Pensiero poco femminista

Però, una cosa, una cosa solo da donna assai superficiale, la posso dire a Marion Cotillard?

Io non mi offendo se gli uomini mi guardano dentro la scollatura.

Sennò che gusto c’è a mettere vestiti scollati, appunto?

32 Comments

  1. mmm… mi fa venire in mente quando, vent’anni fa, ancora giovane e bella 😀 lavoravo in un ufficio in cui un giovane collega (un ingegnere informatico) durante le riunioni si ostinava continuamente a fissarmi il seno e non mi guardava negli occhi. La cosa era quasi imbarazate (per lui, ovviamente ;)) Ammetto che lo trovavo divertentissimo 🙂

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  2. io credo semplicemente che ci sia una differenza notevole tra “buttare un occhio” e “non riucire a guardarti in faccia” che poi credo sia la sostanza del messaggio di Cotillard.
    Nel primo caso c’è un imbarazo sottile, che può diventare divertimento, lusinga, gioco… nel secondo si rischia di parlare di esasperazione..
    non credi Galatea?

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  3. Alessia: fermo restando che il buon gusto, e ancora meglio il senso de ridicolo, dovrebbero essere un limite invalicabile, io mi ricordo anni da cronista passati a fare interviste ad assessori e politici vari che non alzavano lo sguardo. Onestamente, finché guardano solo, e non fanno altro, lo trovo al massimo solo un po’ ridicolo, e ci rido sopra. Diverso è se uno allunga le mani, fa allusioni pesanti o peggio ricatti. Ma finché guardano, via, ecchediamine! Se una si presenta in ufficio con una scollatura da brivido, che diavolo dovrebbero fare, porelli? 🙂

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  4. Gli americani, con le molestie in ufficio, sono parecchio fissati.
    Io, ad es., (filiale italiana) ogni anno mi devo sorbire un corso di formazione sull’argomento.
    Ogni anno, tutti gli anni.
    Per sentirmi spiegare (ogni santo anno) che la molestia (non solo sessuale) non è cosa oggettiva, ma soggettiva.
    Che ciò che per tizia può essere uno scherzo benevolo, per gigia può essere un vero disagio.
    L’ultima volta lo storyboard prevedeva due tizi che parlottando tra loro a bassa voce (ma non bassa a sufficienza), facevano un apprezzamento su di una collega durante la pausa di una riunione, discorrendo e scherzando su di una presunta possibile partecipazione al “concorso maglietta bagnata”. Naturalmente la tizia li affrontava a fine riunione chiarendo di essersi sentita molto molto a disagio e che quindi ne avrebbe parlato col superiore. Ecco, siamo a ‘sti livelli qua.
    Tralascio poi ogni ulteriore commento sul corso correlato di “comunicazione appropriata” in azienda.

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  5. Giusto. Lamentiamoci piuttosto che per noi gay/donne etero non solo il pacco maschile è troppo in basso, ma non è nemmeno così appagante da fissare. Che ingiustizia.

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  6. @frap: O caspita, non ho mai sentito due che mi candidassero al premio miss maglietta bagnata. Però un suggerimento ad iscrivermi a miss culetto, tanti anni fa… 😉

    P.S. Seriamente: lavorare in un ambiente in cui continuamente vengano fatte battute sessiste è tremendamente pesante, molto più di qualcuno che ti dà una guardata, anche insistente, nella scollatura. Ma, da donna, devo dire che non è tanto la battuta pesante a innervosire: quando sono proprio solo battute, ci si passa sopra. E’ insopportabile quando invece diventano un modo, e certi uomini in questo sono campioni, per cercare di “rimettere la donna al suo posto”. Un conto è la battuta su miss maglietta bagnata quando si è a prendere il caffè o in un momento di pausa; un altro quando un cretino fa battute sessiste mentre si sta lavorando per sminuirti davanti ai colleghi e ridurti al ruolo di “bella figa” che può essere solo decorativa. Il contesto ed il tono, insomma,fanno la differenza. E’ lo stesso concetto per cui trovo insopportabili le battute sulle “segretarie carine” fatte da Berlusconi quando sta intervenendo come Presidente del Consiglio, o in occasioni pubbliche.

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  7. @Gala
    Tu posta una qualche foto abbastanza eloquente e vedrai che un qualche topgonzo-redcac che ti candida lo rimedi di sicuro. 😉
    Dopodiché il beta-pistolotto non te lo leva nessuno.

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  8. @frap: Esempio pratico, tratto da esperienza personale. Molti anni fa, convegno e pranzo in ristorante romano. Ordino un piatto di gnocchi. L’oste, romanissimo e simpatico,mi dà una guatata e me li porge dicendo: “A dottore’, questi so’ bboni quanto lei!”, con una adorabile risata. Un collega piuttosto malevolo, che macinava amaro perché al convegno aveva appena fatto una figura da chiodi mentre la mia relazione era stata molto apprezzata, commenta,acido, a mezza voce ma udibilissima: “Giusto, gli gnocchi per la gnocca!”
    Ecco, all’oste avrei dato un bacione, all’altro una pizza in faccia. E non di pasta.

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  9. @frap: Eh, red.cac. già è molto rabbuiato, perché non ha ancora visto la mia foto in bikini postata su Friendfeed, e là sono decisamente caruccia…quanto ai beta, credo che abbiano smesso di frequentare il mio blog, non ne ho più notizie. Devono essersi allontanati disgustati dopo aver visto che sugli uomini qui le loro argometazioni non facevano grandi prese. Erano riusciti a trascinare fra i loro solo il sunnominato red, ma solo perché voleva lamentarsi della mia perfidia innata. 🙂

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  10. Gli americani e gli inglesi in questo sono semplicemente deliranti.

    Come tutto il politically correct e un certo femminismo demenziale, non fanno che creare rabbia e risentimento.

    Un conto e’ molestare o peggio – battute sessiste e maligne comprese – un altro e’ guardare , o fare l’occasionale battuta audace.

    Marion Cotillard e’ una minus habens.

    Ecchediamine, ora uno si deve vergognare di essere uomo solo perche’ e’ uomo?

    Ma non scherziamo nemmeno.

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  11. @Yossarian: E’ che oggettivamente è un campo difficilissimo in cui muoversi, perché, sia da una parte che dall’altra, entrano in gioco pesantemente le sensibilità personali. Purtroppo alcuni uomini sono davvero convinti di essere spiritosi quando fanno battute e assumono alle volte atteggiamenti che, invece, per una donna costretta a subirli – pensiamo il caso in cui sia una sottoposta – possono diventare una vera e propria tortura. Però va anche detto, a mio avviso, a meno che non vi siano davvero degli intenti chiaramente molestatori (cioè che tutte le allusioni non siano davvero una forma di ricatto del tipo “o ci stai o ti faccio diventare la vita un inferno”), o che il distinto gentiluomo non metta davvero le mani addosso, io tenderei a non annoverare questi comportamenti sotto il titolo di “molestie”, ma al massimo “cattivo gusto”, lasciando però alle dipendenti e alle colleghe (o anche ai colleghi maschi che non condividano questo tipo di atteggiamento, eh) il diritto di segnalare questo comportamento come inopportuno ai responsabili dell’azienda o dell’ufficio (anche perché un cattivo gusto del genere rischia anche di dare una brutta immagine dell’azienda: insomma, un’azienda non credo che lasci andare in giro volentieri un agente vendite che rutta o bestemmia di fronte ai clienti, o sia incentivata a tenere un dirigente che ogni volta che apre bocca rischia di offendere tutte le donne presenti nella stanza, no?). Poi, se invece il collega o il capo danno solo una bella guatata al mio decolletè, alle mie gambe o al resto, non riesco proprio a sentirmi offesa, anzi. 🙂

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  12. Proprio femmine. Se guardiamo, “no”, se non guardiamo, “ammazza so’ cessa”, se troppo è troppo, se niente è tragedia. Ahò, ma anvedi che bella la solitudine 🙂

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  13. A proposito di molestie e di scollature.
    Tempo fa un professore universitario mi ha detto che avrebbe volentieri denunciato le sue studentesse per molestie sessuali a causa delle scollature e delle minigonne che gli imponevano tutti i giorni.

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  14. e’ sicuramente un fattore culturale. che gli uomini, soprattutto quelli italiani 😉 ti guardino se hai la minigonna o una maglietta attillata è un dato di fatto. ed anch’io, come dice Yossarian, non ci vedo nulla di male, voglio dire è pura e semplice biologia, se vedo un uomo attraente per strada mi volto pure io a guardarlo.
    poi ci sono ovviamente gli eccessi, da un lato come dall’altro. c’è l’eccesso della beceraggine berlusconiana, che dovrebbe far vergognare tutti gli uomini italiani (e le donne che annuiscono). e ci sono gli eccessi delle società anglosassoni, sempre citati da Yossarian, alcuni dei quali scaturiscono da un certo puritanesimo che si perde nei secoli (ricordate la regina Vittoria?).
    c’è anche da considerare il contesto. se la battutina la fai ad una donna “cresciuta” (non ho detto “matura” perché mi rifiuto! 😀 )che sta al gioco e ti risponde anche (scherzosamente) allora il gioco va bene, ed è pure divertente. se la fai ad una ragazzina che magari è appena stata assunta e non reagisce per paura di essere licenziata, allora diventa pericoloso.
    sta tutto all’intelligenza di voi maschietti 😉

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  15. @Pimpirulin: Be’, sono perfettamente d’accordo anche io che in contesti lavorativi e/o istituzionali anche noi donne dovremmo tener presente che c’è un codice di minimo buon gusto per l’abbigliamento. Presentarsi a scuola o in Università bardate come se si dovesse ballare sul cubo in discoteca o andare in una spiaggia naturista lo trovo fuori luogo. Però vale anche per i ragazzotti che si presentano con gli short tipo surfisti all’esame. Più che una questione di molestie, direi che lì si tratta di decoro e rispetto per il luogo e la gente che sta lavorando.

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  16. @Galatea

    Non posso che trovarmi d’accordo sulla tua risposta al mio commento.

    Interessante la cosa di Miss Culetto, configura degli scenari imprevisti e inquietanti…

    😉

    PS Ora Rachel – my moros – legge questo e mi evira…

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  17. Quello che ho sempre odiato nei comportamenti lei-lui è che certe persone non sanno riconoscere quali siano i propri limiti ed evitare quindi di superarli.
    Tutti questi nanetti con tacco rafforzato e riporto che pensano di poter emulare, senza le relative disponibilità, fanno pena ed è giusto per una donna sentirsi se non offesa, almeno stolkata

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  18. Evocato nonostante la mia assenza (di cui mi scuso e mi farò perdonare), devo una precisazione.
    Signorina, c’è una ragione se, pur potendo farlo, mi son ben guardato dal guatare la sua foto in bikini. Se vuole le confesso il perché. Anzi, glielo confesso pure se non vuole. Vede, io temo la sindrome del sig. Train. Non vorrei che, trovandomi di fronte a un petto vasto e ben tornito, e ben proporzionato in rapporto a tutto il resto, com’è lecito sperare, e non potendo attingervi brevi manu, mi capitasse quel ch’è successo al sig. Train, che non si è mai riavuto dalla prima facciata dell’età acerba, dalla quale fu indotto a fidanzarsi prima con la superiore sinistra, poi con la superiore destra, e infine, dopo viaggio in Brasile per dotarsi di alluci opponibili, con le inferiori (non si sa perché, prima la sinistra e poi la destra). Vede, il sig. Train è giovane, Noi avanti negli anni: non potremmo soddisfarne ben quattro, non solo per ragioni anagrafiche, ma anche per dieta non idonea, privi di pastinachebontà, sauri abbottonati, uova barzotte al peperoncino, tagliolini all’astica (non si sa se all’uovo: il Train non è convinto di quel suo secco “ovviamente”).
    Le chiediamo perciò con un certo fervore, signorina, di non inviare la Sua sbikinata in redazione, perché ci ha bastantemente turbato l’immagine che campeggia tra gli amici del sig. Train (il quale, tra l’altro, invece di tentar di far disabilitare account disusati che solo i suoi messaggi privati hanno risvegliato da lungo torpore, farebbe meglio a frugare tra i 239 amici -fra cui Lei, signorina- per individuare il sicofante che nutre in seno: tanto più che, alla prossima pubblicazione, dovrà decidersi a nascondere la foto della vergona).

    Ah: non si capisce perché il sig. fracazz parli del berlusca anche quando non c’entra un cazzo e, al suo posto, perderebbe il lume della ragione di fronte a certe gnocche (in entrambi i sensi).

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  19. Ormai è una rubrica fissa: ditelo a Galatea 🙂

    Mi prendo due cose: la molestia è soggettiva, quindi una quantificazione di legge non è possibile, occorre rimettersi al buon senso che consiglierebe in ogni caso un uso moderato e attento al feedback.

    Poi la natura “leonina” di alcuni scherzi; la volgarità del capo ha un significato diverso da quella del collega.

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  20. “Devono essersi allontanati disgustati dopo aver visto che sugli uomini qui le loro argometazioni non facevano grandi prese”

    Vuoi dire “sui maschietti qui”. Come mai, dopo averli chiamati “maschietti” fino ad ora, quando ti fa comodo sono “uomini”?

    (Ghino La Ganga è l’unico che ha il mio rispetto, qualsiasi cosa pensi dei beta: i beta non si preoccupano tutto il giorno di essere amati o meno, del resto sono “sfigati”, per cui tanto vale che dicano quello che sta loro a cuore e, come diceva qualcuno, “a culo tutto il resto”).

    “Erano riusciti a trascinare fra i loro solo il sunnominato red”

    red. cac. non l’ha “trascinato” nessuno, ha commentato liberamente e ha detto quello che voleva dire di sua spontanea volontà. Nel bene e nel male. Se tu e lui avete dei problemi personali, sono affari vostri.

    P.S. I beta guardano negli occhi donne e uomini. Tutto il resto è l’Eterno Solipsismo della Mente Femminile.

    Ciao.

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  21. @Ugolino…
    … mannò… il burqa lo DISmetto “spesso”… altrimenti come faccio a farmi due risate alle spalle degli uomini che fissano finedo per rendersi in certi casi alquanto ridicoli! 🙂

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  22. @MarcoP: Evviva, sono tornati gli Uomini Beta! Meno male, cominciavo a sentire la mancanza del vostro strepitoso senso dell’umorismo… 🙂

    Non ho idea di cosa pensi di preciso Ghino di voi, se vuole ve lo dirà. Ma se vi dice che vi vuol far conoscere il suo psicanalista, io non lo prenderei come un buon segno.

    P.S. Veramente io i miei commentatori di solito non li indico come “maschietti”, nè le commentatrici come “femminucce”, a meno che la cosa non sia ironica. Ah, già, l’ironia e l’autoironia, dimenticavo: per voi delle sconosciute.

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  23. Sig. Marco, io e la sig.na Galatea non abbiamo problemi personali. Come giustamente Lei ha scritto, non sono stato trascinato da nessuno: da voi son venuto a causa della sig.na, dalla sig.na a causa del sig. bel Crizia.
    Ora la sig.na mi trova una componente non spregevole del Suo arredamento. Non so quanto durerà, perché il sig. Train, detentore di ben quattro fidanzate, mi vorrebbe fuori di qui, come già da facebook. Di là è stato invano, qui non so.

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  24. Sig. red. cac. / topgonzo, mi deficion gli addentellati del Suo dir Crizia e del Suo dir Train, ma tant’è. Sia il Suo loquir altro qui, altro altrove, come più Le si confà.
    Ironia e autoironia, vi vedo e vi piango. Strumenti dello scorno. Vasi di nequizia. Fonti di solipsismo volte sol a svergognar lo beta che s’azzarda.
    L’ironia e l’autoironia hanno rotto.
    Del resto,
    ove Galatea s’adduchi
    tanto finisce sempre ad ossibuchi.
    Con piselli.

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  25. Signor MarcoP, Lei non riesce nemmeno ad essere criptico con un qualche stile. Quando si definisce “beta” mi sa che si sopravvaluta un po’.
    Cordialità.

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