Di tanto in tanto, seguendo i link sparsi per il web in siti amici, finisco su Libertiamo. Così stamattina mi sono imbattuta in questo interessante post di Marco Faraci, il quale spiega, con piglio da liberale doc, perché sarebbe bene, anzi sarebbe quasi doveroso accettare la provocazione dei neogovernatori leghisti di Piemonte e Veneto Cota e Zaia e lasciare alle Regioni libertà di stabilire leggi anche sui temi etici e sensibili, come l’aborto, la procreazione assistita, il matrimonio gay e magari la pena di morte.
Come spesso mi capita, quando leggo articoli di sana impostazione liberale, sulle prime annuisco approvando convinta, perché il ragionamento liberale è razionalismo della più bell’acqua, e fila via che è un piacere. È quando finisco di leggere, mi fermo e penso alla realtà che mi circonda e in cui vivo che d’improvviso i conti non mi tornano più, e quelle belle conclusioni che condividerei appieno se vivessimo nel migliore dei mondi possibili si colorano di sfumature inquietanti non appena penso che cosa accadrebbe, in pratica, se le applicassimo qui e ora, in un mondo che non è il migliore possibile, ma, negli ultimi tempi, fa fatica a qualificarsi persino come vagamente prossimo alla decenza.
Dice, il Faraci:
L’idea di devolvere le decisioni sul tema della biopolitica ad un livello istituzionale più basso è tutt’altro che peregrina.Essa si presenta, in effetti, come un corollario del processo di superamento dell’assetto centralista e di realizzazione in Italia di un autentico federalismo.In fondo nelle esperienze federali più compiute e consolidate, come in quella americana, il concetto di decisione periferica si applica anche alle questioni civili e di coscienza, dalla pena di morte, all’aborto o al matrimonio gay.
In questo senso, sarebbe più che opportuno accettare (e rilanciare) la sfida lanciata dai due governatori leghisti sulla RU486, chiedendo che alle varie regioni sia concessa autonomia decisionale sui temi eticamente sensibili, affinché si possa innescare un quadro di concorrenza normativa, e il successo – e la popolarità – di alcune scelte si possa effettivamente misurare sull’insuccesso relativo di altre.
Per questa ragione non occorre aver paura dell’emergere di un’Italia a “macchia di leopardo” dove il cattolicissimo Veneto arrivi magari a vietare l’aborto, e, al contrario, la Toscana ammetta la ricerca sulle cellule staminali embrionali e l’Emilia Romagna riconosca alle coppie omosessuali il diritto all’adozione.
Sarà la prova dei fatti a dimostrare quali sono i modelli valoriali davvero “praticabili” – quali si riveleranno più compatibili con la dignità umana ed in definitiva più funzionali a garantire il progresso morale e culturale. Al tempo stesso i cittadini avranno un’opportunità in più. Quella di poter affiancare al voto elettorale, il “voto con i piedi”, cioè lo spostamento fisico, duraturo o anche solo momentaneo, verso parti del paese in cui prevalgano orientamenti più conformi alle loro sensibilità o alle loro necessità.
Lasciamo da parte, per una volta, l’annoso ed inutile dibattito se questa posizione espressa possa essere qualificata come “di destra” o “di sinistra”, e anche l’obiezione – di fatto non secondaria – che tale liberalizzazione farebbe a pugni con la Costituzione vigente, perché di fatto creerebbe disparità nel trattamento fra cittadini di uno stesso stato (se sono Veneto non posso sposarmi con un individuo del mio stesso sesso, adottare un bambino, mentre se sono Toscano sì). Analizziamo invece il concetto di “voto con i piedi”, che diventerebbe il metro per certificare la migliore efficienza e rispondenza alle esigenze della società italiana nel suo complesso. Certo, come dice Faraci, se io sono cittadina di una Regione X dove, mettiamo, mi si vieta di abortire, ma so che nella Regione vicina Y ciò mi viene concesso, faccio presto a prendere un treno e recarmi a Y, e, alla lunga, almeno in teoria, i gestori della Regione X dovranno prendere coscienza che la loro scelta è sbagliata perché i loro cittadini migrano altrove. Ciò che Faraci e spesso tutti i liberali classici dimenticano è che il “voto con i piedi” ha i suoi costi, e questi, purtroppo, non possono essere sempre sostenuti da tutti con liberale nonchalance.
Prendiamo il caso ipotetico di una donna che decida di abortire. Nella sua Regione di origine X tale pratica non le viene concessa, perché la legge considera l’aborto illegale. La donna deve quindi recarsi nella Regione vicina Y, dove ciò invece è consentito. Già, ma con quali soldi? Se magari l’aborto è deciso per motivi economici, anche i venti euri per il biglietto di un treno possono essere una spesa che non si può sostenere, e men che meno quelli di un albergo, né, magari, quelli delle visite ginecologiche successive (non è possibile che la donna le faccia nella sua Regione d’origine, perché, se l’aborto non è lecito, il dottore, visitandola e capendo che ne ha subito uno, potrebbe essere costretto, ad esempio, a denunciarla alle Autorità). Inoltre oggi il Sistema Sanitario Nazionale consente di sottoporsi ad operazioni fuori dalla USL di appartenenza perché garantisce il rimborso della prestazione offerta da ospedali di altre regioni. Ma se la Regione X ha vietato gli aborti, è ovvio che le sue Usl non rifonderanno alle pazienti il costo di una simile operazione fatta in altra regione. Quindi i costi dell’aborto dovranno essere sostenuti tutti dalla donna, di tasca sua. Il “voto con i piedi” di impostazione liberale, quindi, sarà di fatto praticabile solo da una ristretta minoranza della popolazione: quella che ha sufficienti risorse economiche per poter spostarsi liberamente e pagare le parcelle. Accadrebbe, in pratica, quanto sta già avvenendo fra coppie sterili dopo l’approvazione delle norme restrittive in fatto di procreazione artificiale: gli aspiranti genitori ricchi vanno all’estero, in cliniche di paesi accomodanti; i poveri si devono adattare alle umilianti trafile previste dalle normative nostrane, senza che peraltro le loro proteste o il “voto con i piedi” praticato dagli altri abbia una minima ricaduta sulle scelte del Governo e lo spinga a modificare la legge.
Parlavamo di aborto, o di operazioni. Ma fra i casi “eticamente sensibili” vi sono poi situazioni che il “voto con i piedi” non risolve punto. Mettiamo infatti che una coppia omosessuale decida di celebrare il suo matrimonio in una Regione Y dove ciò è concesso, ma sia residente nella Regione X, dove ciò è vietato. Il certificato di matrimonio nella Regione X continuerà in pratica ad essere carta straccia, essi non potranno avere i punti in più destinati alle famiglie nelle assegnazione delle case popolari, non potranno adottare bambini e nemmeno esercitare i diritti che i coniugi hanno nella Regione dove risiedono. In buona sostanza, anche se avranno celebrato il matrimonio secondo tutte le norme, esso non avrà validità dove abitano, e il loro “voto con i piedi” sarà stato un beau gest senza alcun effetto pratico, ma non sarà niente più che una presa di posizione, peraltro costosa e non rimborsabile, quindi di fatto praticabile solo da chi ha sufficienti disponibilità economiche per concedersi il vezzo di uno sberleffo al Governo.
Resterebbe poi il problema della organizzazione pratica dei flussi migratori: le Regioni più liberali si troverebbero “assediate” da richieste di pazienti esterni. Come gestirle? Dando la precedenza ai locali, quindi di fatto praticando una sorta di discriminazione “leghista”? E se il “voto con i piedi” si trasformasse poi in cambio stabile di residenza, le Regioni più liberali sarebbero in grado di affrontare i problemi di questi nuovi cittadini? Tenuto conto che poi, come al solito, cambiare residenza per stabilirsi in una regione più “liberale” non è cosa facile. Anche qui sarebbe favorito, ad esempio, chi ha risorse proprie e un tipo di lavoro che si può svolgere ovunque (consulenti, liberi professionisti, autonomi); perché se io sono ad esempio un operaio specializzato nella cantieristica da diporto, decidere di trasferirmi di botto in una Regione alpina che però è l’unica che mi garantisce, ad esempio, di sposare il mio compagno ed adottare dei bambini, è una scelta molto poco praticabile, ne converrete. Per una operaia che decidesse di abortire, in pratica, già sarebbe difficile ottenere il permesso di assentarsi dal lavoro, tenuto conto che, divenuto magari l’aborto reato, non potrebbe allegare il certificato di ricovero, o usare un permesso per malattia.
Dunque, il problema sta tutto lì: per esercitare la liberalissima pressione del “voto con i piedi” bisogna in qualche modo già fare parte di una élite , o almeno di una classe economicamente agiata: per i poveri disgraziati Regioni che hanno facoltà di legiferare sui temi etici significherebbero solo una perdita di diritti senza alcuna forma di tutela, e senza alcuna reale possibilità di esercitare alcuna protesta.
I soldi, i soldi! Quando si hanno quelli, è facile sentirsi libero cittadino del mondo. Purtroppo il sistema liberale ha sempre questa piccola pecca di fondo: non si rende conto che a tutti piacerebbe in realtà essere liberali, ma purtroppo molti di noi non se lo possono permettere.
questa tua critica al liberalismo puro è vera (non per altro io sono socialista 😉 )
però nel caso del sostegno ad una legislazione federale e decentrata non è totalmente attinente.
infatti tu stai ipotizzando che in tutta Italia sia in vigore una legge che a te garba(la 194 ad esempio) e quindi sia economicamente svantaggioso spostarsi da regione a regione.
Tuttavia potresti anche ipotizzando che in Italia sia in vigore una legge che non ti garba(la legge 40 è un esempio giusto?) ed allora diverrebbe economicamente vantaggioso spostarsi da regione a regione anzichè da Stato a Stato.
quindi, a mio parere, giusta la critica al liberalismo puro,
sbagliata la critica all’assetto federale e locale delle legislazioni.
saluti
libertari e socialisti
p.s.
oh finalmente si centra il problema anche in blog femministi: il mondo non si divide in bianchi e neri, donne ed uomini ma in chi possiede capitali(o meglio un alto valore nel “rapporto sociale”) e chi non ne possiede.
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No, il problema è che se io sono cittadina dello Stato X, devo avere uguali diritti ovunque, questi non possono essere soggetti alla Regione in cui mi trovo, altrimenti tanto vale creare degli Stati del tutto indipendenti (Infatti, gli Stati Uniti sono sorti dall’unione di Stati indipendenti, per questo ciascuno Stato dell’Unione mantiene una sua Costituzione e la sovranità sul suo territorio).
Se trovo ingiusta una legge dello Stato, come cittadina lavoro perché venga abolita in TUTTO lo Stato, non a macchia di leopardo, oppure ci sarà sempre chi, per motivi economici, non potrà trasferirsi nemmeno da una regione all’altra, e si vedrà quindi menomato dei diritti che la nostra Costituzione invece gli riconosce.
P.S. Se te sei socialista, siam messi bene. Fra l’altro, se ti pare che questo sia un blog “femminista”, allora probabilmente credi anche nell’esistenza degli ippopotami rosa che volano nel cielo, eh.
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ma era scontato che quando si parlava di decentralizzazione delle facoltà legislative , si intende trasformare quantomeno (e sottolineo quantomeno) l’assetto statale in federale.
che poi si vogliano chiamare Regioni, Lander o Stati è solo formalità.
ehehe strano questo mondo: io sono socialista e non me lo riconoscono(neanche tu vedo) , te sei femminista e sei tu a non riconoscerlo ahaha
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@maschile individuale: Sarebbe curioso scoprire tu che cosa diavolo intendi per “femminista”. Mi sa che ne hai un’idea piuttosto vaga. Forse qualsiasi donna si azzardi a ragionare?
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La tesi di Faraci (non ho letto il suo post, mi fido del tuo riassunto) mi sembra problematica anche internamente al liberismo. Qui si introduce un per me inedito liberismo delle regioni, quando i liberisti
rompono le palleinsistono molto sull’individuo che è tutto e le istituzioni non sono niente. E adesso mi si capovolge la situazione: l’individuo non conta, tanto può migrare, le regioni sono tutto. Bah"Mi piace""Mi piace"
@Ivo: Oddio, credo di aver riassunto abbastanza fedelmente (per altro, come vedi, ho riportato pari pari un passo piuttosto lungo). In ogni caso l’articolo completo lo puoi reperire seguendo il link. Sì, anche a me ci sono diverse cose che non tornano in questa forma di pensiero liberale per il nuovo Millennio..
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femminista che ragiona è un ossimoro.
le femministe si limitano a ripetere rosari e litanie sempre uguali dagli anni 70.
cmq è femminista colei che antepone il privilegio per se stessa(da cui, purtroppo per lei, non può escludere le altre donne e quindi tanto vale far quadrato) ai diritti degli individui , se questi sono pene-muniti.
esempio: è femminismo scrivere articoli contro la scarsa presenza femminile negli organi dirigenti e nel contempo lamentarsi se qualcuno chiede di parlare della scarsa diffusione dell’ andrologia(e del ricorso ad essa) o della necessità di dimuire il divario di speranza di vita tra uomo/donna(alzando quella dei primi chiaramente) od impegnarsi a risolvere il gap scolastico maschile
è femminismo lagnarsi di ogni cosa per le donne
e non accennare mai ai problemi maschili perchè gli uomini, per definizione femminista, sono dei priviegiati.
per cui il precario , figlio di contadini calabresi , che ha fatto lo studente lavoratore ha meno bisogno di tutele delle figlia di qualche ricco professionista laureata alla Luiss che ha conseguito master all’estero e fatto prima esperienza nell’azienda di un amico di famiglia.
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Un dubbio sul ragionamento di Faraci: io sono nato a Novara (Piemonte), ho vissuto 30 anni in Lombardia, ora abito a Roma (Lazio)… avrei quindi diritti/doveri delle tre regioni? Solo della regione di nascita? Solo quella dove aattualmente risiedo?
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@maschile individuale: Interessante punto di vista. Quindi, visto che io per te sono una femminista,come hai detto sopra, non sono in grado di ragionare. Scusa, che cosa ci stai a fare qui?
(Ripeto a macchinetta slogan degli anni ’70? E quali? I versi di Atlas Ufo Robot, visto che sono l’unica cosa che ho imparato a memoria negli anni ’70?) 🙂
Ancora più interessante l’obiezione n.2: quindi, fintano che io non scriverò un post sulla diffusione dell’andrologia maschile, non ho il diritto di scriverne per dire che le donne nei posti di comando sono poche? Per lo stesso ragionamento, fintanto che tu non scriverai un post in cui riconoscerai che le donne nei posti di comando sono poche, non hai diritto di scrivere post sulla necessità di fondi per il servizio di andrologia maschile… bel cane che si mangia la coda, nonché bell’esempio italico di maaltrismo.
Se femminismo è “lagnarsi di ogni cosa perle donne”, allora dire che gli uomini sono ormai discriminati in questa società perché le donne sono privilegiate, è una forma di cosa? Maschilismo? Lagno andrologico?
Quanto al punto quattro, il problema è che a parità di condizione, cioè fra due precari calabresi uno maschio e una femmina che fanno entrambi lo studente lavoratore e hanno esattamente lo stesso tipo di competenze, la femmina fa più difficoltà a trovare lavoro, anche a parità di bravura, perché, ad esempio, il datore di lavoro non la assume perché ha paura che resti incinta, o semplicemente perché, per atavica impostazione culturale, si fida meno di una femmina e non la vuole in azienda. E anche questo, mio caro, è un dato di fatto, che a uno di sinistra non dovrebbe sfuggire.
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Alcuni pensieri sparsi qua e là.
Il pensiero di Faraci fa acqua perché lo stato italiano non è federale e anche la famosa devolution non lo renderà federale al 100%. Allo stesso tempo però mi è piaciuto il commento che ha lasciato tra i commenti:
“E perché ci possono essere leggi differenti tra Gorizia e Nova Gorica (5 km di distanza) e non ci possono essere tra Gorizia e Agrigento?
riguardo alla tua domanda
“in attesa che il confronto e “la prova dei fatti” decidano quali sono i modelli valoriali praticabili, le persone reali, con problemi reali, cosa fanno ?”
Quello che fanno anche adesso quando le leggi nazionali non corrispondono alle preferenze o alle aspettativa personali. O si adatta o va da un’altra parte. Il rischio che prevalgano visioni in contrasto con i valori e con le preferenze di una persona esiste sempre e comunque, sia in uno scenario di centralizzazione sia in uno scenario di devolution, e la questione quindi è se meglio che la decisione (eventualmente “sbagliata”) sia presa a livello più alto o a livello più basso.”
In effetti in una Europa unita senza confini questa realtà esiste già. Quanti italiani vanno in Spagna per la fecondazione assistita? Migliaia ogni anno.
Io credo che il problema sia a monte: 1) domanda laica: perché lo stato legifera sulle questioni bioetiche?
2) Domanda etica: perché i cittadini che sono contrari all’aborto per questioni etiche devono pagare le tasse? In qualche regione è stato approvato una normativa sulla circoncisione in strutture della sanità pubblica. Io sono eticamente contrario all’uso di denaro pubblico per la circoncisione rituale su minori. E non voglio che il mio denaro venga usato per questo. Ecco, io mi chiedo come si possa sentire un cattolico sulla questione dell’aborto. Anche lui, legittimamente, non vuole che i suoi soldi vengano spesi per un atto che per lui è eticamente riprovevole. La soluzione potrebbe essere l’utilizzo di una tassa accessoria volontaria per le questioni bioetiche.
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in effetti conosco gente che si è trasferita volutamente in toscana per la più efficiente assistenza sanitaria, conoscopersone che sono andati a morire lì per il miglior trattamento per i malati terminali
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@Fabristol: Certo, però a questo punto resterebbe il problema di limitare l’accesso ai servizi solo a coloro che hanno effettivamente pagato la tassa. Mettiamo che io sia un cattolico: mi rifiuto di pagare la tassa per garantire negli ospedali pubblici il servizio alle donne che vogliono abortire. Poi però, la vita è strana, mi ritrovo io stesso/a a dover usufruire di quel servizio (Magari mia figlia resta incinta e non se la sente di tenere il bambino, oppure è malformato oppure rischia la vita se porta a termine la gravidanza). Che faccio? Mi presento in ospedale lo stesso e usufrisco di un servizio che erò tecnicamente è pagato solo da altri? E i medici dell’ospedale, prima di praticare un intervento, mi devono chiedere la dichiarazione delle tasse (con buona pace della privacy), per vertificare che io ho pagato la “tassa etica” altrimenti l’intervento è a pagamento?
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PEr Galatea
“E i medici dell’ospedale, prima di praticare un intervento, mi devono chiedere la dichiarazione delle tasse (con buona pace della privacy), per vertificare che io ho pagato la “tassa etica” altrimenti l’intervento è a pagamento?”
Perché no? Sarebbe perfetto. Cazzi suoi che non ha pagato la tassa e ora ha cambiato idea. Troppo facile fare i moralisti coi soldi degli altri.
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Anzi la prossima volta ci penserà due volte quando farà la dichiarazione dei redditi. Ascolterà ancora i preti o ascolterà la sua logica e i suoi interessi?
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@Fabristol: Sì, anche io delle volte sarei tentata di dire così. Immagino che molti evasori fiscali anche correrebbero a pagare le tasse se gli fosse detto che, in caso di infarto, per esempio, solo chi dimostra di aver pagato tutto correttamente fino all’ultimo centesimo ha diritto al soccorso d’emergenza… 🙂
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1) sono qui per presentare un altro punto di vista.
ma se ad una critica mi si risponde successivamente con le solite litanie e citanodmi “ippopotami rosa” evidentemnte qualche problema di ragionamento c’è :-p
ma visto che sono tipo testardo e fiducioso… il femminismo è un male da cui si può guarire.
2)personalmente i post a favore delle donne li ho scritti svariate volte. Come socialista posso fare “critica di Sistema” e notare come vi sia una tendenza a scrivere post solo su un argomento . Questo è parte dell’esser socialista. La visione generale che un liberale non ha.
E’ lo stesso motivo per cui non mi faccio problemi a sostenere campagne pro.donne laddove le donne siano discriminate.
Il problema è tuttavia: non esiste riconoscimento politico delle problematiche maschile. QUesto è una discriminazione su cui una persona di Sinistra non dovrebbe mai sorvolare e zittirsi ma ormai la Sinistra ha perso la coscienza della sua ragione sociale e si è trasformato in ripetizia stantia di temi tradizionali non al passo con i tempi… non a caso è fuori dal Parlamento e sempre marginalizzata culturalmetne
3) mi fa abbastanza specie considerare la minor speranza di vita maschile un problema equivalente alla mancanza di poltrone dirigenziali femminili.
La politica è scelta. Da persona di Sinistra posso far a meno di difendere una donna della classe dirigente che non riesce a diventare presidente della Repubblica od amministratore delegato di una multinazionale , non posso far a meno di difendere i lavoratori che rischiano la vita . Se tu fai il contrario , legittimo per carità… ma non mi si venga a parlare di equivalenza o di sinistra.
4) un imprenditore che non assume una donna perchè teme che essa rimanga incinta , non è un problema di sessimo quanto di profitto. Non lo si vuole, si neghi la legittima del capitalismo. Non a caso io sono socialista.
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Tra l’altro in questo modo i cattolici non rompono il cazzo agli altri sullo stato che uccide gli embrioni e pace fatta. Finirebbe l’intervento dello stato sulle quesitoni bioetiche. Perché il problema è a monte: cioè lo stato NON dovrebbe legiferare su qeuste questioni. Punto.
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@fabristol: Del resto mi risulta che in Austria, da quando dichiararsi cattolici comporta automaticamente un salato prelievo fiscale per la Chiesa che invece gli atei non pagano, la percentuale di quelli che si dichiarano cattolici è drasticamente calata. Altro che 8xmille!
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sarò poco evoluto intellettualmente e dialetticamente misero, ma a me sembra che il punto centrale non sia tanto quello del “voto con i piedi” ma di un ragionamento fatto con altra parte anatomica.
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@maschile individuale: Dunque, ricapitolando: in questo blog di “litanie femministe” non ce ne sono mai state; non si è mai sostenuto che gli uomini sono inferiori nè altro, e ci si è sempre battuti in difesa dei diritti degli individui indipendetemente dal sesso, spesso addirittura questionando con chi sostiene l’idea della “diversità” femminile. Ciononostante, io sono una femminista e devo secondo te “guarire” dal femminismo… e quella che ha problemi di ragionamento sarei io? 🙂
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@FABRISTOL:
sulle leggi e la bioetica vi sono secondo me due problemi:
1) il punto di inizio in cui va data l’attribuzione di diritti. Quello è un punto su cui si deve per forza legiferare in uno Stato di diritto. Si è individui alla nascita, al superamento di un test, al concepimento….
Qualunque posizione si abbia in merito, occorre concordare (a livello della comunità di riferimento) l’inizio del diritto.
2)quando si pone l’opzione de-tassazione , vi è sempre una tendenza a non pagare . Esempio la Germania dove , mi risulta, vi sia parecchio “ateismo fiscale” (in sostanza lì l’equivalente del nostro 8×1000 è volontario).
La cosa applicata alla 194 creerebbe notevoli problemi alla gratuità dell’aborto e , semma ci sarà, all’assistenza statale per l’eutanasia.
Non credo che la popolazione , specie la componente femminile, sia disposta a questa soluzione.
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@GALATEA:
allora aspetto che indosso l’altro paio di occhiali e ricomincio a leggere 😉
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Mi pare fosse il caso della Germania. La tassa alla curia locale comporta automaticamente la tua affiliazione alla chiesa. Quando la gente sa cosa sta pagando si fa due conti in tasca e prende decisioni. L’uso dello stato come allocatore e distributore di risorse senza alcuna trasparenza distrugge la responsaiblità individuale. Se sapessimo in anticipo dove i nostri soldi andranno a finire e se avessimo la possibilità di scegliere se pagare o meno quel servizio a quest’ora l’Italia sarebbe un posto migliore. Io sono felice di pagare una tassa allo stato per un servizio che mi viene dato. Ma se quel servizio non lo voglio o non mi piace perché devo pagarlo? Io per esempio, a sapere che parte delle mie tasse va a pagare le missioni militari in Iraq e Afghanistan mi vengono i brividi. Io sono eticamente contrario alla guerra e ai soldi spesi nell’esercito. Perché i miei soldi devono andare a foraggiare le guerre di stato?
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@Franco: 🙂
(Io pubblicherei questo commento come post sul tuo blog: un bel link e via! E’strepitoso!!!)
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cara, la situazione immaginaria che hai descritto per un caso di aborto e’ esattamente cio’ che avviene tra Irlanda e Gran Bretagna (e con cio’ voglio anche indirettamente rispondere a fabristol). In Irlanda l’aborto chirurgico e’ vietato (a meno che non ci siano casi di grave pericolo per la madre, anche suicidio, pero’ purtroppo tali decisioni non vengono sempre prese su raccomandazioni psicologiche). Pero’ non e’ vietato andarsene all’estero (dai vicini Inglesi, infatti, 30 minuti di aereo) ad abortire, infatti ci sono agenzie mediche, perfettamente legali, che ti organizzano il tutto, viaggio, degenza ospedaliera ecc.
Un marasma legislativo, etico e morale. Con la complicanza (e qui scompisciatevi pure) che la Ru486 in Irlanda e’ legale. Ma allora ci pigliamo per il c…? Perché questa situazione? Perché quando ci fu il referendum sull’aborto anni ed anni fa solo le bigotte ultrasettantenni andarono a votare, ci fu un bassissimo afflusso di giovani che on erano stati sensibilizzati da un adeguata campagna politica. Poi in questo paese successe di tutto, rivoluzione economica e culturale, e ci si trova ora con questo paradosso, posizioni ribaltate ed un referendum che andrebbe finalmente ripetuto.
Qui non e’ una questione di tasse e di obiezioni. E’ una questione di standard etici che ogni stato sovrano ha il dovere di regolamentare. Per cui anche qui, vai ad abortire in Gran Bretagna se hai i soldi per il viaggio (e meno male che ci sono i low cost e voli tra le due isole per 10 euro) e la degenza, senza contare l’aspetto piu’ importante, ovvero la vicinanza a cari e persone che ti amano durante un momento cosi’ difficile che ovviamente non avverrebbe data la lontananza.
Questa e’ pura ipocrisia.
Un altro aspetto che hai sottolineato e’ come l’influenza di altri stati/regioni possa revocare alla fine le decisioni retrograde dello stato di appartenenza. La vicinanza dell’Irlanda ad un colosso laico e progressista quale la Gran Bretagna ha fatto si’ che alcune leggi tipo i matrimoni tra gay verranno presto rivoluzionate. I matrimoni e “civil partnerships” tra gay avvenuti all’estero adesso vengono riconosciuti in irlanda, la civil partnership e’ gia’ possibile e stanno gia’ preparando un progetto legge che, spero presto, ne legalizzi anche il matrimonio.
E’ una questione di coerenza. Gia’ non funziona tra stati europei, figurati all’interno di uno stesso stato che, reso a pelle di leopardo, porterebbe ad un’ulteriore disgregazione della civilta’, gia’ carente si sa, sul suolo italico.
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Per Socialista eretico (alias Filomeno)
“1) il punto di inizio in cui va data l’attribuzione di diritti. Quello è un punto su cui si deve per forza legiferare in uno Stato di diritto. Si è individui alla nascita, al superamento di un test, al concepimento….”
Su questo sono d’accordo. Io ho un punto di vista diverso rispetto al resto dei laici. Secondo me è sbagliato individuare nell’embrione, dopo una certa settimana, un essere inanimato senza alcun diritto. Non è detto che dobbiamo dargli i diritti di una persona o di un cittadino. Si può trovare una via di mezzo. Non è ancora una persona, ma allo stesso tempo non è carta straccia da buttare. Ma questo solo da una certa settimana in poi di gravidanza da concordare non a livello politico ma SCIENTIFICO.
“2)quando si pone l’opzione de-tassazione , vi è sempre una tendenza a non pagare . Esempio la Germania dove , mi risulta, vi sia parecchio “ateismo fiscale” (in sostanza lì l’equivalente del nostro 8×1000 è volontario).
La cosa applicata alla 194 creerebbe notevoli problemi alla gratuità dell’aborto e , semma ci sarà, all’assistenza statale per l’eutanasia.
Non credo che la popolazione , specie la componente femminile, sia disposta a questa soluzione.”
Questo è un mito da sfatare. Non è vero che la gente preferisca non pagare una tassa quando può scegliere. Perché poi a conti fatti se non paghi la tassa non arriva il servizio! Per esempio qui in Uk si può decidere se devolvere i propri soldi per la pensione pubblica oppure no. Sono veramente pochi quelli che decidono di non farlo.
Per quanto riguarda la gratuità all’aborto è un mito. Non esiste un servizio pubblico gratuito. Tutti paghiamo le tasse, poveri e ricchi, tramite balzelli, IVA, ticket ecc. ecc.
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@fabristol: è anche vero però che così, a parte che ognuno avrebbe una dichiarazione dei redditi simile ad un puzzle, in pratica ognuno pagherebbe ogni servizio come se si rivolgesse ad un privato. Allora, io pago la quota sanità, ma solo se posso scorporare, per esempio, la tassa bioetica; poi la quota per la sicurezza, ma solo quella per pagare gli stiipendi ai militari ordinari (quelli che magari vanno a scavare nel fango quando ci sono i terremoti) ma non quelli che vanno in missione in Iraq; poi quella della scuola pubblica, ma non per gli stipendi per i prof di educazione fisica, perché mio figlio ha l’esonero e non la fa… E poi ogni volta che accedo ad un servizio, devo portare la documentazione per dimostrare che l’ho pagato. Oddio, diventa un bel casino.
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Galatea,
provo a rispondere.
La questione decisione accentrata vs. decisione decentrata non sostituisce affatto la dimensione del dibattito aborto sì vs. aborto no, adozioni gay sì vs. adozioni gay no. Piuttosto si affianca ad essa.
Per quanto riguarda il voto con i piedi, è chiaro che per alcune cose puntuali (es. fecondazione eterologa assistita, etc.) basterebbe lo spostamento momentaneo, mentre per altre (es. adozioni gay) sarebbe necessario un vero e proprio trasferimento.
Ed è chiaro che il voto con i piedi ha comunque un costo.
Il mio punto di vista, però, è che la devolution bioetica riduce e non innalza questi i costi.
Perché, ad esempio, è più facile per un gay trasferirsi in Emilia, piuttosto che in Olanda, paese nel quale non conosce la lingua ed in cui avrebbe inevitabilmente più problemi di integrazione.
Tanto più l’area a cui si applica la decisione politica è vasta, tanto più alti sono i costi per sottrarsi ad essa – fino all’estremo in cui se la decisione politica è assunta a livello mondiale diviene assolutamente impossibile eluderla.
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Non mi pare un casino nel mondo odierno digitale. Ci starebbe tutto in una carta magnetica. Galatea, mettiamola così: cosa diresti se qualcuno ti prendesse i soldi dal tuo portafoglio dicendoti che li userà per fare tanto bene alla società e poi scopri che li usa per scopi crudeli, per uccidere persone, per imporre la propria visione religiosa e politica sugli altri, per sfruttare il lavoro altrui ecc.?
Riusciresti a dormire sonni tranquilli? Io credo di no.
Ecco lo stato, da quando esiste, ti fa dormire sonni tranquilli facendo tutto quello che ho detto.
Io da qualche anno non riesco più a dormire sonni tranquilli.
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@FABRI:
sul punto 1 concordo.
attribuire diritti all’embrione non significa attribuire aumentaticamente l’uguaglianza con nati. Dopotutto anche nel nostro ordinamento esistono livelli diversi di diritti. I bambini non hanno diritto di voto ad esempio.
Dubito che la decisione possa essere “scientifica”. Nel senso che le commissioni scientifiche devono essere certamente consultate ma alla fine la decisione è politica. Dipende dalla “visione” della comunità di riferimento tramite i suoi rappresentanti politici(e , spero , tramite eventuale referendum).
2) sarei anche d’accordo ma secondo me dimentichi la situazione di partenza italiota e l’elogio del furbo. Con l’altissima evasione fiscale, il gretto leghismo egoista, il berlusconismo rampante alla fine …. ben pochi pagherebbero la tassa. Sarò maligno ma penso che i ricchi (che possono andar all’estero ad abortire), gli anziani , le donne non più fertili , moltissimi uomini(direi la maggioranza), oltre i cattolici ed i legaioli non pagherebbero la tassa. Il ragionamento è : per ora mettiamo in saccoccia l’euro, poi domani se serve l’ivg vedremo come fare….
questo è un Paese allo sfascio, senza civismo, in cui si tenta solo di salvare il proprio orticello.
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@MarcoFaraci: Spiegami una cosa, Marco. Adesso, nel nostro pur scalcagnatissimo stato, io che vivo in Veneto non ho bisogno di trasferirmi, nè momentaneamente nè definitivamente, se ho bisogno chessò, di abortire. Un domani, per esempio, sì. So che non posso stipulare un pacs con il mio compagno, ma almeno, visto che siamo in tanti in questa situazione in tutta Italia, posso sperare che un domani, facendo pressione ci arriveremo ad avere una legislazione più moderna. Invece, con la tua proposta, rischio di perdere anche ciò che ho già, senza alcuna assicurazione che certe regioni saranno più “liberali” (magari anche Emilia Romagna e Toscana cadono in mano a Cl e via la possibilità di abortire anche là). Sul breve periodo non ci vedo per i cittadini comuni alcun vantaggio e sul lungo solo delle ipotesi molto vaghe. E poi i costi per il trasferimento, per quanto minori di quelli per andare all’estero, scusa, me li paghi tu?
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@maschile individuale: E sarei però curiosa di sapere di preciso quali sono questi diritti che tu daresti all’embrione. E soprattutto come intenderesti commisurarli con quelli della madre, che gode dei pieni diritti di cittadia, tanto per cominciare, primo fra tutti quello di disporre liberamente del suo corpo come le pare e di non poter essere sottoposta contro la sua volontà ad alcun tipo di trattamento sanitario obbligatorio.
Se la decisione su quando l’embrione diventa soggetto di diritti non è presa poi su basi scientifiche, su che basi la si prende? La fede individuale?
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Ammiro la perfetta pertinenza di quest post.
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@GALATEA:
La decisione su quando “qualcosa” diventa “qualcuno” secondo me è più filosofica che scientifica. Dipende dalla visione che ciascuno ha della vita.
La scienza può , a mio parere, solo fornire parere tecnico.
Come si fa ad esempio a fissare l’età di voto a 16,18 o 25 ? è una decisione politica/filosifica.
ehm… guarda che l’esser decisione politica converrebbe abbastanza a coloro che oggi si professano laici perchè se si vuole esser rigorosi… beh fabri che è un tecnico può dirci magari quando biologicamente comincia un nuovo individuo nel regno animale(a cui l’uomo appartiene) 😉
in quanto ai diritti dell’embrione , io parlerei innanzitutto di non commercializzazione che è la cosa che più mi interessa. Qua bisogna innanzittutto impedire che imprese e militari mettano mano sulla genetica umana.
poi passerei a dire che la sperimentazione (per le staminali embrionali ad esempio) dovrebbe esserci solo su embrioni non impianti/impiantabili e destinati comunque a distruzione. Non produzione ad hoc per la ricerca insomma.
infine nel rapporto con la madre: sancirei che l’ivg non è libera ma va permessa solo a determinate condizioni (anche oggi è così legalmente ma culturalmente si tende a negarlo a sinistra).
parlando in concreto della 194:
l’articolo 6 della 194 è per me ottimo.
l’articolo 4 lo modificherei perchè somigliasse FORMALMENTO la 6(ripeto FORMALMENTE, sostanzialmente dovrebbe rimanere uguale ad oggi).
attuerei l’articolo 1 : niente aborto come controllo nascite e sostegno alle madri che , in difficoltà socio.economiche, vogliono tenere il figlio . Qui potrebbe esserci un ipocrisia della Sinistra: che molte donne immigrate ricorrano all’aborto sarà dato anche dalla povertà ma bisognerebbe vedere, oltre il terzomondismo , se vi sono comunità etniche dove le donne subiscono maltrattamenti in caso di gravidanza fuori dal matrimonio e provvedere a campagne culturali (per gli uomini) e di protezione lavorativa-securitaria(per ledonne).
infine impedirei l’obiezione di coscienza per i neoassunti nelle strutture pubbliche ed in quelle convenzionate.
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Galatea,
innanzitutto l’abolizione dell’aborto in Veneto è un esempio teorico che stiamo facendo dato che nessun partito (salvo alcune estreme come Forza Nuova) ha in programma di vietare l’aborto, anche se è chiaro che esistono partiti più a favore di altri ad interventi legislativi in senso limitativo.
Comunque se mai l’attuale coalizione al governo in Veneto decidesse di vietare l’aborto (cosa che io reputo molto improbabile), ti ricordo che la stessa coalizione è al governo anche a livello nazionale e quindi perfettamente in grado di vietarlo legalmente su tutto lo Stivale.
Pertanto torno alla questione secondo me fondamnetale. Nella sciagurata ipotesi in cui a qualcuno venga in mente di vietare l’aborto è meglio (cioè è meno costoso) che lo vieti ovunque oppure che lo vieti solo da qualche parte?
Se Emilia e Toscana, come prefiguri, potrebbero cadere in mano a CL non ti viene il dubbio che il governo nazionale ci sarebbe giù caduto molto ma molto prima?
Io sono peraltro dell’opinione che “sbloccare” la situazione su alcuni temi (es. unioni gay, ricerca sulle staminali, fecondazione eterologa) per lo meno in alcune regioni consentirebbe di innescare nel dibattito italiano elementi di sfida culturale importante, contribuendo alla percezione di certe cose come “normali” e quindi favorendo in definitiva un’osmosi di certe idee e di certe posizioni anche in altre parti del paese.
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@MARCO:
ecco per esempio: io penso ad esempio che la sperimentazione sulle staminali embrionali sia una perdita di soldi.
sarei ben felice che regioni diverse adottassero strategie diverse(chi spende sulle staminali embrionali , chi spende sulle staminali adulte).
se ho ragione, la regione che sperimenta sulle embrionali non produrrà cure mentre le staminali adulte produrranno cure . Quella regione sarà costretta ad adottare la sperimentazione/cura sulle staminali adulte a scapito delle embrionali se vuole curare i suoi pazienti.
se ho torto…. chiedo scusa e mi ritrovo una cura.
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lo stato, qualunque esso sia, deve accettare le decisioni di chi può determinare le sorti della sua classe politica. la chiesa cattolica specie in italia, ad esempio, ha certo più peso politico dei 40milioni di elettori. mi pare giusto accedere ai servizi per cui si paga; ma o sono ‘tutti’ i servizi o nessuno, perchè se fossero solo alcuni si tornerebbe al problema di chi decide quali sono questi alcuni.
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Allora dopo aver letto il post ho cercato di leggere velocemente il dibattito nato nei commenti. Mi sembra che non si siano fatti passi in avanti rispetto all’obiezione di Galatea.
Il liberale “voto con i piedi” è un’immane stronzata.
Sembra praticabile solo perché Faraci la applica alla situazione attuale delle regioni italiane. Ma il famoso “voto con i piedi” è ciò che già fanno milioni di migranti.
E i liberali di tutto il mondo non hanno ancora trovato un’alternativa al sistema dei confini, degli stati nazionali, della cittadinanza etc.
Come diceva Galatea. Siamo pronti ad affrontare migrazioni di massa a seguito della popolarità o impopolarità di una legge.
Tanto per ricordare un simpatico esempio. Il muro di Berlino fu eretto perché migliaia di giovani sceglievano di emigrare ad ovest facendo perdere in competitività e credibilità il paese.
E se la conseguenza del l’etica a macchia di leopardo fosse l’innalzamento di barriere al voto con i piedi anziche favorirlo. Vi pare che la Lega sia tra le forze politiche che sostiene la libertà del “voto con i piedi” o anche detta “migrazione”?
Mah.
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@maschile individuale: Mi sa che tu della 194 hai un’idea piuttosto strana. Che l’aborto NON sia un mezzo di controllo delle nascite è sancito dall’articolo 1. Certo che è difficile andare a controllare caso per caso, perché bosognerebbe fare indagini approfondite nella psiche delle persone, ma i metodi di controllo delle nascite sono altri. Alcuni, purtroppo, non riescono ad usarli perché in Italia c’è una forte resistenza a parlare di educazione sessuale, semmai, e per giunta non si danno fondi ai consultori che potrebbero fornire ulteriori informazioni alla popolazione. Quanto alle “pressioni” esercitate dalla società perché le donne abortiscano per questioni di “onorabilità sociale” io non le riterrei solo appannaggio delle comunità di immigrati: ti stupirebbe sapere anche quante famiglie italiche apparentemente moderne considerino ancora una figlia incinta e non sposata una specie di onta.
L’aborto NON è libero, ma la legge fissa tutta una serie di condizioni e di adempimenti. Non mi risulta che la “Sinistra” li abbia mai nascosti, semmai sono i partiti di destra e i cattolici che continuano a descrivere la legge 194 come se fosse una sorta di “tutto è consentito purchè ammazzino l’embrione”.
Quanto alla sperimentazione sugli embrioni, non c’entra un caspita con la 194, dato che i feti abortiti non possono essere usati per la ricerca sulle staminali: semmai potrebbero esserlo quelli frutto delle mancate inseminazioni, ma la legge 40 lo vieta e in Italia, attualmente, la ricerca sulle staminali embrionali è,a quanto mi consta, di fatto bloccata: i ricercatori sono costetti ad importare cellule staminali dall’estero, se vogliono fare ricerca (per ipocrisia, se vengono dall’estero nessuno si domanda come siano state ottenute). Inoltre non ho capito cosa tu intenda per “embrioni non impiantati/impiantabili”. Tutti gli embrioni sono “impiantabii” di fatto, anche se gravemente malformati: la legge 40 nella sua formulazione originale, anzi, prevedeva l’impianto coatto anche degli embrioni con tare genetiche o malformazioni; gli embrioni “impiantati” o si sviluppano in feti e poi divengono bambini, e quindi non sono più utilizzabili per la ricerca e la produzione di staminali (ovviamente!), o non attecchiscono, e in questo caso sono esplulsi e comunque non utilizzabili. Quanto alla impossibilità per i medici assunti ora di esercitare l’obiezione di coscienza, sono perfettamente d’accordo con te. Almeno su una cosa concordiamo, vedi?
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@MarcoFaraci: resta sempre il problema che a me, come cittadina italiana, la Costituzione garantisce alcuni diritti inalienabili, e le Regioni non possono far carta straccia di questi diritti. A meno che non si secedano dallo Stato e non si dichiarino indipendenti. Anche in un contesto di Federalismo, la Costituzione deve essere rispettata e le Regioni non potranno comunque fare quel caspita che salta loro in mente. Altrimenti, appunto, tanto vale dichiararsi indipendenti, e ognuno per la sua strada… Vogliamo questo? Basta dirlo.
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Forse, anzi sicuramente sono un po’ tonto, ma non capisco: il liberalismo che c’azzecca?
Non ci possono essere socialisti federalisti?
E forse tutti i liberali sono federalisti o localisti?
Questo senza considerare la tesi-battuta finale sul liberalismo in se, che è vecchia come il mondo ed a cui io non so ribattere (a me sembra che se uno non ha soldi o potere lo prende nel culo tanto sotto stalin, come sotto hitler, come in italia oggi, o come negli usa, o come in una eventuale società senza stato, ecc)…
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Galetea,
il problema che cercavo di porre è proprio se in un contesto di riforma costituzionale in senso federale è opportuno o meno che anche le competenze sui temi eticamente sensibili siano devolute alle singole regioni? Secondo me sì e ci sono stati federali, come gli Stati Uniti e l’Australia, in cui è così.
Ti invito anche a riflettere sul fatto che lo scenario di devoluzione è il più promettente proprio per chi si collochi su posizioni antiproibizioniste. In effetti il proibizionismo sta in piedi solo se è possibile imporlo su un vasto territorio mentre è irrimediabilmente messo in crisi laddove si crei una situazione territorialmente variegata, perché risulta relativamente facile eluderlo.
Faccio un esempio: il proibizionismo sul gioco d’azzardo regge lontano dai confini ma entra assolutamente in crisi in prossimità dei confini, al punto che lo stesso stato italiano è costretto a tenere dei casinò (Sanremo, Campione, Saint Vincent, Venezia) vicino alla frontiera perché altrimenti la gente portrebbe i soldi a Montecarlo o a Nova Gorica.
Per un meccanismo analogo lo Stato è costretto ad abbassare le tasse sul carburante vicino alla frontiera con la Svizzera, per evitare che la gente vada a far benzina in Svizzera.
Insomma i confini fanno bene perché per i meccanismi di concorrenza che innescano costringono lo Stato a moderare la propria invasività.
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@GALATEA :
come non conosco la 194?! ma se ti ho citato gli articoli :-p
diciamo piuttosto che a Sinistra si continua a propagandare un presunto “diritto di aborto” ed a far passare l’idea che sia legittimo un “aborto libero” cosa che NON ESISTE (invece esiste la possibilità di ” possibilità di aborto” a determinate condizioni)
voglio richiamare innanzitutto la mia parte politica al rispetto del senso e della forma della 194.
la Sinistra deve chiarire che non si abortisce il figlio non voluto! si abortisce per una serie di ragioni socio-economiche o mediche !
se non si è nel profilo di chi può abortire allora l’aborto è REATO.
Mi sembra leggendo gli articoli di esponenti ufficiali e militanti di SInsitra che invece il tutto dipenda dalla volontà della donna. Non è così!
se fai un giro ad esempio sui siti femministi od anche solo su quelli comunisti o sul sito si SinistraEcologiaLibertà vedrai quanto si faccia passare un’idea sbagliata dell’ivg.
quando tu mi hai chiesto “E sarei però curiosa di sapere di preciso quali sono questi diritti che tu daresti all’embrione”
ti ho risposto mettendo in ordine ciò che mi preme prioritariamente sulla questione embrionale.
per me è prioritario impedire un “capitalismo eugenetico” cioè un capitalismo che vada a modificare la genetica delle persone in funzioni del mercato e dei soldi da esse possedute.
l’unico modo di impedire ciò in un sistema capitalistico , è l’attribuire lo status di persona perchè TUTTO nel capitalismo può essere commercializzato tranne(almeno sulla carta) le persone.
per embrioni non impiantabili intendevo quelli non vitali, quelli che impiantati quasi certamente non porteranno alla nascita di un bambino.
la legge 40 ? se la piangano i laicisti, le femministe e tutti coloro che non hanno regolamentato il settore quando le Sinistre erano al governo.
non l’hanno fatta loro? l’hanno fatta berlusconi ed i clericali.
chi tardi arriva, male alloggia.
le tecnologie, le nuove istanze sociali si regolamentano… se non lo si fa … lo farà qualcun altro con la sua impostazione (anche sulla legge 40 sono trasversale , alcune cose letrovo buone , altre decisamente da cani).
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@DEMOPAZZIA:
io non confonderei la povertà che milioni di persone spinge all’emigrazione , pressocchè a vita,
con una questione medica che spinge ad un viaggio(od alcuni viaggi) all’estero.
attualmente dall’ Italia vanno all’estero un migliaio di persone(mi pare che l’ordine sia questo) ed i Paesi che ospitano i trattamenti non erigono certo barriere.
sono soldi che entrano.
il problema è per chi non può andarci all’estero ma appunto la divisione bioetica in regioni e non in Stati abbassa i costi, non li alza.
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ma lasciatele in pace, le donne
gli uomini che pontificano sul corpo delle donne, vorrei vederli loro, in certe situazioni, sembra che si diverta una donna ad abortire
un pò di umiltà per piacere, come insegnava il nazareno
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@maschile individuale: Mi sa che il problema di dialogare con te è che tu senti parlare due femministe vecchio stampo, e deduci che tutte le donne siano così e cha siamo tutte femministe invasate; senti parlare o leggi due folgotati che per caso stanno con Sinistra&Qualcosa e deduci che tutti quelli che si dicono “di sinistra” pensino le stesse amene scemenze, dai una lettarella a qualche sito di complottisti, e credi di doverti preoccupare di grandi complotti eugenetici. Forse il problema è la selezione all’origine delle tue fonti di informazione.
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@MarcoFaraci: Ah, e se per caso mi trovo imprigionata in una Regione che è accerchiata solo da Regioni altrettanto bacchettone?
POi, tra l’altro, spiegami una cosa: per voi di destra, a quel punto, cosa converebbe? Che vincesse nelle Regioni dove vivete o a cui siete vicini la Sinistra, così potete scappare facilmente verso terre più “liberali”?
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@marcofaraci
@maschileindividuale
Si parla di confini. Che la differenza siano i salari o diritti il meccanismo è lo stesso. Non è la vicinanza del confine che fa la differenza. E’ la facilità con la quale li si può attraversare. Ripeto siamo sicuri che chi attualmente sta proponendo il federalismo “etico” sia tra coloro che ritengano i confini un inutile feticcio? Non sono proprio coloro che invece rinnegano pure Schengen? E se tutti si recassero in massa in un’unica regione italiana siamo sicuri che ciò non porterebbe quella regione al collasso per i costi della sanità pubblica? Non si dovrebbe andare nella direzione “meno confini” invece che in quella di “più confini”?
Almeno se si è liberali.
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veramente si tratta di esponenti ufficiali e di comportamenti politici tenuti quando erano al governo.
in quanto ai militanti che molti siano militonti è cosa che non ho scrupolo a dire.
cmq leggendo il tuo blogroll penso che una parte delle mie fonti sia anche la tua :-p
forse sarò io che esagero o forse sarai tu a vedere meno le sciocchezze e la sclerosi dei sinistronzi.
detto questo…
alla prossima 🙂
socialista eretico
p.s.
alle tesi complottiste, sono assolutamente ostile. Ma le tendenze economiche esistono ed è bene regolamentarle per tempo
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non so Marco Faraci , io sono per regolamentare i flussi in caso di immigrazione
tenendo quanto più alto il flusso (per questioni umanitarie).
e per diminuire le barriere al confine con accordi bilaterali.
nello specifico di “immigrazione da aborto” non penso che vi siano problemi economici per la regione liberal sia perchè vi sarebbe una norma quadro nazionale(l’aborto nessuno vuole impedirlo, si parla di alcune restrizioni) sia perchè la RU486 riduce al minimo il costo per la sanità pubblica(in caso di non ospedalizzazione, come teoria liberal vuole) anzi probabilmente sarebbe un guadagno per le strutture turistiche della regione.
Insomma Vendola e rossi tosco-emiliani-umbro-marchigiani avrebbero da guadagnarci (anche il campano Caldoro pare piuttosto liberal in tema)
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Problemi di razzismo, sessismo, omofobia e clericalismo all’interno del PdL e della Lega? Sei uno straniero, un meridionale, uno zingaro ,un omosessuale, un ebreo o un musulmano, una donna che vuole abortire o un ateo non devoto?I liberali federalisti del PdL concorrono alla vittoria delle politiche discriminatorie nei tuoi confronti, ma ti assicurano anche “un voto con i piedi”, cioè, quando Piemonte e Veneto approveranno leggi razziali o sessiste, ti sarà garantita una via di fuga efficiente e concorrenziale verso le regioni limitrofe.Ai mezzi di trasporto ci pensiamo noi, a prezzi di mercato, siamo o no liberali,tu pensa alle valigie.
STO SCHERZANDO!Ma se penso a cosa è successo della Grande Riforma Elettorale, il grande dibattito durato anni e che ha partorito, alla fine, il Porcellum,non riesco ad essere ottimista sulla riforma federalista dello Stato.
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@ marco faraci
cosa non farebbe un buon liberista per raggiungere il suo scopo, vendere l’anima alla “dittatura della maggioranza” sui temi eticamente sensibili!!
e la “dittatura della maggioranza” non è democrazia.
@ fabristol
e poi non ci sono solo i cattolici, che dovrebbero fare allora i Testimoni di Geova? chiedere un’esenzione dalle tasse per non partecipare alla spesa dell’ignobile eresia delle trasfusioni di sangue effettuate negli ospedali?
e poi a tutti
ma c’è ancora una legge sulla privacy?
come è possibile che i CAV o i giornalisti vengano a sapere chi ha preso la Ru486 o chi ha intenzione di abortire?
se non riusciamo a far funzionare leggi che garantiscono il cittadino, poi non prendiamocela con chi ci prevarica con arroganza e spocchiosità.
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condivido:”resta sempre il problema che a me, come cittadina italiana, la Costituzione garantisce alcuni diritti inalienabili, e le Regioni non possono far carta straccia di questi diritti. A meno che non si secedano dallo Stato e non si dichiarino indipendenti. Anche in un contesto di Federalismo, la Costituzione deve essere rispettata e le Regioni non potranno comunque fare quel caspita che salta loro in mente. Altrimenti, appunto, tanto vale dichiararsi indipendenti, e ognuno per la sua strada… Vogliamo questo? Basta dirlo.”
E sono d’accordo che se, poniamo, si potesse abortire in Toscana nelle strutture pubbliche e non in Veneto io contribuente Toscano mi porrei il problema di chi paga quegli interventi.
l’argomento che propone Faraci è pericolosamente scivoloso: provo a sintetizzare il mio pensiero. In un ottica federalista deve esistere un livello minimo di diritti garantito a tutti i cittadini, qualsiasi parte federale dello stato abitino. Eventualmente le istanze federali possono aggiungere diritti in più, ma sottrarli è pericolosissimo. E’ per questo che i veri stati federali (U.S.A., Germania) hanno costituzioni “forti” nella parte che concerne i diritti dei cittadini.
Trovo non pertinenti gli esempi su gioco di azzardo o benzina: attengono a leggi ordinarie e non a diritti costituzionali, come l’assistenza sanitaria.
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@—>Galatea
“Anche qui sarebbe favorito, ad esempio, chi ha risorse proprie e un tipo di lavoro che si può svolgere ovunque (consulenti, liberi professionisti, autonomi); perché se io sono ad esempio un operaio specializzato nella cantieristica da diporto, decidere di trasferirmi di botto in una Regione alpina che però è l’unica che mi garantisce, ad esempio, di sposare il mio compagno ed adottare dei bambini, è una scelta molto poco praticabile, ne converrete.”
Concordo su tutto quello che dici. Nasco economista – anche se poi la vita m’ha indirizzato ad altra speicalizzazione – e trovo quello che hai scritto impeccabile, estremamente sensato e logico. Tuttavia, la frase che riporto in grassetto, denota un certo pregiudizio di fondo: non è vero che certe attività si possano svolgere ovunque; almeno, non quelle che elenchi. Il libero professionista, così come l’autonomo in genere, nella maggioranza dei casi è legato al territorio tanto quanto e forse più dell’operaio specializzato, che all’incontro potrà operare in un’industria di Varese come in una di Calatafimi, senza doversi preoccupare delle sovrastrutture necessarie a garantirgli l’esercizio della propria attività, che non siano l’abitazione e la scuola per i figli. L’autonomo, in genere, ha una sua clientela, un proprio bacino d’utenza, un insieme di risorse locali, assolutamente infungibile rispetto a collocazioni geografiche differenti da quella d’appartenenza. Se così non fosse, me ne sarei andato dall’Italia già da un bel pezzo.
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non leggo tutti i commenti, quindi forse ripetero qualcosa detta da qualcuno.
il voto con i piedi storicamente non è stato influenzato molto dai redditi di chi lo metteva in pratica, ci sono stati votanti ricchi ed emeriti straccioni. A Cuba votano con i piedi mettendo su una bagnarola di fortuna, rischiando la pena di morte e gli squali per farlo. Magari gli costasse un biglietto del treno.
In secundis il frammentare lo stato italiano rende in realtà PIù ECONOMICO votare con i piedi, infatti adesso è possibilissimo farlo, solo che te ne devi andare in francia, in svizzera, in America o da qualche altra parte, con ingenti costi emotivi, finanziari, culturali eccetera.
il fatto che ti sta bene una stessa legge per tutto il territorio vuol dire che fondamentalmente sei daccordo con la legge vigente, o perlomeno più daccordo con la legge vigente rispetto ad un’ipotetica legge regionale che ritieni andrebbe contro i tuoi interessi.
Questo è un errore: Tu dici, fondamentalmente, che l’aborto dovrebbe essere libero in tutto il territorio italiano, perchè ti costa spostarti per farlo, ma dai per implicito che sul territorio nazionale è bene o male fattibile, invece dovresti porti dall’esterno.
Quindi supponi di avere un velo di ignoranza rawlsiano, sei su una dimensione parallela e ti vengono asportati i ricordi in merito l’ordinamento italiano: ti viene detto, prima di riportati in patria, che è possibile che l’aborto sia vietato oppure no, e non sai quante probabilità dell’una o dell’altra possibilità vi siano, preferisci che l’aborto sia concesso o vietato in tutto il territorio o “a macchia di leopardo”?
se l’esperimento mentale ti sembra troppo fantasioso, pensa al matrimonio omosessuale ora vietato in Italia, in tal caso le possibilità di scelta sono:
1) vietato ovunque
1) da alcune parti vietato e da alcune no.
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