed annuale momento di gloria. Non che gli stesse veramente simpatico, Craxi, quando non era ancora defunto, tanto è vero che lui, ai tempi, non era nemmeno Socialista. Lo è diventato dopo, e da allora una volta l’anno la sua unica attività è stata quella di riunire a Spinola un convegno sul defunto Bettino, più che altro perché si era accorto che sentirlo commemorare come Bettino, soprattutto se defunto, faceva venire i mal di pancia ai Piddini; e far venire un leggero mal di pancia ai Piddini è l’unica azione politica che Sbrogiò sia in grado di concepire: la dimensione politica, per lui, si riduce appunto solo al giocare ai Piddini qualche blando dispetto. Così lui commemorava, ogni anno, col puntiglio di chi non ha di meglio da fare che seguire le sue ossessioni personali. Solo che quest’anno, decennale, la commemorazione gliel’hanno scippata dalle mani. I Socialisti – cioè, quegli altri che socialisti non sono a rigore più, ma insomma sono sempre o ancora socialisti – hanno deciso che l’onore e l’onere del ricordo spettasse esclusivamente a loro, e, con l’appoggio di assessori provinciali e regionali socialisti alla loro stessa maniera, hanno pescato fondi per far le cose in grande. Quindi il povero Sbrogiò, unico socialista effettivo, è stato travolto dalla marea di socialisti virtuali e di ritorno, tutti però che contano assai più di lui, non fosse altro per il buon motivo che lui, dal punto di vista politico, non conta un cazzo. Ora, dunque, nella sala del suo paese e alla sua commemorazione di Bettino, si trova come un tizio che ha organizzato un banchetto, ma non conosce nessuno dei convitati, che anzi lo prendono per un cameriere. Gli altri, invece, non fanno che scambiarsi gran manate sulle spalle, saluti, abbracci, strizzate di occhiolini: paiono ex liceali che si ritrovano alla cena di classe.
A far pubbliche relazioni in due cantoni opposti, fingendo di non prestarsi un briciolo di reciproca attenzione, il Sempresindaco Taragnin ed il suo quasiexvice Erberto Guidi, che hanno aperto una silenziosa gara fra chi riesce in minor tempo a stringere più mani: Taragnin, democristianissimo ex assessore di tutte le giunte pentapartitiche della passata Repubblica, ha dalla sua la conoscenza di metà dei socialisti, che erano suoi colleghi; ma Guidi può contare sul fatto d’essere stato socialista ai tempi davvero, e quindi di esserlo oggi sempre e ancora.
“Ma si comincia?” “Non si comincia?” “Che stiamo aspettando?” il pubblico rumoreggia sommessamente, perché l’ora prevista è ormai abbondantemente superata, ed il ritardo è così cronico che persino i vecchi marpioni della politica lo cominciano a giudicare eccessivo, tanto più che le mani da stringere sono esaurite. Così Taragnin allunga il collo verso Sbrogiò, e mostra l’orologio sbattendoci su il dito, con l’aria di chi chiede spiegazioni.
Sbrogò arrossisce, si fa pallido, di nuovo arrossisce. Allarga le mani, poi se le passa a tamponare la fronte sudata. Quindi guarda l’ora, la riguarda, si consulta brevemente ma con malcelata angoscia con il segretario provinciale del suo partito, che da quindici minuti è attaccato ad un cellulare, in consulto. Infine, bianco come un cencio, prende in mano il microfono.
“Ehm…ahm…uhm… – dice raschiando in gola quel poco di saliva che ancora gli è rimasta – purtroppo, ecco, pare…cioè mi dicono che la nostra ospite…cioè non potrà essere con noi perché è bloccata in autostrada dal traffico… un ingorgo…non ce la farà ad arrivare in tempo…”
Lo sconcerto si dipinge in un attimo sulle facce dei presenti. Veramente uno sconcerto un po’ scocciato: negli anni passati, e soprattutto nei primi dopo la dipartita del leader, Lei delle commemorazioni a Spinola, organizzate all’epoca dal solo e ininfluente Sbrogiò, non se n’è persa una, anche a costo di arrivare a dorso di cammello o a guado fra le paludi costiere della Padania; e invece stavolta che le hanno offerto il rimborso volo, e pezzi grossi della provincia si sono spesi mettendoci di carico all’invito tutto il peso del loro prestigio personale, nisba? Che Lei non si faccia vedere a loro lì in attesa non sanno come interpretarlo: una presa di distanza dall’esser parte degli ancora e dei sempre socialisti, ora che è ascesa ad alti incarichi di Governo sotto altra bandiera, o di semplice indifferenza per gli ancora e sempre Socialisti di Spinola, cioè la certificazione che Spinola conta come l’ultimo buco nel mondo e i suoi ancora e sempre socialisti meno degli zerbini lasciati fuori la porta della ex sezione.
La sala prima brusisce, poi apertamente rumoreggia, anche perché è chiaro che a relatori alternativi Sbrogiò non ha pensato, e può giusto offrire ai convenuti le quattro parole scribacchiate da lui su un foglietto: un po’ poco per far una figura appena appena decente con gente che negli anni d’oro è andata alle piramidi del Partito ed ai convegni faraonici.
Il Quasiexvice Guidi sbuffa, senza neppure trattenersi: con una campagna elettorale alle porte, aver perso un’ora e mezza per star lì ad un convegno dove non appare nemmeno una vicesegretaria è un tonfo, e in più ha le mani appiccicose per tutte le strette sudaticce che s’è dovuto sorbire. Quindi fa l’atto di salutare, con un sorriso falso che biascica la scusa di un altro impegno improrogabile, e si smaterializzza veloce, lasciando i socialisti più o meno effettivi a guardare Sbrogiò, il suo segretario provinciale ed il seggio vuoto della relatrice dispersa.
Sbrogiò assume un color caccarella in volto da far concorrenza con la dipintura neutra della sala: non sa come cavarsi d’impaccio. Continuare a parlar lui mentre, dopo Guidi, fra il pubblico è già iniziata l’emorragia delle fughe, o congedare tutti accettando il flop, anzi certificandolo?
É a questo punto che la vecchia scuola di Taragnin salta fuori in tutta la sua grandezza, e imbastisce un colpo d’ala buono a spiegare che uno resta Sempresindaco per qualcosa. Fa un cenno a Sbrogiò, che vuol dire: “Fermali, con una scusa, cazzo, che adesso ci penso io!” Come un pistolero in un film di Sergio Leone, tira fuori il cellulare, compone un numero con la sicumera di chi lo sa diretto e privato, scambia due parole in fretta, e subito lo porge, come si porge un’ostia consacrata nell’ostensorio, alla visione dei presenti:
“Il Ministro ******, mio caro amico, mi ha appena chiamato per avvertirmi che, purtroppo, anche lui è bloccato dal traffico, e non può venire. Però ha accettato di dire due parole a noi, anche solo attraverso il cellulare, per partecipare al nostro commosso ricordo dell’amico Bettino!”
Ai sempre e ancora socialisti del pubblico e persino ai vecchi del partito vengono i lucciconi agli occhi, alla vista di quel cellulare che però diviene portavoce, in quel preciso istante, della “ministrità”: chi stava per andar via si siede, chi bofonchiava tace in commosso silenzio, mentre la voce chioccia del Ministro, tra i gracchi di audio che va e viene fra le gallerie, ricorda la sua ventennale amicizia con il defunto Bettino, gli anni d’oro, le piramidi, i congressi, fa rivivere come un sogno quel mondo che a rievocarlo pare una favola come potrebbe averla partorita non la fantasia dei fratelli Grimm, ma quella di un pubblicitario cocainomane. Però sono commossi tutti, anche i vecchi brontoloni del partito, che a Craxi, sotto sotto, e ai suoi scherani e successori, anche negli anni d’oro avrebbero voluto assestare un bel calcio in culo, per come l’ha snaturato e poi fatto evaporare, quel partito cui loro avevano dedicato la vita.
Il Ministro, che anche lui è un ancora e sempre socialista, conclude con tono ispirato, ricordando che sì, magari il PSI non c’è più ora, o non c’è più come un tempo, ma nel Governo attuale i ministri ancora e sempre socialisti sono tanti quanti nemmeno il buon Bettino era mai riuscito ad ottenere. Poi l’audio crolla, e il Ministro scompare nell’azzurra indefinitezza del potere, che è inafferrabile dai comuni mortali, se non per qualche attimo, e poi vola via.
I Socialisti effettivi o virtuali si sentono però confortati da quella testimonianza diretta, come se bastasse a rinfrancarli l’idea che, anche se il partito in pratica non esiste più, qualcuno di loro ancora ce la fa ad essere lì dove si conta qualcosa, perché la vera eredità del defunto Bettino si porta avanti così, continuando a presidiar careghe dove la carega ha un qualche senso. Sciamano via, i più educati dando una pacchetina sulla spalla al buon Sbrogiò, ancora intronato e incapace di capire per quale incredibile botta di culo una figuraccia colossale si è tramutata quasi in un successo. Taragnin, magnanimo, miete gli allori stringendo la mano ai responsabili provinciali, che lo salutano come un salvatore, e la sala si svuota dei socialisti che vanno fuori a disperdersi nel mondo, sentendosi socialisti sempre, e ancora.
È un racconto di fantasia, che non fa riferimento a eventi e personaggi reali. Tanto meno a socialisti reali, che ormai, è noto, non esistono più.
mi è piaciuto molto leggere questo post Galatea!
chiaro nel disegnare quanto sia contorto il mondo politico in Italia..ancor di più in questi giorni. Ed, evidentemente utile, credo, a farci capire quanto le cose ci vengano continuamente “capovolte” sotto gli occhi.
ti seguo da poco, ma molto volentieri!
alessia
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Siamo arrivati al culto della personalità, proprio quello che i socialisti rimproveravano ai comunisti: la santificazione dei loro leader!
😀
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🙂
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bello, bellissimo! ci sono tutte le sfumature del socialismo italiano, che come è noto passa attraverso le stagioni ma rimane sempre lo stesso, intangibile e ineffabile.
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Bello; lungo ma bello!
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Vedi, dei tanti aspetti dei socialisti ne descrivi i più triti e convenzionali, quelli che ne forniscono una immagine degna del commento imprudente di JazzTrain. Tu puoi giocarci, ma lui è un insegnante di storia e dovrebbe almeno essere più attento. L’unico aspetto del PSI che mi piace ricordare è l’amore per la libertà, amore che lo ha sempre segnato, nel bene e nel male.
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@ademorista: Personalmente anche a me del socialismo piaceva e piacerebbe ricordare l’amore per la libertà. Con tutti i loschi figuri però che si dicono e si continuano a dire socialisti, però, bisogna anche fare i conti.
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Mamma mia che gente suscettibile, non si può fare nemmeno una battuta!
😀
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Signorina Galatea, avendo già sottolineato il sig. ademorista il principale dei Suoi limiti (devo correggerlo solo un po’: Lei non ci gioca affatto, è tutto quello che sa fare), devo fargliene notare un altro. Lei comincia sempre in medias res: per poterlo fare, occorre avere in testa un inizio e una fine. Invece Lei comincia in medias res e lì resta, incrollabilmente, sino alla fine. Posso dirLe che cosa sono i Suoi post con una simpaticissima espressione genovese?
p.s.
Sig. Train, Lei muove accuse di suscettibilità e si attribuisce “una battuta”. Sig. Train, della sua suscettibilità, che sarebbe più giusto definire stolto e immotivato orgoglio nato da inesperienza e ignoranza, la redazione ha potuto campare per sette lunghi anni (e tuttora campa, se e quando ha voglia di dare un’occhiata in giro); quanto invece alle “battute”, sig. Train, Lei non ne fa non ne ha fatto non ne farà mai, perché costituzionalmente ne è incapace. Le riconosciamo però la buona fede se è disposto a Sua volta a riconoscere che tutto ciò che si scrive diventa una “battuta” se vi si attacca una faccina con risata.
Ma creda, non è altro che solipsismo erotico intellettuale linguistico emotivo intellettuale esistenziale e ontologico. Peggio per Lei che ha voluto essere archetipo.
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Be’, socialismo e socialdemocrazia nel resto del mondo hanno un altro significato, e non credo sarebbe male ricordarlo.
E’ grazie alla socialdemocrazia che in Europa abbiamo ammortizzatori sociali e welfare, e personalmente sulla socialdemocrazia ci faccio un bel firmone con tanto di svolazzo da Federico di Prussia.
Fosse stato per gli altri rappresentanti della sinistra, per i “massimalisti”, avremmo avuto solo schiere di ginnasti che eseguono ardite figure ginniche in perfetta sincronia davanti al Grande Leader, chiunque esso sia.
Non dubito che molti a sinistra avrebbero gioito (e alcuni gioirebbero anche oggi), e in fondo li capisco: quello e’ il vero socialismo. Anzi il “socialismo reale”…
“Con tutti i loschi figuri però che si dicono e si continuano a dire socialisti, però, bisogna anche fare i conti.”
Lo so che non e’ il tuo caso, ma quando si tratta di loschi figuri, il comunismo non mi sembra secondo a nessuno.
E Craxi qui non c’entra.
@Marco
“ci sono tutte le sfumature del socialismo italiano, che come è noto passa attraverso le stagioni ma rimane sempre lo stesso, intangibile e ineffabile.”
Ti faccio cortesemente osservare che:
A) Turati, Matteotti e tanti altri socialisti non si possono buttare nel calderone, della “Milano da Bere”, un po’ “ad cazzum”, se mi perdoni l’espressione.
Io non getto nello stesso calderone Togliatti e Stalin, anche se non mi piace Togliatti e non mi e’ mai piaciuto il suo partito.
Quanto all’immutabilita’ dei socialisti: be’ credo sarebbe il caso di fare due domandine anche a Bertinotti, Vendola, Diliberto e a una parte significativa della sinistra italiana, sul loro rapporto con falce e martello…
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E’ proprio vero, non si può fare una battuta che adesso spunta un altro citrullo “che è convinto di essere un gran figo, mentre in realtà è un professore veramente mediocre!”
😀
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Sig. Yossarian, non sono un tipo troppo complimentoso (quando lo sono è bene diffidare, come non seppe fare la signorina Galatea). Tuttavia non è un complimento ma una banale costatazione, tesa a rompere l’omertà che regna in questo blog, annoverarLa tra i pochissimi lettori della signorina che non Le sbrachino davanti. Potrebbe invece essere considerato un complimento il fatto che i suoi commenti articolino sempre un pensiero, molto spesso condivisibile, anche e soprattutto se espresso da uno come Lei, cui i leghisti fanno venire non ricordo se l’eritema o il vomito o che altro. Il fatto è che il sottoscritto red. cac., oltre a non essere leghista pur avendo votato lega (questo, secondo la signorina nostra ospite, è il mio continuo giustificarmi), odia sì le focomelie concettuali e gli aborti concettuali più dei grugniti, leghisti o meno, ma in primo luogo apprezza l’onestà intellettuale, ai più sconosciuta.
p.s.
Sig. Train, Lei attinge dal monezzaro che oggi va per la maggiore e riporta con onestà intellettuale degna del Suo nome. È perciò giusto che Lei non dica nulla del successo riscosso dal signorino che ha scritto quanto Lei qui testimonia. Ma, visto che Le piace ficcanasare, torni là donde ha attinto e chieda alla Sua fonte perché mai ( = a qual fine) essa fonte ha estenuato il sottoscritto con la propria produzione letteraria per due anni. Può anche chiederLe (alla fonte) che cosa in particolare, di quella produzione, spinse il mediocre a rifiutare ogni altro scempio. Sappia però una cosa: Lei è a un passo dal far sì che anche noi approfittiamo dei contatti con chi ha avuto esperienza diretta di colui che trespola storia e filosofia senza credersi un gran figo, e proprio per questa sua consapevolezza gode di straordinaria fama di sapienza e intelligenza per ogni landa del settentrione della nostra bella isola dove la ô suona, e soprattutto dove la gente mostra di saper come trattare i trespolanti come Lei.
Ancora una domanda: perché non dà sfogo alla sua vena di sicofante (in verità un po’ sfigatello) di là da noi in redazione? Avrebbe più risonanza, sarebbe meno ignorato e non ammorberebbe la signorina Galatea, che non è interessata a conoscere le nostre dispute e finirà per fare un bel falò di tutto quanto depositato qui riguardi la mia e la Sua vita, i nostri fatti e i nostri non fatti.
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Precisazione: non approvo certe reazioni da parte di ex studenti, ho trovato veritiera una frase perché anch’io penso che lei sia solo un pallone gonfiato. Prima di parlare di monnezza, pensi ai suoi delatori e per piacere non mi faccia prediche ipocrite.
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La frustrazione sessuale spesso è l’unica spiegazione di certi fenomeni.
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Signor Train, Lei è un vero coglione. Per mortificarla, basterebbe incollare qui il link relativo a quella frase. Io però La perdono, perché è una brutta bestia, l’invidia, tanto più se va in coppia con l’ignoranza.
Le do alcuni rapidi consigli: 1) non parli più di delatori, non solo perché Lei lo è per natura e vocazione, ma perché Le capita di esserlo involontariamente e senza accorgersene; 2) se fossi ipocrita non starei qui a prenderla a calci, nella speranza di fare un po’ di bene alla naturam mundi, tanta stat praedita culpa; 3) venga da noi, siamo quattro gatti e si sputtana di meno; 4) dica al sig. ugolino di sollevar la bocca dal fiero pasto: il cranio che sta addentando è Suo di Lei, sig. Train, e lui poverino non lo sa.
p.s.
Sig. Ugolino, quanto all’assunto generale, sono assolutamente d’accordo con Lei. Aggiungo che la frustrazione sessuale (si fidi, si fidi) ha in genere effetti molto deleteri su mariti e spose, fidanzati e fidanzate, eppure mai quanto sul sig. Train, che è ancora vergine, eteroticamente parlando, e perciò non fa statistica.
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Vedo che lei non capisce: mi risparmi i suoi patetici consigli, non mi annoi con le sue scemenze.
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No, sig. Train, è Lei che non capisce. Orsù, metta il link da dove provengono quelle parole; magari si iscriva al gruppo e partecipi pure Lei, che il fondatore mi pare in minoranza e, dopo un anno, ha un seguito di ben 20 persone, tutte contrarie. Ma se Lei si iscrive, finalmente un po’ di studenti genovesi sapranno che non raccontavo palle, quando parlavo del trespolante dell’Asinara.
Comunque, i consigli uno può anche rifiutarli: continui ad andarsene in giro con quella faccia da racchio sfigato, con quella panza da topogonzo, con il fido calepino appeso al cinturone, a far pendant con la scacchiera. Se Le riesce, si porti anche il fido totonno. E, sempre se Le riesce, provi a negare la sua verginità: ma sappia che non ci fidiamo della Sua parola, e vogliamo vederlo, il corpo del reato.
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Ahahahahahahhahahahah! Lei proprio è una sagoma, parla di me a lezione invece di insegnare le sue discipline?
E’ così ossessionato da me a tal punto da fare queste scemenze?
Lo sa che mi fa veramente pena? Lei è veramente un poveraccio.
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@Red.cac. e jazztrain:visto che gli interventi si riducono alla sola baruffa fra voi, andate a litigare nei rispettivi blog senza star qui sul mio, grazie.
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Ma se qualcuno finalmente si celasse, nella verde indefinitezza del sapere, che è inafferrabile dai comuni mortali, se non per qualche attimo, e poi vola via…
Eh, mi interrogo e domando, ma non sarebbe tutto più bello?
OT @gala72: la domenica ti svegli a delle ore senza senso…;-)
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maròòòò sti due (red cac e jazztrain) forse tu non lo sai Galatea ma litigano almeno da un 5 anni : anche se per la verità bisogna dire che è sempre red cac ad iniziare.
Comunque, vista la legittima richiesta di Galatea, metto a disposizione il mio povero blog (che ahimè non visita mai nessuno … chissà perchè?) per i loro scontri che tra l’altro giusto oggi ho aggiornato con 2 bei post :).
Per quanto riguarda invece il post di Galatea sul socialismo a dire il vero non l’ho ancora letto a causa della lunghezza attesa la mia notoria pigrizia per la lettura . Ma prometto che lo farò prossimamente.
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Mai che ne capisca una al volo, sig. Train. Ho portato una sola volta a scuola la Sua foto in formato gigante. È bastato per suscitare l’interesse generale. Tutti volevano sapere dove alligna un mezzo uomo delle nevi come Lei. Poi ho usato come esempio di consecutiva abortita il Suo “l’ignoranza di Berlusconi è infinitamente grande da raggiungere il sublime”. Poi un giorno, durante una sostituzione in quarta ginnasio, tanto per non buttar via il tempo, ho fatto scrivere alla lavagna queste due frasi:
1) “E’ così evidente che lei non capisca che nessuno mette in discussione le sue parole.”
2) “Vorrei ricordare al titolare che non si permetta mai più di fare infime insinuazioni che offendono la dignità degli altri”
3) “M., non immaginavo che avevi istinti suicidi”
L’insegnante di italiano ha poi voluto sapere da dove avevo attinto un cos¡ efficace “se lo conosci lo eviti”. Ho risposto.
Per la prima liceo ho scelto “L’eristica è una tecnica retorica che adottavano i sofisti per imporre la loro tesi vera o falsa che sia”. Efficacissimo, sia per la grammatica sia per spiegare quel che non è la filosofia.
p.s.
Come giustamente sottolinea il sig. Mirage, son passati da allora molti anni. Più di sette, per l’esattezza: ma sia più preciso anche per le sequenze logiche e cronologiche. È vero che comincio sempre io, ma prima il sig. Train si sarà pur dovuto palesare. Se ben ricorda, lo fece presentandosi come storico e filosofo che menimbelino. Fu allora che ragioni morali CI spinsero ad agire, con ottimi risultati: da quei tempi, ammorba un 50% di blog in meno rispetto ai tempi d’oro. Qui lo si trova per una sola ragione: Galatea fimmena iè.
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p.s.
sig. Mirage, ci pensi bene prima di leggere certi post della sig.na. Si mormora che facciano crescere l’unghia là dove arreca solo fastidi al possessore e all’utlilizzatore/trice. Solo il sig. Train può leggerli senza problemi, per la faccenda a Lei ben nota delle 4 fidanzate grondanti di s… vabbè, di sangue.
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Si vede che lei non ha proprio un tubo da fare.
😀
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P.S. Appunto, l’eristica non è filosofia, vedo che finalmente ha capito!
😀
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