Non ci sono più i duellanti di una volta

È la parola che ti frega. Duello. Quando una sente dire una frase così, la mente va ai cavalieri medioevali con le armature tirate a lucido, contorno di madamigelle dal cappello a punta di cono e veli svolazzanti, che seguono la giostra con trepidante ansia per il proprio campione. Oppure pensa a improvvisati D’Artagnan dalla gorgiera in pizzo, guantoni, stivaloni, casacca e gualdrappa negligentemente cascante sulle spalle, che all’alba, a mezz’ora di distanza l’uno dall’altro, cercano di infilzare quattro avversari in fila; o a spadaccini settecenteschi con il pallore un po’ blasé di Casanova, nella nebbia lagunare, che, dietro ai muri dei conventi, infilzano importuni fratelli per rapire belle monacate a forza ma inclini a tutt’altra vocazione. O gentleman in marsina e cravatta dal nodo alla Brummel, con padrini e pistole, che mirano nella placida, silenziosa e falsamente naturale compostezza di un giardino inglese.

Invece oggi se un parlamentare finiano sfida a duello Belpietro non si chiede soddisfazione schiaffeggiando il bruto con un guanto previo inchino, non si mobilitano duchi a far da padrini. Si dice:

“Pugilato, karate, lotta libera, judo…scelga lui come. A me non importa. Io voglio solo sfidarlo a duello. E lui mi deve rispondere.”

E buona grazia che si evita la lotta nel fango e l’ “Esci fora che te corco!”

I tempi, signora mia, sono quelli che sono.

 

 

4 Comments

  1. Peccato che abbiano reso illegale il duello. Ci si sarebbe potuti liberare di qualche imbecille testa di cavolo. Ma che dico? Di solito erano loro, gli idioti, a sopravvivere ai duelli….

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