
Le parole sono fondamentali. Usando quelle giuste, puoi far accettare qualsiasi concetto. Per esempio, prendete il lavoro. Anni di lotte, di battaglie, per non poter essere licenziati alla prima labile protesta contro le angherie del padrone, se si aderiva allo sciopero per avere un trattamento più umano, per avere il diritto di continuare a tenere il proprio posto anche se si era iscritti ad un partito politico che al capo stava sulle palle, o non si leggeva il giornale giusto, la mattina.
Poi è bastato dire: “Il posto fisso è un lusso.” E via, chi s’attardava a sognarlo era poco moderno, poco smart. Tutti imprenditori di se stessi in un mondo globalizzato, a fornire servizi, prestare competenze, partecipare a progetti, allegri, ottimisti e soprattutto flessibili.
Ora è la sicurezza sul lavoro che è un lusso. Perché poter passare il proprio tempo di lavoro in un ambiente dove non rischi di rimetterci la vita, c’è un responsabile tenuto a far controlli ed essere tutelati se ti capita un incidente è una pastoia che rende poco competitivi sul mercato.
È un lusso sopravvivere al lavoro, non un diritto. Basta cambiare quella parolina là con quell’altra e tutto torna. Se è un lusso, è un lusso. Non c’è ragione di protestare. Per definizione, un lusso è una cosa che si possono permettere solo in pochi.
Da tempo non mi capitava di rirovarti nel tuo stato migliore. Da incorniciare.
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Purtroppo il mio “stato migliore” sul web coincide con il voltastomaco nella vita.
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ben detto.
il riferimento è a Giulio Tremonti, che intervenendo al «Berghem fest» ha sottolineato che «robe come la 626 (la legge sulla sicurezza sul lavoro) sono un lusso che non possiamo permetterci. Sono l’Unione europea e l’Italia che si devono adeguare al mondo».
e questo figuro, uno da Berghem fest, secondo quanto ventilato da bersani, potrebbe guidare un futuro governo con il Pd?
questo tremonti mi ricorda, per molti aspetti, albert speer
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vabè, ogni tanto ci scappa il morto, che volete che sia.
Mamma mia, penso sempre di essere arrivata al limite, ma loro si superano in cavolate ogni volta.
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occasione buona per uscire dal limbo del lurkaggio.
applauso!
castellini
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Adeguarci al mondo significa adeguarci a che cosa? Fabbriche cinesi, africane, sudamericane (solo per fare degli esempi)?
Di questo passo manderemo a lavorare anche i bambini!
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Tremonti parla di cose che probabilmente nemmeno conosce, visto che la 626 nemmeno esiste più da oltre due anni (poco prima di cadere il governo Prodi emise il decreto 81/2008, testo unico sulla sicurezza sul lavoro, di fatto la summa di tutte le norme esistenti in materia, tra cui anche la 626).
Essendo un ASPP (Addetto Sicurezza Prevenzione e Protezione) dove lavoro ed avendo quindi seguito tutto il percorso di formazione obbligatorio previsto dalla legge, devo dire, credo con minima cognizione di causa, che c’è un piccolissimo fondo di verità in ciò che dice (a sua insaputa) Tremonti.
Non nel senso del diritto, ovviamente.
Ma è evidente che se determinate regole, che impongono peraltro adempimenti talvolta spesso formali e non sostanziali e costi aziendali conseguenti anche non indifferenti, non valgono per tutti quanti, nei mercati su cui si opera, il “gioco della competizione” diventa evidentemente truccato.
Ancora una volta, con i “nuovi schiavi” dei paesi emergenti e/o anche di paesi europei come Serbia, Romania, ecc. ecc. non c’è modo di competere se le medesime “regole” non valgono per tutti quanti.
Triste dirlo, ma è proprio così.
E la soluzione non può certo essere l’allineamento verso il basso per tutti.
Detto questo, la ns. attuale normativa in materia di sicurezza sul lavoro è riconosciuta essere tra le più avanzate e severe a livello sia europeo che mondiale.
Manca ancora però, soprattutto in certe realtà imprenditoriali, una cultura diffusa della sicurezza sul lavoro intesa come valore aggiunto al modo di operare e non solo come costo operativo.
Certe violazioni, talvolta anche solo formali, costano molto care ai datori di lavoro (sono reati penali per molti dei quali è previsto anche l’arresto).
Ma poi il problema, al solito, sono i controlli da parte di ASL e Ispettorati del Lavoro.
Che si muovono, tipicamente, solo a seguito di infortunio (grave).
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Non ho mai capito perché ci si debba sempre adeguare al peggio. Capisco che la concorrenza con paesi dove non ci sono regole sia difficile, ma caspita, pensare di abolirle anche da noi mi pare folle. Poi vorrei vedere Tremonti se starebbe a lavorare in una stanza dove il computer rischia di esplodergli in faccia e ogni volta che risponde al cellulare rischia una scossa…cioè, vorrei proprio vederlo, ecco.
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naturalmente oggi ha dettato alle agenzie il consueto comunicato con la litania del “sono stato frainteso” “polemica montata”. 😦
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L’origine di tutti i mali, purtroppo, è stato l’ingresso della finanza nell’industria. Così l’industria ha smesso di fare industria e si è ridotta a lavorare per la “trimestrale di cassa” inseguendo la riduzione dei costi ovunque essa si annidi (qui Tremonti è grande esperto). Chi lavora in un gruppo che fa capo a qualche corporation americana (e/o in qualche grande società di capitali) sa molto bene di cosa parlo.
A tutti gli altri consiglio vivamente la visione dell’illuminante “The Corporation” su YT (in comode 15 parti – versione italiana) oppure su DVD.
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Allora, “Il diritto alla vita è un LUSSO inaleinabile”, giusto?
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