Deliri matrimoniali

Comincio a pensare che guardare Wedding Planners su Real TV sia un’esperienza antropologica dolorosa ma necessaria per farsi un’idea di questo paese al delirio. Si conoscono spose che pretendono il matrimonio in chiesa con tutti i sacramenti, ma poi scelgono per andare all’altare vestiti (rigorosamente bianchi) che sfigurerebbero addosso ad una ballerina di lap dance; fanciulloni che a quarant’anni, portati per la prima volta a comprare un vestito con la giacca, lo indossano come una felpa sdrucita e non sanno darsi pace perché non ci possono mettere sotto le scarpe da ginnastica; suocere e madri della sposa tremende, che parrebbero uscite dagli incubi di uno sceneggiatore di Monicelli; coppie che pretendono di festeggiare nei luoghi più inconsulti le nozze (teatri, promontori, scogli abbandonati in mezzo al mar ed irraggiungibili con qualsiasi normale mezzo di locomozione); matrimoni politicamente scorretti, che per avere l’effetto giusto fanno ricoprire di erba fresca il pavimento di abazie seicentesche o piantar chiodi per reggere ghirlande in controsoffitti rinascimentali; o matrimoni politicamente corretti, che si premurano di aver le bomboniere fatte in carta riciclata e dipinta a mano dai ragazzini di una missione in Congo, salvo poi spendere, fra ricevimento e scemenze varie, l’equivalente del Pil decennale di un qualsivoglia paese del Terzo Mondo.

Ma la mia preferita, la mia preferita in assoluto è stata la sposa che, seria e compita, ha preteso una anteprima di come sarebbe stata apparecchiata la tavola nuziale, e, dopo aver guardato e osservato e scelto uno ad uno piatti, piattini, sottopiatti, sottobicchieri, bicchieri, calici e non so che altro ci volesse ficcare sopra, ha perso mezz’ora a scegliere le forchette, provandone due o tre di diverse fogge, perché “Non so, la lunghezza dei rebbi non mi convince…secondo te qual è più fino? Questo non sfila di più?”

Ecco, io non ho mai avuto gran simpatia per il matrimonio come istituzione, né per la cerimonia in particolare, e l’idea che esista un mestiere come il wedding planners mi fa pure ridere un po’. Ma quando ho conosciuto la misuratrice di rebbi ho pensato che non solo questo paese è veramente al delirio, ormai, ma che quei due che organizzano matrimoni non so quanto li paghino gli sposi e la tv, ma comunque non è mai abbastanza.

 

10 Comments

  1. Su questo argomento ed in particolare sull’aspetto di cercare di leggere attraverso la ”disistuzione” del matrimonio implicazioni riguardanti la società italiana moderna, consiglio a tutti di vedere un’inchiesta di Riccardo Iacona chiamata ”W gli sposi”.
    Con questa inchiesta ho conosciuto il giornalista romano e la ricordo ancora oggi come uno spaccato molto interessante dell’Italia del 2000.

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  2. “Comincio a pensare che guardare Wedding Planners su Real TV sia un’esperienza antropologica dolorosa ma necessaria per farsi un’idea di questo paese al delirio”…

    paro paro il mio pensiero quando lo guardo.

    Veramente tutto il canale divrebbe essere oggetto di ricerca antropologica.

    Saluti,
    Eli.

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  3. … declino e caduta dell’impero romano. niente di nuovo sotto il sole

    … e una risata vi (ci) seppellirà… ma sarà quella dei popoli emergenti.

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  4. restando vagamente in tema, di’ quello che vuoi ma io amavo alla follia quella trasmissione della 7 (i fantastici 5?) dove 5 gay dichiarati insegnavano al figlio di mammà di turno a non mettere i calzini bordeaux sul jeans rosso. il migliore era quello dell’abbigliamento.

    c.

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  5. La mia piccolissima esperienza mi ha sempre mostrato una grande infelicità legata al matrimonio, intesa come cerimonia. Infelicità non dovuta alla mancanza di amore fra i promessi sposi, ma infelicità dovuta a tutto quello che gira attorno a quella che dovrebbe essere una festa.

    I promessi sposi pensano di fare il matrimonio nel modo A e quasi sempre finiscono col farlo nel modo B. A volte sono gli sposi i primi carnefici di se stessi: organizzano direttamente il modo B. Se invece gli sposi riescono in qualche modo ad imporre il modo A, c’è sempre qualcuno che si prende la briga di farti sapere come dovresti fare, che tanto lo farebbe anche nel caso B.

    Tanto per dire un’ovvietà, posso testimoniare – l’abbiamo fatto – che per sposarsi c’è bisogno di due testimoni, due marche da bollo e 10 minuti di tempo. Tutto quello che si mette in più è perché in qualche modo lo si vuole, non perché sia necessario.
    Sapevatevelo.

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  6. essendo BIELLA una città modaiola, dove o hai la mini cooper nuova a 18 anni o non sei nessuno, impossibile pensare che qualche conoscente non avesse contattato tal programma per le nozze della figlia. infatti è ovviamete successo.
    quindi sono mio malgrado informanto sulla cifra base che i due “venditori di fuffa” chiedono(sempre che non mi abbia raccontato balle solo per darsi un tono).
    si parte da 30mila euro.

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  7. anche tu finita nel tunnel di Real Time! Lo sapevo!!!

    Enzo è un mio mito personale, il suo mestiere è quanto di più inutile esista al mondo, ma lo fa con un gusto, una passione, una cultura di fondo incredibili 🙂

    Lo so, lo so: questo commento non è da me. Facciamo finta che non sia successo nulla.

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  8. Per LadyLindy:
    quantunque io non sia gay, apprezzo la professionalità del Miccio Enzo: anche la peggio boiata diventa arte, se fatta con sottofondo ironico e sottilmente crudele; se poi ti pagano pure, è geniale.

    Per La padrona di casa:
    tempo fa feci un post su quanto m’era capitato di vedere su una rete satellitare abruzzese, ove sposi e invitati s’eran travestiti da Flinstones trasportati su veicoli dell’età della pietra; durante il tragitto chiesa/ristorante, il corteo s’era pure imbattutto in alcune prostitute a bordostrada, prontamente insultate e minacciate con le clave preistoriche in dotazione, con le quali era sorto un conflitto a base di sassate e clavate, tutto filmato . A fine pranzo , il cerimoniere pagato dalla televisione aveva invitato sposi e amici a parlare dell’evento: eran tutti concordi nel dire che “il passaggio dalle puttane era stato un momento emozionante,uno di quei fuori programma che valorizzano uno spettacolo di per sè già bello.”
    Ciò che vedi a Wedding Planners è la crema: dài retta, Ninfa.
    Inchino e baciamano.
    Ghino La Ganga

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  9. Un matrimonio è una cerimonia e una festa, non un reality show per dimostrare di essere fighi e à la page. Ci vogliono i fiori e la musica, gli amici e i parenti in numero ragionevole, le mamme e le nonne tutte in tiro che si commuovono e gli si scioglie il trucco, i papà col vestito buono che cercano di darsi un tono e ingozzano segretamente lexotan, qualcuno che faccia un discorso, lo sciampagn, la sposa vestita da essere umano o almeno con qualcosa che la distingua dalla torta nuziale, gli amici che sfottono lo sposo, stanchezza, allegria e , alla fine, la scomparsa degli sposi che, si sogghigna, sono andati a “consumare” e invece, poverelli, si sono rifugiati nella loro casetta tutta nuova e dormono, sfiniti, sui materassi ancora incellofanati. Il mio è stato proprio così.

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