Ho trovato molto interessante l’ultimo articolo di Giampaolo Pansa, in cui il vecchio giornalista dice ai giovani che studiano giornalismo, o sono iscritti ad altre facoltà considerate gelminianamente e sacconianamente inutili, di lasciare gli studi e mettersi a fare i badanti, perché quella è la sola professione che, in una Italia di vecchi, ad un giovane assicura un certo futuro.
L’ho trovato interessante, sì, l’articolo, non solo perché si può leggere anche solo come il grido spaventato di un vecchio, che teme di non trovare di qui a qualche anno una badante in grado di prendersi cura di lui, dato che ora vengono a far qua le badanti le rumene e le ucraine, ma, per come tira l’economia, è probabile che fra poco queste gentili signore restino a casa loro, visto che nei loro paesi arriverà la ricchezza che da noi va via via sfumando. No, quello che mi ha colpito è il grande affresco storico con cui Pansa giustifica la sua idea, che parte dai suoi nonni e dai suoi genitori, i quali, poveri e con le pezze al culo, han stentato una vita, penando come dannati per mettere in piedi pranzo e cena, ed assicurarli alla famiglia. I poveri antenati panseschi si sono spaccati la schiena, han patito e penato, offrendogli quello che potevano e che si strappavano di bocca, per far sì che il figlio studiasse, diventasse qualcuno; e il figlio qualcuno è diventato, è diventato un giornalista, ricco, stimato, un intellettuale di riferimento, uno di quelli che per anni han detto come andava fatta la nuova Italia, uno di quelli che han indicato la via. E adesso, ai suoi figli e nipoti, il Pansa dice di mollare gli studi, andare a fare i badanti, manco i medici, i “paramedici” se dice bene. E tutto questo senza domandarsi, senza farsi venire un minimo dubbio, sul fatto che se i suoi antenati han patito per farlo studiare e diventare qualcuno economicamente più fortunato di loro, e ci sono riusciti, e lui invece sa solo invitare i suoi figli e nipoti a non studiare, per andare a far mestieri che comunque saran pagati meno di quello che fa ora lui, chi forse sarebbe stato meglio se avesse fatto qualcosa d’altro nella vita è lui.
E’ sempre brutto vedere, o leggere, qualcuno invecchiare male…
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Demenza senile. Ma non da adesso, anche prima nei suoi scritti revisionisti.
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Il triste declino di un famoso giornalista.
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forse hanno proprio sbagliato a farlo studiare, era meglio che lo mandavano in miniera a 12 anni
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solo l’ennesimo incendiario morto pompiere direi
che banalità
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E pensare che per un certo periodo era uno dei giornalisti che leggevo più volentieri. Forse qualche screzio personale che è degenerato in un delirio senza senso.
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Pansa esprime solo il pensiero del governo come esposto dal trio Meloni Sacconi Gelmini a fine Gennaio
La meloni è riuscita a dire che “i giovani italiani soffrono di “inattitudine all’umiltà” http://www.repubblica.it/economia/2011/01/25/news/piano_giovani_governo-11638990/?ref=HREC1-4 , quindi il pensiero di pansa è già proposta di governo, cari giovani se non vi muovete da queste tastiere saranno c.. amari!
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Ah! I soldi spesi per farlo studiare! Le classiche braccia rubate all’agricoltura. E dire che una volta i neuroni gli giravano. Evidentemente qualche monetina di troppo gli è finita fra le rotelle…
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Paradossalmente, al crepuscolo dell’ impero il leccaculismo-servilismo della stampa e degli altri media è ai massimi storici. Il papi ha veramente attuato il programma della p2, solo con minor moderazione
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Ha ragione Pansa invece. Basta con queste ambizioni borghesi degli operai che vogliono anche loro il figlio dottore. Fare il badante o il paramedico sarà sempre meglio che fare la velina.
Uno può fare un lavoro proletario eppure essere una persona di cultura. Pensate invece a quanta gente è ignorante dentro, anche se ha una laurea.
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@ Dr. Tenebre,
Stai scherzando, vero? Probabilmente sono io a non aver colto l’ironia nelle tue parole…
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Non so se il dottor Tenebre stesse scherzando, certo che sapendo:
1)Di affrontare un percorso di studi scadente supportato da una preparazione scolastica quasi sempre nulla;
2)Di dover sopportare la dipendenza dalla famiglia sul quale grave anche il peso dei libri, delle tasse;
3)Di subire anni e anni di precariato e frustrazioni;
E’ quanto meno da “sciocchini” (uso questo termine, vista la particolare predilezione della padrona di casa per i vezzeggiativi) consigliare ad un ragazzo di intraprendere una strada del genere per potersi fregiare del titolo di “dottore”(ormai assolutamente senza senso).
L’Italia di Pansa era un altro mondo, pochi laureati e tanti posti di lavoro.
Al contrario di oggi, dove abbiamo tantissimi laureati e pochi posti di lavoro.
E poi che c’è di male nel fare il paramedico? Se un mio futuro figlio fosse nella possibilità di scegliere tra un posto da paramedico a 1500 euro ed uno da avvocato a 1200 non vedo per quale motivo dovrebbe scegliere il secondo.
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Non ho detto che fare il paramedico sia meno dignitoso che l’avvocato. Non è nel mio modo di pensare.
Disincentivare l’istruzione è pero’ quantomeno retrogrado. Io non dirò a mio figlio che se studia gli si spalancheranno le porte, ma gli consiglierò mai di “non studiare tanto non serve a niente”.
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