Blog, social network e cerchie chiuse: la rete e i meccanismi di cooptazione fra amici degli amici

Due post, che sono stati linkati in Friendfeed in questi ultimi giorni vanno segnalati e analizzati a mio avviso in maniera un po’ più approfondita. Il problema che si agita sul fondo, al di là della polemica su cosa sia e come si comporti una “blogstar”, è l’osservazione che i blog prima e i social network poi, almeno in Italia, all’inizio hanno dato l’illusione ai neofiti di un mondo di possibilità aperte, e di un futuro in cui le barriere sarebbero state del tutto abbattute. A questa “sbornia” iniziale, sta seguendo un rapido riflusso e una marea montante di recriminazioni da parte di utenti delusi. In realtà in Italia la rete è libera, ma, nel corso degli anni, pare essere lì lì per replicare il modello “cerchia chiusa” che domina altrove nella nostra società. Dopo un po’ pare si sia creata all’interno della blogosfera una “aristocrazia”, fatta di coloro che hanno i blog più seguiti e letti, mentre fuori un esercito di peones del blog, che pure scrivono e producono, si sentono emarginati, perché la cerchia che conta si sta ormai consolidando, e entrarci è sempre più difficile¹. Paradossalmente il problema della “cerchia chiusa” in cui appare quasi impossibile entrare sembra che si sia acuito nel momento in cui sono entrati in scena i social network. La blogosfera tradizionale, in realtà, era un magma fondamentalmente anarchico: chiunque poteva aprire un blog e aspettare di catturare il suo o i suoi lettori. Consentiva, con i suoi meccanismi di selezione del post abbastanza casuali, anche la rapida ascesa di blogger sconosciuti o estranei, fino al momento prima di aprire il blog, alle “cerchie” della comunicazione tradizionale.

Il social network, invece, in qualche modo, anche se sembra assurdo, limita tutto questo. FB e FF nascono, in buona sostanza, come meccanismi basati sulla cooptazione: i miei post o i miei twit vengono letti all’interno di una cerchia di amici, che si allarga in ragione del fatto che qualcuno che fa già parte del gruppo segnala, ritwitta o condivide il mio post, la mia nota, il mio status. La costruzione della rete di amici sul social network è in buona sostanza legata a chi conosci già, nella vita reale o sul web, che può fare da mediatore con altri, presentandoti e in qualche modo “sponsorizzando” i tuoi scritti. Diventa molto più raro, insomma, che qualcuno capiti nella tua rete e si relazioni con te per caso: di solito le richieste di “amicizia”provengono da amici degli amici o da persone che condividono con te almeno una rete o un contatto.

Ne consegue che il giornalista famoso, la grande firma, lo scrittore, ma anche il blogger ormai arrivato ad una certa rinomanza sul web, ora è più difficile che entrino in contatto con lo sconosciuto volenteroso e novellino: se anche capita che leggano per caso un suo post, ciò avverrà perché è stato linkato da un loro “amico”, qualcuno che è già dentro la loro cerchia. Sui social Network sta diventando pratica normale, soprattutto per chi ha molti contatti, accettare l’amicizia solo se chi la richiede è già amico di parecchi dei tuoi contatti, che in qualche modo fanno così da referenza; e fra i tremila amici che si ritrova su FB, la “blogstar” interagirà poi solo con quelli che conosce davvero o fanno parte del suo ambiente.

Se il meccanismo alla base del social network è cooptativo fin dalle origini (non dimentichiamo che FB nasce dalla idea di ritrovare i vecchi compagni di corso all’università, quindi di ricreare, in buona sostanza, la cerchia di “intellettuali” che ti ritrovavi attorno negli anni di studio!), vien da chiedersi come mai in Italia sia stato salutato ed osannato come un meccanismo che avrebbe aiutato a scardinare le vecchie élite chiuse. Be’, in realtà in Italia FB e FF possono davvero garantire una possibilità in più di entrare in contatto con personaggi altrimenti al di fuori della normale portata per gran parte del pubblico. Ma questo perché l’Italia aveva ed ha una società così chiusa e rigidamente impostata alla cooptazione – spesso su base esclusivamente familistica e aliena perciò anche al benché minimo influsso del merito – che la rete dei social, per quanto basata su un analogo meccanismo cooptativo, rappresenta comunque un passo avanti. In terra di ciechi un monocolo è re, ma resta sempre un monocolo. Bisogna sempre ricordarlo, per evitare di farsi troppe illusioni.

¹A loro volta poi i blogger lamentano di essere trattati come “dilettanti” dai giornalisti della carta stampata, e di non riuscire, se non in casi eccezionali, a fare il salto e diventare “opinionisti” nei giornali, nonostante dimostrino magari giorno dopo giorno sul campo di essere ugualmente competenti di quelli assunti nelle redazioni.

24 Comments

  1. Soltanto chi non ha mai messo piede nella redazione d’un quotidiano e non ne conosce i meccanismi selettivi, può illudersi che in Italia vi sia qualche speranza di riconoscimento per il merito.

    "Mi piace"

  2. Devo dire che mi sono molto divertito a leggere il post di Paolo Valle (su cui non concordo affatto, ma quello può tranquillamente essere un mio problema) e poi scoprire che il suo FF è lucchettato.

    Intendiamoci, non è un lucchetto in più o in meno che cambia le cose, e non è che lasciare libertà d’accesso significhi ipso facto ampliare i propri orizzonti a tutti coloro che commentano. Ma banalmente una persona ha una quantità di tempo finita per seguire cosa fanno gli altri; quello che conta non è tanto la supposta blogstarietà dei propri contatti, quanto il fatto che si rimane affezionati a coloro che abbiamo incontrato prima (e che scrivono cose che ci interessano).

    Se poi c’è qualcuno che linka solo supposte e sedicenti blogstar perché pensa di diventare più importante per osmosi, quello è un problema suo.

    "Mi piace"

  3. @mau: sono perfettamente d’accordo con te sulle blogstar. Il pezzo, però, più che altro era un tentativo di riflessione su come sia naturale che le cerchie si formino per cooptazione, e che questa cooptazione oggi passi essenzialmente attraverso social network, in cui si finiscono spesso per leggere, proprio per mancanza di tempo, solo amici o gente che dagli amici viene suggerita. Lo faccio anche io, ormai, in massima parte, per questo ho cercato di riflettere sul meccanismo.

    "Mi piace"

  4. Cara Galatea,
    per una volta non sono d’accordo con te, per lo meno per quanto riguarda il modo di utilizzare FB in America e qui da noi: ho potuto constatare quanto siano aperti gli americani, che hanno cominciato a contattarmi quando hanno visto che alcuni campi d’interesse coincidevano con i loro, pur non conoscendomi personalmente.
    Ho cominciato a fare lo stesso, stuzzicata da questo atteggiamento. Anche personalità note del mio campo specifico (che scrivono libri e tengono rubriche fisse su giornali) non hanno avuto difficoltà ad accogliermi tra i loro amici, mentre in Italia ho notato un atteggiamento mooolto più diffidente. Credo che la spocchiosità e la selettività preventiva che si riscontrano nei social network siano da ascrivere al nostro carattere nazionale.

    "Mi piace"

  5. @galatea: ma allora perché lamentarsi (non tu, Paolo) della cosa sbagliata? L’unica differenza nella cooptazione 2.0 è che invece che a Spinola sei a Milano e quindi ci sono più persone con cui puoi in teoria combinare.

    @monicaamarillis: non riesco a capire perché “amicizia su FB” sia equivalente ad “assenza di spocchiosità e/o selettività preventiva”. Non so se Galatea sia su FB o no, ma in ogni caso non mi sogno nemmeno di farla mia amica, semplicemente perché ho scelto di selezionare solo le persone che conosco oppure con cui sono in contatto telematico dallo scorso millennio. D’altra parte chiunque può leggere tutto quello che scrivo su FB, e può contattarmi senza problemi (e io rispondo 😛 )

    "Mi piace"

  6. machissenefrega di diventare una firma…nè qui, nè altrove
    nessuna velleità di diffondere il mio verbo
    nessuna velleità di diventare opinionista
    nessun interesse ad avere una folla oceanica di lettori e commentatori

    scrivo perchè mi va, quando mi va, delle cose che mi interessano e scambio opinioni con perfetti sconosciuti perchè mi diverte farlo

    quando mi accorgerò che il gioco mi prenderà troppo la mano aprirò un altro blog, da perfetta, beata, libera, sconosciuta 😀

    "Mi piace"

  7. A me pare più che altro che la maggior parte delle persone alle quali fai riferimento -non tutti, ovviamente- facciano uso di FB solo per “pubblicizzare” l’ultimo post sul proprio blog o il convegno al quale stanno per partecipare. Earamente, molto raramente si lasicano andare a uno “stato” dedicato solo agli “amici” del social network. Tutto il resto è autopromozione.

    "Mi piace"

  8. è il mio problema.
    Il mio blog è molto penalizzato dal fatto che non ho nessun social network. D’altronde, chi vorrebbe mai leggere qualcosa di un’inesperta 15enne? 😦

    "Mi piace"

  9. LadyLindy, dopo tanti anni (ho un blog dal 2003) mi sono convinto che l’importante è scrivere, non tanto essere letti. Puoi entrare facilmente in un social network ma non pensare che serva a molto. Di sicuro non ad attirare sul tuo blog i “personaggi”, anche qualora ti concedessero l’amicizia. Come ho scritto loro stessi utilizzano il social solo per farsi pubblcità. Ma è così importante? Ne parlo qui.
    http://williamnessuno.wordpress.com/2010/01/10/ri-blog/

    "Mi piace"

  10. ciao, io non sono iscritto a niente, mi piace leggere quello che c’è nei blog come il tuo, eventualmente scrivere, poi, come nel tuo caso, vedere i commenti, le risposte, ma non in tutti i blog è così, c’è un’autoreferenzialità spaventosa se fai un commento non approppriato ( per il blogger )e tanti effettivamente sono un club esclusivo, non rispondono nemmeno più loro, ma hanno gli adepti che ne prendono le difese ed offendono, quindi uno abbandona il blog. per quando riguarda i social network, quando senti 2 sui 30 anni dirsi che si sentono domani su fb e sai che stanno a 100 mt di distanza
    ciao e buon we

    "Mi piace"

  11. @.mau.
    Prima cosa mi chiamo Fabio e non Paolo (non so dove tu lo abbia letto ma potrebbe pure piacermi…), seconda cosa vorrei chiarire il concetto del feed lucchettato.
    Su FF parlo a “getto” delle cose che mi accadono durante la giornata e mi è capitato di parlare di lavoro; non mi va che colleghi e/o superiori possano leggere, tutto qui. Nel momento in cui mi si richiede l’iscrizione accetto praticamente sempre…
    Sul blog invece è diverso, scrivo e rileggo in modo più ponderato sapendo appunto che è aperto a tutti.
    Per quanto riguarda il mio post di ieri non mi interessa avere più accessi e/o popolarità (come ho già scritto peraltro) ma ho semplicemente fatto notare che in un mondo dove alla base ci dovrebbe essere la condivisione di ogni cosa avviene quello che purtroppo succede nella vita reale, tutto qui.
    Ovviamente non faccio di tutta l’erba un fascio e accetto il fatto che ci siano persone che la pensino in modo diverso dal mio, ci mancherebbe…

    "Mi piace"

  12. @monicamarillis: veramente il post mio fa riferimento esplicito all’Italia. Credo che creare delle cerchie più o meno chiuse faccia un po’ parte del costume nazionale.
    @mau: io su Fb ci sono ma non mi ci trovo granché. Preferisco Friendfeed. Non capisco una cippa di Twitter, invece. Però non mi faccio mancare nulla perché sono curiosa.:-)
    @Lady Lindy: no, io penso che se una scrive bene e ha qualcosa da dire, sulla lunga la leggono. Non credo l’essere su un social network faccia miracoli. A me, per esempio, non è che portino valanghe di lettori, e la gente che mi segue di là, quasi tutta, leggeva già il mio blog da prima. Al più serve per segnalare in tempo reale che hai inserito un nuovo post e commentare di là. 🙂

    "Mi piace"

  13. Io non conosco nessuno, vivo in provincia, non faccio parte di nessun ambiente, non sono neanche su facebook.

    Anzi, ci sono sotto falso nome perché quando quattro anni fa un’amica americana mi scrisse chiedendomi di entrarci, ero così sospettosa di questa nuova cosa, e per fortuna, che non scrissi il mio vero nome.

    Eppure, girando per la rete ho conosciuto, tra gli altri, scrittori, traduttori, gente che gira comunque intorno al mondo dell’editoria, solamente commentando direttamente nel loro blog, come sto facendo qui, e con il mio blogghino sfigato che leggono in quattro gatti e di cui non ho mai fatto pubblicità in nessuno posto, senza che io muovessi un dito, e non sono neanche Hemingway, sono perfino riuscita a farmi offrire di scrivere un racconto per una raccolta che è stata pubblicata da una vera casa editrice. Non di quelle che paghi per farti pubblicare, intendo. Poca cosa, guadagnato niente, ma son soddisfazioni.

    Questo per dire che farsi pubblicità non serve a niente. Serve altro. Come in tutte le cose.

    "Mi piace"

  14. @Valle: ho un collega che di cognome fa Valle e di nome Paolo, quindi è facile per me confondermi, e me ne scuso.

    Sul lucchetto FF in realtà la cosa non mi tange in ogni caso, d’altra parte FF non è un blog quindi comunque il ragionamento di cui sopra non varrebbe. Resta quello che per me è il punto fondamentale: non credo affatto che web 2.0 (o 1.0, se per questo) significhi condivisione. Detto in altro modo, per me è naturale che il tutto funzioni come nella vita reale, se non per l’annullamento delle distanze. Ma forse è la mia frequentazione più che venticinquennale della rete che mi fa pensare così 🙂

    "Mi piace"

  15. ma se tu sei la prima a non considerare di striscio quelli che non fanno parte delle parti alte delle classifiche

    "Mi piace"

  16. ciao, scusa se vado fuori tema, in parte, ma quello che è successo ai pacifisti sembra interessare meno del gattino ucciso da un adolescente perché aveva staccato un filo del pc, riflettevo su questo quando poi ho sentito del video israeliano, parodia di we are the world sui morti uccisi da loro, non sono riuscito a vevdere il video, mi è bastato leggere il testo, ma in che mondo siamo
    saluti
    ps: logicamente il mondodigalatea è fuori da ogni polemica, ci mancherebbe ancora

    "Mi piace"

  17. @maddai: Eh già, in effetti io tolgo il saluto a chi esce dai primi posti della classifica di blogbabel…come si nota dal fatto che nella mia blogroll non c’è nessuno che non sia dentro i primi cento blog più letti. 😀

    "Mi piace"

  18. @mariulin: Ho deciso per una precisa scelta di non scrivere nulla che riguardi la questione israeliano-palestinese sul blog, nè in generale nè nello specifico.Per prima cosa perché la trovo così complessa, sia storicamente sia politicamente, che non riuscirei a sintettizzare bene le mie eventuali posizioni in un post; e poi perchè è una questione che entrambe le parti e i sostenitori delle stesse vivono in maniera così viscereale che so, per esperienza personale, che qualsiasi cosa una scriva, per quanto pacata, finisce in zuffa e volano insulti gratuiti. Non ho voglia di rovinarmi il fegato in discussioni inutili con fanatici, ecco tutto.

    "Mi piace"

I commenti sono chiusi.